Frammenti di una Realtà iniziatica – 4° Frammento

Letture d'EsoterismoStrumenti e metodi della ricerca esoterica

L’esoterista non ama discutere pubblicamente dei propri principi né ha consuetudine di “dischiudere” alla visione comune il significato dei simboli e delle allegorie. Disagevole è, infatti, il compito di chi vuole esteriorizzare l’insegnamento esoterico, volgarizzandolo, traendolo dal suo ambito naturale che è il “pensiero silenzioso”, poiché la parola corrompe l’essenza dell’idea, conservata e trasmessa da una successione ininterrotta di menti di Adepti.

Frammenti di una Realtà iniziatica – 4° Frammento

di Athos A. Altomonte

Strumenti e metodi della ricerca esoterica

«È vero, l’esoterista non ama discutere pubblicamente dei propri principi né ha consuetudine di “dischiudere” alla visione comune il significato dei simboli e delle allegorie. Disagevole è, infatti, il compito di chi vuole esteriorizzare l’insegnamento esoterico, volgarizzandolo, traendolo dal suo ambito naturale che è il “pensiero silenzioso”, poiché la parola corrompe l’essenza dell’idea, conservata e trasmessa da una successione ininterrotta di menti di Adepti.

D’altronde, se con l’uso della parola, per facilitare la comprensione di chi domanda, l’esoterista dovesse riassumere oltremisura i fondamenti dell’insegnamento iniziatico, finirebbe per renderli monchi come un corpo privato degli arti. Infatti, con un’eccessiva semplificazione e la conseguente riduzione dei principi fondamentali, in qualunque forma questi vengano poi presentati, finiscono indubbiamente per scolorirsi, sino a rendere di sé stessi un “apparenza” insignificante e talvolta perfino fantasiosa. E questo è certamente sconveniente.

D’altro canto, chi tende ad esporre certi temi nelle loro reali dimensioni e con la giusta profondità di pensiero, finirà col farli apparire astrusi, confondendo così l’ascoltatore che se ne allontanerà disorientato. E anche questo è sconveniente.

Quindi, è sempre difficile trovare il giusto equilibrio tra cosa è bene dire e quanto è più opportuno tacere. Tra cosa è doveroso mostrare e quanto è meglio lasciare nell’ombra. E per la sensibilità dell’esoterista, l’azione di tagliare, finendo così per oscurare parte di un fatto, anche se ciò avviene per giusta causa, è sempre un’operazione avvilente per la mente e dolorosa per la sua coscienza.

È certo che, soprattutto in questo momento, molti esoteristi si domandano per quanto tempo ancora le “perle” del sapere iniziatico dovranno restare velate nei cuori di pochi Adepti. Quando, infine, le gocce di quel sapere potranno essere “gettate” nei cuori dei molti aspiranti che l’attendono, senza che per questo vengano calpestate dai cattivi Compagni o corrotte dai cattivi Maestri. Questo è il quesito morale che ogni esoterista prima o poi deve affrontare e risolvere nella propria coscienza.»

Il migliore strumento dell’esoterista è l’esoterista stesso, ma il primo strumento che ogni neofita incontra sul proprio cammino è la morale.

La morale iniziatica non è quella delle solenni enunciazioni, fatte di formule tanto cerimoniose quanto inconcludenti. Né sottintende ad occasionali gesti di beneficenza, atti più a compiacere chi li fa che i possibili destinatari. La morale che s’intende in ambito iniziatico è, per il neofita, soprattutto uno strumento d’indirizzo. Un modello su cui calibrare i propri pensieri e fondare le azioni così che, la morale, sia la fonte da cui sgorghi l’etica iniziatica.

Il giudizio che in ambito mondano è un’opinione personale, modellato sui canoni della morale iniziatica diventa: il retto giudizio. Con questo, l’azione individuale diverrà il retto agire come, il comune uso della parola, la dialettica discorsiva, diverrà un completo strumento d’espressione con il retto parlare. Tutto questo ed altro ancora avviene perché, la morale iniziatica, al contrario di quanto si fonda sulla visione egocentrica, è basata sul fondamento della ricerca del Bene Comune.

Come accade con molti tipi di moralismo, il modello iniziatico non tende a qualificare se stesso, ma solo ciò con cui entra in contatto. Esso, armonizzando la forma dei concetti pensati e migliorando la qualità dell’agire, assimila i termini di raffronto e di valutazione attraverso cui può interagire sulla qualità delle intenzioni elevando la qualità del movente.

Applicando i canoni della morale iniziatica si finisce, di fatto, per eludere le influenze generate da una tipologia egoistica ed egocentrica ispirata dalla visione commerciale do ut des, su cui si fonda la logica del mondo profano, caratterizzata dalle spinte emotive di premio-punizione. In questa cultura, prima di ogni altra cosa, è l’elemento premio-punizione a determinare la valutazione della necessità e del valore di ogni singolo sforzo.

Ma con la morale s’impara a conoscere anche la tolleranza: che talvolta, male interpretata, diventa il dovere di sopportare il fastidio che altri, con fatti o parole, possono procurare.

Il senso di sopportazione è lodevole, ma non basta per essere considerato un elemento di sensibilità superiore. Una sensibilità che comprende il diverso da se stessi ed anche l’opposto, che ci lascia interagire con lui per comprenderne i moventi come fossero propri. Ma comprendere un movente o un’intenzione non significa necessariamente accettarli, ed è qui che la tolleranza diventa un gesto di generosità intellettuale e fors’anche d’amore. E questo è il segno certo di una sensibilità superiore. Ed in una mente acuta che s’accompagna ad una profonda generosità intellettuale, l’interazione amorevole con ogni causa esterna ingenera quel particolare sesto senso chiamato empatia.

L’empatia è un processo psichico che può giungere ben oltre l’intuito. Una percettività che diventa riconoscimento e conoscenza nei confronti dei propri simili che, anche se diversi, fa provare un senso di partecipazione alle loro emozioni e sentimenti, come alle loro gioie ed ai loro tormenti. La partecipazione porta alla comprensione dei sentimenti di vita e porta alla compassione per i dolori del mondo. La compassione è il sentimento che spinge chi la prova, ad adoperarsi nell’antica offerta del Consolamentum. Che significa porre la propria comprensione a consolazione di coloro che attendono, soffrendo, di liberarsi dalle conseguenze dei propri errori e delle scelte inappropriate o inopportune. Ma l’empatia non è solo questo.

Sormontare le barriere delle diversità apparenti, può portare attraverso il contatto empatico, al riconoscimento di forme d’esistenza del tutto dissimili. Con forme di esistenza che sono solo prossime alla comunità umana. Sostanze viventi che la seguono, come animali e piante ad esempio e che la precedono anticipandone l’evoluzione.

Anticamente, sviluppare le caratteristiche di questa particolare sensibilità fu simboleggiato con un terzo occhio. Il terzo occhio è il simbolo di una visione che s’aggiunge a quella fisica. È la visione della mente intellettiva e poi quella dell’anima. La visione con cui l’amore e la saggezza spirituale aprono la mente dell’iniziato, illuminandola.

Ciascun “occhio” rappresenta la capacità di osservare e comprendere una particolare dimensione della realtà. Dalla vibrazione più lenta del piano materiale a quella più esaltante dei puri sentimenti, sino al senso più profondo ed aggregante dell’anima. In sintesi, il terzo occhio è il simbolo della visione tridimensionale dove, al mascolino-femminino dei due emisferi cerebrali s’unisce la visione profonda, per così dire, della sensibilità spirituale. Lo strumento mentale è allora completamente ricettivo.

Da un’elevata sensibilità morale scaturisce una corretta azione etica, perché, indirizzato dalla misura del giusto, del buono e del bello, l’adepto troverà sempre il giusto peso e misura per ogni cosa che deciderà di fare o di dire. E sarà questo sapiente equilibrio a determinare non tanto l’uso della parola, quanto quello del silenzio che farà sfociare la tolleranza in livello superiore. Sarà quello, allora, il momento di cercare nuovi e più efficaci strumenti iniziatici.

Osservando le correnti più pragmatiche del pensiero esoterico, si finisce per riconoscervi delle costanti nelle spinte intellettuali. Queste costanti sembrano dimostrare, pur nella diversità dei linguaggi, l’esistenza di strumenti simili concepiti per raggiungere degli stessi obbiettivi. In questo caso, l’apice verso cui convergono le diverse linee di pensiero, siano esse mistiche che misteriosofiche, è la rigenerazione interiore. Ognuna di loro, anche se in diversa maniera, afferma di voler spingere i propri proseliti a sciogliere i vincoli delle passioni della natura inferiore, sino a dominarla.

Antiche parole affermano che: l’uomo diventa sovrano di sé stesso e del proprio regno interiore dominando gli animali della propria natura fisica.

Il compito dell’educazione iniziatica è, innanzitutto, quello d’indicare come raggiungere un buon equilibrio interiore attraverso il buon governo di sé. L’educazione iniziatica si avvale di un insegnamento che sviluppa sincronicamente la triplice matrice mentale dell’adepto: l’intelletto, il sentimento imparziale e la volontà attiva. In quest’opera, lo strumento maggiore che ha a disposizione l’iniziato è la propria psiche.

Chi si trovasse ad operare da solo, privo del sicuro indirizzo di una guida, dovrà evitare un errore frequente: quello di scambiare i colori della propria aspirazione con la realizzazione di ciò a cui aspira.

Al giovane ricercatore spesso appare indistinta la differenza tra quanto desidera raggiungere e la fonte delle proprie ispirazioni. Solo il più educato riesce a distinguere il divario che distingue il desiderio che muove la propria aspirazione e la concretezza della sua realizzazione. Per separare il desiderio dell’aspirante, che può restare un sogno, dalla fase della concreta realizzazione, è indispensabile concepire con chiarezza l’obiettivo: che è la fine, ma solo l’inizio del lavoro che questi dovrà compiere su di sé. E per ottemperare con rapidità alle necessità dell’apprendista, sarebbe utile la presenza di un guida esperta ed attenta che lo conduca, senza errore, sulla sua linea di minor resistenza per poi mantenercelo. E, naturalmente, nessuno scritto potrà mai sostituirsi all’induzione didattica che può nascere solo praticando direttamente i temi proposti dall’esoterismo.

Ogni realizzazione iniziatica inizia sempre con il desiderio di raggiungere un ideale d’ordine superiore. Un ideale che prima di tutto deve essere individuato senza fallo. Infatti, problemi talvolta fatali insorgono dall’indecisione e dall’incertezza che, tra i meno esperti, sono tra le maggiori cause di perdita dell’orientamento intellettuale. Ma concepire anche con chiarezza l’obiettivo che ci si pone, non basta. L’accesso ad un alto ideale iniziatico può essere raggiunto solo compiendo una metamorfosi interiore (v. Trasmutazione metallica). E nelle prime fasi di questo processo sarà essenziale apprendere come.

È necessario curare la ricerca della realtà riconoscendo i principi ed i processi mentali che reggono la coscienza.

È necessario potenziare la capacità di lavoro su se stessi, che deve essere ciclico e persistente, poiché la qualità del risultato è sempre corrispondente all’intensità della forza applicata.

È necessario anticipare l’influenza che avrà su di sé il modello prescelto come proprio riferimento. Le prime aspettative sono di solito lacunose e trasudano immaginazione. In altre parole, le prime aspirazioni sono sovente poco attendibili e quindi, la scelta che si crede più congeniale può poi risultare una cattiva compagna. La scelta del modello di riferimento, dunque, non può essere compiuta con leggerezza, perché questa scelta condizionerà in maniera irreversibile il percorso della propria via d’esperienza. L’esperienza iniziatica, dunque, deve essere una via ben indirizzata che si dovrebbe concludere con una rivelazione ed una illuminazione interiore. Ma dati i tanti fattori imponderabili, per giungere al modello più adatto alle prime attitudini non resta che ricorrere alla sicurezza dei canoni di un insegnamento ben dimostrato, all’aiuto di una guida o all’esempio di un Maestro di vita.

È necessario anticipare l’effetto che avrà il tempo su ogni singola azione. Perché ogni azione, come ogni movimento è il fattore che muove altrettanti fenomeni. E tutti soggiacciono ad un andamento ciclico di azione e reazione ai cui effetti va prestata la massima attenzione e cautela, altrimenti ci si potrebbe trovare investiti dall’inattesa reazione ad un’azione, messa in moto addietro nel tempo e poi dimenticata.

Tutti i metodi si avvantaggiano di una particolare attitudine mentale che se sviluppata correttamente, diverrà il vero strumento di lavoro dell’iniziato.

La speciale attitudine mentale che caratterizza lo status iniziatico si concretizza con lo sviluppo di doti come la capacità d’attenzione mentale. Questa sviluppa un elevata capacità di concentrazione che finisce per coagularsi in un alta focalizzazione delle facoltà intellettuali.

La capacità di focalizzare pienamente il proprio pensiero indirizzandone la potenza sull’oggetto desiderato, produce nel capo della coscienza vigile quello stato di profonda attenzione che gli esoteristi orientali definirono il silenzio interiore.

Nel silenzio in cui si spazia sopra le turbolenze delle passioni la volontà dell’adepto può imparare a proiettare le proprie percezioni oltre se stesse. Ciò significa che sotto una guida adatta, si possono attuare degli esercizi di psicodinamica in cui l’impressione mentale, la visualizzazione e l’immagine uditiva giocano un ruolo preminente nello sviluppo dei sensi fisici che possono raggiungere una capacità di percezione superiore a quella semplicemente fisica e soggettiva.

Esercitando l’intuito tattile,

esercitando l’intuito dell’odorato,

esercitando l’intuito visivo,

esercitando l’intuito gustativo,

esercitando l’intuito uditivo,

esercitando l’intuito volitivo.

Esercitando la volontà si sviluppa il collegamento con la parte della coscienza legata all’essenza dell’Ego. Ma è il complesso di tutte le percezioni a dover essere dilatato per dar vita ad una continua espansione di coscienza verso ciò che si vuole conoscere. E quando avviene il contatto con ciò che si vuole conoscere, si agisce su esso con un’azione mentale chiamata penetrazione dinamica. E questa è lo strumento dell’intelligere. Percepire con l’intelligenza i significati insiti in ogni forma o concetto.

L’intelligere (latino) si basa sullo stesso principio dell’e soterikòs (greco). Entrambi stanno ad indicare la capacità di penetrare l’essenza di ogni significato procedendo dall’esterno, sede dell’osservatore, verso l’interno di ciò che si vuol conoscere. Questa è la sintesi del fondamento esoterico.

L’esoterismo è un metodo d’indagine, ovvero, un processo analitico che dall’esteriorità della superficie penetra verso il nucleo centrale d’ogni essenza, essere o idea sino a svelare quanto di più profondo vi è racchiuso. Questo è esoterismo.

Ma giunti a questo livello si può sviluppare un’altra potenzialità psichica: quella di visualizzare tutto ciò che viene percepito, o creato, dalla propria mente. Un attitudine mentale che dal pensare ciò che si vuole capire permette di vedere ciò che si vuole conoscere.

Ma “vedere ciò che si pensa” non può restare solo un’affermazione didattica o pura astrazione teorica. Va supportata da esempi di un metodo che, almeno in parte, possano dare almeno un’idea delle tecniche che sono praticate per potenziare alcune facoltà mentali.

I metodi di sviluppo mentale si basano, almeno all’inizio, su immagine e luce. Ma la creazione della “luce” interiore, per rafforzare la mente e dissolvere molti dei suoi residui indesiderati, se venisse usata impropriamente finirebbe per danneggiarla. Quindi, ci limiteremo all’uso delle immagini.

Ed impadronirsi dell’uso delle immagini mentali non è poco.

L’esoterista di solito ha confidenza con ogni sorta di simboli. Queste sono immagini fisiche, però, senz’anima. E più precisamente: il simbolo è l’incarnazione di un’idea priva del suo “spirito”, che non c’è più ma che andrebbe ritrovato. Come, è il quesito. Perché ritrovando lo spirito di un’idea, lo spirito e l’idea finiranno per appartenere davvero a chi è stato in grado di ritrovarli. Allora, per avvicinarci a questo principio, nel prossimo frammento proveremo ad esercitarci all’uso pratico di «simboli viventi».

Immagini che si limitino, però, ad operare solo ai piani emotivi della mente, così da consentirne la sperimentazione ad ogni livello di ricercatore.

torna su