Anamnesi del risveglio interiore

Domande e Risposte…mi chiedo se essere iniziati rappresenti la “conditio sine qua non” …o non sia sufficiente un puro e semplice amore di conoscenza al di fuori di qualsiasi interesse materiale.

Anamnesi del risveglio interiore

di Athos A. Altomonte

D: …mi chiedo se essere iniziati rappresenti la “conditio sine qua non” …o non sia sufficiente un puro e semplice amore di conoscenza al di fuori di qualsiasi interesse materiale. V.

R: Caro Amico, credo anch’io che l’aspirazione e l’amore per la conoscenza (philo-sophia) sia il migliore biglietto da visita, ma non basta.
Nel praticantato iniziatico è importante riconoscere l’origine e la fonte della condizione umana, che altro non è che la sua coscienza. È fondamentale riconoscere che tutto ciò che esiste è frutto della mente e tutto torna alla mente dell’essere, influenzandolo.

Quindi, l’apprendere è anche un fondamento iniziatico.
Ri-conoscere, è anche un difficile gioco di riflessi e distorsioni. Non è la conoscenza, l’ultimo auspicio dell’aspirante ma il realizzare una sintesi mentale, che non sia un riflesso delle realtà (luce o verità) ma ne faccia parte. Questo, è il significato della formula allegorica con cui è designato il risvegliato. Risvegliato alla realtà, e non più vittima e complice del volto immaginifico che se ne forma.
Tutto nasce da riflessi sensoriali che condizionano la struttura della mente fisica. Sono riflessi anche ogni genere di credulità, che bisogna riconoscere nella loro forma, distinguendo le espressioni intellettuali, scientifiche o religiose senza pregiudizi, ma anche senza condiscendenze.
Quello che conta è conoscere la natura umana. L’essere umano, come influenza la propria sfera esistenziale, come influenza altre sfere d’esistenza, e come, da queste ultime, viene a sua volta influenzato. Da quelli più macroscopici a quelli più microscopici quante e quali sono queste sfere (universi), come vivono i loro abitanti, e se c’è interazione come finiscono per interagire tra loro? Non è forse scienza quella che cerca queste risposte?

Lo speculum, allora, è uno degli elementi centrali della condizione umana. Specchio come riflesso di sé, dei propri sogni e delle verità. Specchio come luce che illumina ma che può anche accecare o confondere. Specchio come immagine del diverso che, a guardarlo bene, è simile a noi stessi. Riflessione, però, è anche lucidità mentale e da questo piano ci troviamo a poter avanzare verso un sempre rinnovato progresso. La lucidità mentale non può prescindere da una forma di educazione adeguata ed avanzata, che separi il reale dalle ombre che si riflettono sulla terra.
Resta da decidere quale modello educativo sia davvero “liberatorio”, ma una volta che la decisione è presa, il modello prescelto (perché il migliore “tra molti”) andrà seguito “sino al bivio” seguente. Sì, perché per chi avanza, c’è sempre un prossimo bivio che aspetta e con esso un’altra scelta da compiere.

Scegliere e cambiare, cambiare e scegliere. Per l’iniziato non esiste la stabilità; anzi, accettare continuamente nuovi cambiamenti, pronti ad adattarsi alle forme (intellettuali) di modelli sempre più raffinati, è il segno del proprio progresso.

Di contro, la certezza che sorge dalla staticità è segnale di profanità mondana. Ogni episodio accessorio alla “piatta tranquillità”, dovrebbe essere fonte di preoccupazione in chi sa che solo la crisi può rompere l’inerzia della materialità, fondata sulle consuetudini.
La vita è moto e chi combatte il cambiamento in realtà si oppone alla propria vita. Questo, si sa, non è possibile. Ma da questo conflitto nascono gran parte dei “guai” che investono l’umanità. Con squilibri e distorsioni che non ci cadono “da chissà dove e perché”. La causa del dolore, si sa, siamo sempre noi stessi e la nostra “cattiva regia”.
Fraternamente

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