È il più grande omaggio che si possa fare ad un artista vivente: la proposta di erigere una nuova sede per il Museo Roerich di New York, un palazzo da 2 milioni di dollari su Riverside Drive, per ospitare i crescenti tesori creati o raccolti da Nicholas Roerich che, citando una recente recensione, “è stato giustamente nominato il più grande pittore russo vivente”.
Documento senza titolo
La grande ricerca della bellezza di Roerich
pubblicato su “The Literary Digest”, 1 Settembre 1928
© copyright by Esonet.it
|


|
È il più grande omaggio che si possa fare ad un artista vivente: la proposta di erigere una nuova sede per il Museo Roerich di New York, un palazzo da 2 milioni di dollari su Riverside Drive, per ospitare i crescenti tesori creati o raccolti da Nicholas Roerich che, citando una recente recensione, “è stato giustamente nominato il più grande pittore russo vivente”. Cinque dei ventiquattro piani totali, in questo edificio, saranno dedicati alle opere di quest’uomo straordinario che, oltre ad essere un pittore, esploratore, orientalista ed ammiratore del Buddismo, è egli stesso un mistico ed un mistero.
Sin dal suo arrivo negli Stati Uniti otto anni fa, il Professor Roerich si è conquistato molti amici influenti nel mondo dell’arte americano, i quali hanno elargito generosi contributi sia al suo museo che alla Spedizione Americana Roerich, che lo ha tenuto occupato negli ultimi quattro anni e da cui ci si aspettano grandi imprese.
Durante questi anni il Professor Roerich si è totalmente immerso insieme alla sua spedizione nelle inespugnabili montagne della Mongolia e del Tibet, affrontando strane avventure e dipingendo centinaia di straordinari quadri in cui ha registrato le sue impressioni dell’Himalaya e dei popoli che abitano le sue valli. Il Museo Roerich, una delle istituzioni che ha finanziato la spedizione, ha di recente ricevuto un dispaccio che comunicava come i viaggiatori fossero stati detenuti con la forza in un valico montano tibetano, a 15 mila piedi di altitudine, in tende estive, con cibo ed equipaggiamenti scarsi, causando la morte di cinque membri indigeni della spedizione e novanta animali della carovana. Ma dopo cinque mesi di ritardo l’artista-esploratore è di nuovo libero di proseguire la sua grande avventura.
Il Professor Roerich ha già inviato 250 dipinti tibetani al museo di New York, che contiene 750 sue opere, oltre ad un vasto numero di materiale artistico e storico che ha raccolto. Due anni fa, quando la prima spedizione di quadri Himalayani arrivò, i suoi ammiratori pubblicarono una monografia su di essi, menzionando anche documenti che lui aveva trovato in antichi monasteri Buddisti in Tibet, ritenendo che questi dimostrassero che Gesù aveva passato dieci anni a studiare in quella parte dell’Asia prima del Suo periodo di predicazione in Palestina. |
Questa lunga ricerca della bellezza nel cuore dell’Asia, ricordiamo, è l’incoronazione degli sforzi che hanno reso Nicholas Roerich famoso in tutte le capitali europee prima che giungesse in America. Infatti, all’età di 54 anni ha prodotto più di tremila dipinti, di cui 2.500 si trovano in collezioni private e gallerie pubbliche in quattordici paesi del vecchio continente. Il suo arrivo in America ed il suo amore per questa terra ricca di energia ed opportunità è documentato da Louis L. Horch, presidente e sostenitore del Museo Roerich, che ad un intervistatore del New York Times ha recentemente dichiarato:
«Venticinque anni fa, quando le prime mostre di Roerich apparvero in Russia, il suo spirito giovane è stato subito evidente. Chi, a quel tempo, vedeva l’America come un centro d’arte? Solo ultimamente il mondo ci ha accreditato della stima. Poi Roerich ha esibito a Londra ed è stato invitato dal Chicago Art Institute a mandare le sue opere alcuni anni fa.
Ricordate una cosa: Roerich non era un rifugiato politico che fuggiva dalla rivoluzione russa. Lasciò la Russia nel 1915 o 1916, prima della rivoluzione. E quando espose le sue opere alle Gallerie Kin-gore a New York, fu un evento eccezionale. Altri ventisette musei le hanno ricevute; sono state viste in tutti i centri importanti di questo paese.
Roerich ha vissuto in America per quattro anni prima di partire per l’esplorazione del Tibet nel 1924. Ha sempre mantenuto una casa qui. Penso che possa essere definito americano a tutti gli effetti. Anche la sua spedizione è stata finanziata dagli americani. Egli ritiene che una nazione così giovane e forte sia un posto ideale affinché lo spirito dell’arte si diffonda velocemente. Per questo ha fondato il Master Institute of United Arts (Istituto Superiore delle Arti, NdT) la sola scuola dove tutte le arti sono raccolte sotto un unico tetto. Gli italiani antichi fecero esattamente la stessa cosa – lo si vede dal fatto che i dipinti di Michelangelo sembrano sculture; un’arte mostra l’influenza di un’altra. Qui abbiamo musica, tutto.»
Sebbene sia nato a Pietrogrado, nel 1874, non lontano dall’Accademia Imperiale d’Arte, dove studiò più tardi, Nicholas Roerich passò l’infanzia ad Isawara, la tenuta in campagna della famiglia vicino a Gatchina e qui, giovane ventiduenne, dipinse il suo primo quadro, Il Messaggero, in cui i critici hanno visto “il preludio e l’epitome della sua intera opera”. Il critico Christian Brinton riferisce che i suoi primi ricordi si riferiscono al padre, un illustre avvocato, e alla grande tenuta di quest’ultimo, estesa per diecimila acri, tra cui foreste e laghi in cui amava vagare beandosi della solitudine della natura. Ma sin dalla giovinezza egli era anche uno studente instancabile. Un corso universitario, cinque anni di paziente lavoro su una serie di quadri russi, tutti estremamente ricercati dai collezionisti, ed ulteriori anni di viaggio e studio all’estero, furono seguiti dalla sua nomina nel 1898 a professore nell’Istituto Imperiale Archeologico a Pietrogrado, dove fu incaricato di intraprendere importanti scavi nelle province di Pskov, Novgorod e Tver. |

|
 |
Queste ricerche negli angoli più pittoreschi della vecchia Russia gli diedero un gusto per il passato pieno di colore e lo avviarono ad una ricerca che prosegue ancora nel lontano Himalaya. Per dirlo di nuovo con le parole di Mr. Brinton:
«Due notevoli esibizioni, una all’Accademia Imperiale d’Arte, l’altra in collaborazione con i suoi colleghi a Mosca, fecero in modo che Nicholas Roerich si imprimesse nella mente del pubblico come pittore pieno di individualità e potenza. Da ogni punto di vista entrambe le mostre furono un trionfo; è interessante ricordare che lo zar acquistò personalmente, per il palazzo imperiale di Tsarskoe-Selo, il drammatico e variopinto Stranieri da Odessa, mentre acquisti importanti furono anche effettuati per il Museo Alessandro III di Pietrogrado e per la Galleria Tretiakov a Mosca. Assecondando il suo gusto per l’arte decorativa, Roerich cominciò in questo periodo il primo dei suoi numerosi dipinti murali, che consisteva in due grandi scene di caccia per il palazzo della Granduchessa Olga.
Durante il decennio successivo l’arte di Nicholas Roerich subì notevoli cambiamenti, sia di stile che di contenuto. Fu un periodo fecondo per il pittore-archeologo. Pur rimanendo tipicamente russo nello spirito, le sue simpatie artistiche volsero all’Oriente e all’Occidente. Egli ha trovato una dimensione di pura ispirazione negli spazi di puro colore e nei disegni lineari ben definiti dei maestri orientali; ha anche assimilato non poco del misticismo gotico che trova la sua espressione caratteristica nei drammi poetici di Maurice Maeterlinck.»  |

|
|