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:: Primo Rotolo :: |

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Opera_al_Rosso > Lame di Rasoio: Le Stelle - XVII Lama | Nell'aula del tribunale di Metz, Cornelius, nella sua imponenza, s'ergeva con prosopopea di fronte al suo avversario, Nicola Savini, domenicano, inquisitore della fede, che lo guardava accigliato e nemico.
Il suo avversario nella causa, Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim, non era uomo da poco. Famoso alchimista, mago, teologo, medico, giurista e filosofo, Cornelius era un funzionario importante nella città di Metz, dove era stipendiato come oratore e consigliere.
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Opera_al_Rosso > Lame di Rasoio: Il Matto - Lama 0-XXII | Io sono lo Zero. Nessuno prima di me. Forse io ti conosco, femmina, perfida, bugiarda ipocrita come tutte le femmine. Ho creato coscientemente lemuri e vampiri, gli orchi e le più orride creature degli incubi degli uomini. Io amo il bello, creo il bello, sono il bello. Ma può il bello godere eternamente di sé stesso senza rispecchiarsi nella natura che ha creato, senza riflettersi con ribrezzo nella sua opposta polarità?
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Opera_al_Rosso > Lame di Rasoio: Il Diavolo – XV Lama | Il percorso sephirotico corrispondente alla XV Lama è il 260 e conduce dallo Splendore (Hod) alla Bellezza (Thipheret). L'assimilazione di questo percorso al Diavolo, entità analogica al male, ne indica la particolare difficoltà e pericolosità. Prima di percorrere assieme questo sentiero, è necessario specificare perché questi due bellissimi termini (Splendore/Bellezza) possano qualificarsi come il “sentiero del diavolo”.
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Opera_al_Rosso > Lame di Rasoio: L'Appeso - XII Lama | Forse fu il notturno canto della civetta che mi risvegliò o il sibilare gelido del serpente, nell'erba appena acquattata dal suo viscido peso. Nell'attimo stesso che un'attutita coscienza di me sgorgò da un punto indefinibile dell'essere, il mio centro disperso e ritrovato esplose nel dolore.
Tutto ciò che ancora non potevo chiamare Io era concentrato in una caviglia stretta da un laccio inestricabile. Lentamente, come guardando da una distanza incommensurabile, la mente ritrovò i contorni del suo corpo, ormai insensibile come una pietra atrocemente appesa al suo arto, vivo e lancinante.
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