Partendo dal capolavoro di Raffaello vediamo come l’Insegnamento esoterico presenta quel processo iniziatico definito Trasfigurazione.
Tradizionalmente si descrive “la Trasfigurazione” come un’opera divisa su due piani, la parte alta, ritenuta esser dipinta per mano di Raffaello, e la parte inferiore che invece si ritiene sia stata completata dall’allievo e amico del Sanzio, Giulio Romano.
La Trasfigurazione di Raffaello
di Adriano Nardi
La Trasfigurazione risulta essere l’ultima opera conosciuta di Raffaello Sanzio realizzata tra il 1518 e il 1520. Si tratta di un capolavoro universalmente riconosciuto tale e l’ultimo atto del Principe del Rinascimento, che fu come ricorda Vasari, esposta nella stanza dove il corpo dell’urbinate giaceva immoto quel 6 aprile di 500 anni fa, nel giorno della sua morte (6 aprile 1520), facendo “scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
Nata su incarico di quel Cardinal Giulio de’ Medici, futuro pontefice col nome di Clemente VII dal 1523 al 1534, La Trasfigurazione in origine sarebbe dovuta andare ad adornare la Cattedrale di Narbonne dove lo stesso era stato ordinato vescovo nel 1515. Ma l’ultimo capolavoro di Raffaello non giunse in Francia che trecento anni più tardi perché il cardinale, dopo averlo veduto, volle trattenerlo nella sua collezione privata per poi donarlo alla Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma dove rimase collocato sopra l’altare maggiore sino al 1797.
Oggi La Trasfigurazione fa parte delle collezioni dei Musei Vaticani ed è esposta al pubblico nella Pinacoteca Vaticana, nella sala VIII dell’edificio progettato dall’architetto Luca Beltrami e inaugurato nel 1932.
Tradizionalmente si descrive la Trasfigurazione come un’opera divisa su due piani, la parte alta, ritenuta esser dipinta per mano di Raffaello, e la parte inferiore che invece si ritiene sia stata completata dall’allievo e amico del Sanzio, Giulio Romano. E questa descrizione aiuta, in parte, a vedere gli aspetti esteriori dell’opera.
Il dipinto è una scena dinamica, non solo nel movimento e nella espressività dei protagonisti che vengono messi nella rappresentazione, ma anche in un prima e in un dopo che vengono descritti nella composizione. Il quadro di Raffaello infatti mette insieme due diversi passi del Vangelo, quello della trasfigurazione di Cristo vera e propria e quello del giovane affetto dal morbus lunaticus da cui inutilmente gli apostoli provano a scacciare il demonio che lo possiede. Solo Gesù, sceso dal Monte Tabor, riuscirà poi a liberarlo.
Nella parte alta dunque la rivelazione di Cristo nel suo magico corpo nuovo appare tra le nuvole celesti, accompagnata dai due profeti Elia e Isaia che ne annunciano l’arrivo tra gli uomini ai tre apostoli che siedono ai piedi della rappresentazione sopra un masso, sono Giacomo, Pietro e Giovanni, i quali sono anche i rappresentanti della Fede, della Speranza e dell’Amore. A corollario la parte alta a sinistra si completa con la presenza dei due santi in preghiera Giusto e Pastore a cui la cittadinanza di Narbonne, dove l’opera era destinata, sono devoti. Sullo sfondo a destra un mirabile paesaggio completa la composizione.
Nella parte inferiore del dipinto si descrive la scena con i nove altri apostoli che si accalcano intorno alla figura del fanciullo ossesso, che volge lo sguardo sbieco verso l’alto, impaurito, circondato dai membri della sua famiglia. Una donna inginocchiata in primo piano, il corpo quasi sinuoso nei movimenti, avvolta anch’essa da un’angelica luminosità che si distingue, pare il tramite attraverso cui si congiungono i due lati del dipinto nella parte inferiore.
(note di Piero Muscarà dal sito Arte.it)
Mi sento di aggiungere a queste informazioni che la figura femminile possa ben rappresentare l’aspetto anima che i discepoli sono invitati a trovare in sé per comprendere e guarire il ragazzo epilettico, malattia non riconosciuta all’epoca e interpretata invece come possessione del demonio.
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Vediamo allora come l’Insegnamento esoterico presenta quel processo iniziatico definito Trasfigurazione.
«Nel mondo dell’annebbiamento, la sfera del piano astrale e delle emozioni, molti secoli fa apparve un punto di luce; il Signore della Luce, il Buddha, si accinse a focalizzare in Sé l’illuminazione che col tempo avrebbe reso possibile la dissipazione dell’annebbiamento astrale. Nel mondo dell’illusione, il piano mentale, apparve il Cristo, il Signore dell’Amore. Egli si accinse a disperdere l’illusione attraendo a Sé (con il potere dell’amore) i cuori di tutti gli uomini, ed espresse tale decisione con le parole: “Quando sarò innalzato attirerò tutti gli uomini a Me” (Giov. XII, 32).
L’opera congiunta dei due grandi Figli di Dio, concentrata attraverso i discepoli mondiali e gli iniziati, dovrà inevitabilmente dissipare l’illusione e l’annebbiamento: l’una per mezzo del riconoscimento intuitivo della realtà da parte delle menti che possono percepirla, l’altro mediante l’afflusso della luce della ragione. Il Buddha compì il primo tentativo per dissipare l’annebbiamento mondiale; il Cristo quello per disperdere l’illusione. Ora la Loro opera deve essere portata avanti con intelligenza da un’umanità abbastanza avveduta da riconoscere il proprio dovere.
[…] Libera dalle illusioni e dall’annebbiamento emotivo, l’umanità attende la nuova rivelazione, che sarà il risultato dell’opera congiunta del Buddha e del Cristo. Tutto ciò che ne possiamo prevedere è che la fusione della luce e dell’amore, e la reazione della “sostanza illuminata” al “potere attrattivo dell’amore” produrranno potenti e vasti risultati. Con queste parole ho offerto una chiave per comprendere l’opera dei due grandi Avatar, finora completamente incompresa.
Possiamo aggiungere che quando sarà valutato il significato delle parole “trasfigurazione di un essere umano”, si comprenderà che “quando il corpo è illuminato” (Luca, XI, XXXVI, 9) “nella Tua luce vedremo la luce” (Salmi, XXVI, 9). Ciò significa che quando la personalità ha raggiunto un dato grado di purezza, di dedizione ed illuminazione, il potere attrattivo dell’anima, la cui natura è amore e comprensione, può agire e fondere anima e personalità. È quanto il Cristo ha provato e dimostrato.» RC /134
(A.A. Bailey – Ritorno del Cristo /133-4)
Sappiamo che il termine Trasfigurazione è il termine con il quale viene definita la terza iniziazione:
«Quando, alla terza iniziazione, si raggiunge l’unione fra il modello e la forma condizionata, avviene la Trasfigurazione dell’iniziato, che conduce alla crisi finale in cui i due sono riconosciuti come uno, e la natura della forma (ivi inclusi tanto il corpo causale che i veicoli inferiori) si disperde e scompare.»
(A.A. Bailey – Psicologia Esoterica II /56)
L’agente della trasfigurazione è la Triade Spirituale
«Durante il processo iniziatico che precede la terza iniziazione, la mente opera in modo nuovo. La sua opera di trasmutazione del corpo fisico è compiuta; l’opera di trasformazione della natura emozionale è riuscita, ed ora l’opera di trasfigurazione dell’insieme della personalità è proseguita, rendendo possibile l’iniziazione della Trasfigurazione.
È utile che lo studente consideri queste tre attività della mente. Nel primo caso l’agente di trasmutazione è la mente inferiore o concreta; l’agente della trasformazione è l’anima, mentre l’agente della trasfigurazione è la Triade Spirituale operante tramite la mente superiore o astratta. Noterete la meravigliosa sintesi del lavoro spirituale. Quando esso è concluso l’iniziazione di terzo grado è possibile, e ciò produce nuovi e stimolanti contatti.»
(A.A. Bailey – Raggi ed Iniziazioni /598)
«Dal tempo del Cristo gran parte della vera rivelazione è giunta al mondo tramite la scienza.
La dimostrazione scientifica secondo cui la sostanza è una forma di energia, fu una grande rivelazione, come ogni altra del Cristo o del Buddha. Determinò una totale rivoluzione nel pensiero umano e, quand’anche non lo crediate, fu uno dei colpi più gravi inferti alla grande Illusione. Mise in rapporto energia e forza, forma e vita, uomo e divinità, e detiene il segreto della trasformazione, trasmutazione e trasfigurazione.»
(A.A. Bailey – Illusione quale problema mondiale /187)
Interessante e abbastanza evidente nella struttura geometrica del quadro, la presenza di un triangolo sopra un quadrato, per la triade spirituale e la personalità quadruplice, figure ben familiari alla simbologia massonica che le associa al perfezionamento della pietra cubica, che da grezza deve essere levigata per essere posta assieme alle altre per la costruzione del Tempio.
Nella composizione del quadro il Cristo appare al centro del triangolo, il cui vertice è fuori dal quadro (trascendente e senza forma) e domina il quadrato sottostante.
Possiamo allora, riconoscervi l’affermazione dell’anima, il discepolo, alla personalità:
“Sto al centro della Volontà di Dio.
Nulla distoglierà la mia volontà dalla Sua.
Compio quella volontà con amore.
Mi oriento verso il campo di servizio.
Io, il divino Triangolo, esprimo quella volontà
dentro il quadrato e servo i miei simili”.
(A.A. Bailey – Discepolato nella Nuova Era II /141)