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Sulla Morte: Morte: la grande avventura - Parte IV
Argomento:Letture d'Esoterismo Orientale

Letture d'Esoterismo OrientaleMorte e malattia sono condizioni inerenti alla sostanza; finché l'uomo si identifica con la forma, è soggetto alla Legge del Dissolvimento, che è una della basi della natura, cui obbedisce la vita delle forme di ogni regno.

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Morte: la grande avventura - Parte IV

a cura di Adriano Nardi

prodotto per Esonet.it

 

Dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D. K.

 

Parte IV

Morte e malattia sono condizioni inerenti alla sostanza; finché l'uomo si identifica con la forma, è soggetto alla Legge del Dissolvimento, che è una della basi della natura, cui obbedisce la vita delle forme di ogni regno.

 

Non è detto che la liberazione dell'anima, tramite malattia e morte, sia una disgrazia. È indispensabile coltivare una disposizione nuova e migliore nei confronti della morte, e ciò è essenziale e possibile. Non è il caso che io mi soffermi su ciò. Voglio invece imprimere in voi un nuovo vigore nel considerare la malattia e la morte.

… … …

Il male è talora dovuto al ritirarsi dell'anima dalla sua dimora, ed è parte di quel processo. Noi lo chiamiamo morte, e può essere istantaneo, o protrarsi a lungo, poiché l'anima può impiegare mesi ed anni per lasciare lentamente la forma, che allora muore poco a poco.

… … …

La malattia può essere una morte graduale e lenta, che libera l'anima. La cura non è possibile, ma bisognerà sicuramente ricorrere a lenimenti e palliativi. Si potrà prolungare alquanto la vita, ma certo non guarire in modo permanente e definitivo. Di solito il guaritore mentale non lo ammette. Egli fa della morte un orrore, mentre è un'amica benefica. La malattia può essere il comando improvviso ed ultimo che il corpo lasci libera l'anima per altro servizio.

In tutti questi casi è bene fare quanto possibile secondo la chirurgia e la medicina moderne, con l'aiuto delle discipline che oggi vi collaborano numerose. Molto si può fare a livello mentale e spirituale, con l'aiuto della psicologia. Un giorno tutti questi metodi dovranno collaborare assieme, a forze unite.

… … …

Pare evidente, al pensatore superficiale, che molte infermità e morti siano dovute a situazioni ambientali di cui il soggetto non è responsabile. Esse variano da eventi del tutto esteriori alle predisposizioni ereditarie. Elenchiamole così:

1.

Incidenti, dovuti a negligenza personale, a eventi collettivi, a incuria altrui, ad operazioni belliche o eventi d'altro genere.
Possono anche essere causati dall'attacco di certi animali, dal morso di un serpente, da avvelenamento accidentale e da occorrenze consimili.

2.

Infezioni provenienti dall'esterno e non ascrivibili alle condizioni peculiari del sangue del soggetto. Comprendono le malattie dette infettive e contagiose, e soprattutto le epidemie. Aggrediscono mediante i contatti quotidiani, durante il lavoro, o perchè grandemente diffuse nell'ambiente.

3.

Malattie da denutrizione, specie nei giovani. L'organismo denutrito è predisposto alla malattia, poiché la sua resistenza e vitalità sono minori; i poteri di difesa sono neutralizzati, e si soccombe a una morte prematura.

4.

Ereditarietà. È noto che esistono tare ereditarie che predispongono a certe malattie e alla morte, o che lentamente e di continuo minano la vitalità dell'individuo; vi sono inoltre forme di appetiti pericolosi che instaurano abitudini indesiderabili, indeboliscono il morale e la volontà e rendono inetti a reagire. Si soccombe allora, e si paga il prezzo di quei vizi, cioè malattia e morte.

… … …

Voglio inoltre chiarire due questioni, che dovrete illustrare all'infermo:

1.

La guarigione non è garantita. Il malato deve rendersi conto che la continuazione della vita fisica può anche non essere la meta suprema. Può esserlo se il servizio da rendere è di reale importanza, se restano doveri da compiere, lezioni da apprendere. La vita corporea non è il bene supremo: quel che importa ed è veramente benefico è svincolarsi dalle limitazioni del corpo. Il malato deve riconoscerlo e rassegnarsi al karma.

2.

La paura non giova a nulla. Uno dei primi obiettivi del guaritore è aiutare l'infermo ad attendere con buon senso e serenità il proprio futuro - qualunque esso sia.

… … …

È pertanto doveroso essere efficienti, poiché l'effetto è pari a ciò che si è. Se si è magnetici e si irradia la forza dell'anima, il malato perviene più facilmente al fine desiderato - e questo può essere la salute completa, o uno stato mentale che gli consenta di vivere in pace con se stesso e col suo male, non ostacolato dalle limitazioni imposte dal karma. O la liberazione (con gioia e senza sforzo) dal corpo e recuperare la salute perfetta oltre i cancelli della morte.

… … …

Molti sono i guaritori che ritengono cosa di suprema importanza liberare il veicolo fisico dal male e strapparlo alla morte. Sovente, invece, meglio sarebbe che la malattia seguisse il suo corso e la morte spalancasse all'anima i cancelli della sua prigione. Giunge inevitabile, per tutti gli incarnati, l'ora in cui l'anima si libera dal corpo e dalla forma, e la natura provvede con saggezza. Quando intervengono per effetto della tempestiva decisione dell'anima, malattia e morte devono essere intesi come agenti di liberazione. La forma fisica è un aggregato di atomi, edificati in organismo e corpo coerente, e tenuti assieme dal volere dell'anima. Se questa volontà si ritrae nel proprio mondo, o (come si suol dire in occultismo) se «l'anima rivolge lo sguardo altrove», per il ciclo presente ne conseguono, inevitabili, male e morte. Non per errore mentale, o per non aver riconosciuto il divino, o perché si soccombe al male. Ma perché, in realtà, la forma si risolve nei suoi componenti e nell'essenza. La malattia è un aspetto basilare della morte. È il processo per cui materia e forma si apprestano a separarsi dell'anima.

… … …

Nessuno, che per Karma debba morire, viene mai riportato indietro dai «cancelli della morte»; il ciclo di vita fisica, in tal caso, termina - a meno che non si tratti di un discepolo di un Ashram, di notevoli capacità, la cui opera e la cui presenza siano necessarie per completare la sua missione terrena. Allora il Maestro dell'Ashram può aggiungere la Sua conoscenza ed energia a quelle del guaritore o del paziente, e posporre temporaneamente il trapasso. Ma sia il malato che il guaritore non devono farvi assegnamento, perché non sanno quali siano le circostanze che lo consentono.

… … …

Quando la morte sia certa, e il medico e il guaritore ne scorgano i segni, quest'ultimo non deve sospendere la propria azione. Proseguendo, egli può accrescere il male, ciò nondimeno l'ammalato sarebbe aiutato ad affrettare l'atto del morire. Non è sempre vero che «finché c'è vita c'è speranza». L'esistenza può essere prolungata anche dopo la decisione dell'anima di ritirare la vita: ciò accade sovente; la vita atomica dei signori lunari può protrarsi anche a lungo, ma ciò è molto penoso per l'uomo spirituale, conscio del processo e dell'intento dell'anima. Il corpo fisico resta vivo, ma l'attenzione dell'uomo reale è rivolta altrove.

Quando il male prende il sopravvento il medico si accorge che ormai è solo questione di tempo, e anche il guaritore spirituale può imparare a notare quei sintomi. In quei frangenti, invece del silenzio mantenuto oggi sia da quello che da questo, che non lo annunciano al morente, occorre impiegare il tempo che resta (sempre che le sue condizioni lo consentano) a prepararlo al «benefico e felice» ritrarsi dell'anima; parenti ed amici vi prenderanno parte. La nuova religione mondiale inculcherà quest'atteggiamento verso la morte sin dal suo primo apparire. La morte sarà intesa in modo completamente diverso, basato sul ritiro cosciente, e i servizi funebri, o meglio la cremazione, saranno occasione di gioia, appunto per la libertà riconquistata e per il ritorno.

… … …

Se dovessi dire qual è il compito principale dei gruppi di guarigione che la Gerarchia intende promuovere in futuro, affermerei appunto che è preparare gli uomini a quello che dovremmo considerare come l'atto di restituzione insito nella morte, conferendo a questa temuta nemica un volto nuovo e più sereno. Procedendo a pensare e lavorare in tal senso, vi accorgerete che il tema della morte ricorre di continuo, e che come risultato appariranno nuovi atteggiamenti nei suoi confronti, un'attesa felice di quell'evento inevitabile e familiare. I guaritori devono prepararsi ad affrontare questa condizione che è fondamentale per tutto ciò che vive, e gran parte dell'opera loro sarà appunto rivolta a chiarire il principio della morte. L'anima deve tornare là donde venne. Oggi, questa restituzione è coatta e paventata, incute terrore e induce a pretendere con forza la salute del corpo fisico, accentuandone l'importanza, e facendo ritenere che la cosa più importante fra tutte sia prolungare l'esistenza terrena. Ma nell'epoca che ci attende questi errori cesseranno; la morte sarà vista come un processo normale, ben compreso, come la nascita, anche se meno doloroso e pauroso di questo. Notate queste parole, che hanno un senso profetico.

 

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