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Educazione Esoterica: La Via Eroica
Argomento:Domande e Risposte

Domande e Risposte...è un po’ che seguo l’andirivieni di messaggi nei tuoi riguardi ed ho apprezzato la tua posizione nel resistere alle critiche emotive e spesso scomposte ...trovo che la tua spada sia di buona fattura anche se la scherma manca ancora d’efficacia.

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La Via Eroica

di Athos A. Altomonte

© copyright by Esonet.it

 

Cara Amica, è un po’ che seguo l’andirivieni di messaggi nei tuoi riguardi ed ho apprezzato la tua posizione nel resistere alle critiche emotive e spesso scomposte. Trovo che, ma è solo una mia opinione personale, anche se ancora rozza nei termini, la qualità della tua materia sia buona. Cioè, parafrasandoti, trovo che la tua spada sia di buona fattura anche se la scherma manca ancora d’efficacia. Ed è proprio a proposito della spada che ti scrivo.

Varie discipline (ne esiste una diversa per ogni tipo d’energia, temperamento e carattere) di massima suddividono la natura dell’uomo-donna in 7 vie (vedi Jung ed Assagioli, ma anche la Alice Bailey con il suo trattato dei 7 raggi ed anche, in sottordine, la Batà ecc). Quella a cui dimostri d’appartenere è la via eroica (Jung-Assagioli) o via della spada (il Budo giapponese) o del guerriero (A. Bailey).
Naturalmente tutti parlano di spada in termini di “Atto di Volontà” (vedi la Psicosintesi di Assagioli) coraggio e sacrifizio di sé in antitesi al malefizio. Siamo, dunque, al confronto diretto e senza intermediari (cosa di solito più gradita) tra bene e male (come dici tu) o tra il bello e il brutto (come dico io).
Questa è la natura, quindi la via energetica, a cui sono sottoposti coloro che sono “destinati” a combattere e distruggono le forme (concettuali) oscure, informi o antitetiche del bello e del giusto. Quindi, in fondo, degli operatori di giustizia.
Le stesse discipline concordano ancora nell’indicare che l’energia su cui si muovono gli “esseri” che “obbediscono” a queste caratteristiche energetiche è quella della «volontà distruttiva e liberatoria» alla quale, però, debbono affiancare l’afflato «amorevole» della comprensione e del soccorso.
Prendendo spunto dagli scritti pubblicati sulla morte, possiamo ricordare che anche la morte è un’opera di “distruzione e di giustizia” posta in atto dall’ente che determina la forma personale nella sfera della materia. Un atto di volontà che da una parte consente di liberare l’energia imprigionata nella forma (imperfetta), riprendendosela; dall’altra di riutilizzarla per “edificarne” una nuova e migliore. La via del guerriero, insomma, è lo “stimolo” che determina la spinta ad abbattere tutto ciò che di sbagliato, dannoso ed ingiusto s’incontra sul proprio cammino. Ma il difetto iniziale è la foga che invece deve essere sublimata nella «paziente attesa» che, però, consente di condurre al momento giusto l’affondo.

Sono d’accordo con te che il “viaggio” astrale sia un percorso posto tutto all’interno della mente, o meglio, nel disordine coscienziale dell’essere. Sì, perché l’astrale è la sfera del pensiero emotivo e passionale che gli orientali chiamano Maya, ossia il piano o velo dell’illusione. E solo elevando lo stato di coscienza del proprio io inferiore (la personalità fisica) a percepire l’essenza di sé, il viaggio interiore porterà sui piani sottili della mente (sfera egoica), sino allo spirito (sfera del proprio archetipo o Dio interiore) dove avviene l’ultima illuminazione. L’errore commesso dai principianti, deviati da suggerimenti incongrui, è quello di “partire” o di voler “salire”. In realtà non è la personalità fisica a dover salire, perché ne sarebbe distrutta (vedi la leggenda di Icaro) tant’è che il “metodo iniziatico” insegna a costruire in sé le opportunità perché l’entità spirituale emerga (erroneamente è detto che discenda) nella forma di coscienza materiale e ne preda possesso («...prenderai possesso dei tuoi domini terreni e governerai con saggezza il tuo popolo [il popolo dei pensieri]...»).

Per ottenere il vuoto o spazio interiore, perché “l’anima” si manifesti, occorre far pulizia dell’inutile raggiungendo l’Essenzialità o Sintesi di sé. Una condizione, questa, che il catechismo devozionale scambiò per una condizione di “povertà” esteriore.
Questa essenzialità, però, non può sorgere che dall’abbattimento d’ogni forma illusoria e dall’annichilimento (e non distruzione) in sé di ogni modello mentale appartenente alla sfera materiale. Sfera materiale che solo in secondo tempo sarà “illuminata” dalla parte di coscienza maggiore che emergerà alla sua superficie.
Questo spazio, o vuoto, può essere raggiunto in molti modi: tanti quanti sono i “tipi umani”. Certamente quello del “distruttore” è il più diretto e quindi il più veloce, ma “non consente errori”. Mentre, ad esempio, la via (energia) devozionale consente tutti gli errori possibili: ecco perché è così sovraffollata.
Ma nel fare le proprie scelte (che condurranno ad altrettanti tipi d’esperienze) bisogna ricordare che è difficile se non impossibile indicare ad un “tipo” diverso dal proprio le caratteristiche e gli eventuali vantaggi del proprio percorso. Chi appartiene ad un’indole di un certo “tipo” è anche mosso dalle caratteristiche di quell’energia.
Ogni essere è come un pendolo che oscilla, mosso dagli stimoli e dalle pulsioni della propria energia naturale, a cui sola si obbedisce e che sola è riconosciuta. Per ognuno la propria via è l’unica vera e possibile, anche se da altri questa non venga poi riconosciuta. Ma è solo liberandosi dalla gabbia formale di questa sudditanza che si otterrà la libertà di pensiero rappresentata dalle ali poste all’apice del Caduceo ermetico.
Veniva detto che i rosacroce parlassero 100 e più lingue.
Di fatto si trattava dell’allegoria di quella libertà di pensiero e della capacità di capire e porsi nella giusta forma nei confronti delle tante forme di sudditanza mentale. La saggezza popolare ricorda l’importanza di “parlare da principi con i principi e da contadino con i contadini”.

Cara amica prosegui tranquillamente sulla via di riconoscere te stessa: senza però aspettare o pretendere che altri “tipi” possano o vogliano capirti. Un vecchio adagio insegna che, in caso di guerra, i guerrieri sono chiamati in soccorso dei cittadini e a morire per loro ma che poi verranno scacciati, perché la loro forza farà sempre paura. Allora, ogni qualvolta dovrai confrontarti con l’illusione, cioè Maya, ovvero sempre, fa assumere al “tuo guerriero” un atteggiamento silente. Nell’invisibilità attenderà il momento più propizio per scoccare il suo dardo, che raggiungerà il bersaglio senza interferire con la tranquillità dei “pacifici cittadini” che a combattere non ci pensano davvero.

La tua “guerra al male”, come la chiami tu, non può essere riconosciuta né devi aspettarti possa essere accettata da “cittadini” che pensano solo a conservare il proprio tranquillo benessere, ognuno nello scompartimento delle proprie sudditanze alle quali sono assoggettati, ma che allo stesso tempo proteggono dall’affrontare ogni forma di malefizio.

Un saluto fraterno

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