Nascita della religione d'occidente
Il cristianesimo si estese attorno al bacino del mediterraneo con piccole comunità che diffondevano un messaggio di speranza e di fede tra i sottomessi, i poveri e i diseredati, propugnando un proselitismo che non lesinava critiche a ricchi e potenti. Così, l'apologia cristiana finiva per suscitare risentimento delle caste ricche e dominanti, politiche e religiose. I risentimenti si trasformarono in persecuzioni quando le loro attività furono giudicate sovversive e destabilizzanti per l'ordine costituito. E durarono finché un patto politico fu stretto con l'imperatore romano Costantino, che in cambio del loro sostegno in battaglia, gli concesse protezione.*
Una difesa che durò fino a quando l'imperatore Teodosio, per motivi simili, proclamò il cristianesimo religione di stato.**
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* L'imperatore Costantino, seguace del Dio Sole (Osiris) alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) dove sconfisse Massenzio, raccontò una visione. Dio l'aveva ispirato, promettendogli vittoria, se in battaglia avesse assunto come insegna il chrismon cristiano (monogramma di Cristo), e come emblema la croce.
Forti di questa affermazione, i presuli cristiani convinsero le loro genti a partecipare alla battaglia in favore di Costantino. Che nel 313, li premiò con un editto, in cui proclamava la libertà del culto cristiano.
L'impero, per proteggere il proprio espansionismo, sorvegliava nei popoli occupati, ogni ideologia che li rendesse autonomi dai crismi di Roma. Ai quali, invece, voleva che fossero ammaestrati. Per questo le religioni autoctone, il paganesimo ed il giudaismo, furono sempre avversate.
La presunta conversione al cristianesimo di Costantino non fu mai accertata, se non per voce del vescovo Eusebio di Nicomedia, che disse di averlo battezzato incosciente, in punto di morte.
Il mito cristiano costruito attorno alla sua figura, perciò, non trova corrispondenze nella realtà storica.
Non vi è nemmeno alcuna traccia documentale della «donazione imperiale» che Costantino promise alla chiesa cristiana. Se non il racconto del presule Silvestro, a cui bastò per proclamarsi vescovo di Roma, dando l'avvio al potere temporale dei papi in quella città.
Così il nome di Costantino fu associato all'ascesa del cristianesimo, come l'improbabile paladino della cristianità contro il paganesimo.
** L'imperatore Teodosio dopo aver ottenuto dall'imperatore Graziano il titolo di «augusto» ed il governo d'Oriente, pensò di pacificare i popoli sottomessi all'impero imponendo l'unificazione religiosa. E con l'editto di Tessalonica (380) proclamò il cristianesimo secondo il credo niceno unica religione dello Stato.
Una strategia che permise al cristianesimo di stato di sottomettere ogni culto locale.
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Ma la statalizzazione del culto non fu ben accolta dai patriarchi più ortodossi, che fedeli ai criteri apolitici della fede, non ne accettarono la commistione coi culti dell'impero. Per cui si scissero, abbandonando Roma per recarsi più ad oriente, dove contribuirono a costruire modelli più puri di spiritualità cristiana.
Quelli che scelsero la protezione dell'impero, si trovarono a competere col vasto bagaglio scientifico-filosofico patrimonio dell'antica Grecia ed il fitto empireo di Divinità dell'impero, ricche di tradizioni e significati simbolici. Per cui, poveri di tradizioni ma ricchi di talento politico, la chiesa cristiano-romana pensò di sottrarre al popolo di Israele il primato spirituale.
L'imperatore Costantino, che aveva tutto l'interesse a sostenere la religione che riscuoteva tanto successo tra il suo popolo, sostenne i cristiani romani mentre disegnavano le proprie radici, selezionando i tanti testi che raccontavano la vita del loro Messia, Gesù.
Il metodo per selezionarle fu draconiano. Da una parte si posero in evidenza quei vangeli che divinizzavano le parole e gli atti di Gesù*, dall'altra si oscurarono quelli che raccontavano la vita di un Gesù Figlio dell'Uomo, con madre, fratelli e sorelle. E ad una giovane Chiesa che aveva bisogno di una grande Divinità che oscurasse tutte le altre, dispiacquero i racconti di un Gesù, profeta, dalle sembianze troppo umane. Per cui quei vangeli vennero bollati come apocrifi. E per chi avesse seguito quelle testimonianze giudicate “troppo umane”, fu coniato il termine di eretico. Che, anche se nell'accezione latina significa “scelta”, d'allora divenne un titolo spregiativo: sinonimo di blasfemo, miscredente e bestemmiatore.
Divinizzato Gesù, gli eredi del Figlio unigenito di Dio divennero il nuovo Popolo Eletto di Dio, depositari del Suo Verbo, e consacrati a riscattare l'Umanità dall'abisso del Male.
Su questo i cristiani cominciarono a costruire il proprio primato religioso, eclissando l'eccellenza del crisma ebraico del proprio Messia ed i criteri ch'esso comportava. A cominciare dalla sacralità della circoncisione, sancita dalla Legge più schietta del patto tra Dio ed il Suo popolo prediletto.
La cancellazione del rito della Legge sulla circoncisione, fu motivo di aperto dissidio tra l'apostolo Pietro (che mai venne a Roma, ma restò sempre in Libano tra Tiro e Sidone ) e l'esegeta romano Paolo di Tarso: che pur non avendo mai conosciuto il Messia né avesse mai udito la sua parola, tanto modificò del suo insegnamento e delle Leggi in cui Gesù credeva.
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* gli Autori canonici dei Vangeli
Titolo |
Autore |
Data |
Luogo |
Origine dei dati su Gesù |
Vangelo di Marco |
Giovanni di Gerusalemme ( Marcus ). Traduttore in greco di Pietro |
c. 75-80 d.C. [60-70d.C.]* |
Italia |
Annotazioni di Marco prese dai ricordi che Pietro menziona nelle sue predicazioni |
Vangelo di Matteo |
Levi, apostolo di Gesù chiamato Matteo; esattore d'imposte |
c. 90 d.C. [60-70d.C.] |
Egitto |
Vangelo di Marco, passi profetici dell'A.T. e altre fonti ebraiche e non ebraiche |
Vangelo di Luca |
Luca, medico e compagno di Paolo di Tarso ( romano) nelle sue predicazioni |
fine I sec. d.C. [60 d.C.] |
Roma |
A.T., scritti dello storico Flavio Giuseppe, materiale di Paolo, Marco e Matteo ecc. |
Atti degli apostoli |
Luca |
fine I sec. d.C. [60-62 d.C.] |
Roma |
Stesse fonti precedenti |
I ai Tessalonicesi |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 51 d.C. |
Corinto |
|
II ai Tessalonicesi |
Paolo? autore falso |
c. 52 d.C. ? |
Corinto |
|
Ai Galati |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 53 d.C. |
Antiochia ? |
|
I° ai Corinzi |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 55 d.C. |
Efeso |
|
II ai Corinzi |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 56 d.C. |
Efeso |
|
Ai Romani |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 57 d.C. |
Corinto |
|
Ai Filippesi |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 61-62 d.C. |
Roma |
|
Agli Efesini |
Paolo? autore incerto |
c. 61-62 d.C. ? |
Roma |
|
Ai Colossesi |
Paolo? autore incerto |
c. 61-62 d.C. ? |
Roma |
|
A Filemone |
Paolo di Tarso ( romano) |
c. 62 d.C. |
Roma |
|
A Tito |
Paolo? autore falso |
62 o II sec. d.C.? |
Roma |
|
I a Timoteo |
Paolo? autore falso |
63 o II sec. d.C.? |
Roma |
|
II a Timoteo |
Paolo? autore falso |
63 o II sec. d.C.? |
Roma |
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Lettera agli Ebrei |
Apollo, ebreo alessandrino collaboratore di Paolo |
c. 65-67 d.C. |
Italia |
Notevole influenza dell'opera dell'ebreo alessandrino Filone |
I lettera di Pietro |
Simone/ Cefa /Pietro, uno dei tre intimi di Gesù |
? Pietro muore nel 64-65 d.C. [67 d.C.] |
Roma |
Influenza delle Lettere ai Romani e agli Efesini di Paolo |
Lettera di Giacomo |
Autore incerto, Giacomo, fratello di Gesù o nipote dell'altro fratello Giuda, |
75-80? (Giacomo muore nel 62 d.C.) |
Gerusalemme? |
Questo documento si basa probabilmente su un altro documento più antico e originale di Giacomo |
Lettera di Giuda |
Autore incerto, Giuda fratello di Gesù o un suo nipote. |
? |
? |
|
II Lettera di “Pietro “ |
Sconosciuto, ma non dell'apostolo Pietro |
c. inizi del II sec. d.C. |
Egitto |
Notevole influenza delle Antichità dello storico Flavio Giuseppe e della Lettera di Giuda |
Vangelo di Giovanni |
Giovanni l'Anziano, un greco cristiano |
c. fine primo decennio del II sec. d.C. |
Asia minore |
Memorie di Giovanni il Sacerdote ebreo - non di Giovanni l'apostolo – e testi ebraici ed esseni |
I di Giovanni |
Giovanni l'Anziano |
idem |
Asia minore |
|
II di Giovanni |
Giovanni l'Anziano |
idem |
Asia minore |
|
III di Giovanni |
Giovanni l'Anziano |
idem |
Asia minore |
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Apocalisse |
Giovanni il Sacerdote (ebreo) |
c. 95-96 d.C. |
Asia minore |
Notevole influenza della letteratura apocalittica ebraica |
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Per assicurarsi l'eccellenza del proprio crisma, il cristianesimo doveva oscurare altri culti, e per cancellare ogni altro ricordo religioso, prese ad assimilare nel proprio ventre i brani più significativi dei culti pagani, cristianizzandone forme e abitudini. Affinché il popolo ritrovasse nella nuova religione le antiche abitudini di culto.
Le parti più significative furono istituzionalizzate dando nuovi nomi ad antiche divinità, omologandone i riti e le festività. Gli antichi culti, perciò, non sparirono ma furono trasformati. Come i simboli solari, ad esempio, che furono convertiti nelle aureole dei santi. Fu riammessa l'idolatria. L'adorazione di un Dio intangibile fu sostituita dal culto delle immagini. Figure umane scolpite nelle pietra, intagliate nel legno e dipinte sui muri o gli arazzi, furono sacralizzate ed ammesse alla venerazione dei culti collettivi. Con il rito della “comunione”, si ripristinava il banchetto totemico, in cui nelle fedi arcaiche era in uso cibarsi del corpo di Dio e bere il suo sangue sacrificale (divinità totemica).
Ma l'esempio più sensazionale di fagocitazione religiosa fu la falsificazione della nascita del Messia Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Nelle culture mediterranee il giorno più breve dell'anno veniva celebrato Osiride il Dio sole.
Nel 273 (d.C.) l'imperatore Aureliano stabilì che il 25 di Dicembre, anniversario della nascita di Osiride, fosse il giorno dedicato al Culto Solare.
Nel 336, con la lettera Depositio Martyrium, papa Liberio trasformò la festività solstiziale nell'anniversario della nascita di Gesù. Idea che papa Leone Magno (440-461) concorse a consolidare facendone la festa sacra alla cristianità.
In conclusione, divenendo religione dell'impero e assimilando gran parte dei culti pagani, il cristianesimo romano perse l'originaria identità spirituale. Tanto che Eusebio di Cesarea (scrittore cristiano 263-339) definì la Chiesa cristiana «la più sacra delle eresie».
Ovunque, all'ombra delle teocrazie religiose, chi provava attrazione verso la pura spiritualità non si riconosceva nella podestà di un potere religioso, anzi, ne veniva respinto. Poiché, la stabilità di ogni teocrazia si basa sul potere e sull'ordine governato in concorso con gli altri poteri sovrani. Si può credere, perciò che il monachesimo, sia d'oriente che d'occidente, sia improntato sul rifiuto di ogni genere di regalità religiosa. 
