Argomento:Domande e Risposte


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La Parola sull'alito e la Comunione spirituale

di Athos A. Altomonte

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D: …se il Potere della Parola (la "pronuncia" della Parola Sacra ed i suoi effetti sui tre corpi, Evocazione-Invocazione rituale del 7° raggio) può trasmutare la sostanza mentale, per questo è scritto "...la Parola sull'Alito"?

 

R: La questione che poni è importante.

È importante capire il significato di questa strana combinazione.

Nei testi dell'Agni Yoga viene affermato: con la Parola l'Iniziato infuoca lo spazio.

Che voleva dire il Maestro M. con questa affermazione? Quale spazio Egli intenda è chiaro. Lo spazio che può essere "infiammato" dalla Parola è la coscienza dell'Uditore.*

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*Uditore: l'Apprendista o Discepolo accettato, nell'antica tradizione ellenica era detto: Akoustikoi che significa ascoltatore.
Nella Scuola Pitagorea era colui che serbava l'assoluto silenzio, per sviluppare la capacità di penetrare il mistero attraverso l'osservazione interiore, continuando ad apprendere senza impartire ancora ad alcuno un qualsiasi insegnamento.
Al compito di trasmettere i primi gradi dell'Insegnamento erano preposti gli Epopti, che avevano superato i livelli di Mathematikoi e di Phisikoi. Il riconoscimento di Epopti; andava a coloro: «i cui occhi sono aperti».
Platone affermava che: concentrandosi ad osservare (percepire interiormente) il Centro del proprio plesso solare, si giungeva alla consapevolezza dell'universo. Tutte affermazioni, queste, su cui ogni "Aspirante sincero" dovrebbe riflettere lungamente.
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Ma il Maestro intendeva una "parola viva" e non la "parola morta" della cultura profana.

La parola è viva solo se trasmette un'idea vivente (perenne) che, a volontà dell'Iniziato, può "edificare (la conoscenza) o distruggere (le forme dell'illusione)".

Questo trasmette la tradizione iniziatica, quando "specifica" «la Parola sull'Alito».

La "parola" in sé non è niente, è solo una delle tante convenzioni dell'uomo, che può essere più o meno sofisticata, ma che di per sé non ha valore se non trasmette alcuna idea vivente.

Ecco l'eresia indicata da S. Bernardo da Chiaravalle, ch'è stato il fondatore delle Regola Templare: il malefizio della "parola vuota", com'egli chiamava la "dialettica discorsiva". Perché ben sapeva come la parola abbia valore solo per l'idea che trasmette, e se l'idea è niente la parola è vuota.

La parola, dunque, è solo uno strumento della mente fisica, che la coscienza usa per trasmettere idee. Perché l'idea, per esprimersi si avvale del pensiero, non della parola.

Il pensiero, attraverso la parola, come un vento (l'alito) raggiunge il cuore aperto all'aspirazione.

Ma la Parola non "tocca" i tanti discepoli dell'ignoranza che "non hanno occhi per vedere né orecchie per intendere". L'Insegnamento perenne, infatti, al di là delle parole attraverso cui giunge, può essere inteso solo da un cuore "aperto" (l'udito è nel cuore), che s'infiamma al suono (l'alito) della verità, che sa riconoscere anche senza averla mai incontrata prima.

Se l'Uditore riconosce la verità anche la verità riconoscerà l'Uditore, ed il reciproco riconoscimento è l'inizio della cosiddetta Comunione spirituale.

Fraternamente  

 

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