Morte: la grande avventura – Parte X

Letture d'Esoterismo OrientaleQuando il genere umano giungerà alla consapevolezza dell’anima… la morte sarà intesa come un evento «predisposto», attuato in piena coscienza e sapendo che è periodico.

Morte: la grande avventura – Parte X

a cura di Adriano Nardi

Dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D. K.

Quando il genere umano giungerà alla consapevolezza dell’anima… la morte sarà intesa come un evento «predisposto», attuato in piena coscienza e sapendo che è periodico.

Nel Trattato di Magia Bianca ho esaminato il tema della morte specie nel suo aspetto fisico, e dal punto di vista di chi osserva. Ho infatti descritto quale dovrebbe essere l’atteggiamento di quest’ultimo. Qui invece lo rappresento in maniera alquanto diversa, e cioè dal punto di vista dell’anima che si scioglie dal corpo. Forse ripeterò cose che vi sono già note, ma è opportuno chiarire bene certi concetti. Li esporrò in modo conciso, e vi esorto a considerarli come basilari e reali.

1.

Per l’anima incarnata giunge l’ora del distacco. Essa, in passato:

a.

Si è appropriata di un corpo fisico di una certa qualità, secondo l’età e le esigenze sue proprie.

b.

Gli ha dato vita tramite l’eterico, infondendogli l’energia necessaria per la durata prevista della sua impresa fisica.

2.

Nel corpo fisico penetrano due grandi correnti d’energia, che ne determinano l’attività, il tipo, la qualità espressiva, l’effetto sull’ambiente:

a.

La corrente di vita dinamica, ormeggiata nel cuore. Essa entra nella testa, scende nel cuore e quivi si accentra per tutto il periodo della vita. Una corrente minore dell’energia universale, o prana, diversa e distinta dalla forza individuale, entra attraverso la milza, dalla quale sale al cuore, incontro a quell’altra, maggiore e più importante. La corrente vitale dà energia al corpo fisico e lo tiene assieme. Quella pranica ne vivifica gli atomi e le cellule.

b.

La corrente di coscienza individuale, che si ancora nella testa, è un aspetto dell’anima e rivela la qualità della coscienza che, a sua volta, dimostra il livello evolutivo. Anche questa corrente agisce assieme ad un’altra, che è la forza della personalità, caratterizzata dal desiderio (senzienza astrale o emotiva), che entra nel corpo dal centro del plesso solare. Quest’ultima connette l’uomo al piano astrale, e quindi al mondo dell’illusione. La coscienza degli uomini primitivi o di media levatura si centra proprio nel plesso solare, e quindi l’energia viene registrata dal punto focale entro la testa, ma non è affatto riconosciuta. Ecco perché, alla morte, l’anima loro esce dal plesso solare, e non dal capo. Quando invece l’uomo è progredito, mentale, o è un discepolo o un iniziato, la corrente di coscienza si ritrae uscendo dalla testa.

3.

L’anima gruppo di tutte le forme animali – per la Legge di Attrazione – ritrae il principio vitale di qualsiasi sua forma fisica attraverso il plesso solare, che è il cervello dell’animale comune. È vero che alcuni di questi, domestici e progrediti, cominciano già ad usare il cervello, almeno in qualche misura, ma il principio vitale e la senzienza, cioè la coscienza animale, si astrae ancora sempre dal plesso solare. In tutte le fasi del processo evolutivo si distinguono, pertanto, certi notevoli triangoli di energia:

a.

Negli animali e in quegli uomini che sono di poco superiori agli animali, negli idioti e in tutti coloro che sembrano non avere un centro di coscienza individuale, è preminente questo ternario:

Anima-gruppo,

Plesso solare,

Centro della milza.

b.

Negli uomini poco evoluti, ma dotati di individualità, e nell’essere umano ordinario ed emotivo, domina quest’altro:

Anima,

Centro della testa,

Plesso solare.

c.

Negli uomini progrediti e nei discepoli, all’ora della morte è attivo questo triangolo:

Anima,

Centro della testa,

Centro ajna.

Connessa a tutti questi ternari è la duplice relazione con il principio vitale:

i.

Il cuore, ove si accentra la vita dell’anima nella forma.

ii.

La milza, attraverso cui fluisce costante e ritmica la corrente dell’essenza vitale universale, o prana.

È certo un argomento molto astruso, e non suscettibile di verifica, almeno per chi si trova sui livelli umani. Ma l’ammettere queste tre ipotesi – tali sono infatti oggi – chiarisce tutto quanto si riferisce al processo di restituzione di cui trattiamo.

4.

La morte è governata dal desiderio, così come lo sono la vita e l’esperienza. Non occorre dimostrarlo, poiché generalmente ammesso. Si ripete infatti da tutti che la morte è inevitabile quando viene meno la volontà-di-vivere. E sia questa la semplice coesione del corpo fisico, quale entità elementale, o l’intento deliberato dell’anima, è pur sempre un aspetto del desiderio, o meglio una reazione del volere spirituale nel mondo fisico. Esiste dunque un mutuo scambio fra:

a.

l’anima sul suo livello,

b.

il corpo astrale,

c.

il centro del plesso solare.

Poca attenzione si è finora accordata a questa triplice relazione, nell’Arte di Morire, ma essa merita di essere ponderata.

… … …

In senso occulto, il processo della morte è il seguente:

a.

Prima fase: la forza vitale si ritira, dal denso, nel corpo eterico. Ne consegue la «corruzione» del fisico, che si «disintegra» negli elementi costituenti. L’uomo oggettivo svanisce e non è più visibile all’occhio fisico, ma persiste nell’eterico. Quando la vista eterica sarà sviluppata, il pensiero della morte avrà proporzioni molto diverse. Quando a molti sarà possibile vedere l’uomo vivente nel corpo eterico, l’abbandono del fisico sarà considerato come un sollievo.

b.

Seconda fase: la forza vitale si ritira dal corpo eterico, che quindi resta privo di energia…

c.

Terza fase: la forza vitale si ritira dalla forma astrale, e questa prende a disintegrarsi in modo analogo, mentre la vita si accentra altrove, intensificata dalle esperienze fisiche e colorata da quelle emotive.

d.

Ultima fase, per l’uomo: la vita si ritira dal corpo mentale. Terminata questa quadrupla astrazione, essa è controllata interamente dall’anima…

… … …

Per illustrare quanto meglio posso questo argomento, ritengo sia bene descrivere la sequenza di eventi che si verificano al punto di morte, ricordandovi che le regioni ove si compie l’astrazione definitiva sono tre: la testa, per i discepoli, gli iniziati, gli uomini di elevato sviluppo mentale; il cuore per gli aspiranti, gli uomini di buona volontà, per tutti coloro che hanno raggiunto una certa integrazione personale e fanno quanto possono per adempiere la legge dell’amore; il plesso solare per chi è emotivo e di scarsa levatura. Mi limito ad elencare le varie fasi del processo, lasciandovi liberi di accettarle come ipotesi interessanti e probabili, in attesa di poterle verificare, o di accoglierle come verità indiscutibili, per fiducia nella mia conoscenza, o infine di rifiutarle come fantastiche, senza valore, non suscettibili di prova. Il primo atteggiamento è il più consigliabile, perché consente di mantenere l’integrità mentale, è sintomo di mente aperta e nello stesso tempo protegge dalla credulità e ristrettezza mentale.

1.

L’anima dal suo livello emette la «parola di richiamo», e immediatamente nell’uomo fisico subentrano un processo e una reazione interiori:

a.

Eventi fisiologici specifici, nell’area colpita dal morbo, interessano il cuore e i tre grandi sistemi che potentemente condizionano l’uomo: la corrente sanguigna, il sistema nervoso e quello endocrino. Non è il caso di parlarne. La patologia della morte è ben nota ed è stata molto studiata nei suoi aspetti exoterici, anche se molto resta ancora da scoprire. A noi però interessano, soprattutto, le reazioni interiori che, in ultima analisi, causano la predisposizione patologica alla morte.

b.

Una vibrazione percorre i «nadi», che, come sapete, sono la controparte eterica del sistema nervoso di cui sorreggono ogni singolo nervo in ogni parte del corpo. Sono, per eccellenza, gli esecutori degli impulsi direttivi dell’anima, in quanto reagiscono alle vibrazioni emesse dal cervello eterico. Essi rispondono alla Parola di comando e all’attrazione dell’anima e si dispongono all’astrazione.

c.

Il sangue subisce una reazione di peculiare carattere occulto. «Il sangue è la vita», si afferma; vi si produce un cambiamento interiore per le due fasi precedenti, ma soprattutto per effetto di un’attività ancora ignorata dalla scienza e causata dal sistema ghiandolare. Infatti le ghiandole, reagendo al comando di morte, vi immettono una sostanza che agisce sul cuore, dove è fissato il filo della vita. Questa sostanza, considerata come «mortifera», è una delle cause fondamentali del coma e dell’incoscienza, poiché suscita ripercussioni nel cervello. La medicina ufficiale ne mette in dubbio l’esistenza, ma finirà per riconoscerla.

d.

Un tremore psichico si stabilisce, che allenta e spezza i legami fra i nadi e i nervi; il corpo eterico si stacca dall’involucro denso, ma ancora lo compenetra.

2.

Subentra a questo punto, sovente, una pausa più o meno lunga. Essa consente che il processo del distacco avvenga ne modo più blando e indolore possibile. Lo svincolo comincia dagli occhi, e si manifesta come rilassamento, come quella scomparsa di ogni timore che si nota molte volte nel morente, che si acquieta e si dispone a partire, ormai incapace di sforzo mentale. È come se, in stato di coscienza, raccogliesse le forze per l’astrazione finale. Durante questa pausa – rimossa una volta e per sempre dall’umanità la paura della morte – gli amici e i parenti del moribondo gli “faranno festa”, rallegrandosi con lui per l’abbandono del corpo. Certo, oggi non è possibile. Oggi è di rigore lo sconforto, e questa fase passa inosservata e non se ne trae profitto; ma un giorno le cose saranno diverse.

3.

L’organismo eterico, sciolto da qualsiasi legame con i nervi per l’azione esercitata dai nadi, si raccoglie per lo stacco finale. Dalle estremità si ritrae verso «l’uscita» e si concentra nella regione che lo circonda, in attesa dell’impulso finale dell’anima, che dirige il processo. Fino a questo punto, tutto si è svolto secondo la Legge di Attrazione, cioè per volere magnetico, attrattivo dell’anima. Ora insorge un impulso diverso. Il corpo denso, somma degli organi, delle cellule, degli atomi, sempre più sciolto dal potere integrativo del corpo vitale, esercitato dai suoi nadi, cade nella sfera d’attrazione della materia. È quell’impulso chiamato attrattivo della materia stessa, esercitato da quella misteriosa entità che è lo «spirito della terra» di natura involutiva, che è per il pianeta ciò che l’elementale fisico è per il corpo denso dell’uomo. È una forza fisica vitale che, in essenza, è la vita e la luce della sostanza atomica, di cui ogni forma è composta. I componenti della forma ritornano a questa riserva di vita involutiva e materiale. La restituzione della materia requisita per la forma usata dall’anima durante la vita sta proprio nel ridare a questo «Cesare» del mondo involutivo ciò che gli appartiene, mentre l’anima torna a Dio, donde provenne.

È evidente che in questa fase il processo è duplice:

a.

Il corpo vitale si prepara ad uscire.

b.

Il fisico si abbandona alla dissoluzione.

Ma è osservabile una terza attività: l’uomo consapevole ritrae la propria coscienza in modo graduale ma continuo negli involucri astrale e mentale, apprestandosi ad estrarre completamente il corpo eterico al momento giusto. Si distacca sempre più dal mondo fisico e si ritrae in sé stesso. Se egli è alquanto progredito lo fa in modo cosciente, e il suo interesse per la vita e la consapevolezza dei rapporti con i familiari e gli amici non si disperdono, nonostante che la presa sul mondo fisico si vada affievolendo. Quando si muore per vecchiaia, questo distacco è più facilmente percepibile che nei casi di malattia, e molte volte si può vedere l’anima, cioè l’uomo interiore vivente, allentare a poco a poco la presa sulla realtà fisica e, pertanto, illusoria.

4.

Una seconda pausa. In questo momento l’elementale fisico può ancora, a volte, riafferrare il corpo eterico, se l’anima lo vuole perché la morte non rientra nei suoi piani interiori, o se esso è così forte da prolungare il processo. Talvolta avviene che la lotta si prolunghi per giorni e settimane. Ma quando la morte è inevitabile, questa seconda pausa è brevissima, anche in pochi secondi. L’elementale fisico rilascia la presa, e l’eterico attende l’ultimo «strappo» dell’anima, sotto la Legge di Attrazione.

5.

Il corpo eterico emerge dal denso, gradualmente e dall’orifizio prescelto. Quando è del tutto libero, assume i vaghi contorni della forma densa che ha sorretto, e ciò avviene sotto l’azione della forma-pensiero che l’uomo ha creato, negli anni, di se stesso. Quest’ultima esiste per ciascuno, e deve essere distrutta per completare la seconda fase, dell’eliminazione. Ne riparleremo. Libero ormai dal carcere del fisico denso, il corpo eterico non è ancora sciolto dall’influsso di questa forma-pensiero, con la quale resta in un certo rapporto, che basta a trattenere l’entità spirituale vicino al corpo abbandonato. Ecco perché il chiaroveggente afferma talora di vedere il corpo eterico librarsi sul letto di morte o sul feretro. Quelle energie integrate che chiamiamo corpi astrale e mentale ancora lo compenetrano, e un punto di luce al centro dimostra la presenza dell’anima.

6.

Il corpo eterico gradualmente si disperde, poiché le sue energie si riorganizzano e ritirano, lasciando solo la sostanza pranica identificata con il veicolo eterico del pianeta. Come ho già detto, questa dispersione è molto agevolata dalla cremazione. Quando si tratta di un uomo poco evoluto, il corpo eterico può restare a lungo nei pressi della carcassa densa esterna in via di corrompersi, perché l’attrazione dell’anima non è forte quanto quella della materia. Se invece è più progredito e quindi distaccato in pensiero dal mondo fisico, la dissoluzione del corpo vitale può essere rapidissima. Quando termina, la restituzione è compiuta; l’uomo, almeno per qualche tempo, non reagisce più alla attrazione fisica; resta avvolto nei corpi sottili, e si accinge a quell’atto che ho indicato col nome di «eliminazione».

Al termine di queste insufficienti considerazioni sulla morte dei due aspetti del corpo fisico, affiora un concetto: l’integrità dell’uomo interiore. Egli resta se stesso. È intatto e indenne; è libero da tutto ciò che è proprio del livello fisico e dipendente da tre soli fattori:

1.

Qualità delle doti astrali o emotive.

2.

Stato mentale abituale.

3.

Voce dell’anima, sovente non riconosciuta, talvolta ben nota e amata.

L’individualità non è perduta; la stessa persona persiste nel mondo, spogliata solo di ciò che era parte integrale della consistenza tangibile del pianeta. Quell’entità amata o detestata, utile o nociva al genere umano, che rese grandi servigi o visse insignificante, rimane, ancora attiva in senso mentale, e rimarrà in eterno come parte individuale qualificata dal tipo di raggio, o come parte del regno dell’anima, o come un iniziato di alto grado, secondo quanto gli compete per diritto.

… … …

Prima di studiare a fondo questo problema voglio accennare a quel «velo» che è intatto nel cervello della maggior parte degli uomini, ma non esiste nell’illuminato.

Il corpo denso, come sapete, è compenetrato da un sostegno, chiamato corpo eterico o vitale, che ne è la controparte, e che lo oltrepassa alquanto. Questo è un involucro di energia, composto di centri di forza e di «nadi», piccoli conduttori di forza che sorreggono tutto il sistema nervoso, cioè i nervi e i gangli nervosi. Nel corpo, due orifizi consentono l’uscita: uno si apre nel plesso solare, l’altro in sommità del capo. Ciascuno di essi è protetto da una rete di sostanza eterica, formata da fili di energia fittamente intrecciati.

Alla morte, l’energia vitale preme su quel velo, lo lacera e sfugge via, quando il potere astraente dell’anima è forte abbastanza. Nel caso di animali, bambini o esseri umani del tutto accentrati nel corpo fisico e astrale, la via di uscita è il plesso solare, ove la rete si strappa e consente il passaggio. Nel caso di uomini mentali, al contrario, cioè di individui più evoluti, si lacera la rete al sommo del capo, nella regione delle fontanelle, e l’essere pensante razionale sfugge da quella porta.

Negli uomini di forte natura psichica, medium, chiaroveggenti e chiaroudenti di scarsa levatura, il velo del plesso solare è perforato già dai primi anni di vita, e quindi essi facilmente escono dal corpo e vi rientrano, come durante la «trance», quando sono attivi nel mondo astrale. Ma non hanno continuità di coscienza, e non si scorge nessun rapporto fra la loro esistenza fisica e i fenomeni che riferiscono durante la «trance», e che – solitamente – ignorano del tutto in stato di veglia. L’intero processo si compie sotto il diaframma e concerne soprattutto la vita senziente animale. Invece il chiaroveggente consapevole e chi ha poteri psichici di ordine superiore non cadono in «trance», e in tal caso non esiste ossessione né medianità. È il velo cerebrale che viene lacerato, e per quell’apertura affluiscono luce, sapere, ispirazione; ciò conferisce, inoltre, la capacità di entrare in « Samadhi », che è la corrispondenza spirituale dello stato di «trance» della natura animale.

Sono dunque due le aperture per cui si trapassa: il plesso solare, per chi è soprattutto fisico ed emotivo, e cioè per la grandissima parte degli uomini – e il centro della testa per chi è mentale e spiritualmente desto. Ecco il primo e più importante fatto da ricordare, ed è chiaro che la tendenza generale, il campo dove si accentra in modo precipuo la vita, decidono la porta d’uscita. Ne consegue che l’impegno di disciplinare la vita e la natura emotiva e di orientarsi verso il mondo mentale e dello spirito agisce poderosamente sugli aspetti fenomenici della morte.

È ovvio, se ben si pensa, che una di queste aperture concerne l’uomo spirituale e progredito, e l’altra il primitivo, che di poco ha superato la fase animale. E l’uomo ordinario, di media levatura? Orbene, esiste temporaneamente una terza via: proprio sotto l’apice del cuore, un’altra rete eterica ostruisce un altro orifizio. La situazione è dunque la seguente:

1.

Escono dalla testa gli intellettuali, i discepoli e gli iniziati.

2.

Escono dal cuore i buoni, i filantropi, gli intelligenti, insomma: i galantuomini.

3.

Escono dal plesso solare gli esseri umani ancora soprattutto animali.

Tutto ciò, a poco a poco, diverrà di dominio pubblico in Occidente, nel secolo venturo; in Oriente già lo si sa, e costituisce uno dei primi passi verso la comprensione razionale dei processi di morte.

… … …

Nelle pagine che precedono ho tentato di descrivere la vera natura di ciò che si chiama morte. Essa è dunque il ritrarsi, conscio o no, dell’entità vivente interiore dal suo guscio, dalla sua corrispondenza vitale, e finalmente dai corpi sottili, secondo il livello evolutivo. Vi ho detto quanto essa sia fenomeno abituale per ciascuno. L’orrore che accompagna la morta sul campo di battaglia o per incidente è provocato dallo «shock» che colpisce il corpo eterico, imponendo l’istantaneo riassetto delle sue forze, costrette a reintegrarsi in modo improvviso e repentino per azione definita compiuta, per forza di cose, nel corpo astrale-mentale. Ciò non implica che l’entità interiore si ristabilisca nell’eterico, ma il ricomporsi, per Legge di Attrazione, delle energie di quest’ultimo già dissipate, sì che possa poi dissolversi in modo definitivo e completo.

… … …

La morte può anche essere intesa come un processo duplice, che specialmente concerne il corpo vitale. Dapprima la sostanza eterica viene raccolta ed estratta, in modo che non interpenetri più il fisico denso, poi si addensa (parola scelta con cura) in quella parte dell’eterico che circonda, senza compenetrarlo, il corpo denso. Questa è stata talvolta chiamata, per errore, l’aura della salute, ed è più facile fotografarla con esito positivo proprio durante la morte, più che in qualsiasi altra circostanza, perché le forze, in via di ritirarsi, si accumulano per parecchi centimetri intorno al corpo tangibile. A questo momento, nel processo di astrazione, l’anima dice la «parola morte», ma prima può ancora rientrare nel fisico, e ri-compenetrarlo con l’eterico già estratto. Fino a questo punto, comunque, essa mantiene il contatto con tali forze tramite il centro della testa, o del cuore, o del plesso solare, o mediante i due centri minori dei polmoni.

Secondo il suo livello evolutivo, il morente è, per tutto questo tempo, accentrato nel corpo emotivo o nel mentale. È più cosciente di quanto credano gli astanti, e si rende perfettamente conto, in sé, di quanto accade. Se è fortemente focalizzato nella vita fisica, e questo è il desiderio di cui è più consapevole, può intensificare il conflitto; allora l’elementale fisico combatte vigorosamente per sopravvivere e l’astrale dal canto suo resiste per prolungare la vita, mentre l’anima è intenta all’opera di astrazione e di restituzione. Spesso questa lotta è evidente a chi assiste. Ma, col progresso dell’umanità, questa triplice battaglia diverrà meno frequente; la vita fisica sarà sempre meno desiderata, e l’attività del corpo astrale andrà estinguendosi.

… … …

Esiste una potente energia di astrazione, che chiamiamo Morte, che a tempo debito si dimostra più forte che l’azione unita degli atomi e delle cellule del corpo. Essa tende a ritrarre e poi ad estrarre l’energia dell’anima, che se ne avvale nel processo di abbandonare un veicolo dopo l’altro. Si può affermare che i semi della morte sono latenti nel pianeta e in tutte le forme.

… … …

Sono i centri che tengono assieme il corpo e ne fanno un tutto organico, attivo e vitale. Come sapete, in punto di morte il filo della coscienza si stacca dal centro della testa e quello della vita dal cuore. Ma non si è ancora dato rilievo all’effetto che questo duplice evento provoca su tutti gli altri centri. Il filo della coscienza, ormeggiato nel centro della testa, qualifica il loto chiamato in oriente «dai mille petali», non solo, ma (in modo magnetico e radiale) influisce nettamente anche sui petali degli altri centri maggiori, con tutti i quali è in rapporto; il centro della testa li qualifica e li tiene attivi, e quando la qualità di reazione cosciente se ne ritrae, l’effetto è subito risentito da tutti i petali degli altri centri, abbandonati dall’energia qualificante, che sfugge via dal centro della testa. Lo stesso vale per il filo della vita, che è fissato nel cuore, dopo essere penetrato nella testa unito a quello della coscienza, e averla attraversata. Finché resta ancorato colà, infonde energia e tiene vivi tutti i centri del corpo, irradiando fili di vita nel loro punto centrale, o nel loro cuore, che talvolta viene chiamato «il gioiello nel loto» – appellativo però spesso riservato al punto di energia monadica nel cuore del loto egoico, nel suo mondo. In punto di morte, il filo della vita, quando si ritira dal cuore alla testa e da qui al veicolo dell’anima, porta seco la vita di ogni centro; quindi il corpo muore e si disintegra, e non è più un tutto coerente, conscio, vitale.

… … …

Le forze eteriche dapprima si concentrano alla periferia, dove già oltrepassano il corpo denso, prima di dissiparsi e lasciare l’anima libera nel suo involucro astrale. È una fase ancora ignorata del processo di morte. Sovente si è supposto e affermato che il corpo eterico si ritira dal fisico denso. Ma la morte i