Di Titone si narra una bella favola: che fosse stato amato dall’Aurora, la quale, bramando goderne perpetuo legame, chiese per lui a Giove l’immortalità; ma purtroppo per femminile dimenticanza si scordò di aggiungere alla sua richiesta di liberarlo dalla vecchiaia.
Di Titone si narra una bella favola: che fosse stato amato dall’Aurora, la quale, bramando goderne perpetuo legame, chiese per lui a Giove l’immortalità; ma purtroppo per femminile dimenticanza si scordò di aggiungere alla sua richiesta di liberarlo dalla vecchiaia. Pertanto la possibilità di morire gli fu tolta, ma dovette vivere in eterno nella situazione misera e deploranda dei vecchi, come è necessario avvenga ad uno che, non morendo mai, è gravato in eterno dall’età. Alfine Giove, commiserando un tal destino. Lo mutò in una cicala. Questa favola sembra essere un’ingegnosa allegoria e descrizione del piacere; il quale all’inizio, ovvero al tempo dell’Aurora, è cosa tanto gradevole che gli uomini fanno i voti che per loro sia eterno compagno, dimenticando che, ad essi ignari, ne verrà sazietà e tedio, come ai vecchi. Così, al fine, quando gli uomini abbandonano le azioni voluttuarie, non ne muore però il ricordo e la passione. Allora si divertono a raccontare e ricordare quelle cose che furon gradite nell’età giovanile. Cosa che vediamo verificarsi negli uomini libidinosi e nei militari che raccontato gli uni filastrocche licenziose, gli altri imprese giovanili, come fanno le cicale che hanno vigore nella voce solamente. |