Argomento:Domande e Risposte


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Difformità e sintesi dei sistemi iniziatici

due differenti prospettive di vivere la realtà iniziatica

di Athos A. Altomonte

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D: ...Si può quindi in qualche modo raggiungere l'iniziazione prescindendo dall'appartenenza a qualsivoglia organizzazione esoterica, semplicemente mediante il raggiungimento di una consapevolezza interiore, che trascende dottrine e rituali, oppure oltre al raggiungimento di tale stato si ha necessità di perseguire un metodo?

 

R: Forse inaspettatamente rispondo di si. È possibile raggiungere ogni grado (d'espansione di coscienza) necessario a condurre l'adepto alla soglia della "propria" Iniziazione, al di fuori di una qualsiasi struttura "pensata" dall'uomo. Strutture astratte, cioè fondate su idee filosofiche, etiche, religiose o di costumi morali, tutte rigorosamente suddivise e settoriali, che trovano la propria espressione fisica (il Corpus) in organizzazioni come quelle degli Ordinamenti iniziatici, Ashram o Chiese, tutte altrettanto suddivise dalle particolarità dei "propri linguaggi".

Grandi Guide spirituali e grandi Iniziati si sono elevati, intellettualmente e spiritualmente, senza l'aiuto di nessuna struttura formale. Strutture che sono state "immaginate" solo in un secondo tempo, da coloro che hanno ricostruito un cammino ideale che ne seguisse l'esempio. Il punto è un altro. Che in mancanza di quella "spinta interiore" che ha mosso gli animi (le personalità fisiche) di uomini fino a farne delle Guide e degli Iniziati, è auspicabile seguire un metodo e non solo per seguirne "idealmente" l'esempio. Il "metodo", non è altro che lo strumento preposto ad accelerare il processo d'identificazione con il modello iniziatico che l'adepto si e scelto. Il metodo, o sistema, evita al candidato di spendere parte della propria esistenza in un lungo processo di ricerca e di selezione, necessario per identificare e riconoscere il modello iniziatico a lui più consono.

Da ciò nasce un argomento pregnante. La necessità di operare una scelta oculata del sistema e del modello iniziatico da usare, ponendosi domande come: quale sistema e quale modello mi è congeniale? Ne esiste uno migliore di altri, come taluni affermano?

Per rispondere, bisognerebbe riconoscere che nonostante le loro apparenti difformità, ogni sistema iniziatico, all'apice del proprio cielo, finisce per convergere in un'identica sintesi, astratta, metafisica e/o spirituale. Questi termini, in realtà sono tutti sinonimi usati per rappresentare la stessa realtà, interiore, che deve essere svelata alla visione della mente fisica.

Non esiste metodo migliore di un altro, né può esserlo il modello ch'esso interpreta. Perché ogni modello minore tende a concludersi nell'unico modello superiore ch'è la somma di ogni valore.

Se ne deduce che ogni stile, forma, o ideale può essere un'utile rappresentazione di un'unica realtà. E la differenziazione dei termini diventa, entro certi limiti, cioè solo nella fase dell'apprendistato o del noviziato, un valido strumento per trasmettere principi di una realtà, che appare diversa solo ai limiti di un temperamento (carattere) a cui è impossibile riconoscere ciò che non abbia la propria colorazione emotiva o che non corrisponda alla sagoma della propria struttura mentale.

Dunque, ogni sistema trasmette una stessa idea ma attraverso linguaggi caratteriali ed emotivi diversi. Ogni linguaggio si attaglia ad un temperamento particolare e la sua terminologia deve adattarsi ai limiti di comprensione di una personalità specifica.

Ogni specificità individuale è caratterizzata dal legame con un temperamento naturale solo apparentemente unico e diverso che, pur nella sua specificità, fa parte di un gruppo maggiore. Ed è ad uno di questi gruppi "specifici" che ogni linguaggio, sistema, metodo particolare fa riferimento.

Per linguaggio psico-emotivo s'intende una particolare forma di comunicazione che si diversifica per raggiungere i diversi stadi evolutivi della mente. I linguaggi sono molti e diversi tra loro. Come quello astratto, mistico, devozionale, misteriosofico, filosofico, tecnico-scientifico, sociale, commerciale e politico. Oppure artistico, eroico, rituale, sacro e profano ecc.

Ogni linguaggio rappresenta in maniera difforme i piani diversi della mente, la loro capacità di percepire e di comunicare. Ma l'iniziato, nella sintesi mentale, supera le barriere dei linguaggi. Egli deve continuare a recepirli tutti se vuole comunicare idee che oltrepassino i diversi piani mentali dell'ascoltatore. Questo tipo di comunicazione è detta: comunicazione indifferenziata. Ad esempio, dovendo comunicare un'idea ad un temperamento devozionale si trarrà vantaggio dall'uso di una terminologia devozionale. Lo stesso accadrà con gli altri temperamenti, con cui si userà la terminologia più adeguata, adattandosi anche alle abitudini culturali del singolo individuo. Si trarrà la conclusione che il linguaggio e il sistema particolare offrono un modello iniziatico sempre parziale proprio perché particolare. Nonostante ciò l'iniziazione universale è un fattore di sintesi interiore che prescinde da ogni tipo di "tifoseria ideologica" personale.

La sintesi iniziatica è quella che unisce "in uno" tre livelli diversi di coscienza: l'inconscio (rappresentato dal grado d'Apprendista), il conscio (rappresentato dal grado di Compagno) ed il superconscio o spirituale (rappresentato dal grado di Maestro).

Ogni organizzazione può usare termini diversi ma i 3 livelli restano gli stessi. La summa della prassi iniziatica è composta da 7 livelli ognuno dei quali "rispecchia" uno stadio di coscienza racchiuso in una filosofia. Il brahamanesimo ha rappresentato i stadi del progresso umano in 7 Yoga (yoga significa unione). I 7 Yoga sono la "filosofia" dei 7 Chakra: punti energetici che vivificano la coscienza dell'uomo fisico facendone un "risvegliato". L'occidente riconosce la medesima rappresentazione nel Caduceo ermetico o nell'Albero Sephirotico.

I 7 piani di coscienza, da noi sono stati frammentati in una molteplicità di interpretazioni, fatte da Organizzazioni religiose ed iniziatiche minori. E da quale di questi modelli si potrebbe cominciare vantaggiosamente la ricerca della loro sintesi? A questa domanda risponderei con un'allegoria. Se si dovesse cominciare una partita di biliardo, quale pallina si dovrebbe colpire per prima? Di certo quella più prossima e vantaggiosa. E non credo sia essenziale la pallina, il metodo, il sistema o l'organizzazione per raggiungere lo scopo. L'importante è riuscire a metterle tutte in buca. Allora, non è il caso di soffermarsi più di tanto sullo stesso linguaggio perché la specializzazione finisce spesso nella fossilizzazione mentale. E visto che nessuna specializzazione può essere considerata assoluta o conclusiva, ciò che importa è raggiungere la visione d'insieme. Perché la visione d'insieme rende la sintesi del tutto e questo comporta una comprensione indifferenziata che di seguito può diventare empatia. Una capacità dell'intelligenza intuitiva che può recepire emozioni anche dai restanti regni di natura.

 

D: Il bisogno della mente razionale di dover rapportare qualsiasi nuova idea a dei modelli rappresentativi precostituiti creatisi con l'esperienza personale, oppure indotti dalla collettività, rifiutando di fatto ciò che non riesce a comparare, costituisce il vero ed unico ostacolo alla percezione della realtà assoluta. Quindi abbattendo tale ostacolo con delle tecniche puramente mentali e più o meno scientifiche (autoipnosi, training autogeno) esiste la possibilità di accedere ad un "canale preferenziale" oppure tutto ciò deriva dall'apporto esclusivamente sensitivo di un cuore, sede reale dell'anima che permea una mente esclusivamente razionale?

 

R: Prima d'ogni altra cosa bisogna procedere alla disintegrazione (processo inverso all'integrazione) dei modelli emotivi indesiderabili, perché vacui, ottusi o frutti di transfert che si sono, ci siamo o che ci hanno impresso nella coscienza. Senza processo autocosciente (e non indotto come Dottrina) di disintegrazione nulla può essere edificato, perché, come recita un antico detto: si può costruire solo dove c'è vuoto.

Il processo di disintegrazione introduce alla prima "liberazione". La prima di altre, e che si rivolge alla mente fisica. Nel silenzio mentale, anche la mente fisica riconosce l'impulso ad agire che dirige verso una direzione precisa. Questa è la voce nel silenzio. Un termine devozionale che può essere tradotto ne: la voce della coscienza. Ma anche questo può essere convertito nel significato della tensione (la volontà) che l'Ego superiore convoglia verso il proprio inferiore, altrimenti detto personalità o sé materiale.

 

D: Annullando quindi le opinioni personalistiche che la preponderanza dell'ego frappone al discernimento di tutte le cose, si viene quindi in contatto con una sorta di contenitore universale di conoscenza, condivisa da tutti gli iniziati? Se così fosse, la sua sintesi potrebbe essere rappresentata dal concetto di Dio come intelligenza universale?

 

R: Questo è il senso del termine ed il suo uso corrente. Abbiamo già imparato a riconoscere che ogni termine è opinabile per la sua mobilità, così come ogni linguaggio è fragile per la sua staticità che non sopporta alcuna tensione né mutazione. Ma in una realtà estremamente duttile perché sommamente mobile, l'unico punto fermo che resta è solo il concetto. L'idea è il nucleo che racchiude ogni principio ed il principio, nel modo fenomenico è l'unico elemento d'immutabilità.

 

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