I materiali della cabala
Abbiamo già indicato che lo Yetzirah dà l'idea che Dio crea attraverso trentadue sentieri di saggezza. Abbiamo anche detto che i trentadue sentieri sono formati dalle dieci emanazioni o sephirot e dalle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico. Questa configurazione forma tutta la creazione ed i materiali che il cabalista deve a volte mescolare, a volte separare, altre dividere verticalmente, orizzontalmente e formare delle colonne, dei triangoli, o in forma circolare come se si trattasse di una ruota, oppure schematizzarli in modo che il principio sia la fine e la fine il principio. Si possono anche disegnare quattro alberi dove il Malkuth di quello di sopra sia il Kether di quello di sotto, come se si trattasse di un rosario. In questo modo indichiamo che ognuno delle quattro sephirot si trova in un livello distinto, essendo il primo quello di Atziluth, il secondo quello di Briah, il terzo quello di Yetzirah e il quarto quello di Assiah.
Proprio lo Yetzirah ci dà l'idea di una cosa sola con pareti e soffitto elaborati con questi materiali. Ci dice anche che le lettere sono pietre con le quali si costruiscono case (parole). Le lettere si strutturano in tre gruppi: 3 madri, 7 doppie e 12 semplici o elementari.
Quando i cabalisti progettano l'albero ed interconnettono le sephirot, lo fanno seguendo lo stesso schema: tre connessioni orizzontali, sette verticali e dodici oblique. Più avanti approfondiremo il discorso sulle lettere.
Rispetto alle sephirot, si nominano "belimah" che vuole dire "senza cosa alcuna", col risultato che diciamo che sono l'archetipo della creazione. Anche Belimah vuol dire chiuso, per questo motivo diciamo che il mondo di sopra è come una sfera o bolla dalle quali niente sfugge, fino a che volle Adam (che significa anche chiuso, nascosto, astratto, assoluto ed ineffabile). Pertanto, le sephirot non possono essere descritte. Diciamo che si trovano in un livello nel quale non esiste il linguaggio. Sono apprezzabili come un flash in stato di meditazione. Come la luce di un raggio o un lampo che appare e sparisce in un attimo. I profeti ci raccomandano che per sostenere la loro visione bisogna afferrarle e dopo lasciare andare. Con le dieci sephirot si crea lo schema dell'albero e si possono disporre varie forme a secondo di come lo si studia. Se si studia dall'alto verso il basso si può cercare di vedere la creazione dal livello più alto fino al nostro piano. Se lo studiamo dal basso verso l'alto, possiamo interpretarlo come livelli di coscienza che dobbiamo raggiungere. Tutti i sephirot sono riceventi e donatori, meno il Malkuth del quarto livello che è solo ricevente.
Uno dei testi cabalistici riferisce la cosa seguente: «La saggezza si scontrò contro i trentadue sentieri ed il vento si alzò e riunì le acque in un solo luogo. Dai trentadue sentieri emanarono dieci corone luminose e rimasero ventidue sentieri. Soffiò il vento e rimasero le cinquanta porte dell'intelligenza, e le ventidue lettere si fissarono sulle cinquanta porte del giubileo e furono incoronate con le settantadue lettere del nome sacro. Queste porte si aprirono per i lati e furono incoronate con le settantadue lettere della compassione... E si aprirono otto porte, che sono otto significati della povertà». Questo è un testo per meditare.
Dai sostantivi e dalle frasi che riportano ordini divini, non si può toccare una sola lettera, perché ciò muterebbe il loro significato. Perciò facciamo seguire uno schema dell'albero, includendo un diagramma con le lettere ed il loro valore disponendole in tre ordini o livelli di creazione.

I nomi all'interno delle sephirot sono in ebraico e si leggono da destra verso sinistra

Le lettere sono ventidue, ognuna ha una voce. Se combiniamo due lettere tra loro stiamo sommando due valori numerici. La combinazione di ognuna delle lettere con le ventuno restanti ci dà 462 voci che formano le 231 parole risultanti. Le 231 porte della saggezza di cui parlano i testi cabalistici.
Le 22 lettere sono consonanti, col risultato che quando venne scritto l'insegnamento, il padre doveva dire al figlio la pronuncia vocale delle parole. In ebraico le vocali apparirono attorno al X secolo della nostra era ed incorporarono punti e righe sotto le lettere. Prima di avere indicazioni vocali la pronuncia doveva essere trasmessa da bocca ad orecchio, da qui l'importanza della tradizione orale nel giudaismo.
Quando diciamo, per esempio, Mosè, le vocali o, e, non esistono nel nome originale ebraico, che è MShH. Le vocali alle quali si fa riferimento vengono inserite nella nostra lingua. Mosè si scrive con la mem, la shin e le hé ebraiche. Quando diciamo Abramo, la prima "a" corrisponde all'aleph ebraica, la quale non è una vocale ma una consonante. Anche la seconda "a" del nome Abramo che appare nel nome ebraico, è stata inserita per la pronuncia italiana. Per questo e per altre questioni grammaticali, dobbiamo avere davanti un testo ebraico se vogliamo praticare la ghematria, perché un errore di posizionamento di una lettera va a modificare il valore del nome stesso dandoci un'idea sbagliata del livello di creazione al quale ci stiamo riferendo.
In origine le lettere ebraiche sono 22 consonanti e formano l'alfabeto. Più avanti al tempo di Esdra fu necessario portarlo a 27. Perciò se ne presero 5 fra quelle già esistenti e fu dato loro un altro valore se le si posizionava alla fine della parola. Così facendo la M di Abramo non ha lo stesso valore della M di Malek (Re). Gli angeli ed altri nomi diventano plurali aggiungendo "im" (Querubim) Seraphim, etc., col quale il valore numerico cambia sensibilmente. Le cinque lettere che hanno un doppio valore sono: kaf, mem, nun, phe e tsade.
Le 22 lettere più le cinque finali, nome, valore e mistero
Nome |
Valore |
Mistero |
Aleph |
1 |
Aria primordiale, il soffio divino, Unità |
Beth |
2 |
Saggezza divina, dualità |
Gimel |
3 |
Inteligenza divina, trinità |
Daleth |
4 |
Bontà, misericordia |
Hé |
5 |
Timore, giudizio |
Vau |
6 |
Belleza, il bacio del Santo |
Zainn |
7 |
Vittoria |
Het (Chet) |
8 |
Splendore |
Teth |
9 |
Fondazione |
Yod |
10 |
Il regno, illuminazione |
Kaf (Hap) |
20 |
Il cielo |
Lamed |
30 |
Saturno |
Mem |
40 |
Acqua primordiale, la Vergine |
Nun |
50 |
Il sole |
Samech |
60 |
Mercurio |
Ayin (Jjain) |
70 |
La luna |
Phe (fe) |
80 |
Elementi mistici del fuoco |
Tsade |
90 |
Acqua di creazione |
Qof |
100 |
La terra |
Rosh (Resh) |
200 |
La base del regno animale |
Shin (Shine) |
300 |
Fuoco primordiale |
Tau |
400 |
Mondo minerale |
|
Kaf final |
500 |
Cielo di stelle fisse |
Mem final |
600 |
Marte |
Nun final |
700 |
Venere |
Phe final |
800 |
Aria della terra |
Tsade final |
900 |
Ninfe |
Questi sono i 27 aspetti impiegati nelle tre serie di nove e dobbiamo ricordare che 4, 40, 400 indicano la stessa cosa su tre livelli distinti. Ora dobbiamo dire anche che le 22 lettere si raggruppano nel modo seguente:
Tre madri: aleph, mem e shin
Sette doppie: beth, gimel, dalet, kaf, phe, rosh e tau
Dodici semplici: hé, vau, zain, chet, tet, yod, lamed, nun, samek, ayin, tsadi e qof.
Le tre madri sono collegate con le idee triplici, compreso un primo triangolo di creazione o triade suprema, quello applicato alla Sacra Trinità nel cristianesimo. Queste tre madri corrispondono alle braccia orizzontali dell'albero della vita. Le sette doppie hanno varie relazioni o corrispondenze menzionate in alcune sezioni del Sepher Yetzirah, per esempio, sette fiumi, sette giorni della settimana, sette mari, etc. Un altro aspetto delle sette doppie, è la doppia pronuncia, forte e soave. Il suono forte si indica con un punto dentro la lettera. Se consideriamo il tema delle lettere doppie da un punto di vista grammaticale, oggigiorno sono solo sei le lettere doppie, ma in origine, e tradizionalmente, sono sette. Con la sparizione del Sinedrio si perse la doppia pronuncia della Rosh. I cabalisti usano il suono forte delle sette doppie per risalire l'albero della vita e lì meditare, ed il suono soave per scendere dall'albero. In altre culture si parla di mantras o suoni di potere vibratorio.
Le dodici lettere semplici o elementari si riferiscono ai dodici segni dello zodiaco o ai dodici mesi dell'anno ebraico che è lunare. Tre delle lettere semplici formano il nome di Dio IHV, il quale si completa con l'acca del nome di Abramo e viene a chiamarsi Dio IHVH. Le tre semplici I.H.V, sono intimamente legate alle tre lettere madri: Aleph, Mem, Shin. Se esse sono le madri creative, IHVH è il Dio che funge da mediatore con l'uomo, benché dal punto di vista cabalistico più che l'idea di un Dio creativo, dobbiamo apprendere che la creazione sorge per emanazione da Dio, questa è, una proiezione di IHVH che dà origine alla creazione. Ricordiamo che con IHVH si chiude la Sacra Trinità, pertanto, tutto il creato sorge da una Prima Trinità.
Parlando della Trinità ed includendo la corrispondenza dei nomi di Dio, nella prima punta del triangolo abbiamo Eheieh, nella seconda abbiamo Yah e nella terza IHVH. Dicendo la stessa cosa coi nomi delle sephirot avremmo nella prima punta Kether, corona, nella seconda Hokhmah (saggezza) e nella terza Binah (intelligenza). Se parliamo di questi principi in forma di colonne, scriveremo la Shin nella colonna di destra, Mem in quella di sinistra ed Aleph in quella del centro. Come potete vedere è sempre la trinità. Aleph è l'aria primordiale, Shin il fuoco primordiale e Mem l'acqua primordiale; possiamo dire che la creazione nacque da questi tre Principi o materie prime. Nella Genesi non è ben identificato, perché dopo aver detto che "Nel principio (berechit), Dio creó... etc." dice di seguito "l'alito di Dio aleggiava sulle acque"...
Binah, intelligenza, l'acqua primordiale, si associa alla Vergine; nel cristianesimo a tutte le vergini che vestono un manto azzurro e associate con l'acqua che ci ricorda il secondo punto della Sacra Trinità. In alcuni testi si dice che la Vergine è il "Sacro Spirito", indicando che è un recipiente speciale e molto capace di contenere lo Spirito Santo senza guastarsi. Notate che in un caso, Sacro è l'individuo, mentre nell'altro, l'individuo è Spirito. Anche la Vergine può simbolizzarsi con una vescicula piscis od ovale.
Benché l'ortodossia ebraica non parli di trinità, la sua letteratura mistica la menziona, per esempio, lo Zohar e lo Yetzirah. Nella cabala, senza l'impronta triadica, sarebbe impossibile capire l'estensione del nome IHVH. Il modello triadico estende le emanazioni per i distinti piani della creazione fino alla cosa ostensibile. Un occultista del secolo XVIII, grande conoscitore, come Papus, Dr. Gerard Ecause, ci dice che l'1, il 4, il 7 e il 10, sono la stessa cosa espressa su distinti livelli, cioè, estesa. Di lì estraiamo l'idea seguente:
L'Unità più la Trinità è uguale al quaternario (1+3=4)
Il quaternario più la Trinità è uguale al settenario (4+3=7)
Il settenario più la Trinità è uguale alla decade (7+3=10)
In modo che l'unità estendendosi fino al 10 (la stessa unità seguita da uno zero), indica che la stessa idea chiamata uno è passata da un piano ad un'altro con l'aiuto dell'impronta triadica. Se abbiamo questa visione dell'albero della vita, la prima triade di sephirot è la Sacra Trinità ed i restanti formano il settenario. Pertanto, l'albero si può rappresentare con questa configurazione. Il settenario comprende i sei giorni della creazione ed il settimo del riposo, ed essi nascono da una Prima Trinità.
Nel tomo III dello Zohar vi è un chiaro riferimento alla Trinità, che associano alla Parola. Prendiamo da questo libro il seguente testo: «La parola OMeR (linguaggio) indica le lettere ed i sentieri che provengono dal Padre (Hokhmah) la Madre (Binah) e la testa che esce da essi che è il Figlio primogenito (Tiphereth). Aleph simbolizza il Padre. Quando ascende e discende la Mem si unisce ad essa producendo em che significa Madre; la resh è la testa (rosh è uguale a testa che significa Figlio). Quando questi tre si uniscono, il risultato che danno è "Parola", "Linguaggio". Così il Padre, la Madre ed il Figlio primogenito irradiano uniti l'uno all'altro, unione che ha il suo regno e dura nello Shabat. Così si uniscono tutti per diventare uno…».

Alcuni concetti della cabala luriana
Isaac Luria fu un prominente cabalista che visse tra il 1534 ed il 1572. Sviluppò alcune teorie interessanti e avveniristiche per il suo tempo, benché è certo, che una di esse si trovasse già nella Bibbia, se interpretiamo in un certo modo il capitolo di Geremia intitolato "Le brocche rotte."
Luria visse in Spagna da dove partì per trasferirsi a Safed (Siria), fondando lì una scuola di cabala sulla quale si adoperò anche un altro spagnolo, Mosè Cordovero. Le definizioni di Luria, su nuovi concetti relativi alla creazione, scritti nella cabala chiamata tardiva, fornirono un apporto importante alla cabala che noi oggi studiamo. Con i seguenti postulati:
Simsum - Che va inteso come autolimitazione divina e si riferisce allo spazio della creazione.
Sebirá - significa la rottura dei recipienti. Come abbiamo detto, c'è un riferimento biblico in Geremia. Una spiegazione semplice sarebbe: l'universo sfruttò e lanciò i suoi pezzi in viaggio per lo spazio. Ora tutto sta andando verso uno stesso punto. Quando tutto sarà riunito, cioè, quando si riempiranno i recipienti, essi torneranno a rompersi e di nuovo il contenuto viaggerà per lo spazio.
Ticum - significa la struttura armonica; pulizia e restaurazione dell'universo che si è prodotto con la rottura dei recipienti.
Ci sono buoni concetti nelle idee di Luria, egli fra le altre cose dice che non c'è un atto di emanazione divina nel Principio, ma Dio si ritira su Sé stesso ed invece di proiettarsi verso l'esterno, contrae il Suo essere in un più profondo occultamento del Suo proprio io. Dio produce attraverso il Simsum (auto-limitazione) uno spazio primitivo originale chiamato "Tehirú" dai cabalisti. Questa idea è un (autoexilio) o esilio, che oggigiorno possiamo considerare come un buco nero. Dice anche che le sephirot danno e ricevono, eccetto malkuth, il regno, che è solo ricevente. Essi si riempiono e fanno scoppiare creando mondi. Visto così, le sephirot si possono paragonare ai "recipienti rotti" o alle "brocche rotte" di Geremia...
Lo Zohar interpreta la lista dei re di Edom (Genesi 36) come la preesistenza dei mondi del potere di giustizia che perirono a causa dell'ipertrofia di questo elemento in essi. In relazione con Luria, questa idea dello Zohar è la stessa che Luria chiama Simsum. La morte dei re primitivi per assenza di armonia tra la parte maschile e quella femminile dello Zohar, si trasforma in Luria nella "rottura" dei recipienti.
Le potenze giustiziere del Simsum, ci riferisce un discepolo di Luria, sono come i semi del grano che devono scoppiare e morire per produrre una nuova pianta. Le potenze giustiziere sono i semi di grano seminati nel campo di "Tehirú" che germogliano nella creazione. Questo ci dà l'idea di auto creazione perpetua che troviamo anche nel pensiero gnostico. I recipienti delle sephirot che dovevano accogliere l'universo proveniente dall'emanazione dell'Adam Kadmon, sono, pertanto, rotti. Al fine di rinsaldare la rottura, sorgono dalla fonte di Adam Kadmon alcune luci di natura costruttiva. Da questo effetto proviene il terzo stadio del processo simbolico, chiamato Ticum o restituzione.
In altri circoli, ristagnare o restituire si dice reintegrazione o salvazione. L'idea del Messia è in relazione con detta restaurazione, ma afferma Luria, il Messia non è il restauratore; questa deve prodursisi automaticamente. Per lo Zohar, il Messia è l'uomo autorealizzato. Per Luria, la restituzione proviene sia da Dio come dall'uomo, ed è un processo perenne attraverso le sephirot in formazione. Ma i resti della potenza giustiziera continuano ad esistere creando forze di amore e di grazia.
La creazione nasce da cinque strutture chiamate da Luria "parsufim", resti di Dio o di Adam Kadmon, che formano di nuovo nel mondo del Ticum (restituzione) la figura dell'uomo primitivo senza carne. Si formano le apparenze del "paziente" (arif) del padre e della madre; e dell'"impaziente" (zeir arapin) e l'elemento femminile che lo completa, la Seej'inah. Tutto il processo si produce in tutti i piani della creazione.
La reintegrazione nella cabala tardiva
Nel XVI secolo, Isaac Luria, questo mistico rivoluzionario, compose vari inni per il cibo del sabato, il giorno più importante della mistica ebraica, giorno nel quale si smetteva di costruire per trasformarsi in Tempio. La stessa parola tempio in ebraico (he-kal), ha nelle sue due radici il significato di comunione, in modo che gli inni di Luria per questo giorno tanto speciale parlano di questa unione con l'anima, la matrona o la shej'inah. Di seguito includiamo un inno, realizzato per il cibo del venerdì (che si considera sabato dopo il calare del sole). Appare un'esortazione alla divina presenza, ma verso la fine possiamo anche leggere un aspetto luttuoso, poiché dopo il sabato viene di nuovo l'esilio, cioè, siamo nuovamente davanti ad un testo che ci parla della peregrinazione dell'uomo dal seno del Padre fino al teatro della natura, per poi tornare al Padre e di nuovo alla natura più grossolana.
Il testo seguente è stato tradotto dall'aramaico e lo prendiamo dal libro di Gershom Scholem La cabala ed il suo simbolismo, Secolo XXI edizioni:
"Canterò in lodi per entrare attraverso le porte del campo di mele che sono sacre.
Prepariamogli ora il nuovo tavolo con un buon candelabro che illumina le teste.
Tra sinistra e destra c'è una fidanzata; cammina con decorazioni, con gioielli e con regali.
L'abbraccia suo marito, il suo fondamento, lo stringe forte e lo rende felice.
Lamenti ed afflizioni cessano, spariscono; ora, nuovi aspetti, spiriti ed anime.
Un'allegria dolce e contenuta nasce dal cuore ed un astro luminoso lo benedice.
Avvicinatevi, padrini, fate preparativi, portate vivande, pesci e volatili.
Avendo spiriti ed anime rinnovate nei (trentadue) e nei tre rami.
Il Re porta Settanta corone, così tutti si incoronano nel Santo dei Santi.
Tutti i mondi sono chiusi e ben sigillati; l'anziano dei giorni non li sta battendo?
Ordinerò a Sud le luci dell'occulto e disporrò a nord il tavolo con i pani.
Col vino nei bicchieri e ramature di mirto per il fidanzato e la fidanzata; così i deboli diverranno forti.
Facciamo loro corone di parole preziose con l'incoronazione dei settanta che stanno sui cinquanta.
La Shej'inah si adorna con sei pani per lato, con due vav si profuma e tutto riunisce.
Pigri e fannulloni rimangono i reietti dell'inferno, incatenati i diavoli."
Di seguito faremo allusione ai termini marcati in neretto senza slegarli dal senso mistico dell'inno di Luria, ma non nello stesso ordine in cui appaiono per seguire meglio il filo. Abbiamo sottolineato in primo luogo "illuminare le teste". Nella tradizione ebraica la testa simbolizza la Saggezza divina, la quale entra in essa e si diverte con il lungo pelo e la barba. Quando una testa si incorona, vuole dire che l'anima sta salendo di livello. Quando Adam viene espulso dal Paradiso gli viene tolta la corona; detronizzare, pertanto, equivale all'anima che scende di livello. Stiamo alludendo ai quattro mondi: Atziluth, Briah, Yetzirah ed Assiah. Nel tempo dei sacerdoti ebraici, la trasmissione di potere si realizzava collocando le mani sulla testa del ricettore. Questo è quello che si suppone abbia fatto Mosè con Giosué, cosa che venne fatta maggiormente in tempo rabbinico, perché oggigiorno un semplice certificato è l'usuale accreditamento di un rabbino.
In quanto al termine "fidanzata", è uno dei molti nomi dati all'anima dell'uomo. Il nome Shej'inah è equivalente. Si usano anche matrona, gemella, gazzella, colomba, etc.
Il termine "fondamento" allude alla nona sephira, mentre i trentadue sentieri sono riferiti alle dieci sephirot e alle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico. In questo senso, si dice che dalla Saggezza divina sorge l'essenza dalle anime attraverso il condotto dei trentadue sentieri, mentre quando quest'anima cammina verso il Padre lo fa dal Fondamento (Yesod) e tra le colonne di opposizione. Yesod rappresenta sia la parte maschile che la parte femminile.
"Mangiamo pesce" allude alla fertilità. L'abitudine molto diffusa di mangiare pesce il venerdì proviene dalla tradizione ebraica. Questa tradizione non si riferiva al semplice atto di mangiare, ma era il simbolo della fertilità, poiché affinché l'uomo salga a Dio, prima deve coniugare la parte maschile con la parte femminile.
L'"astro luminoso" è riferito alla luce dello Spirito Santo che invade con tanta forza l'anima che si unisce a Lui con forza. In quanto ai tre rami si tratta di un'allusione alla Grazia, al la Giustizia ed all'Amore compensatore, altri nomi delle tre colonne dell'albero sephirotico. Le settanta corone della fidanzata menzionate nell'inno, sono estratte dallo Zohar.
"L'Anziano dei giorni" è un riferimento alla sephira Kether. Si raffigura anche col viso di profilo, perché si capisce che una parte di Kether si trova ancora nel livello della non manifestazione.
Tutto l'inno descrive l'unione mistica dell'anima dell'uomo col Padre, cioè, l'unione del fidanzato e della fidanzata, del re e della regina. Ma nell'ultimo inno si descrive di nuovo la caduta. Cioè, si fa allusione all'esilio dei poteri giustizieri. Questo possiamo intenderlo come se tutta la creazione si diriga in due direzioni, a volte l'anima fa il viaggio da Atziluth fino ad Assiah ed altre in senso contrario, cioè, sale da Assiah fino ad Atziluth. Questa peregrinazione non cesserà fino a che tutto non sarà restituito, per questo motivo, il lavoro dell'uomo di desiderio è avere influenza sui suoi congeneri per elevare il tasso vibratorio di tutta la terra. Non ci sarà nessun prescelto, ma il sogno del mistico di realizzare l'unità tanto desiderata attraverso la reintegrazione, non riuscirà in modo perpetuo fino a che tutta l'umanità non raggiungerà lo stesso risultato. Pertanto, la nostra responsabilità di spandere la luce non è piccola. Nella tradizione cabalistica c'è anche la stessa idea. Dobbiamo risalire l'albero, delle sephirot, e scrutare da lì, meditare da lì, e mettere a sedere il Re sul suo trono. Così tutto l'universo s'incorona, cioè, sale di livello.
Alcuni pensano, sbagliando, che è possibile lavorare da soli senza preoccuparsi di quello che fanno gli altri. Altri credono di essere dei prescelti e che gli altri non si rinnoveranno . Queste credenze si oppongono all'esistenza della ruota delle incarnazioni. Questa dottrina ha come fine il risveglio della coscienza dell'umanità. Senza questo risveglio non ci sarà reintegrazione.
Un altro aspetto da osservare è che l'anima dell'uomo non è un'anima individuale, ma ogni essere umano condivide un'anima globale. Quella che individualizziamo è la coscienza soggettiva, quello che possiamo chiamare la coscienza della carta d'identità. Pertanto, la reintegrazione è un tema della coscienza o di quello che chiamiamo anima-personalità, ma non dell'anima globale. È la coscienza di Adam quella che discende. Inizialmente parliamo dell'Adam Kadmon che possiamo designare come l'anima dell'umanità nel suo stato puro, vale a dire il suo livello archetipico. Poi chiamiamo l'uomo Geber o Adam Oillat o uomo celeste. Quindi viene Enoc o l'uomo moltiplicato, quello che condivide l'anima globale ma che incomincia ad individualizzarsi. Infine chiamiamo l'uomo Ish che significa l'uomo con la coscienza del ritorno. La radice Ish la troviamo anche nel nome Israele, che chiamiamo paese di Dio e che deve intendersi come tutta l'umanità. In modo che l'umanità Ish deve rinnovarsi, salire di livello per formare di nuovo l'Adam Kadmon. L'Ish è l'umanità che si sottomette alla reintegrazione attraverso il fuoco, che è simbolizzato dalla lettera Shin, quella che si incorpora al tetragramaton IHVH per formare il nome di Gesù (in ebraico) che letteralmente significa "salvatore", termine che equivale a reintegratore o restauratore. In modo che Adam disintegra e Gesù rinnova. Shin è il fuoco o la coscienza, il crogiolo è Gerusalemme, termine che significa luogo o posto di pace.
Se comprendiamo ed accettiamo quanto è stato detto, diventeremo coscienti che non è piccola la nostra responsabilità di lavorare per la risalita della coscienza di tutta l'umanità. Questo lavoro dobbiamo realizzarlo con umiltà, con obbedienza ed in silenzio, isolandoci dalle cose profane, ma lavorando per le cose profane, affinché ciò diventi sacro e si rinnovi nell'unità. La parola reintegrazione, come abbiamo detto, equivale a rinnovamento e restaurazione, e nelle scritture cristiane alla salvazione. Pertanto, è il risveglio della coscienza di tutta l'umanità che produce il rinnovamento e la presenza della struttura armonica. 
