Accostarsi al sapere universale

Alchimia del FuocoNon esiste una linea di confine tra i “misteri” ed i “ misteri maggiori”. E questa affermazione fa decadere il presupposto di una separazione tra i due compartimenti che, invece, sono proiezioni di uno stesso insegnamento.
Ne consegue che, come cercheremo di dimostrare, il ri-velarsi (coprire due volte) o lo svelarsi (dischiudere) delle idee dipende dalla visione mentale di cui l’osservatore è capace (v. psichismo inferiore e superiore).

Accostarsi al sapere universale

di Athos A. Altomonte

«I simboli non rimandano alle cose, ma ad Idee delle cose che ci vengono da Dio.» – s. Agostino

Non esiste una linea di confine tra i “misteri” ed i “misteri maggiori”. E questa affermazione fa decadere il presupposto di una separazione tra i due compartimenti che, invece, sono proiezioni di uno stesso insegnamento.

Eppure, anche nelle idee iniziatiche esistono suddivisioni, che dipendono da cause esterne a se stesse. Come l’intervento di uomini che, degli insegnamenti, riconoscono solo i segni esteriori (greco: semeion), senza saperne raggiungere i contenuti interiori.

Ne consegue che, come cercheremo di dimostrare, il ri-velarsi (coprire due volte) o lo svelarsi (dischiudere) delle idee dipende dalla visione mentale di cui l’osservatore è capace (v. psichismo inferiore e superiore).

Il “mistero” non è una formula confusa, ma un’idea compiuta, immersa in una forma esteriore che funge da veicolo di trasmissione. Tra questi vengono privilegiati le parole, i segni (la scrittura), i simboli e le allegorie. Ma hanno il difetto di non lasciar trasparire i concetti profondi. Per questo lo spirito dell’idea non è più visibile direttamente, né può essere interpretato letteralmente. Ma diventa il senso nascosto dell’insegnamento allegorico, del simbolo e della metafora. Che divengono, così, i veicoli più comuni d’insegnamento occulto.

La metafora racconta che l’iniziato va alla ricerca dell’anima … dell’idea.

Il «Viaggio iniziatico» alla ricerca dello spirito della conoscenza è sempre protetto da una divinità o da un maestro occulto. Ma questa rappresentazione simbolica, in realtà, raffigura la controparte superiore della propria coscienza.

Perciò, il superiore incognito è l’anima che guida l’iniziato ancora in ombra alla conquista di Sé stesso e della propria libertà spirituale (v. le Ali del Caduceo Ermetico).

Questo insegna che raggiungere l’universalità è possibile, ma solo attraverso se stessi. Attraverso un processo di fusione tra la coscienza ordinaria, che va saggiamente ampliata, e la parte straordinaria ch’è il superconscio, o anima vivente dell’uomo.

Questo processo di sostanziale mutamento svela i “misteri”, dischiudendoli all’occhio della mente* fino a renderne chiaro ogni dettaglio (v. chiaravisione).

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* La metafora del terzo occhio allude prudentemente ad un metodo estremamente avanzato di visualizzazione mentale contenuto nel Raja Yoga (sanscrito, Unione reale), analogo all’Ars regia.
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La prerogativa di penetrare i ”misteri” nasce dalla sensibilità di mente e coscienza, che lavorando all’unisono (un unico suono) espandono l’intelligenza (da intelligere, veder dentro) oltre i limiti della ragione fisica. Senza più ostacoli, quindi, a comprendere ciò che si osserva.

Per conoscere il valore delle idee, però, bisogna riconoscerne alcune caratteristiche. A cominciare da quelle degli archetipi (mondo delle “idee prime”, v. Platone, Iperuranio), fino ai loro riflessi terreni che sono i pensieri materiali (v. Giordano Bruno, le Ombre delle Idee).

Mentre sul piano fisico le idee dividono gli animi, le idee archetipe sottostanno al potere unificante della Sintesi* che, in assenza di conflitto, fa risaltare il principio d’universalità.

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* Dal greco synthesis significa composizione. Secondo un principio universale e la legge generale di sintropia (v. articolo) la sintesi non è né somma, né riassunto né miscuglio di più elementi, che invece raccoglie in un’unità superiore che ha qualità diverse da ognuno di loro. Una realtà che tutti li comprende ma pure tutti li trascende, secondo un più alto principio regolatore.
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L’idea archetipa è infinita perché non è soggetta alle modifiche del tempo, che sono un aspetto della materia. Non conoscendo usura, né mutazione, né consunzione i significati sottili degli archetipi e dei modelli spirituali sono il collante della grande sintesi chiamata Causa dell’Universo, o Dio. Inesprimibile, perché nessun criterio dottrinale può avere presa su di essa, come su nessun altra forma di sapere universale, che il tempo non modifica.

Questo aspetto di atemporalità, immutabile, quindi eterno, corrobora il pensiero universale a cui idealmente tende l’iniziato. E che ci ricorda la frase dell’iniziazione massonica, ove alla rinascita entro se stesso del Maestro Hiram, al maestro viene fatto esclamare “… l’immortalità mi è nota.”

Il principio che regge le “idee prime” è la stabilità ed è questo a garantire l’inalterabilità dei contenuti. Le interpretazioni che le rivestono, invece, nascono dalle prospettive culturali degli “osservatori”, sempre diverse, pertanto all’insegna della volubilità. Per cui, è piuttosto l’avventatezza degli interpreti, che l’ermetismo delle rappresentazioni, a ri-velare (nascondere due volte) i significati di pensieri, simboli, parole e gesti rituali. Dando forza al trasformismo che sovrappone il pensiero individuale allo spirito delle idee, eclissandone i significati sotto le coltri di postulati contraddittori.

Invece di manipolare il senso simbolico, dell’insegnamento o dell’afflato rituale, il commentatore farebbe meglio a manipolare se stesso. Nel senso di ampliare le proprie capacità mentali e di sensibilizzare la coscienza ordinaria, così, da fonderli in un unico penetrante raggi o d’azione. Dando vita ad uno degli aspetti più esoterici del percorso iniziatico, con l’edificazione di una mente particolarmente dotata.

Ma per passare dalla ragione concreta all’intelligenza non basta la memoria, a cui vanno aggiunti la volontà ed uno spiccato senso empatico. Che si possono ottenere agendo sui due aspetti della sensibilità fisica, che sono l’aspetto mascolino (volontà dinamica) e quello femminino (intelligenza empatica), che la coscienza può trasformare (v. metamorfosi iniziatica) da elementi conflittuali in elementi complementari.

Questo equilibrando l’attività dei due emisferi, focalizzando le energie dell’emisfero destro, sede dell’aspetto femminino, e del sinistro, sede di quello mascolino, in un punto mediano che si trova tra gli occhi fisici.

Il focus mentale serve a far lavorare all’unisono (con un solo suono, tono) entrambi gli aspetti (volontà ed empatia, cioè, emanazione e ricezione) ed a concentrare sul punto voluto tutta l’energia della psiche (v. concentrazione e focalizzazione mentale).

L’empatia è una caratteristica dell’emisfero femminino di ogni uomo e donna, da cui sorge la sensibilità intelligente. Aspetto importante, perché, è questa particolare sensibilità a permettere il contatto con il significato occulto (v. sapere per contatto) di ciò o di chi si “osserva”.

Sfortunatamente pochi sono disposti ad assimilare in se stessi, nella propria coscienza, l’essenza estranea di un’idea rispettandone l’integrità. Di norma si reagisce al diverso negandolo, oppure, rendendolo simile a se stessi, rimodellandone il senso secondo i propri parametri. Perché, si tende a preservare l’assetto interiore che, il nuovo, trasforma anche solo con la propria presenza.

Il conformista, poi, è sedotto dall’istinto di sopravvivenza di cui sono dotate le proprie convinzioni, che impediscono di aprirsi al nuovo ed al diverso, perché temono di perdere le proprie connotazioni quand’anche di basso profilo.

La trasformazione interiore, strumento principe della via iniziatica (v. trasmutazione metallica), diventa il campo di battaglia dell’essenza materiale dell’ uomo. Della sua personalità (il profano) connaturata da istinti e passioni, che resistono con ogni mezzo (lusinghe e minacce – v. tentazioni) alla trasformazione, consapevoli altrimenti di perdere se stessi.

Gli impulsi di natura inferiore si oppongono alla trasformazione ingannando la coscienza fisica, amica ma nemica di ogni Neofita, che pur essendo di natura metafisica è coinvolta sin dalla nascita dell’uomo coi sensi fisici. E viene convinta dai sensi a percepire la metamorfosi come un morire a se stessa. Perdendo il controllo di se stessa e della propria personalità.

Il conflitto per la crescita interiore si basa su miraggi psichici e suggestioni sorti dall’inconscio (v. VITRIOL, “Visita [scendi] l’interno della tua Terra [l’essenza fisica, l’inconscio] e rettificando [correggendolo] troverai la pietra nascosta” cioè, Te stesso). Ma sono tanto verosimili da far insorgere vere angosce, pene e dolori (v. prove iniziatiche). Delle cui cause il neofita non è inconsapevole, tanto da addurle non a se stesso ma a ragioni lontane.

In realtà, del processo di trasformazione nessuno muore. Non muore l’iniziato e nemmeno la coscienza che trasformandosi, si libera dalle catene dei sensi fisici (che cessano d’interferire) e può basarsi, finalmente, sulla luce dell’intelligenza.

L’aforisma alchemico “Solve et Coagula” indica come il processo di mutazione si coniughi ad un processo di assimilazione che avviene nel crogiolo (athanor) della coscienza fisica.

Il cambiamento mentale è il fattore basilare del mutamento alchemico spirituale, simboleggiato con la trasmutazione dei metalli. Metafora della sublimazione dei sentimenti, delle emozioni e dei pensieri materiali della mente concreta in sentimenti, emozioni e pensieri della mente superiore, metafisica e spirituale. Livelli dati da altrettanti stati di coscienza.

Ciò significa che allo stato di coscienza fisica corrisponde una mente che ragiona concretamente. Allo stato di coscienza metafisica corrisponde una mente in grado di formulare pensieri astratti. Mentre allo stato di coscienza spirituale corrisponde una mente illuminata da una intelligenza immateriale, ovvero, priva di obblighi coi sensi fisici.

Assimilando l’anima delle idee sottili, la coscienza fisica finisce per cor-rispondervi. Così, anche la mente concreta finisce per cor-rispondere sempre meno agli impulsi della natura animale.

La metamorfosi interiore o trasmutazione iniziatica si basa su due principi.

Il principio di disintegrazione, utilizzato nel processo che separa la mente concreta (la ragione fisica) dalla natura animale del proprio corpo. Il principio dintegrazione, invece, risponde alla necessità di riportare la coscienza fisica nella direzione della sua natura superiore: del superconscio, o piano spirituale.

Dis-integrarsi in parole povere significa rinunciare a “come si era” riorganizzarsi secondo un completo rinnovamento. Un “cambiamento” che ogni iniziato privilegia, perché apre la strada allo strumento principe delle proprie indagini. Che non è più l’occhio fisico che guarda, ma l’occhio della mente che svela ciò che osserva.

Una condizione mentale, questa, ideale per toccare l’anima dell’idea, ma pure delle persone con cui ci si confronta. E passare dalla conoscenza delle rappresentazioni simboliche a quella degli essere viventi, è davvero un salto di qualità.

L’anima è l’idea contenuta in ogni forma. Anche umana.

Penetrare la struttura che ricopre l’idea è l’ostacolo da superare. Né bisogna lasciarsi ingannare dalle sue apparenze, qualunque esse siano.

L’osservatore, inoltre, deve imparare a superare anche se stesso, tacitando le risposte impulsive, il nascere di opinioni o di giudizi affrettati.

Deve soprattutto essere capace di spostare il punto d’osservazione.

Come uno zoom fotografico, la mente può passare da una visione generale ad altre, sempre più ravvicinate, profonde e specifiche.

Con la concentrazione si raggiunge una capacità di visione penetrante, che avanza all’interno dei concetti in maniera dinamica, basandosi sul sistema che possiamo definire “perché questo, perché quello”.

Questo modo di procedere non dipende tanto da un meccanismo mnemonico di apprendimento imitativo, quanto da una condizione mentale (sensibilità ricettiva) ch’è collegata all’intelligenza empatica.

Una siffatta condizione non è nemmeno difficile da raggiungere, poiché è solo un naturale prolungamento dell’attenzione, che si condensa per penetrare ogni genere di rappresentazione, andando oltre i significati apparenti, fino ad intercettare i significati profondi.

Questo è il punto centrale dell’indagine esoterica.

Il conoscitore utilizza ogni dettaglio dei segni esteriori per raggiungere il fondamento velato dalla rappresentazione. Tanto simbolica che metafisica.

Concludendo, non vi è separazione tra i diversi livelli d’indagine. Siano profondi (grandi misteri) che di superficie (piccoli misteri), la loro congiunzione concorre, in ogni caso, alla costruzione del “ponte” che unisce i due piani ideali: quello di terra e di cielo così che l’umana conoscenza si unisca al sapere universale dei piani spirituali.

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