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:: ... ad Athos :: |
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:: Primo Rotolo :: |

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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Le Sirene o il piacere | La favola delle Sirene viene riferita, ma in modo assai superficiale ai dannosi allettamenti del piacere. Ci sembra che la sapienza degli antichi sia come uva non ben spremuta dalla quale, benché qualche cosa sia tratta, tuttavia le cose più importanti restano e sono trascurate.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Metide o il consiglio | Narrano gli antichi poeti che Giove prendesse in moglie Metide il cui nome chiaramente significa Consiglio e che la ingravidase. Saputolo, invece di aspettare il parto se la divorò, onde egli stesso divenne gravido; il parto fu assai strano perché Giove generò dal capo ossia dal cervello Pallade armata.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Proserpina o lo spirito | Si narra che Plutone, dopo aver ricevuto in seguito a quella famosa spartizione il regno degli inferi, disperando di sposarsi con qualcuna delle dee, se le avesse tentate con colloqui o modi gentili, si sentì costretto a progettare un rapimento. Pertanto, scelta l’occasione opportuna, con improvvisa incursione, rapì Proserpina figlia di Cerere, fanciulla stupenda, mentre nei prati di Sicilia raccoglieva fiori di narciso; e la portò seco, con una quadriga, nelle regioni sotterranee.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Sfinge o la scienza | Tramandano che la Sfinge fosse un mostro dai molteplici aspetti: dalla faccia e dalla voce di vergine, dalle penne di uccello dalle unghie di grifone e occupava poi un giogo montano nella campagna tebana e ne impediva le vie d'accesso, perché era solita porre insidie ai viandanti per prenderli e, avutili in proprio potere, proporre oscuri ed insolubili enigmi che si dicevano offerti e dettati dalle Muse.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Il volo di Icaro ed anche Scilla e Cariddi o la via di mezzo | In morale è lodatissima la moderazione o la via di mezzo. Nelle cose dell'intelletto è meno celebrata ma non meno utile e buona; solo in politica è sospetta e da prendere con giudizio. Gli antichi rappresentarono la moderazione morale con la regia di Icaro, quella intellettuale, per le decantate difficoltà e il pericolo, con l'itinerario tra Scilla e Cariddi.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Prometeo o lo stato dell'umanità | Gli antichi tramandano che l'uomo fosse opera di Prometeo e fatto di fango, se non che Prometeo mescolò alla massa particole dei diversi animali. Costui, volendo proteggere la sua opera con qualche beneficio, e non sembrare solo il fondatore del genere umano, ma anche il benefattore, di nascosto salì in cielo portando seco un fascio di arbusti di ferula e, accostatili e accesi al carro del sole, portò il fuoco a terra e lo donò agli uomini.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Atalanta o il guadagno | Atalanta, essendo velocissima, fece una gara di corsa con Ippomene. I patti erano questi: in caso di vittoria Ippomene avrebbe sposato Atalanta, in caso di sconfitta avrebbe pagato con la morte. La vittoria non sembrava incerta, dato che l'insuperabile abilità di Atalanta nella corsa era stata sottolineata dalla morte di molti.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Dionisio o il desiderio | Narrano che Semele concubina di Giove dopo averlo costretto con inviolabile giuramento ad un voto perenne, chiedesse al dio di venire da lei tale quale era solito andare da Giunone. Ma essa durante l’amplesso morì incenerita. Il fanciullo che portava in sé, fu preso dal padre che lo introdusse nella coscia fino a che non si compissero i mesi destinati alla gestazione. Tuttavia Giove per questo peso non poco zoppicava: pertanto il bambino, poiché appesantiva ed infastidiva Giove che lo portava nella coscia, prese il nome di Dionisio (colui che infastidisce il Dio).
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Acheloo o la battaglia | Narrano gli antichi che, quando Ercole ed Acheloo contendevano per sposare Deianira, la questione sfociò in aperto combattimento. Acheloo, dopo aver sperimentato molteplici e varie forme (gli era infatti lecito far ciò), al fine si diresse verso Ercole sotto specie di toro bieco e fremente e si preparò alla battaglia. Ercole, al contrario lo assalì mantenendo l'usuale figura umana.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Nemesi o la vicenda delle cose | Si tramanda che Nemesi fosse una dea venerata da tutti e temuta anche da fortunati e potenti. Era figlia della Notte e dell’Oceano. La sua effige era questa: alata e coronata, con nella mano destra un’asta di frassino e nella sinistra una fiala nella quale stavano gli Etiopi; stava poi seduta su di un cervo.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Deucalione o la restaurazione | Narrano i poeti che, allorquando per il diluvio universale furono scomparsi i primi abitatori del mondo, soli restarono Deucalione e Pirra che ardevano del pio e nobile desiderio di rigenerare l’umanità.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Erittonio o l’impostura | Raccontano i poeti che Vulcano attentasse alla castità di Minerva e, subitamente acceso da desiderio, le usasse violenza; nella lotta sparse per terra il seme, dal quale nacque Erittonio che, nelle parti superiori del corpo era di bell’aspetto, ma i femori e le tibie erano esili e deformi
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Dedalo o la meccanica | Gli antichi adombrarono sotto la figura di Dedalo, uomo ingegnosissimo ma esecrabile, la scienza e l'industria meccanica, anche in quegli artifizi illeciti volti a cattivi usi. Costui, per l'uccisione di un condiscepolo rivale, era andato in esilio, ma quivi era gradito ai re e alle città. Realizzò anche molte ed egregie opere, tanto in onore degli dèi, quanto ad ornamento e a magnificenza delle città e dei luoghi pubblici; ma il suo nome è celebrato soprattutto per le illecite invenzioni.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Diomede o lo zelo | Quando Diomede rifulgeva di grande ed esimia gloria ed era oltremodo caro a Pallade, da questa fu provocato (quasi che egli non fosse più audace di quanto occorresse) a non risparmiare Venere se per caso l'avesse incontrata in battaglia. Diomede spregiudicatamente obbedì e ferì la mano destra a Venere.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Cupido o l'atomo | Tutte quelle cose che sono state dette dai poeti su Cupido o Amore non possono propriamente convenire ad una medesima persona; sono infatti, così discrepanti che dev'essere rifiutata la confusione tra le persone e invece accolta la somiglianza. Narrano dunque che Amore fosse il più antico di tutti gli dèi e perciò di tutte le cose; ad eccezione del Caos, che vien fatto a lui coevo.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Il pretendente di Giunone o la disonestà | Narrano i poeti che Giove, per possedere i suoi amori, assumesse molte svariate forme: di toro, di aquila, di cigno, di aurea pioggia. Quando invece voleva tentare Giunone, si cambiava nel più ignobile degli esseri, sottoposto al disprezzo e al ludibrio di tutti.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Titone o la sazietà | Di Titone si narra una bella favola: che fosse stato amato dall’Aurora, la quale, bramando goderne perpetuo legame, chiese per lui a Giove l’immortalità; ma purtroppo per femminile dimenticanza si scordò di aggiungere alla sua richiesta di liberarlo dalla vecchiaia.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Memnone o il prematuro | I poeti ricordano come Memnone fosse figlio dell'Aurora. Questi, famoso per la bellezza delle sue armi e celebre per detto popolare, partecipò alla guerra di Troia ove, accorrendo bramoso a grandi imprese con sconsiderato ardire, si scontrò a singolar tenzone con Achille, il più forte dei Greci, rimanendone ucciso.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Proteo o la materia | I poeti narrano che Proteo fosse pastore di Nettuno, ed anche vecchio e vate; vate però eccezionale e tre volte eccellente; infatti conosceva non soltanto le cose future ma anche le passate e le presenti; cosicché, oltre che capace di divinazione, era anche interprete e nunzio di tutti i segreti e di tutta l'antichità.
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Miti&Simboli > De sapientia veterum: Il Cielo o le origini | I poeti tramandano che il Cielo fosse il più antico di tutti gli dei, e che a lui fossero state asportate con una falce dal figlio Saturno le parti genitali. Saturno invece generò prole numerosa, ma divorò continuamente i figli: alfine Giove sfuggì alla strage e, adulto, precipitò il padre nel Tartaro e prese il regno.
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