Caino, Abele e Seth
Avevamo detto che ora Adam è anima e corpo. È come dire che noi siamo una parte spirituale ed una parte fisica. Ma questo ci darà sempre un'idea di parte, di separazione. Dalla realtà del corpo l'anima è qualcosa che non vediamo, corrisponde all'intelletto o all'immaginazione della sua realtà. Tuttavia, chi ha sperimentato l'Essere attraverso la meditazione o con un sdoppiamento di coscienza, sa che la propria controparte spirituale è tutta sua, la sua verità, l'unica realtà esistente, e la parte soggettiva, una semplice illusione separativa. Un terzo "corpo" o entità, può intuirsi da questa parte della coscienza. È quello che chiamiamo l'astrale. È come un involucro o mezzo che collega la parte spirituale con la parte fisica, che nel testo ebraico si chiama "teli" e che viene riportata una sola volta. Anche lo Yetzirah, libro della formazione, fa riferimento al "teli".
Nel caso di Caino ed Abele si fa allusione all'anima senza corpo (Abel) ed al corpo (Caino), ma non già come esseri diversi da Adamo, bensì come sue qualità.
Qui appare, come in altri momenti del Racconto, l'idea di dualità. Nel caso di Adamo, questa dualità è raccontata con l'idea di separazione. Detto altrimenti, Abele è il figlio dell'Adam-anima, mentre Caino è il figlio dell'Adam-corpo. Pertanto quest'ultimo è mortale, ecco perchè, esercita la sua funzione ammazzando suo fratello. Il racconto allude che ciò fu dovuto all'invidia perché Dio accettava di buon grado i doni di Abele mentre rifiutava quelli di Caino. I doni di Abele sono di natura divina, quelli di Caino sono i prodotti della terra, cioè, esprimono la separazione dal Padre.
Caino prende coscienza della sua temporalità e si pente, sfaccendato per la terra, esalta settanta volte sette Abele, fino a trovare riposo in un punto della terra denominato l'"arka", quello è il tempo in cui gli abitanti, dice Jeremias, "quelli periranno sulla terra e sotto ai cieli" (X. 1). Abele e Caino rappresentano la coscienza superiore, unitaria, e la coscienza inferiore, moltiplicatrice. Un terzo figlio, Seth, avrebbe la coscienza dei due piani. Detto metaforicamente, è figlio dell'anima e del corpo di Adam uniti, pertanto, con corpo astrale aggiunto. Seth è il primo che ricorda la rottura del patto attraverso le lettere dell'alfabeto ebraico. Nessuna delle lettere che ricordano il patto, si trovano nel nome Seth, come dice lo Zohar: "Con la rottura del patto le lettere impazzirono e ritornano al loro ordine con la nascita di Seth e con le successive generazioni, benché ciò accadde solo quando Israele arrivò dal Sinai, solo allora furono finalmente restaurate". Pertanto, l'idea di restaurazione si lega non solo all'alleanza e alla venuta del Messia, ma sarebbe anche in funzione del compimento della Legge. La presenza di Dio sulla terra rimane simbolizzata con la shej'nah o altare, ed il ricordo che detto patto deve fortificarsi, col fatto di conservare i rotoli della torà nell'arca dell'alleanza.
Come dice la Genesi , "maschio e femmina li creò". Questo vuole dire che Adamo ed Eva sono la stessa cosa. Quando dice che da una costola di Adamo creò Eva (Aicha). Bisogna ricordarsi che in questo livello di creazione non c'è idea di separazione. La concezione maschio e femmina separata è un problema del nostro linguaggio e cultura.
L'Adamo dei nostri giorni
Adamo è stato incoronato, sale di livello, e detronizzato quando prende coscienza del sotto. Lo Zohar lo racconta così: Ti ho fatto "salire al giardino dell'Eden affinché tu offra dei sacrifici ed invece hai profanato l'altare, la shej'nah; per questo motivo decreto che d'ora in poi tu debba lavorare la terra". La realizzazione di sacrifici ha nella cultura ebraica connotazioni dualistiche tra il bene ed il male. Il sacrificio è come toccare una tromba il cui suono si produce nella regione di Giacobbe e lui la porta su fino a lui, il più alto, facendo sì che il sommo bene, o Dio, domini qualunque situazione che l'errore umano possa produrre.
Attualmente noi siamo Adam o uomini "ish" con barlumi di un livello superiore, che va raggiunto attraverso la nostra condizione mondana. Pertanto, oggi continua ad esistere Adam, ed oggi si continua a trasportare di generazione in generazione il peccato originale, l'idea di separazione. Ma San Giovanni della Croce, in "Fiamma d'amore viva" ci dice che l'uomo realizzato può arrivare ad un matrimonio perfetto e sublime, come ce lo raccontano altri mistici e saggi di diversi tempi e culture. L'ottenimento di questa Unità si realizza attraverso la ricerca della simbolica "parola perduta" che non sembra essere altra cosa che un'alta vibrazione per la quale dobbiamo prepararci. L' acquisizione di questa alta vibrazione proviene dal comportamento delle nostre azioni quotidiane. È l'"actus" che produce l'auto-realizzazione.
Finché dura l'idea di separazione saremo con l'Adam dei nostri giorni, come rimane nella presente allegoria: «Ed accadde che quando l'uomo stava per partire dalla vita, gli apparve Adam, il primo uomo, e gli domandò perché ed in quale stato abbandonava il mondo. Egli rispose: "sfortunato te, che per te io devo morire". Al quale Adam risponde: "figlio mio, io ho trasgredito un comandamento e fui per ciò castigato: tu guarda quanti comandamenti, positivi e negativi, per fare e per smettere di fare, del tuo Padrone, hai trasgredito"» (Zohar I)
Sul mito del serpente
Questo è uno dei miti più difficili da sviscerare poiché le fonti ebraiche non mostrano totali coincidenze nelle loro spiegazioni. Pertanto, ci riferiremo solo a quelle che ci sembrano più attendibili e più degne da tenere in considerazione per la valenza e per l'autorità di chi le ha riportate. Innanzitutto abbiamo l'idea di serpente come un rettile che striscia. Strisciare non è uguale ad arrampicarsi. Il serpente che attrae Eva è un serpente che si trova su un supposto albero sul quale si arrampica, sale.
Come già detto Adamo ed Eva sono la stessa cosa, quella che chiamiamo ora Eva in relazione alla mela ed al serpente, non è altro che la qualità volitiva di Adamo, che si sente attratta verso il mondo di sotto o coscienza moltiplicatrice. Pertanto, il serpente rappresenta l'attrazione verso un altro livello di coscienza. Riguardo a questo, molti studiosi paragonano il serpente con aspetti astronomici e questi sono gli argomenti che ci sono sembrati più congruenti per spiegare il mito del serpente.
Precisamente il termine "telo" al quale abbiamo alluso come l'astrale, che può considerarsi quasi esclusivo del Sepher Yetzirah, è in relazione diretta col tema del serpente. In questa fonte lo troviamo nella sezione I del capitolo V, mentre nella Bibbia si trova in Genesi XXVII, 3, quando Isaac dice ad Esaù: "Prendi i tuoi strumenti, il tuo telo ed il tuo arco". Telo si riferisce, secondo alcuni, a qualcosa che "pende" o letteralmente, qualcosa che pende da un "fianco". Si applica anche ad una palla dalla quale pende uno spago. Per altri rappresenta l'asse immaginario attorno al quale girano gli astri. In ogni caso, sembra derivare dalla radice ebraica "talah" che significa "appendere."
Si identifica anche telo col serpente polare, menzionato in vari versetti della Bibbia sotto vari nomi, tra essi, Levita, come nel caso di Isaia XXVII, 1: "Quel giorno, con la sua grande e dura spada, Dio visiterà e vincerà il Levita, il serpente polare attorcigliato ed ammazzerà il drago del mare."
Levita è uno dei molti nomi, perciò la Bibbia chiama Satana, quella parte dell'uomo che tende ad allontanarsi dall'Unità e che spera fino alla fine di esercitare il suo dominio. Il sacrificio è legato all'idea che non "guadagni" questa parte di noi. Proseguendo con la spiegazione, con Levita si identifica una figura immaginaria dalla quale "pende" la terra ed altre sfere celesti. Anche questa idea si trova dentro un "midrash", tradizione orale che dice che il mondo pende da una pinna del Levita.
Ci sentiamo più vicini alla spiegazione di Kaplan perché oltre ad essere un rabbino è laureato in fisica in un'università statunitense; benché non si pretenda dare importanza ai titoli, è degno di considerazione quanto una persona abbia elaborato studiando due fonti tanto distinte, quali la tradizione ebraica e la fisica, quest'ultima certamente più congeniale alla nostra mentalità occidentale.
Comunque, siamo anche in possesso dei commenti di R. Eliazar che indica il teli come una forma di drago celeste. Detto drago era adorato in tempi remoti come una divinità idolatra. Altri come R. Isaac di Acco, l'identificano col dio Baal.
Il serpente attorcigliato esprime il sesso femminile, mentre un serpente completamente allungato senza attorcigliamenti indica il sesso maschile. La costellazione del drago normalmente si riferisce al serpente maschile, il quale è circondato dal femminile, col risultato che il Racconto ci dice che è Eva a convincere Adamo affinché assaggi la mela, allo stesso modo lo riporta Jeremias al vers. XXXI, 22: Una donna circuirà l'"uomo". Dobbiamo insistere, nonostante il senso letterale dei testi, di evitare di pensare a due figure separate quando diciamo Adamo ed Eva. La forza volitiva è l'archetipo Adamo-Eva. Quando si dice i cieli dai quali pendono la terra e le altre sfere, non solo è dato a teli il significato di cielo astronomico (spazio), bensì a quello che abbiamo chiamato astrale. Per questo motivo, il racconto biblico parla del cielo e del cielo terrestre.
Pertanto, teli e serpente possono essere similari. Così come i commenti di altri autori che assimilano il teli alla via lattea e dicono di questa che sia il serpente polare. Secondo questa spiegazione, teli sarebbe l'asse della galassia della sfera celeste, dalla quale pendono le altre sfere che vediamo nello spazio. Ma come dicemmo, non tutte le spiegazioni vanno nello stesso senso, questo ci lascia una porta aperta per poter continuare lo studio e la discussione. Tuttavia, lo riferiamo con l'idea di separazione, cioè, all'inizio esisteva solo una prima vibrazione che creò un mondo chiuso nel quale l'uomo godeva del dono della felicità. Dopo, quell'uomo si estese e con lui lo spazio con le sue sfere celesti e la terra. Visto così, torniamo ad interpretare che questa creazione o separazione del mondo di sopra, è stata raccontata dai sacerdoti ebrei come un divorzio del primo uomo con la formula AT (vedi Tra l'aleph e la tau, prima ed ultima lettera – parte 1). Adamo, prima di pendere dal cielo godeva del paradiso del Padre, quando non esistevano né cielo né stelle, né distanza, né tempo.
La seconda discendenza
Questo è un altro tema di difficile analisi perché a prima vista uno non capisce perché Dio si pente di quanto creato, quindi lo cancella e ricomincia di nuovo. Possiamo dire che la prima generazione esistette solo nel mondo di sopra e che non era pronta per abitare la terra. Col risultato che il racconto indica una nuova discendenza partendo da Seth-Eva. Questo tema presenta molte controversie tra i rabbini dello Zohar. Nonostante, il seguente passaggio può darci materia per riflettere: "Quando Adamo peccò, sempre Santo egli sia, disse: Sventura su di te, che hai indebolito la forza di sopra ed hai estinto la luce celestiale". E subito lo estromise dal Giardino dell'Eden (Zohar I).
Possiamo anche dire che Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza, ma che poi separandosi, facendosi multiconsciente, si separò da quella somiglianza, cominciando ad esistere da quel momento, una generazione che scese dai cieli ed una seconda che deve unire di nuovo la terra al cielo. Questa è la discendenza di Seth-Eva.
Le Alleanze
L'idea di unione indica una opportuna preparazione dell'umanità. Dio cerca di stabilire con i giusti nuovi patti, con l'obiettivo di far lavorare alcune guide per educare il genere umano. Il primo di queste guide è rappresentato dalla figura di Noè, del quale il racconto dice che nacque segnato da Dio. Suo padre disse che la shej'nah aleggiava sopra di lui, per questo motivo lo chiamò Noè, che letteralmente significa "colui che rimane". Noè è preposto all'insegnamento dell'uomo circa la lavorazione della terra, ad ararla e lavorarla con le sue mani affinché la liberi dalla maledizione. Noè lo si riconosce anche come "un uomo della terra" (Genesi IX) 20.
È il primo uomo al quale viene applicata la radice "ish", perché fu giusto e liberò la terra dalla sua maledizione. Egli è anche il possessore della tradizione, un altro significato di "ish" che abbraccia tutta l'umanità. Pertanto, è il primo uomo che produce, attraverso le nazioni, non solo l'introduzione delle razze, ma anche il seme del ritorno. Ma di seguito vedremo come si svilupperà questa idea attraverso altre guide spirituali. Tuttavia, non pensiamo ancora ad un Noè carnale, benché lo consideriamo la prima guida.
Il Diluvio Universale
Il cataclisma menzionato in molte tradizioni mitologiche e religiose, la cui narrazione tratta della distruzione come una punizione di Dio all'uomo e la sua conseguente purificazione per mezzo dell'acqua, rinchiude varie significati che cercheremo di sviscerare, o per lo meno di abbozzare in alcuni concetti affinché il lettore possa trarne qualche insegnamento.
Nel Genesi, per esempio, se lo leggiamo letteralmente, la perversione umana fa in modo che Dio si dispiaccia di aver creato l'uomo e decide di distruggere tutte le cose viventi. Questa idea la troviamo anche in altri miti diluviani, esso andrebbe inteso come parte del processo della creazione. Il virtuoso Noè che ha 600 anni, è il favorito di Yahveh, è a lui infatti che vien detto come costruire un arca per preservare la discendenza umana ed altre creature. Nel nome Noaj (Noè), possiamo trovare qualche traccia riguardo al tema del quale ci stiamo occupando, perché la tradizione cabalistica dice che fu il primo uomo "Ish", volendo intendere con questo termine "colui che possiede la tradizione", colui che ha le conoscenze dell'uomo capace di produrre la reintegrazione. Noè è il decimo patriarca partendo da Adam, in questo modo che è quello che chiude il primo albero sephirotico, Malkuth di Atziluth, dove Dio stabilisce il suo trono. Ci riferiamo all'albero della vita nel suo primo livello o mondo dell'emanazione dove Adam occuperebbe la prima sephira e Noè la decima.
L'arca di Noè, nel Genesi (capitoli 6-9), è l'imbarcazione nella quale Noè si salvò insieme alla sua famiglia ed una "coppia... di ogni essere vivente... maschio e femmina" dal diluvio inviato da Dio per distruggere l'umanità. La parola arca viene dal latino arcua, che significa baule. Nella storia religiosa ebraica Arca dell'Alleanza indica l'ambito in cui si conservarono le tavole della legge. Yahveh diede a Noè istruzioni precise circa la struttura e le dimensioni dell'Arca, dei materiali da impiegare e come usarli (Gen. 6,14-16), e gli ordinò che portasse a bordo una coppia di ogni animale esistente.
Il diluvio biblico ha i suoi precedenti nella mitologia mesopotamica e ci rimanda alla realtà geografica di una terra cresciuta fra due grandi fiumi, il Tigre e l'Eufrate. Nel Poema di Gilgamesh, nell'epopea babilonese di origine sumera, il gran dio Enlil invia un diluvio per distruggere l'umanità; un uomo, Ut-Napishtim, conosciuto anche con altri due nomi, riceve istruzioni per costruire un arca a forma di cubo per sopravvivere in essa, gli fu anche ordinato di caricare il seme di tutte le creature viventi. La descrizione dei suoi preparativi e del viaggio anticipa nitidamente la storia biblica di Noè. Nonostante, al giorno d'oggi, sia più facile capire che in un arca viaggino i semi o geni di tutti gli animali della terra che i gli stessi animali già cresciuti.
Nell'Antico Testamento e nel Corano Noè, figlio di Lamec, è il padre di tutta l'umanità, che sopravvive al diluvio con la sua famiglia, (Gen. 6-9). Secondo il racconto biblico, Noè fu salvato per la sua pietà quando Dio, adirato per la corruzione regnante nel mondo, lo distrusse con un diluvio che durò 40 giorni e 40 notti. Dio ordinò a Noè di costruire un'arca, una grande imbarcazione,sulla quale far salire con lui, sua moglie, i suoi tre figli, Sem, Cam e Jafet, le sue nuore ed una coppia, maschio e femmina, di ogni essere vivente esistente sulla terra. L'Islam considera Noè (Nuj) come uno dei suoi profeti. In un episodio posteriore al Diluvio, si attribuisce a Noè la scoperta del vino col quale si ubriacò dopo il diluvio (Gen. 9,20-27). si dice che Noè visse 950 anni (Gen. 9,29).
Noè, scritto in ebraico con una "nun" di valore 50 ed una "het" di valore 8, la cui somma teosofica è 58, ci parla del piano che denominiamo "briah", o creazione, nel senso di "creare qualcosa dal niente", e, facendo la riduzione teosofica, del valore di 4, (5+8 = 13, di dove 1+3 = 4), che possiamo interpretare come l'origine della natura. Pertanto, Noè è il padre dell'umanità e di tutti gli esseri dell'Arca. Ma arca, dall'ebraico lo si può tradurre in italiano in vari significati: scatola, tempo, movimento. D'altra parte, tempo e terra, in senso ontologico, sono sinonimi, in modo che Noè si trasforma nel primo uomo Ish della terra. Detto in altro modo, mentre Adam è l'archetipo di uomo, Noè è l'Ish, l'uomo terreno. A questo proposito,vi rammentiamo che in ebraico la parola uomo ha quattro forme, a secondo del piano del quale parliamo, essendo Adam quello del primo piano ed Ish quello del secondo.
Mentre i miti del diluvio mostrano il potere distruttivo dell'acqua, i miti della creazione normalmente narrano le origini del mondo a partire da un abisso acquatico o di un mare primigenio ("L'alito di Dio aleggiava sulle acque". Gen.). A questo proposito dobbiamo ricordare che i giorni della creazione del Genesi cominciano nella quarta sephira dell'Albero della Vita, cioè, dopo la prima trinità, e che questa trinità suprema la chiude la lettera "mem" simbolo dell'acqua e del la Vergine celestiale che si riferisce anche alle vergini col manto azzurro che vediamo nelle chiese, Vergine del Mare, della Rugiada, etc. Il nome di Dio che corrisponde a questo livello è IHVH.
Nella mitologia maya, Hunab Ku, è la divinità unica, esistente in sé stessa, al margine del tempo e dello spazio. Hunab Ku, afferma la sua divinità discendendo al "secondo livello", secondo i libri sacri maya, per creare l'universo. Nella concezione monoteistica maya, Hunab Ku è un/a dio/dea, agente libero che affida il governo del mondo a dei minori. Dopo tre diluvi, Hunab Ku creó un mondo abitato da nani, un secondo popolato da trasgressori ed il terzo mondo nel quale crebbero i maya. Quindi si unirono tutti e così apparve il mondo attuale che sparirà sotto un altro diluvio.
Nella mitologia greca chi costruisce l'Arca è Deucalión, mentre in India, è l'antenato dell'umanità, Manu, che, guidato da un pesce che aveva salvato, costruisce un'Arca nella quale è possibile conservare il seme di tutte le cose. Dopo il diluvio, l'Arca si posa sulla parte più alta di una cima montagnosa (Agri Dagi) denominato Ararat nella Bibbia e Parnaso, Etna o altri nomi nella mitologia greca. I passeggeri umani ed animali sbarcano, una volta esaurito il compito del vascello.
L'Arca continua ad essere un poderoso simbolo di sicurezza, è la guida nel mezzo della catastrofe. In questo senso, la sopravvivenza dell'arca di Noè in innumerevoli canzoni, giochi e giocattoli dei bambini occidentali emerge dalle altre immagini bibliche. Tuttavia, dobbiamo rammentare che questo commento c'allontana dal senso esoterico dell'Arca. Così è quello di tempo.
Il mito australiano aborigeno del Grande Diluvio che distrugge un mondo già esistente ed inizia un nuovo ordine sociale, può avere la sua base storica per l'effetto dell'innalzamento del livello del mare a causa dell'aumento delle temperature avvenuta dopo l'ultima glaciazione. In altre versioni, il diluvio è opera del grande serpente arcobaleno: Yulunggul; che furioso lo invia perché i due gemelli hanno profanato il suo stagno, Waimariwi e Boaliri, i cui viaggi hanno una certa importanza nei miti di creazione aborigena. Yulunggul divora le sorelle ed i suoi due figli, ma dopo il diluvio li vomita e crea così i primi abitanti del nuovo mondo.
Nel Sepher Yetzirah commentato dal rabbino, Arieh Kaplan, il mito del serpente, come già abbiamo detto, si riferisce al momento della creazione in cui appaiono i corpi stellari, tra i quali la terra. Ricordiamo il termine "teli" che appare nella Bibbia solo una volta ed una volta nel Sepher Yetzirah. Questo termine và interpretato come "appendere", come se i pianeti, le stelle ed altri corpi stellari fossero appesi nello spazio. In modo che il mito del serpente arcobaleno, Yulunggul, sembra dirci che la creazione sia stata inghiottita nell'acqua primigenia e di nuovo collocata sulla terra dopo il diluvio. Detto diversamente, è il processo naturale della creazione dal suo centro invisibile fino ai corpi stellari ed alla terra.
Il mito del diluvio lo ritroviamo anche nella mitologia indiana e greca; perfino nella cinese, un eroe chiamato Yu riceve l'incarico dall'imperatore Shun, di tenere sotto controllo l'inondazione. Questo compito ha una durata di tredici anni di duro lavoro, ma finalmente risolve il problema costruendo una serie di canali. Per compensare i suoi sacrifici l'imperatore abdica in suo favore.
Prima dello sviluppo della geologia scientifica e dell'apparizione delle teorie dell'evoluzione, nel secolo XIX, normalmente si pensava che il diluvio biblico fosse stato un avvenimento storico. Si credeva che si fossero conservati come reliquie frammenti dell'Arca, benché gli studi comparativi della mitologia mondiale abbiano manifestato l'esistenza di numerosi miti che parlano della distruzione dell'antica società umana per mezzo di un diluvio e contemporaneamente della preservazione di determinate creature salite su un'imbarcazione simile all'Arca. L'antecedente più evidente del mito biblico è la narrazione sumera del diluvio che esiste in diverse versioni della mitologia mesopotamica. Una caratteristica comune è quella di un uomo (Re Ziusudra, Atrahasis o Utnapishtim secondo la versione) prescelto dagli dei che costruisce un'imbarcazione per sopravvivere.
Il diluvio perciò, è intimamente legato al processo della creazione, la quale mostra una direzione acqua-terra. Gli aspetti distruttivi possiamo intenderli come una forma per contare le cose, affinché sia comprensibile per tutte le menti umane. Ma da un punto di vista mistico, non vediamo nessun atto di accanimento se non altro che un processo naturale del divenire perenne della creazione. Rapportato con l'Albero Sephirotico, assistiamo al processo di creazione che partendo dall'acqua, terza sephira (Binah), termina con la terra, decima sephira (Malkuth).
A qualcuno può sembrare che manchino nomi che dovrebbero occupare una sephira, tra Adam e Noè, ma non è così, i personaggi biblici come Eva, Caino ed Abele sono parte integrante di Adam, cioè, Adam è l'uomo archetipico, il seme o germe dai quali uscirà l'umanità. Ma in ogni uomo c'è una Eva, questo è un aspetto volitivo, un'attrazione o forza centrifuga che gli fa prendere coscienza del mondo esterno e dimenticare il mondo interno o Unità dell'Essere. Esiste anche in uno stesso uomo un Caino ed un Abele, cioè, la stessa forza volitiva che lo conduce verso l'esterno portandolo fino all'assassinio di suo fratello. Caino è l'assassino, perché trascina l'uomo verso la molteplicità e lo compiace del vissuto del mondo infernale, cosa che non piacque a Dio. Ma nell'uomo c'è anche un Abele, colui che comunica intimamente con Dio, "regali che piacciono e compiacciono a Dio."
Pertanto, i patriarchi da Adam a Noè sono dieci ed è anche il mezzo nel quale si districa la creazione, per passare dalla cosa chiusa alla cosa aperta, cosa che succederà con un nipote di Noè. Abbiamo visto anche che è nell'acqua diluviana dove comincia questo viaggio verso la terra che abbiamo rappresentato in questo albero con Enós, che non bisogna confondere con l'Enoc della settima sephira che è colui che non muore. In questo albero Jared è l'equilibrio e Lamec il nodo che lega la creazione per cedere passo a Noè. Quindi vengono i suoi figli Sem, Cam e Jafet e tutti i discendenti semiti la cui genealogia parte da Abramo, il quale ci metterebbe in un'altra storia dunque rappresenta l'apertura o il passaggio dall'occulto al manifesto. In modo che i dieci patriarchi recensiti formano un primo albero sephirotico. Ma detto albero si trova ancora nel piano della non manifestazione chiamato Atziluth o Emanazione come già abbiamo detto.

