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Per entrare nella comunità, che è soprattutto una fraternità, occorrono due decisioni coscienti: lavorare senza fine e accettare qualsiasi compito. Per eliminare la debolezza d'animo a questo riguardo serve una duplice organizzazione.
Per effetto del lavoro senza fine la coscienza si espande. Molti tuttavia, per altro non cattivi, non se ne avvedono, poiché atterriti dalla fatica incessante e dalla grandiosità dei compiti.
Eppure aderiscono, in fondo, all'idea della comunità. Sarebbe dannoso includere quei membri ancora deboli; ma per non estinguere il loro sforzo non li si deve neppure rigettare. |
A tal fine è utile disporre di una seconda organizzazione: gli "amici della comunità".
Quivi, senza abbandonare l'ordine usuale della vita, essi ne prendono a poco a poco coscienza. Una simile duplice organizzazione consente una sincerità di lavoro molto maggiore. Permettendo l'ingresso formale alla comunità vera e propria, si sarebbe costretti ad espellere periodicamente gli inadatti. In altri termini, essa cesserebbe di esistere. Sarebbe semplicemente un'istituzione sotto falsa etichetta, al cui paragone il Sinedrio dei Farisei sarebbe un onorevole consesso.
Gli "amici della comunità" formano come una riserva, senza pericolo di tradire i fondamenti dell'Insegnamento. Non nascondono le loro debolezze, e ciò consente di migliorarli.
Invero, Noi usiamo la parola "amici" perché più comprensibile in Occidente. Fra Noi li chiamiamo discepoli di un certo grado, ma l'Occidente intende in povero modo il Nostro concetto di discepolato.
Atteniamoci dunque a questa designazione più consueta: "amici della comunità". È assurdo però che l'Occidente non accetti le Nostre semplici proposizioni, confortate da lunga esperienza.
Le Nostre Comunità sono antiche! Tutti i migliori ne hanno compreso il concetto, e non hanno proposto altre formule.
Dalla comunità ai mondi lontani!
da Comunità
