L’Uomo del Futuro

Misteri dei CostruttoriHo osato entrare in un mondo bibliografico, dedicato a Leonardo popolato da illustrissimi autori e personaggi che hanno reso il “Maestro” e le sue opere, unico scopo delle loro ricerche, a volte delle loro vite. Un mondo spesso fatto di Scienza Ufficiale, alla quale, negli ultimi anni, si è, però, aggiunta una continua e pressante serie di “congetture e studi” bibliograficamente non ufficiali, in cui si è voluto sempre di più far apparire il “Maestro” come il depositario unico e forse ultimo, di un “Sapere” definito, in modo limitante: Esoterico.

L’Uomo del Futuro

di Michele Proclamato (articolo pubblicato sulla rivista Hera n. 105 Ottobre 2008)

Premessa

Ho osato entrare in un mondo bibliografico, dedicato al Genio popolato da illustrissimi autori e personaggi che hanno reso il “Maestro” e le sue opere, unico scopo delle loro ricerche, a volte delle loro vite. Un mondo spesso fatto di Scienza Ufficiale, alla quale, negli ultimi anni, si è, però, aggiunta una continua e pressante serie di “congetture e studi” bibliograficamente non ufficiali, in cui si è voluto sempre di più far apparire il “Maestro” come il depositario unico e forse ultimo, di un “Sapere” definito, in modo limitante: Esoterico.

Ciò ha prodotto un’intermittente disamina occulta di alcune sue “opere”, spesso le più famose, che ancora deve chiarire quale fosse realmente tale “sapere” segreto, tutto a scapito di una seria analisi complessiva del suo operato sotto questo aspetto.

Morale: “Lui” continua ad essere “ostaggio” di una Scienza che, dopo averlo eletto “padre” della sua ufficialità, in nessun modo accetta e permette a chiunque di mettere in dubbio i suoi “natali” conoscitivi.

E così, in un momento in cui il mondo del Mistero, tutto, sta cercando, o dovrebbe cercare, una nuova strada per unire le sue forze a quelle di una Scienza che sta mostrando la corda dei suoi limiti e difetti, ho deciso, o “Lui” ha deciso, di dare un contributo a quel ponte. Necessario affinché Sapere ufficiale e scienza del passato, autoctona o no, possano cominciare finalmente ad unirsi, saldarsi, amalgamarsi, con lo scopo di “partorire” menti ed anime il più possibile simili a quelle di un essere come Leonardo, in cui l’Androginia della sua genialità tecnica, mai ebbe il disonore di trascendere il cordone ombelicale della sua matrice primaria: la Natura. Una Natura che i suoi occhi interpretavano e vedevano, come uno dei magnifici doni datoci da un Dio unico e vivente, spiato, forse, nell’intimo del suo atto universalmente creativo dalle caratteristiche chiaramente “soniche”, da una scienza che, da sempre è sul nostro pianeta, che da sempre ha aiutato pochi, ma fondamentali uomini e che, probabilmente, ci aiuterà anche questa volta a salvare il nostro destino.

Sono quindi sceso nell’arena Vinciana non per suggerire, ma per difendere, con convinzione, quale fosse il suo Unico sapere, se vogliamo occulto, un sapere che lo pose continuamente in bilico fra l’essere estremamente umano nel suo “sentire” e terribilmente estraneo ai comuni mortali nel suo “fare”, dimostrando come anche un “Uomo”, possa trascendere i suoi natali terrestri per entrare a far parte di un consesso di intelligenze sicuramente cosmiche e sicuramente esistenti.

Detto questo, affermo che Leonardo da Vinci conosceva il sapere dell’Ottava, applicava il potere del settenario e, senza ombra di dubbio, era in grado di concepire la realtà che lo circondava come il frutto della progressione armonica di pochi “speciali” suoni, intesi come il verbo dodecafonico divino, giunto fino a noi come un’interfaccia geometrica custodita in una culla cubica.

Ed ora, dopo essermi scientemente inguaiato con le mie dichiarazioni, arriva il bello, e sì, perché dire, è nulla rispetto al dimostrare.

L’Immagine chiarificatrice

Dopo aver cercato di spiegare che cos’è per me l’Ottava, dovrò sovrapporre tale informazione all’operato del Maestro, per poter dare a voi lettori un'”anteprima” godibile della mia ultima “fatica” editoriale e motivare le mie perentorie affermazioni di cui sopra.


fig. 1

Fra le tante immagini che io conosco, tutte parlanti in modo sonico, l’unica che può farmi risparmiare tempo, spazio, ma sicuramente non parole, è lo Zodiaco di Denderah e, per quanto inusuale, per parlare di Leonardo partirò proprio dagli egizi, sicuro fin da ora, di poter incrinare il probabile muro di scetticismo suscitatovi, grazie ad un’opera che molto può ancora dirci, a distanza di duemila anni, sul sapere “sonico” Vinciano. (fig.1).

Intanto è giusto ricordare che lo Zodiaco più famoso del Mondo, faceva parte del tempio della dea Hathor a Denderah e che, nei primi decenni dell’Ottocento, fu trafugato in Egitto in modo piuttosto rocambolesco per essere acquistato alla strabiliante cifra, per allora, di 150.000 franchi, dal re di Francia in persona: Luigi Filippo.

Ebbene quella rappresentata è una visione cosmologica appartenente alla fine dell’Era egizia, collocata con molta precisione dagli archeologi, in un periodo corrispondente al 50 a.C., in piena età Tolemaica, ma appartenente nel suo schema generale, alla fumosa e antichissima origine “divina” della magica terra del Nilo.

Al centro dell’immagine, disposti su 5 ordini, sono presenti un numero ben preciso di corpi celesti, comprendenti stelle, costellazioni e pianeti, di cui molto ci sarebbe da dire, ma non in questa sede.

Osservando la figura, all’esterno è possibile notare degli enormi Esseri che sembrano sostenere, se vogliamo, l’Universo egizio, attraverso le loro possenti braccia: Esseri suddivisi in Donne e strani Uomini, gli “Shemsu Hor” o figli degli dei, che, secondo la tradizione, regnarono sull’Egitto prima dell’arrivo del primo faraone umano: Menes.

La creazione sonica

Il sapere Egizio ci indica che, da Otto Direzioni, o sarebbe meglio dire “vibrazioni”, per ora ancora invisibili alla nostra scienza, si sono creati i presupposti sonici affinché una struttura, costituita da 12-24 capisaldi sonori, (anche in questo caso la scienza non vede, o forse è meglio dire non sente) si renda responsabile di 72 presenze celesti, che la scienza vede. Le implicazioni di tutto ciò, come è immaginabile, sono sorprendenti. Per tanti motivi. Intanto non stiamo parlando di un “semplice” zodiaco, ma di un vero e proprio Big Bang sonico, che non riguarda solo la materia visibile, ma anche e, per la prima volta, l’invisibile.

Ora, tornando all’immagine ed osservando la direzione presa dal “creato stellare” posto al centro dello Zodiaco. Tutto si muove verso sinistra, come già ebbe a dire Einstein quando affermò: “Non credo che DIO sia solo mancino”, alla luce delle prime indagini svolte sull’infinitamente piccolo, in cui era palese la propensione rotazionale sinistrorsa della materia. Ma, com’è noto, ad una propensione rotazionale corrispondono anche delle caratteristiche della materia ben precise, come la caducità, il tempo-spazio ed il movimento-energia.

Subito a Denderah, allora, per osservare un meraviglioso gioco di sguardi, che tanto farebbe bene a chi si occupa di Fisica Quantistica: un gioco ammaliante, al quale nessuno degli Esseri si sottrae, estremamente importante per capire che cosa potrebbe essere l’Antimateria.

Esaminando le Donne, esse, opposte, nella loro disposizione, annullano quasi il loro compito, volgendo il capo nella posizione opposta; così fanno le coppie di uomini.

Annullandosi, essi sono, sostanzialmente, immobili nel loro probabile compito creativo; ma se sono immobili, pur toccandosi fra di loro attraverso le mani, come indica la vera immagine di Denderah, essi avranno caratteristiche sostanzialmente opposte alla “Nostra Materia” e cioè, in questo luogo, se di luogo si può parlare, il Tempo non c’è, lo Spazio non c’è, l’Energia-movimento si crea, ma soprattutto la Morte , non esiste.

Tutto sta nascendo, un tutto destinato a palesarsi nella nostra realtà in modo speculare, motivo per cui, ora, si può immaginare perché, “Lui”, usava la Sinistra per proteggere l’immortalità delle sue Invenzioni e la Destra per attestare l’avvenuto decesso di suo padre “Notaro”.

Le reti dell’Ottava ci accompagneranno fino alla fine, perché, se la materia, in questo tipo di Creazione rappresenta solo i 23 di ciò che vediamo nello Zodiaco, vuol dire che tutta la nostra realtà, tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che noi siamo, è binariamente derivante da un 13 di una pseudo realtà invisibile, ma sonicamente strutturata.

Di conseguenza, il rapporto femminile è così importante nell’Universo, da giustificare le paure millenarie della nostra romana chiesa e non solo. Il femminile è così importante nella Creazione, da richiederne la sua presenza solo per 13: 13 invisibile, dalle caratteristiche direi uniche, motivo per cui, per bilanciare la presenza di 4 Donne a Denderah, ci sono voluti 8 Esseri semidivini.

Si potrebbe concludere che 13 sia il valore costituente quel famoso campo ordinante, (Sheldrake, il grande biologo, docet) che tra le altre cose permette alle nostre cellule, a livello di DNA, di capire cosa, da grandi, nel nostro corpo diventeranno, e cioè: se trasformarsi in iride o cuore, ciglia o rene e via dicendo. Perché chi conosceva l’Ottava, sapeva con assoluta certezza, che l’Universo è vivo, che l’Universo pensa, che l’Universo respira ed il suo respiro si chiama Precessione degli Equinozi, (provate a moltiplicare la somma numerica degli Esseri, per il numero dei corpi celesti e vedrete come il suono, presieda a un respiro ciclico di 12 mesi di 2160 anni l’uno e non solamente a livello terrestre) che l’Universo dissimula il suo ordine sonico attraverso il caos, ma che, soprattutto, con l’Universo e tanto più con un pianeta come il nostro, ci si può “parlare”, come i Nativi ancora sanno, rispettando le sue stimmate geometrico-direzionali.

In ultima analisi, chi conosce l’Ottava, sa che siamo pura mente, che vive nella mente di Dio, un Dio fatto da Otto Vibrazioni primarie, in grado di strutturarsi in modo Androgino e di palesarsi nella realtà, sempre in modo speculare, dividendosi in maschile e femminile.

Ciò spiega perché in “Lui”, l’Androginia, fu così acutamente concepita nelle sue opere.

La Scienza degli Dei

Ora, immaginando qualcuno, che dalla profondità della storia umana, o dalla profondità dello spazio, codifichi, a livello geometrico, quel poco che abbiamo rilevato sull’Ottava e consegni tutto ciò nelle nostre, non sempre degne mani, Egli sostanzialmente, creerebbe una Scienza in grado di codificare un “atto creativo divino”. Ma come? Il come è deducibile osservando cosa gli Esseri delimitano con il loro abbraccio dodecafonico. Essi delimitano una Sfera, come la Sfera, geometricamente, nel mondo della musica è chiamata ad indicare un’Ottava. Quindi la scienza dell’Ottava , geometricamente, sarà costituita da sfere o cerchi.

A questo punto, se si volesse trasformare la visione egizia in geometria, ciò sarebbe possibile, attraverso Sette cerchi (fig. 2), definiti Settenario o Seme della Vita, nella plurimillenaria geometria del Fiore della Vita.

Qui vedremmo, con chiarezza, tre otto che, attraverso il Settimo cerchio centrale, culminano le loro intersezioni attraverso 6 Petali, che Leonardo conosceva non bene, ma benissimo, tanto da chiamarli “porzioni”, in molti disegni dedicati al Settenario. Ma la scienza in questione, ben lungi dall’accontentarsi, svilupperà tale geometria attraverso passaggi geometrici, nonché numerici, forieri di preziosissime informazioni, tanto da trasformare Denderah stessa in ciò che la geometria del Fiore definisce: Frutto della Vita. Esso risulterà costituito non da 7, ma da 13 componenti sferici, esattamente come andrebbe vista la visione Egizia finora esaminata, capiremmo così che ormai gli Esseri sono diventati sfere, come sfera, sempre centrale, sarà la Creazione. A questo punto nulla mancherebbe a tale geometria divina, per manifestare uno sviluppo di primaria importanza, che vedrà, in una forma ben distinta e ben definita, la sua naturale evoluzione: Il Cubo.

La scienza in questione sarà in grado di trasferire tali passaggi evolutivi dell’Ottava e ben altro, allo scibile umano, dandogli la possibilità di ottenere da un’unica informazione vibrazionale, la capacità di misurare, scrivere, contare, suddividere lo spazio, come il tempo, geometrizzare, costruire, pregare, interagire con gli Elementi, ed avere i parametri necessari per creare vere e proprie civiltà, in grado di illuminare il cammino umano. E sempre le geometrie cubiche esadirezionali, culla dei 5 solidi Platonici, appariranno ovunque, ora, in campo spirituale, come in campo conoscitivo, senza dimenticare la loro maggiore applicazione come Interfaccia alla quale la natura, doverosamente, si ispira per creare le sue Forme.

Ed il Maestro tutto ciò lo sapeva, eccome se lo sapeva e lo dimostrò.

Finalmente Leonardo

A questo punto dei miei studi sull’Ottava, Leonardo si fece sentire e lo fece in modo perentorio soprattutto attraverso un libro, introvabile in Italia, regalatomi da un mio grande amico: “The Unknown Leonardo”.

La prima immagine che vidi di quel testo, si riferiva all’affresco della Sala dell’Asse, all’interno del Castello Sforzesco a Milano e rimasi di sasso nel constatare un solo particolare che mi avrebbe spinto a constatarlo di persona. Alla biglietteria del Castello Sforzesco chiesi della Sala dell’Asse. La Sala di Leonardo è la numero 8. Lo considerai un ulteriore segno: avevo fatto settecento chilometri per capire se Leonardo conosceva l’Ottava e “Lui”, stava nella sala numero 8.

Mi posi esattamente al centro della Sala sotto lo stemma Sforzesco e cercai, fra quella immensa vegetazione, il “particolare” che avevo notato sul mio testo, e, lentamente, seguendo una perfetta direttrice tracciata da uno degli alberi maestri, perfettamente direzionali, su cui quel soffitto vegetativo prosperava: lo trovai.

Si trattava di una Sfera, un piccolo cerchio disposto al limitare di quel soffitto che appariva quasi estranea a tutta l’opera. Al che, caricatomi di coraggio, mi recai esattamente sotto quella piccola sfera e cominciai a sfruttare il mio “dono” e, come sempre avevo fatto, semplicemente, contai: una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto.

Per me già in quel momento era fatta, mi sarebbero bastate quelle Otto Sfere (fig. 3), disposte direzionalmente, per confermare quello che il mio cuore già sapeva.


fig. 3

Mi riportai al centro della Sala e questa volta sì, che i miei occhi videro ciò che normalmente non siamo abituati a vedere: lo stemma. Lo stemma, era accerchiato, avvolto, circondato, quasi assediato da un nugolo di otto , e forse, dopo cinquecento anni, ero il primo a capirne, almeno in parte, il perché.

Lo stemma sforzesco era avvolto da 32 Otto: Trentadue Otto. (fig. 4, 5)

A quel punto riacquistai la calma e cominciai a ragionare dicendomi: “Conosce l’Ottava, la applica e quindi, se c’è un riferimento numerico pari a 32 unità, dovrà aver nascosto un secondo riferimento che con il primo interagisce, per ottenere quel rapporto essenziale nella creazione sonica, pari a 13 e 23”.

Mi ricordai delle Sfere, ma soprattutto di ciò che il fogliame nascondeva intorno alle Sfere.

Nuovamente mi posi sotto una di esse e, con attenzione, osservai, fino a quando vidi che ogni Sfera era contornata da una corona di ben 12 Otto. Lo sapevo, il Maestro usava, numericamente, il meccanismo di Denderah per creare le sue opere, ora, dovevo solo capire quale riferimento numerico rappresentava il suo livello di Iniziazione.


fig. 5


fig 4

Di nuovo i Numeri

Non era difficile ormai, moltiplicai, infatti, le Otto sfere per la loro corona di 12 Otto ed ottenni un riferimento pari a 96 unità, quindi, considerando lo Stemma, questi erano i suoi riferimenti numerici e sonici: 32 e 96.

Chiaramente avevo 13 di 96, mi mancavano i suoi 23, facilmente deducibili e pari a 64.

Questo sarebbe stato l’ambito numerico dentro il quale per tutta la vita, Leonardo Da Vinci avrebbe “suddiviso” e “pianificato”: planimetrie costruttive, opere militari, opere pittoriche, opere tecniche, disegni geometrici ecc., ecc.

Ora sommando i tre riferimenti numerici della Sala apparirà qualcosa di eccezionale, a livello genetico. Sì, perché, non so fino a che punto cosciente di ciò, “Egli” utilizzava parti numeriche essenziali del DNA. Non solo, giustamente le stesse, per ordine crescente, rappresentano, su un ipotetico pianoforte, il numero di vibrazioni al secondo, appartenenti ad un Do della Terza Ottava fra i Bassi, fino ad arrivare ad un Sol della Prima ottava, sempre fra i Bassi.

Quindi, esattamente come prima di “Lui” pochi, ma fondamentali individui per la Storia Umana , il Maestro creava opere, in questo caso pittoriche, sonicamente e numericamente inserite in un contesto vibrazionale di tipo genetico, compreso all’interno di Tre Ottave ben precise.

Semplicemente, provava a comportarsi come Dio: e quasi ci riusciva.

Resistendo alla forza di questo ciclone conoscitivo per non essere spazzato via come una foglia, m’imposi di non andarmene senza averne saputo di più.


fig. 6


fig.7

Allora seguii con attenzione l’andamento di quei magnifici Otto araldici e mi resi conto che essi diventavano, sorprendentemente, dei Nodi (fig. 6) e, chi di Leonardo si intende, sa benissimo quanto si è disputato, nel tempo, dei “Suoi” Nodi, a partire proprio dal Vasari, che spesso li definiva: “schiribizzi”.

Invece i Nodi di Leonardo sono Otto, sono Ottave. E Leonardo di Ottave, di Otto, o meglio di Nodi, praticamente seppellì molti dei suoi capolavori: dalla Donna con l’Ermellino, al ritratto di Beatrice D’Este, per non parlare delle sue 6 incisioni – a cui ho dedicato un capitolo a parte nel mio libro – o della Gioconda.

Volendo cercarli, ad esempio, nell’immagine della Gioconda si scoprirà che Leonardo li nascose sul seno. (fig. 7, 8)


fig. 8

Il lasciapassare conoscitivo

Elessi quindi i nodi a lasciapassare unico per poter sondare tutte le opere del maestro. Quindi decisi di esaminare una delle sue opere più famose: Il Cenacolo.

Come immaginavo qui di nodi: neanche l’ombra!

Non mi diedi per vinto poiché lentamente mi resi conto di come il Maestro avesse posto questa volta il suo accento sonico non sul simbolismo dell’ottava, ma sul “suo” sistema numerico.

La cosa era facilmente deducibile dai particolari viventi e non della sacra scena. Chiaramente in primo piano apparivano i 12 apostoli con al centro Gesù, ma con altrettanta chiarezza la scena era dominata da un soffitto di 36 cassettoni, mentre a livello prospettico era facile desumere 8 aperture murali, 4 per lato, valorizzate al fondo da tre “finestre” molto, molto particolari. Il tutto dominato da tre stemmi araldici in cui era molto semplice desumere la loro ottuplice direzionalità. A questo punto si creava per me, come forse era successo per “Lui”, un problema quasi di coscienza.

Palesemente applicava il “suo” sapere “vibrazionale” e altrettanto palesemente Leonardo doveva intuire come il cristianesimo in quell’immagine sacra dimostrasse il malcelato sforzo di trasformare una “Scienza” dalle caratteristiche anche spirituali, in pura “religione” umana. Ma soprattutto, Gesù, centro nevralgico di quel Frutto della Vita sonico-umano, assumeva una responsabilità estremamente allargata alla luce della centralità creativa di Denderah. Sicuramente in questo caso non era più un atto di fede a renderlo figlio di Dio, ma l’evoluzione, forse volutamente distorta, di un sapere millenario che vedeva trasformata la Creazione sonica, in un essere divino dalle sembianze umane.

Chissà quante volte il Maestro si sarà reso conto di vivere terribilmente “fuori” dai tempi che a “Lui” spettavano, chissà quante volte avrà sopportato i suoi consimili frastornati dal loro inutile sforzo materiale e spirituale tutto teso a dissimulare un chiaro “Effetto cargo” molto al di là dall’essere ancora oggi “superato”. Comunque andai avanti nelle mie ricerche Vinciane sempre più trafelato nelle mie convinzioni riguardanti la presenza sul nostro pianeta, di un vero libero arbitrio conoscitivo, nonché spirituale.

Se posso, prima di congedarmi, vorrei suscitare un’ultima suggestione: osservando l’immagine numero 11 (f. n.9), posso affermare che quella figura geometrica rappresenta la geometrizzazione della Creazione Sonica: ci sono, Otto Cubi intorno a Tre Quadrati.

Di più non posso dilungarmi, ma il libro non è male…

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