La mistica dell’Albero Sephirotico

Misteri dei CostruttoriI Misteri dei Costruttori /3

L’Albero della Vita è la metafora della “caduta” nella materia dello spirito divino (v. la scala che Giacobbe ebbe in visione da Dio, di entità angeliche che scendevano in terra e risalivano al cielo). Attraversando i piani (dette sfere) di 11 mondi o universi (detti sephirot) di coscienza; e della sua “risalita”, questa volta sotto forma di spirito umano, verso l’undicesima sephira, detta Da’ath (l’Abisso della Mutazione), dove affronterà la maggiore delle trasmutazioni.

La mistica dell’Albero Sephirotico

di Athos A. Altomonte

L’Albero della Vita è la metafora della “caduta” nella materia dello spirito divino (v. la scala che Giacobbe ebbe in visione da Dio, di entità angeliche che scendevano in terra e risalivano al cielo). Attraversando i piani (dette sfere) di 11 mondi o universi (detti sephirot) di coscienza; e della sua “risalita”, questa volta sotto forma di spirito umano, verso l’undicesima sephira, detta Da’ath (l’Abisso della Mutazione), dove affronterà la maggiore delle trasmutazioni.

Quella che conclude il lungo processo di liberazione dalle percezioni materiali (legami col mondo fisico), che verranno sostituite da controparti assai più sottili e perciò sempre più simili alla purezza della percezione spirituale ch’è l’ultima meta della trasformazione materiale.

Questo ridisegna il principio di mutazione interiore che accomuna ogni insegnamento esoterico che riconosce nella metamorfosi interiore (come la trasmutazione del piombo fisico in oro spirituale ) il compimento del processo iniziatico. Il completamento dell’opera di trasmutazione interiore (v. Da’ath) segna l’ingresso dell’iniziato nella sfera della potenza spirituale.

Dio materializza parti di Sé (gli Elohim o monadi divine) per discendere nella Materia vivente . Sacralizzandola sino a riportarla sotto il dominio della coscienza divina:«… con sacrifizio di Sé …» ovvero, dis-integrando parti della propria coscienza (i Figli fatti a Sua immagine e somiglianza), che nella discesa per ravvivare la materia (anime) perdono coscienza (ricordo) della propria origine divina.

Ma ogni spirito incarnato tende a trascendere la natura materiale a cui è infisso (v. il «Real segreto») per cercare di re-integrarsi con la fonte della propria “Emanazione”. Così, paragonandoli a salmoni spirituali, ripercorrono il cammino a ritroso, e raggiungono sotto forma di spirito umano la “piena Luce” del nucleo spirituale: ridestando in sé stessi la particella di Essenza divina riposta in ognuno di loro.

La Dottrina ermetica chiama Grande Opera la «sacralizzazione della materia vivente». Intendendo con questo, il modo di riaccendere ogni spirito umano al fuoco (energia) del proprio nucleo spirituale. Il nucleo spirituale è racchiuso nella parte di coscienza più sottile dell’essere umano. Un frammento del Corpo divino “crocifisso” nei 4 elementi della Materia è conservato da ogni nucleo, che taluni definiscono “i prigionieri del pianeta”.

Attraverso un processo di riconoscimento interiore, spiega la mistica, gli spiriti prigionieri della materia rispondono all’impulso di ri-trovare il proprio generatore. Questo li spinge ad affrontare la difficile risalita interiore sino ai confini della coscienza spirituale.

Ridestando ogni particella divina racchiusa nella materia di ogni essere vivente, il principio divino (Dio) riprende coscienza di Sé nella manifestazione fisica.

La discesa del divino che si affaccia ai piani più densi della materia è la realizzazione del risveglio spirituale nell’aspetto fisico ed è l’apice del mistero iniziatico.

Sugli ingressi di molte cattedrali a terra (sephira Malkuth) è posto il simbolo dell’esagramma che segna la discesa e risalita della triade spirituale nella sfera materiale, oppure un doppio quadrato che indica dove ha inizio l’Opera di sacralizzazione della Mater Materia.

La conclusione che ne può trarre il massone è che la sephira di Malkuth, la materia inerte, corrisponde alla Vedova priva della Luce dello spirito, riportata nei catechismi. In concordanza con quanto riporta l’iniziazione simbolica al 3° grado: in cui il Maestro Hiram risorge nell’anima di ogni maestro massone (Figlio della vedova), così da renderlo un Figlio della Luce, ovvero, un Iniziato che può esclamare: ora l’immortalità mi è nota!

Ecco che in linea generale, la Grande Opera corrisponde alla ricostituzione di uno stato di coscienza che porta l’essere umano alla ri-generazione di se stesso, risorgendo interiormente alla Luce della spiritualità iniziatica.

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