Il primo effetto dell’afflusso di forza dell’anima, che è il fattore principale che determina il servizio, è l’integrarsi della personalità e l’unirsi dei tre aspetti inferiori in un solo complesso che serve.
Imparare a servire
a cura di Massimo Mancini
Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D.K.
Il primo effetto dell’afflusso di forza dell’anima, che è il fattore principale che determina il servizio, è l’integrarsi della personalità e l’unirsi dei tre aspetti inferiori in un solo complesso che serve.
È uno stadio preliminare e difficile per chi è nell’Aula della Saggezza. Egli acquista consapevolezza della propria forza e capacità e, essendosi consacrato al servizio, vi si dedica con ardore; crea questo e quel canale per esprimere la forza che incalza; demolisce e distrugge con la stessa rapidità con cui crea.
Temporaneamente egli costituisce un serio problema per gli associati, perché non scorge altra visione che la propria; l’aura critica dell’ambiente e il premere della forza assertiva in lui fa inciampare i “piccoli”, per cui i discepoli più anziani ed esperti devono continuamente riparare gli errori (per suo conto). Temporaneamente egli è vittima della propria aspirazione a servire e della forza che scorre in lui. Essa non è che il desiderio personale di perfezione e, a tempo e luogo, è una dote divina, ma la si deve sradicare quando la personalità diventa strumento dell’anima.
In altri casi il servitore ha una visione più ampia e amorevole, distoglie gli occhi dalle proprie realizzazioni, e lavora in silenzio concorde con tutti i gruppi di veri servitori. Sommerge le tendenze personali, le sue idee e ambizioni nel bene maggiore del tutto, e perde di vista il sé. Forse non c’è suggerimento migliore, per chi vuole comportarsi da vero servitore, dell’invito a ripetere giornalmente, con tutta la forza del cuore e della mente, la consacrazione che conclude il Catechismo Esoterico, incluso al termine di Iniziazione Umana e Solare. Vorrei ricordare che se si sente ribellione o ripugnanza per le idee trasmesse da quelle parole vuol dire forse che la coscienza ha gran bisogno di essere impressionata da questo scopo di vita:
“Assolvo il mio compito con ferma risoluzione; con sincera aspirazione; non sogno né riposo; lavoro; servo; colgo i frutti del lavoro; prego; sono la Croce; sono la Via; passo oltre il lavoro compiuto; calpesto il sé ucciso; abbatto il desiderio, e lotto, immemore della ricompensa. Rinuncio alla pace; perdo il riposo, e nella tensione del dolore, perdo me stesso, trovo Me stesso ed entro nella pace. A tutto ciò solennemente m’impegno, e invoco il Sé superiore”.
Via via che s’impara a servire e il contatto interiore si afferma, la prima cosa che avviene è l’approfondirsi della vita di meditazione, e si fa più frequente l’illuminazione della mente da parte dell’anima. Con ciò il Piano si rivela. Non è l’effondersi di quella luce sui propri progetti, sia che riguardino la vita personale o il campo di servizio prescelto. Questo deve essere ben capito. Indicherebbe (se ciò sembrasse accadere) agilità mentale per giustificare le ambizioni personali.
È invece il riconoscimento, nella mente, del Piano di Dio relativo al periodo in cui si vive, e la parte che ci è riservata per secondare coloro su cui grava la responsabilità di adempierlo. Allora ci si sente disposti ad essere una minuscola parte di un più grande Tutto, e tale atteggiamento non varia più, neppure quando si è ormai Maestri di Saggezza. Si dispone allora di una concezione del Piano ancora più elevata, ma l’umiltà e senso delle proporzioni restano immutati.
Una personalità intelligente e integrata è adatta a compiere la parte che le spetta di lavoro attivo, purché la visione non sia macchiata dall’ambizione personale e l’attività non degeneri in una corsa o in un febbrile affaccendarsi. L’anima stessa rivela la mossa successiva nell’opera evolutiva alla mente calma e stabile, impartendo idee. Tale è il Piano per l’umanità.
La forza che si riversa nella personalità, dando al servitore la necessaria visione e il senso di potenza che lo mette in grado di collaborare, scende nel corpo astrale o emotivo.
Anche qui l’effetto è duplice, secondo la condizione del corpo astrale e l’orientamento interiore. Può accrescere e intensificare l’illusione, gettando il servitore in balia degli effetti psichici illusori che vi si trovano. Quando ciò si verifica, egli si illuderà per esempio, di avere sorprendenti contatti personali, mentre ha percepito solo qualche forma-pensiero collettiva dei Grandi Esseri. Sarà convinto di essere stato prescelto come strumento e portavoce della Gerarchia, ma è ingannato dalle molte voci, poiché la Voce del Silenzio è stata sopraffatta dai clamori del piano astrale: s’illude che non vi sia altra via che la sua. Oggi tale inganno e illusione è comune ovunque fra istruttori e operatori, perché molti sono sul punto di stabilire un preciso contatto con l’anima e sono trascinati dal desiderio di servire; tuttavia non sono esenti da ambizione, e tendono ancora soprattutto ad esprimere la personalità, e a non fondersi con il gruppo dei servitori del mondo. Ma se riescono a evitare l’annebbiamento astrale e distinguere il Reale dall’irreale, la forza che affluisce inonderà le loro vite di vero amore altruistico e devozione al Piano, a coloro serviti dal Piano e a Coloro che servono il Piano. Notate la sequenza di queste attitudini e regolatevi in conformità.
Allora non vi sarà posto per interesse e affermazione personali, né ambizione egoistica. Si considerano soltanto le esigenze altrui e la necessità impellente delle iniziative immediate da prendere per provvedervi, quali si presentano agli occhi del servitore.