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Il Guardiano delle Sette Porte lamentava:
«Ho visitato gli uomini con un fiume incessante di miracoli, ma non li notano.
Fabbrico nuove stelle, ma la loro luce non riesce a mutarne il pensiero.
Sprofondo continenti interi negli abissi marini, ma la coscienza umana resta immota.
Erigo montagne e insegno il Vero, ma gli uomini non voltano neppure il capo.
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Mando guerre e pestilenze, ma neanche il terrore li costringe a pensare.
Offro la gioia della conoscenza, e fanno una sola zuppa di quel sacro banchetto.
Non ho altri segni per trattenere gli uomini dalla distruzione».
Così gli rispose il Sublime:
«Quando il costruttore getta le basi dell'edificio, lo descrive forse a gran voce a tutti quelli che vi lavorano?
L'ultimo di questi sa le dimensioni che gli sono state dettate, e solo pochi conoscono lo scopo per cui faticano.
Chi scava fra le pietre delle antiche fondazioni non intende una sola delle nuove. Ma il costruttore non si lagna se gli operai non capiscono il piano in tutta la sua grandezza. Deve solo distribuire il lavoro secondo le capacità di ciascuno».
Così, a proposito della coscienza umana, sapremo che a chi non può contenere, né sa ascoltare, andrà solo il lavoro più umile. Chi ha capito stia saldo, come centomila saggi.
E i segni, come iscrizioni, si sveleranno al suo sguardo.
da Agni Yoga 
