Come si ottengono il risveglio e la coordinazione? Che occorre fare per vivificare e attivare la sintesi dei tre centri? Di fronte a queste domande il vero istruttore si trova in difficoltà. Non è facile dare un’idea precisa delle attività esoteriche che si sviluppano parallelamente alla costruzione del carattere.
Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D.K. Come si ottengono il risveglio e la coordinazione? Che occorre fare per vivificare e attivare la sintesi dei tre centri? Di fronte a queste domande il vero istruttore si trova in difficoltà. Non è facile dare un’idea precisa delle attività esoteriche che si sviluppano parallelamente alla costruzione del carattere. Molto spesso l’aspirante desidererebbe ardentemente sentire qualcosa di nuovo e quando gli vengono ripetute vecchie verità, tanto vecchie e familiari da non suscitare più alcuna risposta in lui, ha l’impressione che l’istruttore l’abbia abbandonato e soccombe a un senso di impotenza e depressione. Tuttavia, alle domande si deve dare un risposta. Indicherò quindi … i requisiti necessari, elencandoli nella loro successione e secondo la loro importanza dal punto di vista dell’aspirante … : 1. Costruzione del carattere, requisito primo e indispensabile. 2. Retto movente. 3. Servizio. 4. Meditazione. 5. Studio tecnico della scienza dei centri. 6. Esercizi di respirazione. 7. Tecnica della Volontà. 8. Impiego del tempo. 9. Elevazione del fuoco di Kundalini. Vi rendete conto che se applicaste o sperimentaste a dovere tutte le istruzioni qui contenute, praticandole con persistenza nella vita quotidiana, presto sareste davanti al Portale dell’Iniziazione? Che le verità devono essere elaborate nel tessuto del vivere giornaliero prima di poterne ricevere altre senza rischio? […] Retto movente … Le domande che ciascun ricercatore si pone, cui deve rispondere egli stesso, sono: qual è il movente che governa la mia aspirazione e il mio sforzo? Perché cerco di costruire sulla base del vero? Perché invoco la mia anima con tanta diligenza? Il retto movente si sviluppa come sforzo progressivo, e il punto focale dell’incentivo, si sposta continuamente, a mano a mano che si esplora se stesso, che la Luce splende più intensa sulla via, e nuovi moventi nascono, e più elevati. Ad esempio, l’aspirante inizia quasi sempre come devoto. Per adeguarsi al livello di un amico o di un insegnante che ama, lotta e combatte e guadagna terreno. Poi l’oggetto della sua devozione ardente muta, e diviene uno dei Grandi, uno dei Fratelli maggiori. Egli allora dedica tutte le proprie capacità e forze al Suo servizio. Ma anche questo movente cambia, e lentamente ma sicuramente la devozione per un individuo (fosse questi pure perfetto) si perde nell’amore per la fraternità umana. Via via che l’anima intensifica il controllo sul suo strumento, e manifesta la sua natura, anche quel movente viene sostituito da un altro: l’amore per l’idea, per il Piano, per il proposito che sostiene l’universo stesso. L’uomo riconosce di essere nient’altro che un canale per l’afflusso e il deflusso dello spirito, una parte integrale della Vita Una. Vede allora anche l’umanità come relativa e frazionaria, e si immerge nel grande Volere. Servizio. Lo studio del retto movente conduce in modo naturale al giusto servizio, che sovente accompagna, nella sua forma oggettiva, la coscienza che lo stimola. Dal servizio reso, come espressione d’amore, a un singolo uomo, alla famiglia, alla patria, si passa a servire un membro della Gerarchia, quindi il servizio all’umanità. Infine, si sviluppano la coscienza e il servizio del Piano, e ci si consacra al proposito della grande Esistenza che ha manifestato ogni cosa per un fine specifico. […] Bisogna affermare che il primo compito di aspiranti e discepoli è manovrare energie, in se stessi e nel mondo delle esteriorità e dei fenomeni fisici, il che comporta di necessità lo studio dei centri e del loro risveglio. Prima lo studio, seguito dal risveglio a lunga scadenza. Quest’ultimo passa per due fasi. Prima: la vita disciplinata e il pensiero purificato introducono nei centri, automaticamente, una giusta attività ritmica, vitale, vibrante. In ciò non vi è pericolo, e l’aspirante non si concede di pensare ad essi direttamente. Intendo dire che non fissa la mente su nessun centro particolare, né tenta di risvegliarlo o di infondervi energia. Egli dedica la propria attenzione a purificare i corpi in cui si trovano, cioè l’astrale, l’eterico e il fisico, ricordando bene che il sistema endocrino delle sette ghiandole maggiori è appunto l’esternazione dei sette centri principali. Durante questa fase, l’aspirante opera attorno ai centri, agendo sulla materia e sulla sostanza vivente che li circondano. È quanto può fare la maggioranza senza alcun rischio, e oggi appunto vi è impegnata, e lo sarà per molto tempo ancora. Seconda: i centri, grazie all’efficacia della prima fase, sono ora “liberi nella loro prigione” – come si dice in termini occulti; possono essere sottoposti (sotto la guida esperta di un istruttore) a metodi definiti di risveglio e di carica, variabili con i raggi personale ed egoico dell’aspirante. Perciò l’argomento diventa arduo, ed è impossibile impartire regole generali e valide per tutti. […] Accennerò ora ad altri due argomenti, per illustrare lo stato generale delle cose. Molta è la confusione sul tema dei centri, e si sono insegnate molte cose errate, con il risultato di fuorviare molti e provocare malintesi. Voglio per prima cosa asserire che finché si è consapevoli della presenza di impurità nella propria vita, o il corpo fisico è debilitato o infermo, non è opportuno accingersi a risvegliare i centri – e neppure quando la pressione delle circostanze esterne è tale da non offrire occasione di compierlo in quiete e senza interruzioni. È indispensabile infatti, per agire in maniera definita sui centri, disporre di ore di isolamento, senza intromissioni. Non insisterei mai abbastanza su ciò, e vorrei che l’allievo ansioso di farlo capisse che pochi, in questo periodo storico, possono permetterselo. Tuttavia, questa circostanza è molto benefica, tutt’altro che deplorevole. Solo uno su mille aspiranti è giunto al punto di poter iniziare a lavorare con l’energia nei suoi centri, e forse nemmeno tanti. È molto meglio dedicarsi a servire, amare, disciplinare se stesso, lasciando che i centri si sviluppino più lentamente, ma senza pericoli. Essi si schiuderanno certamente e il metodo che pare più lento è sicuro e (nella grande maggioranza dei casi) anche il più rapido. Lo sviluppo prematuro comporta una gran perdita di tempo, e sovente causa inconvenienti da cui sarà difficile liberarsi. […] Il lavoro relativo ai centri è incidentale al vero sviluppo spirituale ed è o dovrebbe essere puramente meccanico ed automatico. I centri sono fisici, essendo aspetti del corpo eterico e costituiti di materia eterica; la loro funzione è semplicemente quella di esprimere l’energia che affluisce dal corpo astrale o dalla mente o dall’anima (nei suoi tre aspetti). […] Non indico come risvegliare i centri, poiché il giusto impulso, la costante reazione agli stimoli superiori e il riconoscimento delle fonti di ispirazione, automaticamente e senza pericolo portano i centri in giusta e debita attività. […] Se la sintonizzazione e il risveglio (dei centri) sono forzati od ottenuti con esercizi di vario genere prima che i corpi siano coordinati e sviluppati, allora l’aspirante è condotto al disastro. Gli esercizi di respirazione o il tirocinio di pranayama non dovrebbero mai essere intrapresi senza una guida esperta e soltanto dopo anni d’applicazione spirituale, di devozione e di servizio; la concentrazione sui centri del corpo di forza (con l’intento di risvegliarli) deve essere evitata perché causerebbe una stimolazione eccessiva e l’apertura di porte del piano astrale che lo studente troverebbe poi difficile richiudere. |