…sono profondamente convinto della scelta che ho compiuto entrando in Massoneria; rispetto i principi ed i valori della Massoneria Universale e quindi prendo atto anche di situazioni e comportamenti che mi riesce difficile comprendere; mi fortifico e traguardo nel tempo ciò che dovrò essere.… Le difficoltà sublimano e fortificano lo spirito, concedendomi una visione che diviene mano a mano più chiara e limpida.…Per ora la mia condizione mi impone il silenzio? …Ma prima o poi verrà il giorno in cui anch’io potrò offrire un umile contributo a quanto alcuni Fratelli stanno facendo.
D: Caro Athos, R: Caro Fr., sono felice che non dimentichi i principi che distinguono un buon massone dai profani che gli seggono accanto nel Tempio. Ma dovrai concordare che i “sentimenti massonici” che involgariscono ultimamente la Massoneria, non sono più le “cordate” ai Palazzi di potere, ma le imposizioni liberticide al suo interno. Comunque la si voglia mettere, di Libertè-Egalitè-Fraternitè nei piani bassi della vita massonica è rimasto ben poco, sostituiti da una burocratizzazione di stampo sovietico. Il sorgere di un regime censorio, è il segno che gli amministratori del “potere massonico” non sono certi di se stessi. E chi teme il confronto è sempre sospetto. Il motivo, per quel che ne so, è da addurre al bluff delle iniziazioni virtuali. Che non sono vere, ma simboliche e impresse non nell’essenza dell’iniziato, ma solo sulla carta di “brevetti e patenti”(?) o sulla stoffa degli “abbigliamenti decorativi”. Aprendosi, i vertici amministrativi temono di poter incontrare qualcuno che i “segreti iniziatici” li conosca davvero. Perché, sanno benissimo che anche se pochi, ed anche se non “frequentano” le assise elettorali, gli Iniziati esistono davvero. E questo spaventa, perché la sola presenza di uno di loro, mortificherebbe il bluff de: “non te lo dico perché è un segreto”. Ma non c’è segreto nella Massoneria, se non nell’ignoranza di certi “associati”. Ed ogni segreto rimane segreto, per il semplice fatto che nessuno, mai, si sognerebbe di comunicarglielo, a quegli “associati”. Ecco la fonte della loro insicurezza, il bluff di un’iniziazione che “vendono”, ma che non hanno. Così, temono che questa verità, scomoda, possa raggiungere i propri “amministrati” (che parola orribile), rompendo i confini dei propri canoni e delle convenzioni rituali. Ma, caro Fr., sei troppo giovane per sapere che stiamo parlando di quattrini. Sì, soldi, tanti soldi, dispensati per appannaggi magistrali e simili, note spese, prebende ed assegni amministrativi. Questo, però, alla bassa forza, come la chiamano Loro, non lo vanno certo a raccontare. Fraternamente |