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Catarismo: Teologia degli antichi sacerdoti Catari - Parte 3
Argomento:Storia Nascosta

Storia NascostaL'“Eresia” Catara

Le origini del Catarismo sono dubbie e discusse. Per alcuni studiosi, la fede catara deriverebbe dal Manicheismo, la religione di cui S. Agostino fu dapprima seguace e poi tenace avversario (v. la definizione corrente su molti vocabolari della lingua italiana).
Per altri, più realisticamente, ipotizzare un diretto rapporto di discendenza dal Manicheismo al Catarismo risulta problematico, poiché quest’ultimo non ebbe unità di miti e di dottrine.

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Teologia degli antichi sacerdoti Catari - Parte 3

di Luigi G. Navigatore
coordinamento editoriale Athos A. Altomonte


L'“Eresia Catara

(interpretazione “abilitata” dell’“eresia” Catara)

“Dio è molto buono. Eppure, nel mondo, nulla è buono. Significa che Dio non ha fatto nulla di ciò che esiste al mondo”.

Con questo sillogismo, Pierre Garsias, semplice contadino occitano trascinato davanti agli inquisitori, riassumeva la dottrina catara alla quale aveva aderito, come molti altri suoi compatrioti. Nessuna delle grandi religioni è mai riuscita a spiegare, in modo veramente soddisfacente, l’esistenza del male in un mondo creato da Dio. I Catari proponevano questa spiegazione: il Dio buono aveva creato soltanto il mondo spirituale, gli archetipi, i “modelli” di tutte le cose, mentre il Dio malvagio aveva plasmato il mondo materiale, impadronendosi di alcuni elementi del mondo della Luce.

Le origini del Catarismo sono dubbie e discusse. Per alcuni studiosi, la fede catara deriverebbe dal Manicheismo, la religione di cui S. Agostino fu dapprima seguace e poi tenace avversario (v. la definizione corrente su molti vocabolari della lingua italiana).

Per altri, più realisticamente, ipotizzare un diretto rapporto di discendenza dal Manicheismo al Catarismo risulta problematico, poiché quest’ultimo non ebbe unità di miti e di dottrine. Per esempio, quando si cercava di definire i due principi che si opponevano l’un l’altro, v’era chi propendeva per un dualismo assoluto: il Dio buono e il Dio malvagio si contrapponevano da sempre ed erano coeterni. Altri, invece, riconoscevano che il Dio di Luce e di bontà era il Principio Assoluto e che il suo Antagonista era solo un grande angelo decaduto; un angelo e non il Dio.

Ancora origini poco chiare; sarà bene allora ritornare al VII secolo a.C., quando Zarathustra e i suoi discepoli insegnarono che la creazione si è formata grazie alla parola di Ahura Mazda [il Saggio Signore], ma che contro il “creatore” si collocano le Tenebre, matrici del Male del mondo, che obbediscono ad Angra Mainyu [Il Nemico] lo “Spirito cattivo”, colui che vorrebbe distruggere l’opera del Saggio Signore.

Nuova svolta nel III secolo della nostra era. In Mesopotamia appare il riformatore religioso Mani, facente parte di una setta ebraico-cristiana.

Mani, dopo due visioni del proprio “Gemello Celeste” a 12 e a 24 anni, abbandonò la comunità seguito dal padre e da due seguaci. È il 240 d.C. . Trentacinque anni più tardi conoscerà prigione e martirio inflittagli dal re sasanide Bahram I su istigazione dei Magi, fanatici custodi della religione postzarahustriana.

Riassumere il messaggio di Mani, che si disse “Il Sigillo dei Profeti”, coronatore dell’insegnamento di Zarathustra, di Buddha e di Gesù, è praticamente impossibile.

Si può solo sottolineare che, per Mani, l’Universo è un aggregato di Spirito e Materia, formatosi in conseguenza del sollevamento delle Tenebre verso la Luce, e che è compito dell’uomo separare gli elementi che appartengono al Bene da quelli che appartengono al Male.

Un concetto che si accompagna alla visione della vittoria finale della Luce contro la Materia e l’Oscurità. Il cosmo, dunque, non è di per sé interamente negativo o preda del Male; si mescolano in esso e si affrontano fattori e componenti che appartengono sia all’uno che all’altro schieramento. Una tale visione era ben differente da quella catara, anche se non proprio antitetica. Forse ci si dovrà spostare in Armenia, da dove nel 600 d.C. si irradia in tutto l’impero Bizantino la setta pauliciana, scindendosi in varie confessioni e aggiungendo alle concezioni dualiste il rifiuto dell’Antico Testamento [eresia marcionita], sia dell’incarnazione del figlio di Dio, con il conseguente rigetto di tutti i sacramenti.

Ci si trova, come si può constatare, di fronte ad idee in parte di indubbia derivazione manichea e ad altre che se ne scostano alquanto.

Allora andiamo in tempi più vicini [più o meno al X secolo d.C.] e spostiamoci in Bosnia, in Macedonia e nei Balcani a seguito della predicazione di un prete del basso clero [diacono], il pope Bogomilio. Le affinità tra la setta pauliciana ed il Bogomilismo sono notevoli, ma gli specialisti concordano anche nel ritenere non dimostrabile un diretto rapporto di filiazione tra le due sette. È quasi certo invece, per gli specialisti, che il Bogomilismo contribuì alla nascita del Catarismo, sopratutto attraverso la Dalmazia e l’Italia*.

__________

* Il pope Bogomilo è di origine bulgara ma il suo ministero lo ha svolto in Macedonia (che era “Grecia”) per poi risalire in Serbia ed in Dalmazia. La Grecia, è bene ricordare, non era un cumulo di macerie archeologiche ed ideologiche.

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