Cara Amica, è un po’ che seguo l’andirivieni di messaggi
nei tuoi riguardi ed ho apprezzato la tua posizione nel resistere alle
critiche emotive e spesso scomposte. Trovo che, ma è solo una mia
opinione personale, anche se ancora rozza nei termini, la qualità della
tua materia sia buona. Cioè, parafrasandoti, trovo che la tua spada sia
di buona fattura anche se la scherma manca ancora d’efficacia. Ed è
proprio a proposito della spada che ti scrivo.
Varie discipline (ne esiste una diversa per ogni tipo
d’energia,
temperamento e carattere) di massima suddividono la natura
dell’uomo-donna in 7 vie (vedi Jung ed Assagioli, ma anche la Alice
Bailey con il suo trattato dei 7 raggi ed anche, in sottordine, la Batà
ecc). Quella a cui dimostri d’appartenere è la via eroica
(Jung-Assagioli) o via della spada (il Budo giapponese) o del
guerriero (A. Bailey).
Naturalmente tutti parlano di spada
in termini di “Atto di Volontà”
(vedi la Psicosintesi di Assagioli) coraggio e sacrifizio di sé in
antitesi al malefizio. Siamo, dunque, al confronto diretto e senza
intermediari (cosa di solito più gradita) tra bene e male (come dici
tu) o tra il bello e il brutto (come dico io).
Questa è la natura, quindi la via energetica, a cui sono sottoposti
coloro che sono “destinati” a combattere e distruggono le forme
(concettuali) oscure, informi o antitetiche del bello e del giusto.
Quindi, in fondo, degli operatori di giustizia.
Le stesse discipline concordano ancora nell’indicare che l’energia su
cui si muovono gli “esseri” che “obbediscono” a queste caratteristiche
energetiche è quella della «volontà distruttiva e liberatoria» alla
quale, però, debbono affiancare l’afflato «amorevole» della
comprensione e del soccorso.
Prendendo spunto dagli scritti pubblicati sulla morte, possiamo
ricordare che anche la morte è un’opera di “distruzione e di giustizia”
posta in atto dall’ente che determina la forma personale nella sfera
della materia. Un atto di volontà che da una parte consente di liberare
l’energia imprigionata nella forma (imperfetta), riprendendosela;
dall’altra di riutilizzarla per “edificarne” una nuova e migliore. La
via del guerriero, insomma, è lo “stimolo” che determina la spinta ad
abbattere tutto ciò che di sbagliato, dannoso ed ingiusto s’incontra
sul proprio cammino. Ma il difetto iniziale è la foga che invece deve
essere sublimata nella «paziente attesa» che, però, consente di
condurre al momento giusto l’affondo.
Sono d’accordo con te che il “viaggio” astrale sia un percorso
posto
tutto all’interno della mente, o meglio, nel disordine coscienziale
dell’essere. Sì, perché l’astrale è la sfera del pensiero emotivo e
passionale che gli orientali chiamano Maya, ossia il piano o velo
dell’illusione. E solo elevando lo stato di coscienza del proprio io
inferiore (la personalità fisica) a percepire l’essenza di sé, il
viaggio interiore porterà sui piani sottili della mente (sfera egoica),
sino allo spirito (sfera del proprio archetipo o Dio interiore) dove
avviene l’ultima illuminazione. L’errore commesso dai principianti,
deviati da suggerimenti incongrui, è quello di “partire” o di voler
“salire”. In realtà non è la personalità fisica a dover salire, perché
ne sarebbe distrutta (vedi la leggenda di Icaro) tant’è che il “metodo
iniziatico” insegna a costruire in sé le opportunità perché l’entità
spirituale emerga (erroneamente è detto che discenda) nella forma di
coscienza materiale e ne preda possesso («...prenderai possesso dei
tuoi domini terreni e governerai con saggezza il tuo popolo [il popolo
dei pensieri]...»).
Per ottenere il vuoto o spazio interiore, perché “l’anima” si
manifesti, occorre far pulizia dell’inutile raggiungendo l’Essenzialità
o Sintesi di sé. Una condizione, questa, che il catechismo devozionale
scambiò per una condizione di “povertà” esteriore.
Questa essenzialità, però, non può sorgere che dall’abbattimento d’ogni
forma illusoria e dall’annichilimento (e non distruzione) in sé di ogni
modello mentale appartenente alla sfera materiale. Sfera materiale che
solo in secondo tempo sarà “illuminata” dalla parte di coscienza
maggiore che emergerà alla sua superficie.
Questo spazio, o vuoto, può essere raggiunto in molti modi: tanti
quanti sono i “tipi umani”. Certamente quello del “distruttore” è il
più diretto e quindi il più veloce, ma “non consente errori”. Mentre,
ad esempio, la via (energia) devozionale consente tutti gli errori
possibili: ecco perché è così sovraffollata.
Ma nel fare le proprie scelte (che condurranno ad altrettanti tipi
d’esperienze) bisogna ricordare che è difficile se non impossibile
indicare ad un “tipo” diverso dal proprio le caratteristiche e gli
eventuali vantaggi del proprio percorso. Chi appartiene ad un’indole di
un certo “tipo” è anche mosso dalle caratteristiche di quell’energia.
Ogni essere è come un pendolo che oscilla, mosso dagli stimoli e dalle
pulsioni della propria energia naturale, a cui sola si obbedisce e che
sola è riconosciuta. Per ognuno la propria via è l’unica vera e
possibile, anche se da altri questa non venga poi riconosciuta. Ma è
solo liberandosi dalla gabbia formale di questa sudditanza che si
otterrà la libertà di pensiero rappresentata dalle ali poste all’apice
del Caduceo ermetico.
Veniva detto che i rosacroce parlassero 100 e più lingue.
Di fatto si trattava dell’allegoria di quella libertà di pensiero e
della capacità di capire e porsi nella giusta forma nei confronti delle
tante forme di sudditanza mentale. La saggezza popolare ricorda
l’importanza di “parlare da principi con i principi e da contadino con
i contadini”.
Cara amica prosegui tranquillamente sulla via di riconoscere
te stessa:
senza però aspettare o pretendere che altri “tipi” possano o vogliano
capirti. Un vecchio adagio insegna che, in caso di guerra, i guerrieri
sono chiamati in soccorso dei cittadini e a morire per loro ma che poi
verranno scacciati, perché la loro forza farà sempre paura. Allora,
ogni qualvolta dovrai confrontarti con l’illusione, cioè Maya, ovvero
sempre, fa assumere al “tuo guerriero” un atteggiamento silente.
Nell’invisibilità attenderà il momento più propizio per scoccare il suo
dardo, che raggiungerà il bersaglio senza interferire con la
tranquillità dei “pacifici cittadini” che a combattere non ci pensano
davvero.
La tua “guerra al male”, come la chiami tu, non può essere
riconosciuta
né devi aspettarti possa essere accettata da “cittadini” che pensano
solo a conservare il proprio tranquillo benessere, ognuno nello
scompartimento delle proprie sudditanze alle quali sono assoggettati,
ma che allo stesso tempo proteggono dall’affrontare ogni forma di
malefizio.
Un saluto fraterno
