D: […] Tornare per quella via oggi mi spaventa e nel contempo ne sento la necessità, la mia parte razionale frena, il cuore spinge. Forse la spiegazione dell'Arcano è proprio questa, bisogna che i due diventino uno.
Ecco il mio bussare alla porta del Tempio, in esso spero di trovare il giusto solvente che coaguli i due ed assaggiare di nuovo i frutti del Giardino. Ma Iside, è sempre più bella e affascinante con quella sua luce pallida ammantata di mistero, essa ti avvolge nel suo mantello e tu ti lasci cullare fra le sue braccia […].
R: Il Matto dei tarocchi è colui che va controcorrente, non cerca tutte le Vie, egli è già sulla Via che vuole percorrere
Le vie, com'è noto, sono infinite. Tante quante sono le interpretazioni della mente ed i suoi linguaggi.
Tutte possono essere utili, ma solo alcune sono davvero reali. Perciò bisogna saper riconoscere il reale dalle sue immagini. E non basta un'attrazione o una simpatia perché il riflesso diventi realtà.
La via iniziatica è una, ma tanti sono i riflessi figliati. Ritrovare la sintesi, dunque, è lo scopo del ricercatore. Evitando ogni surrogato che non comporti risultati concreti e valutabili in un lasso di tempo limitato e circoscritto.
Ma affrontiamo anche l'argomento formale, della massima importanza, perché senza risolvere questo non è pensabile poter riconoscere il sentiero sintetico.
Anche M.D.P. usa spesso la terminologia ermetica ed alchemica. Ora vorrei sottolineare che qualsiasi linguaggio è "metallico".
Per imparare a "volare" con pensiero leggero, che consenta una visione dall'alto, cioè quella visione d'insieme detta, sintesi mentale, bisogna eliminare i metalli. Che non sono solo le abitudini, i vezzi, o le passioni indesiderabili. C'è di più: bisogna liberarsi del "piacere del linguaggio".
Liberarsi del "piacere" di credersi superiori perché ci si è appropriati di termini mirabolanti.
L'interpretazione è sempre riduttiva. Da questo insorge il "pericolo" di affidarsi esclusivamente ad un linguaggio specifico.
Il linguaggio specifico può diventare una gabbia per la mente, che la relega nei confini dei propri limiti concettuali e la separa da ogni altro linguaggio. La mente, una volta separata dalla realtà, non è più in grado di riconoscere, né di comprendere alcun concetto che non sia espresso nel proprio linguaggio, nel linguaggio a cui è stata condizionata. Questa è la Torre di Babele.
Allora va da sé che la
semplicità diventa la dote "essenziale"per vedere e capire la realtà in sé, e non come si crede che sia.
L'aspirante deve imparare a lasciare cadere anche i metalli dei linguaggi. Linguaggi fatti d'immagini oniriche, che non trovano riscontro né nella realtà esteriore che in quella interiore, fatta solo di simboli.
L'aspirante deve ritrovare la semplicità di linguaggio e l'essenzialità di pensiero. Per questo deve apprendere i temi di molti linguaggi per elevarsi, ponendosi intellettualmente al di sopra di essi. Contenendoli tutti, ma senza sottostare a nessuno. Liberarsi dall'attrazione dei linguaggi (massimo veicolo di Maya) significa approcciare la sintesi mentale (vedi La confusione dei linguaggi minori).
La sintesi di pensiero è la "neutralità" che rende percettibile (la voce dell'anima) la sovramondanità di quell'Idea chiamata Ego.
Sì, perché Ego ed anima non sono altro che Idee immerse nella materia.
Fraternamente
