«La dottrina della reincarnazione, è un insegnamento che ha subìto gravi distorsioni, come accadde a quello del Cristo, del Buddha o di Sri Krishna, da parte dei seguaci e dei teologi di limitata visione mentale. Le grandi verità di un’origine spirituale, di una discesa nella materia, da cui si risale mediante ripetute incarnazioni nella forma, sino a che questa esprima a perfezione la coscienza spirituale che l’abita, e di una serie di iniziazioni a compimento di tale ciclo, sono oggi accettate e ammesse con prontezza senza precedenti.»
Metempsicosi, Reincarnazione, Preesistenza
di H.P. Blavatsky – Glossario Teosofico
Metempsicosi
Deriva dal greco e letteralmente significa “passaggio delle anime”; è un chiaro riferimento al progresso dell’anima da uno stato all’altro dell’esistenza e, quindi un riconoscimento della reincarnazione.
I Greci pensavano che le anime passassero dai corpi più nobili a quelli più vili, dai più ragionevoli ai più stupidi, secondo le virtù che avevano praticate ed i vizi di cui si erano macchiate nel corso di ciascuna vita.
Il concetto di metempsicosi nasce con l’Orfismo ed il Pitagorismo all’interno di una dottrina di trasmigrazione delle anime in un quadro cosmologico che prevedeva un tempo ciclico per l’universo. Sarà Platone a svilupparla come mezzo per la catarsi mentre gli Gnostici aggiungeranno alla funzione di espiazione quella dello sviluppo delle potenzialità dell’anima. Anche Giustino ed Origene (secondo il quale Dio avrebbe creato il mondo solo per mandarvi in espiazione le anime che avevano peccato in cielo) parlano di metempsicosi, o di reincarnazione e perfino il Giudaismo ammette la metempsicosi in varie forme, sia nella Cabala che nello Chassidismo. Nei tempi moderni, il concetto sarà ripreso da Cardano Telesio e Bruno, oltre che dalle correnti di pensiero teosofiche, antroposofiche e spiritistiche.
La metempsicosi, all’origine, era comunemente creduta come la rinascita in corpi animali. Un termine generalmente capito male da tutte le classi della società Europea ed Americana, compresi molti scienziati. La metempsicosi si dovrebbe applicare solo agli animali.
L’assioma Cabalista “una pietra diventa una pianta, una pianta un animale, un animale un uomo, un uomo uno spirito, uno spirito un dio”, trova la sua spiegazione nel Manava Dharma-Shastra di Manu ed in altri libri Brahmanici.
L’Induismo ed il Buddhismo elaborano un complesso teorico che fa perno sul concetto di samshara, ciclo di nascite e morti, e sulle tecniche di liberazione da tale ciclo. (HPB – Glossario Teosofico)
Reincarnazione
L’atto, l’effetto del reincarnarsi, dell’anima che, dopo la morte corporale, torna a vivere in un altro corpo, secondo una credenza religiosa largamente diffusa.
Si tratta di una credenza che risale certamente ai popoli primitivi, ma che è tuttora in atto. I negri agricoltori del Sudan sono certi che i loro morti rinascano regolarmente nell’ambito della stirpe. Limitando il termine al suo significato religioso, troviamo che Erodoto testimonia la presenza di tale idea presso gli Egizi. E sembra che anche i Galli della Germania credessero nella reincarnazione, mentre si è certi che questa dottrina facesse parte, in Grecia, dell’Orfismo. Ma è in India che la dottrina della reincarnazione trova la sua massima diffusione; nei Veda ancora non se ne parla, si trova qualche traccia nei Brahmana, e si incontra il concetto di Karma, per la prima volta, nelle Upanishad.
Ed allora, non solo le vite si ripetono, ma anche il loro destino è irrevocabilmente determinato dalle azioni compiute nelle vite precedenti. Una stessa individualità rinasce costantemente attraverso il Ciclo di Vita, ricompensata o punita per i meriti o le colpe delle vite precedenti.
Solo così si può spiegare il grande mistero del Bene e del Male e riconciliare l’uomo con la terribile ingiustizia apparente della vita. Non si spiegherebbero altrimenti le ineguaglianze di nascita e di fortuna, di intelligenza e di capacità.
La dottrina della rinascita, alla quale credevano Gesù e gli Apostoli, come tutti gli uomini di quei tempi, oggi viene negata dai Cristiani. Tutti gli Egiziani convertiti al Cristianesimo, i Padri della Chiesa ed altri, credevano in questa dottrina, come dimostrato dagli scritti di parecchi di loro. In molti simboli ancora esistenti, l’uccello dalla testa umana che vola verso una mummia, un corpo, o “l’anima che si unisce al suo sahou (il corpo glorificato dell’Ego, ed anche il guscio kamalochico), dimostra questa credenza.
“Il canto della Resurrezione” cantato da Iside per richiamare il suo sposo alla vita, potrebbe essere tradotto “Il canto della Rinascita”, poiché Osiride è l’Umanità collettiva.
“Oh! Osiride (qui segue il nome della mummia Osiridificata, o del defunto) sorgi di nuovo su questa sacra terra (la materia), augusta mummia nella bara, sotto le tue sostanze corporee”. Questa era la preghiera del sacerdote recitata sul defunto.
La “Resurrezione” non ha mai significato per gli Egiziani la resurrezione della mummia mutilata, bensì quella dell’Anima che l’aveva informata, dell’Ego, in un nuovo corpo. Il periodico rivestimento di carne per l’Anima o Ego, era una credenza universale, e niente può essere più conforme alla legge Karmica. Gli Egizi usavano lo scarabeo (Kophri, da kophron=divenire) come simbolo del continuo divenire dell’uomo attraverso le varie peregrinazioni e reincarnazioni dell’anima liberata.
Preesistenza
Il termine è usato per indicare che siamo vissuti prima. Nel passato era lo stesso che reincarnazione. L’idea è derisa da alcuni, respinta da altri, detta assurda ed inconsistente da altri ancora: eppure è la credenza più antica e più universalmente accettata da tempo immemorabile. E se questa credenza era universalmente accettata dalle più sottili menti filosofiche del mondo pre-Cristiano, non è altrettanto certo pretendere che alcuni nostri moderni uomini intellettuali possano credere nella reincarnazione, o quanto meno dare a questa dottrina il beneficio del dubbio.
Perfino la Bibbia vi allude più volte, quando considera San Giovanni Battista la reincarnazione di Elia, e quando i Discepoli chiedono se l’uomo cieco sia nato cieco a causa dei suoi peccati – il che equivale a dire che egli era vissuto ed aveva peccato prima di essere nato cieco.
Come giustamente dice Bonwick: era “il lavoro del progresso spirituale e della disciplina dell’anima. L’epicureo vizioso ritornava un accattone; l’orgoglioso oppressore, uno schiavo; una dama dai modi altezzosi, una cucitrice. Un giro della ruota dava un cambiamento per lo sviluppo dell’intelligenza e del sentimento trascurati o di cui si fece cattivo uso, donde la popolarità della reincarnazione sotto tutti i climi ed in tutti i tempi. In tal modo si compiva con certezza l’espurgazione del male”.
Veramente, “un atto cattivo seguiva un uomo, passando attraverso centomila trasmigrazioni” (Panchatantra). “Tutte le anime hanno un veicolo sottile, immagine del corpo, che trasporta l’anima passiva da una dimora materiale ad un’altra”, dice Kapila; mentre Basnage spiega, in relazione agli Ebrei: “Questa seconda morte non è considerata l’inferno, ma ciò che accade quando un’anima ha animato per la seconda volta un corpo”. Erodoto dice ai suoi lettori che gli Egiziani “sono i primi ad aver parlato di questa dottrina, secondo la quale l’anima dell’uomo è immortale, e dopo la morte del corpo entra in un essere nuovamente nato. Quando, essi dicono, l’anima è passata attraverso tutti gli animali della terra e del mare, e tutti gli uccelli, rientrerà nel corpo di un uomo neonato”. Questa è la pre-esistenza. Deberia mostrò che i libri funebri degli Egiziani dicono chiaramente che “la resurrezione altro non era, realmente, che un rinnovamento che porta ad una nuova infanzia e ad una nuova giovinezza”.