Gli Inni omerici (800-400 a.C.) contengono due fervide raffigurazioni della SdA: l’Inno alla Terra e l’Inno alla Madre degli dei. In entrambi questi inni, la SdA presenta caratteristiche speculari alla Madre Terra, Madre del Cosmo, dominatrice non soltanto degli animali, ma anche del regno vegetale e minerale. Questo non significa che l’archetipo SdA sia universale.
Gli Inni omerici (800-400 a.C.) contengono due fervide raffigurazioni della SdA: l’Inno alla Terra e l’Inno alla Madre degli dei. In entrambi questi inni, la SdA presenta caratteristiche speculari alla Madre Terra, Madre del Cosmo, dominatrice non soltanto degli animali, ma anche del regno vegetale e minerale. Questo non significa che l’archetipo SdA sia universale.
Gertrude R. Levy nell’ormai – purtroppo – introvabile Religious Conception of the Stone Age (New York, 1963), identifica questi graffiti con la SdA; mentre fino ad allora si riteneva che il significato di queste immagini dovesse essere messo in relazione con gli atti magici della caccia (in questo caso, magia mimetica, dove il simile agisce sul simile e la rappresentazione grafica del felice esito della caccia assicura la correlativa riuscita dell’impresa). Per Gertrude R. Levy le stesse caverne, su cui sono ritratte immagini di caccia, devono intese nell’immaginario preistorico come allegorie del grembo materno, ulteriore rimando alla SdA. Queste icone intendono significare il desiderio dell’uomo preistorico di condividere l’essenza della SdA, di adorarne il potere creativo, piuttosto che elaborare semplici tecniche mimetiche di caccia, volte ad assicurare una facile cattura della selvaggina. Queste teorie sembrano suffragate del rinvenimento a Laussel di una statua paleolitica raffigurante una donna incinta, nuda e dotata di un corno di bisonte. Icone della SdA appaiono anche durante il Neolitico nel Vicino Oriente, nelle terre circostanti il mare Egeo e l’Adriatico e le isole che si estendono fino all’Ucraina occidentale. Marija Gimbutas in The Goddesses and Gods of Old Europe (Berkeley, 1982) s’interessa di questa area estesa nell’Europa Neolitica, studiandone le evoluzioni dal 7.000 al 3.500 a.C. Secondo Marija Gimbutas nell’Europa arcaica (anteriore all’Età del Bronzo) era diffuso il culto di una Dea teriomorfica metà serpente e metà uccello, che poteva manifestarsi anche con il corpo di una donna dalla testa d’uccello, legata alla ciclicità della vita e della morte, alle stagioni ed all’agricoltura. Ritroviamo la stessa associazione simbolica tra il serpente – l’animale che striscia, il più legato per simbiosi alla terra, l’unico in grado di sconfiggere la morte e rinascere attraverso il cambio della “pelle”, delle squame – e l’uccello, nella fattispecie l’aquila – simbolo del librarsi dello spirito che si avvicina al Sole, alla Verità – nel dio Serpente Piumato mesoamericano Quetzacoatl, ma anche nei due animali simbolici dello Zarathrustra nietzscheano. Con la differenza che la Dea teriormorfica europea di cui parla Gimbutas ha i caratteri del Creatore, mentre Quetzacoatl negli Anales de Cuauhtitlan riveste il ruolo dell’Eroe Culturale che si trasforma in Quetzacoatl Tlahuizcalpantecutli, il Signore dell’Alba, il pianeta Venere. La Dea europea, epifania del potere femminile che dona la vita e la sottrae, era generalmente accompagnata da un cane, da un toro, da un caprone (secondo M. Murray manifestazione teriomorfica del “Dio Cornuto” di quella “Vecchia Religione” europea, la cui plausibilità, però, è ormai ritenuta priva di fondamento) e da un maiale addomesticato (vittima sacrificale per eccellenza nei seriori Misteri Eleusini). Sempre secondo Gimbutas, questa Dea non incarnava la trascendenza, ma piuttosto la vita ciclica della Terra, confermando in pieno l’associazione simbolica del Cielo con la trascendenza e della Terra con l’immanenza. Per Gimbutas, soltanto l’elemento femminile rappresentato dalla Dea, che nell’Europa arcaica appariva come SdA, simboleggiava il potere della procreazione, al contrario l’elemento maschile si limitava a compiere un’azione di stimolazione e di potenziamento della vita. Ma la generazione era prerogativa della Grande Madre, in questo caso della SdA. Come abbiamo scritto, sono state le donne a sviluppare l’agricoltura, perché nelle società paleolitiche di cacciatori-raccoglitori erano preposte alla raccolta delle piante commestibili e, quindi, furono le prime a cogliere il nesso tra la caduta di un seme e la germinazione di una pianta. Il nesso simbolico successivo si stabilì tra la fertilità femminile e quella del suolo, cui s’aggiunsero le fasi lunari e le maree (il mare, simboleggia l’Inconscio, l’indeterminatezza, la fluidità, lo stadio amniotico, il ventre materno, ecc.). Sembrerebbe dunque plausibile la teoria che vede la trasformazione dell’archetipo femminile primordiale – dalla prima ierofania come SdA alla successiva Madre Terra – come conseguenza della scoperta dell’agricoltura da parte delle donne paleolitiche. Nelle prossime schede ci occuperemo delle peculiarità delle SdA venerate a Catal Hϋyϋk e nella Creta minoica. |