D: In una recente tornata alla quale ho partecipato grande plauso è stato attribuito all’idea che sia la curiosità ad essere la scintilla che muove una persona ad intraprendere il cammino massonico. A ben pensare non sono affatto d’accordo con tale concetto.
La curiosità mi pare essere più una conseguenza di fattori ben più profondi che la causa prima.
R: Infatti, la tensione dell’Ego si evidenzia con una forma "d’attrazione magnetica" che sfocia nell’attenzione del sé personale, dell’individuo.
Ciò, dall’inesperto o dal profano può essere scambiata per curiosità.
Perciò, è scopo dell’Iniziato divulgare le caratteristiche psichiche, ovvero, le differenze energetiche, perché l’Allievo possa distinguere i due tipi di tensione (già se ne accennò nell'articolo Curiosità ed attrazione magnetica).
Una, la curiosità, è estroflessa e va verso l’oggetto desiderato, restandovi di fronte e generando:
a) culto (piano fisico - 1mo livello);
b) devozione (piano emotivo - 2do livello);
c) ammirazione (piano intellettuale - 3zo livello).
Tutte e tre possono generare l’emulazione, ma solo sul piano che gli è proprio. Perciò si avrà un’emulazione fisica (sensuale), un emulazione emotiva (passionale) ed una emulazione intellettuale (creativa).
L’attrazione, invece, rappresenta un altro tipo di tensione: una coscienza di tipo magnetico (polo femminino), che "attrae ed assimila in sé" il modello, finendo per diventare uguale ad esso.
D: Ma quali sono i moventi che portano dapprima a scegliere un percorso come la Massoneria e poi a rimanerci o a lasciarla?
R: Non dobbiamo dimenticare che solitamente quando un profano entra in Massoneria non sa veramente cosa troverà.
Se le cose vanno come è auspicabile che sia, il neo iniziato si troverà a sperimentare determinate condizioni dalle quali potrà trarre dei notevoli benefici, in grado sempre maggiore mano a mano che avanzerà nel cammino.
Dapprima noterà gli aspetti positivi più "esteriori" e profani del trovarsi in compagnia di altri massoni con i quali condividere quegli stessi ideali, così da sentirsi a proprio agio in un ambiente assai diverso da quello frenetico e spersonalizzante della vita profana.
Innanzitutto si sentirà libero di esprimere concetti e sentimenti che nella vita profana non gli sono consentiti se non con pochi amici intimi. Sentirà che non viene giudicato per le proprie idee ma, anzi, viene spronato ad approfondirle attraverso il solidale contribuito di tutta la Loggia.
Si crea così uno stato di "complicità emotiva" che produce un reale senso di liberazione. Ci si sente, insomma, finalmente a casa. Si apprezza il fatto di venire accettati per ciò che si è realmente, senza dover necessariamente mostrarsi sempre all’altezza della situazione.
I difetti vengono liberamente espressi, certi che col lavoro interiore diverranno i propri pregi. Questo, senza temere le invidie o i pregiudizi del "mondo esteriore", ma sapendo di poter contare sull’aiuto dei propri compagni di viaggio.
Andando avanti nel cammino, il neofita scopre la concreta possibilità di una crescita intellettuale e persino spirituale.
Impara prima ad usare il "Compasso della ragione" e, collegando tra loro una complessità di concetti, impara a costruire "Edifici intellettuali", coerenti e di splendente valore.
Questa è l’Arte del Costruttore.
Procedendo verso il nuovo stato di iniziato scopre poi il significato interiore velato nei simboli e nelle parole rituali.
Così la mente apre ed allarga le aste del proprio "Compasso". Impara a "scindere il velo" degli antichi insegnamenti ammantati di miti ed allegorie.
A quel punto il postulante "compie la propria scelta". Questo è il bivio iniziatico.
A sinistra va "chi ha perduto il sentiero". A destra, invece, l’adepto comincia a sperimentare su di sé gli insegnamenti ricevuti. Egli li rende "vivi" perché vivono in lui ed attraverso lui si manifestano tramite le sue decisioni e le sue parole.
Si rafforza, a questo punto, il contatto col "simbolo vivente" che è posto sul trono del Maestro Venerabile e che solo il vero iniziato "riconosce", perché lo ravvisa nel profondo di Sé.
Questa, in breve, è la descrizione del processo d’identificazione, che procede attraverso il significato occulto del più alto Simbolo dell’Iniziazione: l’Occhio inscritto nel Triangolo Equilatero che, come recitano gli antichi Rituali, è lo strumento di "Vera Luce".
La visione (mentale) interiore mette in grado di "riconoscere" ogni qualità d’energia, attraverso le proprie vibrazioni coscienziali (toni, semitoni e ottave), fino ad allora sconosciute, perché inascoltate da una coscienza tutta protesa all’esterno nei sensi.
"...il resto lo sapremo quando lo avremo sperimentato".
