Sulla Verità

Domande e Risposte

Un concetto di un filosofo contemporaneo (G. Santayana) mi ha molto colpito: 

“Il possesso della verità assoluta […] è incompatibile con l’essere vivi perché esclude qualunque situazione, organo, interesse e data di ricerca particolari: la verità assoluta non può essere scoperta proprio perché non costituisce un punto di vista” (da F. Savater, Le domande della vita, Ed. Laterza).Eppure, nonostante si tratti di una fatica di Sisifo, continuo a pensare che il nostro lavoro “di scalpello” sia l’unico che valga davvero la pena di compiere.

Sulla Verità

di A.A. Altomonte

D: Un concetto di un filosofo contemporaneo (G. Santayana) mi ha molto colpito: 
“Il possesso della verità assoluta […] è incompatibile con l’essere vivi perché esclude qualunque situazione, organo, interesse e data di ricerca particolari: la verità assoluta non può essere scoperta proprio perché non costituisce un punto di vista” (da F. Savater, Le domande della vita, Ed. Laterza).
Eppure, nonostante si tratti di una fatica di Sisifo, continuo a pensare che il nostro lavoro “di scalpello” sia l’unico che valga davvero la pena di compiere. G. A.

R: La “verità” non può essere posseduta, è vero, ma può essere vista, contemplata, osservata e così “ricevuta”. Non da vivi, può significare non “materialmente” vivi, ma il pensiero non è materialmente vivo ma è immaterialmente perenne. Non è ora il caso di entrare nei dettagli ma prendendo a riferimento il famosissimo dipinto di Michelangelo della Creazione di Adamo nella Cappella Sistina, è ormai noto come il profilo che circonda l’immagine di Dio, coincida anatomicamente al cervello umano, la “cassa di risonanza” del pensiero. La mente è dentro e fuori al cervello ma non è il cervello. Una volta, per spiegare ad un ragazzo la differenza tra il cervello ed il proprio pensiero, usai una semplice corrispondenza: la mente sta al cervello quanto la fame sta allo stomaco.

Tu dici, giustamente, che ognuno percorre la via delle proprie verità. È vero, ma non è importante come ci si avvicina alla Porta della verità (il centro della coscienza o baricentro egoico), né lo strumento che decidiamo d’usare per “aprirci” un varco attraverso gli strati della nostra mineralizzazione mentale. Noi siamo il perenne apprendista, e l’importante è trovare e poi farsi accettare da uno dei 7 Maestri Segreti che, celati, sono alla ricerca del Loro Maestro Hiram. Il Maestro Hiram ci osserva attraverso l’Occhio che, simbolicamente, è raffigurato sul punto più alto dell’Oriente del Tempio. 

Volendo chiarire questa simbologia, è utile ricordare che ogni mito, leggenda o simbolo se presi nella loro forma letterale restano solo un fumetto. Ma se ne vengono tratti i significati che vi sono stati occultati, questi diventano il contenitore del messaggio, cioè, dell’Insegnamento. 

Che la verità, anche se parziale, non può essere un punto di vista o un’opinione è un concetto più o meno condiviso. La verità «È» (Io sono Colui che È) cioè, è e vive di sé stessa, anche se non viene osservata o non è riconosciuta come tale. Questo principio è quello della «cosa in sé», cioè, il Ding an Sich, della filosofia kantiana. Per cui la realtà oggettiva vive fuori del pensiero dell’uomo e non importa, per la sua esistenza, se essa viene riconosciuta o accettata. Non è il percorso esterno che fa la differenza nel cammino verso la “realtà”, ma il giungere alla soglia della propria, vera, Sala dei passi perduti (il silenzio dell’equilibrio interiore). Non importa come e con quali strumenti si giunge d’innanzi alla Porta (punto di coscienza) che ci introduce, come è detto, al Tempio interiore. Questo Tempio, una volta compiuto (ma quanti vogliono apprendere la vera Arte di costruzione?) è la vera ed unica Aula d’apprendimento dell’adepto Accettato. Più tardi, nella fase avanzata, quel “punto” diverrà l’Aula di saggezza dell’iniziato. Il problema, a mia opinione, diventa quello di riconoscere il Fratello “esperto e terribile” che, come Virgilio fece simbolicamente con Dante, accompagni e guidi l’aspirante iniziato a compiere veramente i 4 Viaggi iniziatici che sono conosciuti in forma simbolica.

Dove si può trovare un Fratello “esperto e terribile” che indichi il punto d’ingresso del cammino e che possa indicare la giusta direzione? È detto che chi pone la domanda nelle sue giuste proporzioni, in essa vi trova già la risposta. Seguendo questo consiglio, che mi sembra ragionevole, si potrebbe costruire un primo profilo, un identikit, per individuare con chiarezza questo Fratello e capire quali siano le caratteristiche necessarie per rendere indubbie le sue qualità di consigliere, guida e suggeritore. Ma per “riconoscere” l’esperto bisogna prima avere una sufficiente conoscenza dell’arte. E se questo è vero, prima della guida è necessario conoscere l’itinerario del Viaggio. Poi, se l’interesse rimane vivo, si passa a tracciare il profilo psicologico di questo “misterioso” Fratello “esperto e terribile” e i suoi “doveri”, partendo da presupposti reali, che permettano di raggiungere delle conclusioni usabili e concrete. 

Vorrei ribadire, a tale proposito, che la Massoneria non è un passatempo folkloristico, poi, dopo la negazione assoluta, spazziamo dal campo altre due deformazioni. La Massoneria non è uno strumento speculativo o un trastullo intellettuale: la Massoneria, nella sua accezione più “antica e regolare” è, dopo un preambolo educativo, il viatico operativo per chi cerca un ampliamento di sé (espansione di coscienza) e che non si sofferma nella ricerca della prossima insegna o del prossimo titolo. 

Se hai avuto la pazienza di leggere l’articolo sul Lavacro rituale, in fondo ho asserito che la potenza iniziatica non sta nello strumento, nella decorazione o nella formula rituale ma nella “forza” iniziatica di chi li usa. Allora, prima bisogna “trovare quella forza” e, poi, via via si sceglieranno gli strumenti adatti alle diverse circostanze. 

Pensi che questo concetto sia opinabile o può esservi contenuto un frammento di verità? Vogliamo cominciare a tracciare i confini dell’opera? Il mio lavoro testimonia la mia disponibilità all’esperimento.