Francken Manuscript /XIII grado – (prima parte)

Quattuor Coronati

Arco Reale – XIII grado

Francken Manuscript /XIII grado – (prima parte)

a cura di Franco Cenni

ARCO REALE  

XIII Grado

Premesse

Il posto in cui si tiene questa Loggia Reale, o Collegio, deve essere un luogo molto segreto e dovrebbe essere una cripta sotterranea con soffitto a volta, senza porte ne finestre, accessibile solo attraverso una piccola botola, grande abbastanza da permettere ad un Fratello di scendere.

Al centro della cripta deve essere posto un piedistallo triangolare cavo avente nella parte superiore ed anche nelle tre laterali, il Grande Nome di Dio, in modo che, quando una sorgente luminosa è posta all’interno del basamento, il Nome appaia sulle tre facce laterali e sulla facciata superiore. La cripta deve essere tinta di bianco.

Ci debbono essere due Ufficiali principali e tre secondari perché possano svolgersi le funzioni necessarie per una iniziazione e possa essere eseguita l’istruzione. Si tratta:

del Tre Volte Potente, che raffigura Salomone, che siede con la corona in testa sul trono posto sotto un baldacchino riccamente decorato, uno scettro in mano, abbigliato con un vestito regale giallo, un tipo di cappa o mantello di satin blu con passamanerie d’ermellino che scende sino al gomito, una larga sciarpa di colore porpora portata dalla spalla destra al fianco sinistro, con un Triangolo dorato appeso alla sciarpa; egli siede ad oriente;
alla sinistra di Salomone, anche lui ad oriente, siede Hiram, re di Tiro, vestito come un viaggiatore, col cappello in testa, porta la medesima sciarpa e lo stesso gioiello, e in mano tiene una spada sguainata.

(Nota bene: questi due Grandi Ufficiali debbono almeno essere Principi di Gerusalemme.)

Ci vogliono ancora tre Ufficiali per raggiungere il numero di cinque necessario per officiare una Loggia di questo Grado. Si tratta:

del Gran Tesoriere, che raffigura Guibelum, il primo custode del prezioso tesoro dei Massoni, decorato da una piccola chiave appesa ad uno stretto nastro bianco attaccato alla quinta asola del suo gilè, le lettere IVIL che sono le iniziali di Inveni verbum in ore Leonis; siede a settentrione.
del Gran Segretario, che rappresenta Jobert, titolare di questa carica quando i due re rinnovarono la loro alleanza, come è trascritto nel Grado di Segretario Intimo, che siede, cappello in testa, a Mezzogiorno;
del Gran Ispettore, che rappresenta Stolkin, che siede ad Occidente.

Questi tre Ufficiali portano i loro Gioielli sospesi ad una Sciarpa e tengono le spade sguainate. Se vi sono altri Fratelli, essi siedono all’estremità della Loggia, perché il numero di cinque è sufficiente per una iniziazione.

Le iniziazioni, debbono sempre svolgersi all’apertura della Loggia, il Fratello Stolkin, Grande Ispettore, che siede all’occidente, risponde a tutte le domande poste dal Tre Volte Potente.

Apertura

D: Fratello Ispettore, dove siamo?

R: Tre Volte Potente, noi siamo al centro del luogo più sacro della terra.

D: Come siete arrivato in questo luogo sacro?

R: Grazie alla Provvidenza.

D: Spiegatevi!

R: Ho scavato nelle antiche rovine del Tempio di Enoch, ho attraversato nove arcate sotterranee ed, alla fine, ho trovato il Delta che Dio aveva promesso ai santi patriarchi, che sarebbe stato ritrovato, a tempo debito.

D: Che cosa è questo Delta?

R: Un triangolo d’oro, che risplende d’una grande Luce, sul quale Enoch incise il grande e misterioso Nome del Grande Architetto dell’Universo.

D: Chi siete voi?

R: Sono quel che sono, e il mio nome è Guibelum.

D: Conoscete la reale pronuncia del Grande Nome?

R: È un nome Sacro, che è conosciuto solamente dai Grandi Eletti Sublimi e Perfetti Massoni.

D: Quale Grado avete?

R: Cavaliere dell’Arco Reale.

D: Come siete stato accolto in questo Grado?

R: Salomone, in compagnia del Re di Tiro, allo scopo di premiare il mio zelo e la mia costanza, mi accolsero in questo Grado insieme ai miei compagni Joabert e Stolkin.

D: Quali sono i vostri Segni, Toccamento e Parola?

R: Il primo Segno è il Segno di Ammirazione, che si effettua stendendo le braccia, le mani aperte, la testa inclinata sulla spalla sinistra, ed appoggiando contemporaneamente un ginocchio a terra. Gli si risponde, con il secondo Segno, che consiste nel mettere le due ginocchia a terra.

Il Toccamento si esegue aiutandosi reciprocamente come per alzarsi, con la mano e i gomiti.

La Parola è Hamal aheck Guibelum.

D: Che significa questa Parola?

R: Significa che Guibelum è un buon Massone, che dobbiamo aiutarlo e ricompensarlo.

D: Avete ancora qualche cosa da desiderare?

R: Si, la Sublime Massoneria, conosciuta con il nome di Perfezione.

D: Dio un giorno forse permetterà che i vostri desideri siano esauditi e che voi siate ricompensato secondo i vostri meriti.

R: Amen Amen Amen!

Il Tre Volte Potente allora dice:

“Preghiamo!”

Preghiera

Grande Architetto dell’Universo, Dio in tutto adorabile, esalta le nostre volontà in questo momento in cui imploriamo la Bontà Divina. In Te risiede la vera Saggezza, alla quale noi aspiriamo e che speriamo di raggiungere attraverso la Forza della Tua Grazia. La Tua Saggezza farà la Bellezza del Tempio che desideriamo dedicarTi, perché essa purificherà i nostri cuori nei quali desideriamo di continuo che Tu voglia dimorare.

Amen, amen, amen!

Dopo questa preghiera, il Tre Volte Potente batte prima due volte le mani, poi tre. Questa batteria è ripetuta dal re Hiram di Tiro, poi dai tre Ufficiali. I due re allora si inginocchiano davanti al Delta Divino, facendo il Segno di Ammirazione, poi, dopo una breve pausa, si aiutano reciprocamente ad alzarsi. Tutti i Fratelli fanno la stessa cosa….. Il Tre Volte Potente batte un colpo di maglietto, ed i Fratelli si apprestano ad alzarsi. Quando tutti sono in piedi:

Tre Volte Potente: Fratello Ispettore, annunciate che la Real Loggia è aperta!

Questo annuncio è ripetuto dal Fratello Ispettore.

Iniziazione

Il o i candidati devono attendere nell’anticamera, una stanza che è situata sopra o accanto alla botola, che permette di accedere alla Loggia.

(Nota bene: tre Fratelli possono essere accolti contemporaneamente)

Dopo aver bussato in grado di Maestro Architetto, una delle Guardie della botola gli chiede:

“Che cosa volete?”

e il candidato risponde:

“Essere ricevuto Cavaliere dell’Arco Reale”.

Questa risposta viene trasmessa dal guardiano attraverso uno spioncino e gli si risponde:

“Non è ancora possibile, ma noi pregheremo Dio perché lo permetta”.

La domanda viene ripetuta e la risposta data è la stessa. Ma, alla terza domanda, la richiesta viene accettata. Il Fratello Introduttore prende in custodia il candidato, lo conduce verso la botola, poi gli domanda:

“Siete pronto a discendere nelle viscere della terra per cercarvi un tesoro?”

Se il candidato acconsente, una corda viene annodata intorno al suo corpo, la botola viene sollevata, il candidato viene calato nel sotterraneo, dove le luci sono state spente, sospeso alla corda, e per due volte viene strattonato in alto due volte. Al terzo tentativo, si gettano intorno a lui delle pietre e del cemento. Le cinque Luci della Loggia disposte intorno al Delta vengono scoperte cinque volte [1] e il Gran Sorvegliante fa inginocchiare il candidato di fronte al Delta, facendo eseguire il segno di ammirazione. Se ci sono più candidati, vengono fatti scendere nel sotterraneo allo stesso modo del primo. Quando lui o essi sono in ginocchio, il Tre Volte Potente si rivolge a loro in questi termini:

“Il Grande Architetto dell’Universo si è degnato di accordarvi il più grande dei favori. Vi ha scelto per scoprire il più prezioso tesoro dei Massoni, e voi siete i suoi eletti. Che la Gioia sia con voi. Avvicinatevi a me per contrarre il più solenne dei Giuramenti. Vi ricompenserò per il vostro duro lavoro.”

I candidati avanzano, si inginocchiano e prestano il seguente Giuramento.

Giuramento

Io, A. B., al cospetto del Grande Architetto dell’Universo ed in presenza di questa potente e reale assemblea, giuro di non rivelare mai i segreti che mi stanno per essere confidati, ed in particolare ciò che mi sarà svelato dei misteri sacri;

Giuro di rinnovare il mio zelo verso la Massoneria e di accrescere ancora i miei sentimenti di amicizia per i Fratelli, di non separarmi mai da questa Loggia Reale, se non con la autorizzazione del Tre Volte Potente Maestro e dei suoi Grandi Ufficiali;

Giuro di non accettare mai un Massone in questo eminente Grado, al di fuori delle nostre Leggi, né di consentire giammai che ciò accada;

Giuro, inoltre, di rispettare sempre le Leggi ed i Regolamenti che mi saranno dati da questa Loggia Reale, di riconoscere sempre il Consiglio dei Principi di Gerusalemme e dei Principi del Real Segreto come i capi sovrani dell’Arte Reale, purchè siano muniti di una Patente autentica, di sottomettermi ai loro decreti, di dimostrare la mia sottomissione fino alla più importante delle prove;

E, se mi accadesse di mancare a questi miei giuramenti, acconsento a subire le pene e tutti i supplizi inerenti ai miei precedenti Giuramenti, a che il mio corpo sia abbandonato alla ferocia degli animali selvaggi.

Che Dio mi conservi in Dirittura ed Equità. Amen, amen, amen!

Leggenda del Grado

“Mio caro Fratello, per continuare a raccontarvi la storia della Massoneria, di cui voi avete già ricevuto i principi, è indispensabile rivelarvi avvenimenti accaduti lontano nel tempo.

Enoch, figlio di Jared, apparteneva alla sesta generazione dopo Adamo. Viveva nel timore di Dio, che gli apparve in sogno, gli parlò, lo ispirò e gli fece conoscere ciò che segue:

“Siccome desideri conoscere il mio Nome, seguimi e te lo insegnerò!”

A queste parole, apparve una montagna che s’innalzava sino al cielo ed Enoch fu trasportato sulla sua sommità. Dio gli mostrò un Pettorale [2] d’oro triangolare, che sprigionava una intensa luce e sul quale erano incise delle lettere. Era il Nome Ineffabile che Dio ordinò ad Enoch di non pronunciare mai. Enoch in seguito si sentì trasportare sotto terra, verticalmente, attraverso nove volte e sotto la nona volta nel più profondo di questi archi, vide lo stesso Pettorale d’oro, con le stesse lettere e la stessa aura di Luce, del tutto identico a quello che aveva visto sulla montagna.

Noè [3], interamente impregnato dello Spirito di Dio Potente, costruì in questo luogo un Tempio sotterraneo che dedicò a Dio e che comprendeva nove volte sovrapposte, identiche a quelle che Enoch aveva visto nella sua visione.

Matusalemme, suo primogenito, fu l’architetto di questo edificio anche se egli non sapeva perché lo stesse edificando. Il Tempio fu costruito nel paese di Canaan, che in seguito fu la Terra Promessa, e, dopo la fondazione di Gerusalemme, la Terra Santa.

Enoch realizzò un Pettorale d’oro triangolare, i cui lati misuravano un cubito [4], impreziosito delle gemme più preziose. Lo suggellò in una pietra d’agata, tagliata e levigata nella stessa forma. Poi trasportò tutto sotto la Nona Volta e là, incise le lettere che Dio gli aveva mostrato. Pose la pietra e il Pettorale sopra una base di marmo bianco triangolare.

Quando Enoch terminò la costruzione di questo Tempio sotterraneo, Dio gli apparve di nuovo e gli disse:

“Tu metterai una botola di pietra in alto sulla Prima Arcata, che possa essere sollevata con l’aiuto di un anello di ferro. Essa servirà, quando arriverà il momento, poiché sono costretto a sterminare tutto ciò che vive sulla terra”.

Quando le Nove Arcate o Volte furono terminate e chiuse, nessuno poteva penetrarvi. Solamente Enoch conosceva il prezioso tesoro che racchiudevano le Arcate e lui solo conosceva la vera pronuncia del Grande Nome Divino.

La cattiveria degli uomini aumentava di giorno in giorno [5], e Dio minacciò il mondo di una distruzione universale.

Enoch, prevedendo che la conoscenza delle arti potesse perdersi nella distruzione universale che sarebbe venuta, desiderò fare in modo che si salvassero i principi delle Scienze a beneficio della futura e lontana posterità di coloro che Dio avrebbe accettato di salvare. Egli quindi costruì due grandi colonne, sulla più alta e vicina montagna, una di bronzo [6], perché potesse resistere all’acqua, e l’altra di mattoni, da poter reggere la prova del fuoco. Sulla colonna di mattoni, incise dei geroglifici che avvertivano che, molto vicino, sotto terra, era nascosto un prezioso tesoro che egli aveva consacrato a Dio. Sulla colonna di bronzo, incise i principi delle arti liberali ed in particolare quelli della Massoneria.

Matusalemme fu il padre di Lamech e Lamech generò Noè, un pio uomo, che temeva Dio. Le sue virtù gli valsero l’amore di Dio, che gli parlò così:

“Io punirò l’Umanità scatenando un diluvio e ti ordino di costruire un’ arca che possa accoglierti, te e i tuoi, assieme ad una coppia di tutto ciò che vive, ma che conterrà solamente coloro che salverò dalla punizione che sto per infliggere!”

Poi Dio mostrò a Noè i progetti dell’arca che egli doveva costruire.

Noè impiegò cento anni per costruire l’arca. Noè aveva seicento anni e suo figlio Seth ne aveva novantanove. Ciò avvenne poco prima che morisse suo padre Lamech, all’età di settecento settantasette anni. Degli anziani patriarchi, che succedettero ad Adamo, non restava in vita che Matusalemme, nonno di Noè, che aveva a quei tempi quasi novecento sessantanove anni e che morì qualche anno prima del Diluvio e Lamech, che morì cinque anni prima.

Dio ordinò dunque a Noè di rifugiarsi nell’arca che aveva costruito, insieme alla sua famiglia e con una coppia di ogni specie di animale terrestre.

Il diluvio avvenne nell’anno mille seicento cinquantasei dalla Creazione e tutti gli esseri viventi morirono sulla terra. Furono distrutti superbi monumenti, come pure la colonna di mattoni che Enoch aveva costruito. Ma, per Volontà Divina la, colonna di bronzo resistette alla furia delle acque ed è da essa che noi abbiamo attinto tutte le arti liberali ed è così che la Massoneria conservò le sue antiche radici.

La Storia biblica, ci insegna quale fu la successione dei tempi. La dottrina dei santi Uomini ci insegna che il popolo di Gerusalemme fu schiavo in Egitto e che fu liberato da Mosè, sua guida, allo scopo di andarsene per prendere possesso della Terra Promessa.

Noi sappiamo anche attraverso degli annali conservati negli archivi di Scozia, e che siamo i soli a conoscere, che ci fu una certa battaglia, che l’Arca dell’Alleanza fu perduta in una foresta, ma fu ritrovata grazie al ruggito di un leone, che cessò di ruggire e che si coricò all’arrivo degli Israeliti. Questo leone aveva prima, per istinto, divorato un gran numero di Egiziani che cercavano di impossessarsi dell’Arca. Aveva tenuto nascosta nella sua gola la chiave dell’Arca ma, all’avvicinarsi del Grande Sacerdote, la depose a terra, si allontanò e si accucciò, come domato, non facendo alcuna violenza al Popolo Eletto.

La Storia biblica ci insegna anche che Mosè fu amato e caro a Dio, che l’Altissimo gli parlò sul monte Sinai, nascosto in un cespuglio ardente, che gli trasmise le Sue Leggi Divine e che gli fece fare numerose promesse. Rinnovando con lui la Sua Alleanza, Dio rivelò a Mosè la vera pronuncia del Suo Nome Sacro, con il quale può essere sempre invocato [7]. È in questa occasione che Mosè gli domandò:

“Chi sei Tu?”

e che Dio rispose:

“….è il mio Vero Nome, con il quale potrò sempre essere invocato, e che significa che Io sono il Dio geloso, forte e potentissimo”.

La pronuncia del Nome Divino si è corrotta nel tempo attraverso le diverse tradizioni, perché Dio aveva proibito a Mosè ed ai suoi discendenti di pronunciarlo. Ma aveva promesso a Mosè che quando sarebbe giunto il momento, qualcuno dei suoi posteri avrebbe potuto ritrovare il Suo Nome inciso su di un Pettorale d’oro.

La stessa Storia ci informa dei diversi spostamenti degli Israeliti, sino a quando riuscirono ad impossessarsi della Terra Promessa. E, nei primi tempi della città di Gerusalemme, notiamo che Davide non potè intraprendere la costruzione del Tempio di Dio, perché questo onore era riservato a suo figlio Salomone, il più saggio re della terra.

Salomone si ricordò della promessa fatta da Dio a Mosè, secondo la quale, quando i tempi sarebbero giunti, il Vero Nome si sarebbe potuto ritrovare. La sua saggezza gli fece comprendere che questo Nome non si sarebbe potuto ritrovare prima che egli avesse consacrato un Tempio a Dio Infinito, perché Egli potesse depositarvi il prezioso tesoro che già esisteva accanto alla sua opera. Seguì quindi i progetti che suo padre Davide gli aveva comunicato: sul modello dell’Arca dell’Alleanza, iniziò la costruzione del Tempio nel quarto anno del suo regno e scavò le fondamenta nel punto più ricco e più bello di tutta Gerusalemme.

Scavando le fondamenta, gli operai scoprirono le antichissime rovine di un grandissimo edificio, come anche numerosi tesori, quali vasi, urne d’oro e d’argento, colonne di marmo, porfido, diaspro ed agata così come un gran numero di pietre preziose, e fu tutto portato a Salomone.

Questo virtuoso Re, supponendo che in quel luogo si fosse potuto erigere un Tempio prima del Diluvio, temendo che lo fosse stato per il servizio di un falso dio, e che di conseguenza, costruire il Tempio del vero Dio in questo luogo avrebbe potuto essere sacrilego, decise di non farlo. Scelse un altro posto sulla terra di Arunia. Gli operai abbandonarono il primo cantiere e non scoprirono più oggetti preziosi.

Il Tempio di Salomone fu dunque costruito come ci insegna la Massoneria, e noi conosciamo le tristi vicende e la morte d’Hiram Abif.

Salomone ordinò di scavare una caverna sotterranea, una specie di cripta che chiamò la Volta Segreta. Al centro della cripta fu eretto un pilastro di marmo bianco che sosteneva direttamente il Santo dei Santi del Tempio e che fu, a parte l’ispirazione divina, chiamata Colonna di Bellezza in quanto sosteneva il magnifico arco, e del tesoro sacro del quale la Provvidenza aveva deciso che esso vi trovasse posto.

Per giungere alla Volta Sacra, bisognava passare per un lungo e stretto luogo, formato da nove volte successive e collegato da un passaggio sotterraneo al palazzo di Salomone.

Salomone si recava spesso in questo luogo in compagnia di Hiram di Tiro e di Hiram Abif, per discutere segretamente di cose sacre.

La perdita di Hiram Abif tolse ai due Re questa soddisfazione perché ormai erano due ed era indispensabile essere in tre per poter entrare in questo luogo nascosto. Non restava loro dunque che scegliere qualcuno per completare il numero.

Alcuni Maestri, Intendenti, Sublimi Eletti e Grandi Maestri Architetti furono informati che il re di Tiro era a Gerusalemme. Essi erano a conoscenza sia di ciò che Hiram Abif aveva vissuto, sia che Salomone disponeva di un luogo determinato, sotterraneo, chiamato la Volta Segreta, conosciuto solamente dai due re e dal defunto. Essi si presentarono al cospetto dei Re e proposero che alcuni di loro potessero essere introdotti nel luogo segreto, quando i due re avessero rinnovato la loro alleanza.

Salomone rispose loro con le braccia tese e la testa inclinata:

“Voi non potete sperarlo, Dio un giorno vi permetterà d’avvicinarvi alla Conoscenza che ambite oggi”.

Qualche giorno dopo, Salomone fece cercare i tre maestri Joabert, Stolkin e Guibelum ed ordinò loro di tornare nelle antiche rovine, nel luogo dove un tempo avevano trovato dei tesori, nella speranza di scoprirne altri. Partirono per adempiere agli ordini regali. Uno dei tre, con il nome di Guibelum, lavorando con una zappetta [8], portò alla luce un grosso anello di ferro. Chiamò Fratelli e Compagni. Presumendo che vi si dovesse trovare qualcosa di straordinario in quel luogo, lavorarono tutti e tre con zelo e ardore, maneggiando la pala e la leva per togliere la terra che copriva l’anello. Videro allora che questo anello era fissato ad una pietra perfettamente cubica che con molto lavoro e fatica riuscirono a sollevare, scoprendo così che questa pietra ricopriva un grande… [9

Guibelum si propose per scendere nella voragine. Si fissò una corda intorno al suo corpo e fu convenuto che i suoi compagni lo avrebbero tirato su quando egli avesse strattonata la corda. I suoi due compagni seguirono alla lettera le sue istruzioni e, quando Guibelum toccò il suolo, si trovò in una cripta a volta e, sul suolo lastricato, scoprì una nuova botola. La oltrepassò e trovò una terza botola che superò a sua volta pervenendo nella terza cripta. Là, scoprì una quarta botola ma, scosso all’idea di proseguire, tirò la corda e fu fatto risalire dai suoi due compagni.

Spiegò loro ciò che aveva visto e propose di scendere uno dietro l’altro, per fare nuove scoperte. Ma i suoi compagni rifiutarono e Guibelum allora accettò di proseguire convenendo che ogni qual volta avesse superata un’arcata, lo avrebbe segnalato scuotendo leggermente la corda, ma che, se avesse desiderato risalire avrebbe tirato forte la corda.

Scese dunque nuovamente e superò tre nuove arcate. Arrivato alla sesta, tirò forte la corda e fu riportato alla luce.

Allora spiegò ai due compagni che aveva scoperto sei arcate sovrapposte e che, nell’ultima cripta, aveva trovato ancora una botola che permetteva di addentrarsi più profondamente. Di nuovo propose a uno dei compagni di scendere al posto suo, perché, diceva lui,

“ho fatto un duro lavoro ed ho paura di avventurarmi più lontano o più in basso”.

Questa dichiarazione sconvolse e spaventò sia Joabert che Stolkin che rifiutarono ostinatamente di scendere. Il loro rifiuto ravvivò lo zelo di Guibelum e costui, coraggiosamente, prese una fiaccola accesa e ridiscese, dopo aver ricordato ai compagni il loro accordo.

Quando penetrò nella Nona Arcata, dei pezzi di pietra e di calce caddero improvvisamente dal soffitto. La torcia si spense. I raggi del sole penetrarono sino a lui ed illuminarono direttamente e fecero brillare una lastra d’oro di forma triangolare riccamente ornata di pietre preziose.

Il lampo luminoso fu tale che Guibelum ne fu quasi accecato e fece il segno di ammirazione, lo stesso segno che Salomone e Hiram di Tiro avevano fatto davanti a lui quando, con i suoi due compagni, si erano presentati ed avevano espresso il desiderio di essere ammessi nella Cripta Segreta e nel Sublime Grado.

Guibelum cadde prostrato sulle ginocchia, la mano destra a proteggere i suoi occhi, la sinistra dietro la schiena scuotendo per tre volte la corda, Joabert e Stolkin lo fecero risalire ed egli descrisse loro le cose stupefacenti che aveva visto sotto la Nona Volta.

Dopo questo racconto, decisero di scendere insieme con una scala di corda realizzata all’uopo. Quando furono sotto la Nona Arcata, Joabert e Stolkin fecero come aveva fatto Guibelum e stupefatti dal lampo di luce si prostrarono anch’essi. Quando si ripresero dal loro stupore, si alzarono e risollevarono Guibelum, che restava come pietrificato dalla meraviglia e dissero:

“Hamal aheck Guibelum”

che significa “Guibelum è un buon massone, noi dobbiamo aiutarlo e ricompensarlo”. Poi esaminarono il Pettorale d’oro, sul quale videro delle lettere che non potevano comprendere.

Il Pettorale d’oro triangolare aveva incastonata alla sommità una pietra d’agata della stessa forma. Ammirarono il Pettorale con rispetto e compresero ciò che le lettere rappresentavano: il Nome Ineffabile di Dio, che era conosciuto solo da  Salomone, Hiram di Tiro e Hiram Abif e sembrò loro che, dopo la morte del Maestro Hiram, i due Re, siccome non erano più in numero sufficiente, non potevano conferire questo Grado a coloro che vi aspiravano. Essi sperarono che le circostanze nelle quali avevano scoperto il prezioso tesoro, consentisse loro di accedere al Sublime Grado.

Decisero di portare in superficie la pietra cubica sulla quale era fissato il Pettorale d’oro per mostrarlo a Salomone. Al tramonto arrivarono davanti a Salomone ed a Hiram di Tiro che si trovavano negli appartamenti del re. I due re,  alla vista del prezioso tesoro, furono colpiti da un tale sentimento di ammirazione che fecero spontaneamente il Segno di Ammirazione davanti ai tre maestri, come era accaduto loro sotto la Nona Arcata, cadendo anche in ginocchio. Salomone si riprese per primo dallo stupore e vedendo che il re Hiram, sempre prostrato, non era ancora uscito dalla sua estasi, lo aiutò a rialzarsi e disse “Hamal aheck Guibelum”. Esaminarono le lettere scolpite sul Pettorale e Salomone dopo averle lette, rifiutò di dare una spiegazione ai tre Eletti.

Salomone disse loro che il Grande Architetto dell’Universo aveva loro concesso il più singolare favore:

“Egli vi ha scelto per scoprire il più prezioso ed il più raro tesoro dei Massoni. Voi siete i Suoi Eletti e io vi auguro la gioia”.

Poi, come ricompensa per il loro zelo e la loro costanza, Salomone li consacra Cavalieri dell’Arco Reale. Promise anche di spiegare loro il senso delle lettere sacre e misteriose che vedevano sul Pettorale d’oro, dopo che tutti insieme lo avessero installato nel luogo che gli era stato designato. Allora, sarebbe stato loro rivelato il più alto e sublime Grado della Massoneria.

I tre Eletti fecero notare a Salomone che le prime parole che lui, Salomone, e il re di Tiro avevano pronunciato davanti a loro erano precisamente le stesse che essi avevano spontaneamente pronunciato sotto la Nona Arcata scoprendo il tesoro. Raccontarono ai re ogni loro azione e tutto ciò che avevano visto e spiegarono anche come avessero scoperto il Segno, il Toccamento e la Parola di Passo del Grado, che essi ora sapevano essere quelli del Cavaliere dell’Arco Reale.

Salomone spiegò loro che Dio aveva promesso a Noè, Mosè e Davide che un giorno il Suo Vero Nome, quello con il quale egli poteva essere invocato, sarebbe stato scoperto, scolpito su di un Pettorale d’oro e che questa divina promessa si era avverata. Ma Salomone disse anche loro che era vietato scriverla, che avevano solamente la possibilità di compitarla; per ridare loro coraggio, aggiunse di non pronunciarla o dirla mai, e quando si fosse trattato di compitarla, sarebbe stata di rigore la più grande prudenza.

Salomone continuò:

“Voi sapete che la Parola dei Maestri fu perduta durante la costruzione del Tempio, al momento della tragica fine di Hiram Abif, nostro Grande Maestro Architetto. Voi sapete anche che questa parola ci è pervenuta, sino ad ora, attraverso la Tradizione, e che ha subito successive corruzioni, sebbene la Vera Parola non ci è mai stata trasmessa. Siccome voi siete nella Gioia, miei cari Fratelli, perché in questo istante avete le Vere Lettere, vi darò l’Interpretazione e la Pronuncia”.

“Non ci resta che ricompensarvi in Giustizia dei meriti che avete acquisito con i vostri Lavori, voi che siete ormai segnati dalla Mano Divina e che, sicuramente, meritate davvero questo favore insigne”.

I due Re e i tre cavalieri presero il prezioso tesoro e scesero nella Cripta Segreta, attraverso il cammino dissimulato superando le Nove Arcate che erano i soli a conoscere. Giunsero davanti alla Colonna della Bellezza e, tutti insieme, lavorarono per incastonare il Pettorale d’oro sul piedistallo. E i due Re sembravano rallegrarsi fieramente nel maneggiare la cazzuola, pur tenendo le loro spade sguainate, per adempiere questo Lavoro che Dio aveva destinato solo alle loro mani.

Quando ebbero terminato la loro opera, s’inginocchiarono tutti e cinque per adorare il Grande Architetto dell’Universo. RendendoGli omaggio, Lo ringraziarono e Lo pregarono per il decreto favorevole che aveva fatto in loro favore.

La bellezza del Pettorale, lo splendore dei rubini e dei diamanti sposti gli uni accanto agli altri, furono una Luce sufficiente perché in questo luogo non vi era nessuna luce artificiale.

Subito dopo che il loro Lavoro fu terminato i due re cambiarono il nome di Cripta Segreta in quello di Cripta Sacra, che è conosciuto solo dai Grandi Eletti Perfetti e Sublimi Massoni.

Ma notate bene le differenti età della Massoneria, che sono tre, cinque, sette e nove, ciò che, moltiplicato secondo il calcolo che conoscete, fa ottantuno. Ciò vi sarà completamente spiegato al momento del Catechismo del Grado.

Era allora tempo di ricompensare la virtù dei tre maestri e cavalieri dell’Arco Reale, Guibelum, Joabert e Stolkin e i due Re gli conferirono il Grado di Grande Eletto Maestro Perfetto e Sublime Eletto poi spiegarono loro la Parola Sacra incisa sul Pettorale d’oro triangolare come Vero Nome della più sacra onnipotenza. Gli dissero come pronunciare il Nome con il quale Egli poteva essere invocato, una pronuncia che si è molto deteriorata ed è stata fortemente deformata.

Ecco ora come questo Nome deve essere pronunciato. Notate bene il numero delle lettere che compongono le parole che vi verranno dette, in quali Gradi sono svelate. Sappiate che in Massoneria vi sono dei misteriosi Numeri di cui voi conoscerete la vera pronuncia solamente quando giungerete all’ultimo Grado di Perfezione.

I Nomi e le Parole che compongono il Nome misterioso sono:

NOMELETTERESIGNIFICATO
JubtreOnnipotente
JeotreLuce Divina
InatreLuce accecante
HayahcinqueQuello che è, sarà
GothacinqueSolo Dio, Medesimo
JeevacinqueDio Eterno
AdonaiisetteO, Voi che siete l’Eterno
JakinaisetteSostienici, o Dio! Che attraverso la Tua Grande Forza noi possiamo sempre assisterci gli uni con gli altri.
JéhovahsetteDio che brilla
HelenehamnoveMisericordia di Dio
IchabulumnoveIn Dio é la mia fede
[10]noveIl Signore Onnipotente, Io sono colui che sono.

L’ultimo di questi Nomi è quello che noi utilizziamo e che conoscerete quando sarete iniziato al Sublime Grado di Perfezione.

È evidente che è a partire dalle differenti varianti di questa Parola, che i Mori hanno trovato il loro Juba e i Latini il loro Giove, giacché la vera pronuncia non può essere un semplice residuo del più grande dei Nomi; Mosè fu istruito sull’efficacia di questo Grande Nome dal Grande Architetto stesso, e poté così, in Egitto, premunirsi contro la sete, la fame e la malattia.

Si poteva vedere questo nome Sacro nel Tempio all’epoca di San Gerolamo [11]. Era stato scritto con l’aiuto dell’alfabeto dei Samaritani, sconosciuto agli stranieri, ed è perciò che questa Parola non ci è mai giunta nella sua forma autentica. Ed è anche per questo che non se poterono servire nei loro esperimenti di magia e di necromanzia, come sarebbero stati ben contenti di fare seguendo l’esempio dei pagani di Roma, convinti che la Parola nascondesse un grande potere. Come vedete, la vera pronuncia era lecita solamente nei cuori dei Sublimi Maestri Massoni.

Questa Parola misteriosa è coperta da tre parole di passo e da tre toccamenti che debbono precedere i Segni che simbolizzano ciò che è successo prima che voi arrivaste alla vera Parola.

I nuovi Fratelli Eletti, Guibelum, Joabert e Stolkin prestarono i loro Giuramenti davanti a Dio e ai due Re, di pronunciare giammai per intero la Parola e di giammai accettare nessun Massone in questo Sublime Grado se prima non abbia dimostrato per lungo tempo la prova del suo zelo e del suo attaccamento alla Massoneria e, infine, in questo caso, di accettarlo con la stessa cerimonia al fine di commemorare la misteriosa storia del Delta Divino, vicino al B B [12] dove Dio fece agli antichi patriarchi la stessa promessa.

Il numero dei Grandi Eletti fu dunque di tre in origine. In seguito, dopo gli avvenimenti che sono stati appena citati, furono cinque. Fu così per un tempo alquanto lungo, e questi cinque Grandi Eletti erano Salomone, Hiram di Tiro, Guibelum, Joabert e Stolkin.

Quando il Tempio fu terminato e Salomone ne ebbe fatta dedica, ricompensò, conferendo loro il Grado di Perfezione, i dodici Maestri che avevano diretto i lavori delle dodici tribù dopo la morte d’Hiram Abif. E fece lo stesso per nove anziani Maestri Eletti che si erano distinti per la loro virtù. Furono così scelti per essere ammessi al Grado dell’Arco Reale e dopo poco tempo al Grado di Perfezione.

I nove Cavalieri dovendo essere ammessi nella Cripta Segreta furono obbligati a coprire le porte delle Nove Arcate che dal palazzo di Salomone conducevano alla Cripta Segreta. Il più anziano fu posto davanti alla porta della Cripta Sacra, gli altri, in ordine d’anzianità, dalla Nona Porta sino all’entrata del palazzo. Avevano l’ordine di non far passare nessuno, ad eccezione dei Grandi Eletti Perfetti e Sublimi Massoni che dovevano dare il Segno, il Toccamento e la Parola ad ogni porta. Questa è la ragione dalla quale i cavalieri traggono la loro dignità, essendo la Cripta Sacra accessibile dal palazzo del re [13]. Ecco ora le Parole di Passo di ogni arcata:

1° Jub4° Hayah7° Jakinaii
2° Jeo5° Gotha8° Heleneham
3° Ina6° Adonaii9° Jahabulum

Il Fratello, che dava la Parola Sacra a colui che lo interrogava dall’interno, doveva anche dare all’esterno un altra Parola di Passo, che era Schibboleth, ripetuta tre volte con una aspirazione.

A questo punto, il numero degli anziani maestri massoni erano ventisette, cioè tre volte nove, che si scompongono come segue:

Due re Salomone e Hiram di Tiro2
Tre Cavalieri dell’Arco Reale3
12 anziani Maestri che comandavano le 12 tribù12
Nove anziani Maestri Eletti9
Un anziano Gran Maestro Architetto1
In totale27

Accanto a loro, vi erano i tremila cinquecento sessantotto maestri che avevano lavorato alla costruzione del Tempio. E questi s’ingelosirono dei venticinque Fratelli che il Re aveva loro preferito, e che vedevano spesso entrare negli appartamenti reali dai quali essi erano banditi. Tutti ne erano terribilmente mortificati. Mandarono dunque dei deputati da Salomone, per sapere perché i venticinque Maestri avessero tali privilegi, oltrepassando i loro.

Salomone li ascoltò con pazienza e rispose con dolcezza:

“Questi venticinque Maestri beneficiano di questa preferenza per il loro zelo, perché sono loro che hanno lavorato più duramente e lo hanno meritato dando prova di una incrollabile costanza. È per questo che li amo e li prediligo. Ma per voi non è ancora giunto il momento. Andate Dio permetterà che un giorno siate ricompensati secondo i vostri meriti”.

Uno dei deputati preso dall’ira perché non era soddisfatto della risposta di Salomone, per tanta benevolenza, gridò:

“Perché abbiamo bisogno di un Grado più alto? Noi sappiamo come la Parola sia stata cambiata, noi possiamo viaggiare come Maestri e riceverne il salario”.

Salomone fu scandalizzato da tale risposta, ma sempre pieno di bontà e saggezza, non desiderava scoraggiarlo ed ebbe l’ispirazione [14] di dirgli:

“Gli anziani Maestri hanno meritato questo Grado di Perfezione andando nelle vecchie rovine e penetrando nelle viscere della terra, ciò che tuttavia li spaventava, e ne riportarono un immenso tesoro per abbellire e decorare il Tempio di Dio. Andate in pace e fate ciò che essi hanno fatto. Lavorate per abbellire il Tempio del Potente Dio. Vi ricompenserà per i vostri meriti!”

Questi maestri, orgogliosi e vanitosi, resero conto della loro ambasciata. Come se non avessero ricevuto un rimprovero, la loro ambizione unita alla gelosia li spinse a decidere di recarsi, tutti insieme, alle vecchie rovine per farvi delle ricerche sotterranee. Partirono il mattino del giorno dopo, all’alba, con questa intenzione e, all’arrivo alle vecchie rovine, trovarono l’anello che permetteva di sollevare la botola. Aiutandosi con una scala di corda, scesero sotto le volte, portando delle torce accese.

Ma Dio aveva il disegno di ricompensare questi maestri secondo la loro ambizione e dare un chiaro esempio della Sua Giustizia. La Provvidenza decretò la loro condanna in rapporto alla loro insolenza, in modo tale che, quando l’ultimo fu entrato l’ultimo, le arcate franarono su di essi una dopo l’altra. Corpi e beni sparirono in modo tale che non si sarebbe mai più parlato di essi. L’antica Parola dei Maestri, che era stata tanto deformata, venne interamente smarrita con loro e, da allora, nessuno l’ha più conosciuta in alcun modo. Solamente i Maestri da cui siete stato intrattenuto con questa storia, ne hanno conservato la conoscenza.

Rapidamente, Salomone venne informato dell’accaduto e inviò i tre Fratelli Guibelum, Joabert e Stolkin perché indagassero e gli rendessero conto.

Partirono all’alba e, quando arrivarono sul posto, là dove era avvenuto il disastro, trovarono tante cose insolite che non seppero cosa fare. Furono molto imbarazzati nel vedere in che stato si trovavano le arcate, ed anche che non poterono trovare alcuna traccia dei maestri presuntuosi partiti alla ricerca del tesoro. Immaginarono dunque che questi erano seppelliti sotto le rovine da cui ben vedevano che erano franate.

Studiarono i luoghi con attenzione e stabilirono tra loro quale potesse essere la spiegazione di ciò che avevano constatato, ma senza riuscire a capire. Non trovarono nulla di nuovo, ad eccezione di qualche frammento di marmo [15] con dei geroglifici. Li raccolsero, li portarono a Salomone e fecero al Re il resoconto di tutto ciò che avevano visto.

Salomone riunì i frammenti di marmo e fece cercare dei Fratelli capaci di decifrare i geroglifici. Così appresero che le rovine che avevano visto, e nelle quali i maestri presuntuosi erano morti, erano quelle del Tempio che Enoch aveva costruito e consacrato al Vero Dio, che questo Tempio era stato costruito prima del Diluvio e che il Diluvio l’aveva distrutto, come aveva annientato ogni cosa, ad eccezione delle Nove Arcate sotterranee, luogo dove fu deposto il Delta, o il tesoro, di cui Dio aveva così spesso parlato sia a Mosè che a David, così come gli aveva parlato della Colonna di bronzo sulla quale era incisa l’epopea degli anziani maestri e da dove è tratta questa veritiera ed interessante storia, di cui la Bibbia parla così poco e sulla quale non possiamo intrattenerci oltre.

Salomone decise che i frammenti di marmo sarebbero stati riuniti e depositati nella Cripta Sacra. Fu Abdamon che decifrò i geroglifici.

Vi esorto, mio caro Fratello, a meditare sulla profondità dei nostri misteri. Voi non avete ancora raggiunto il Sapere ultimo al quale desiderate essere iniziato, ma, per il vostro zelo, il vostro fervore e la vostra costanza, potete sperare un giorno di pervenirci.” 

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Note

1. Il Manoscritto dice: “the lights below are shewn by 5 times 5 round the Delta”, ciò che, se ne converrà, non è chiaro. Sembra poco verosimile che si scoprano venticinque volte le luci… (torna al testo)

2. In realtà, il Manoscritto dice plaque. Ma questo tipo di oggetto, nelle epoche preistoriche ed anche più recentemente in Oriente, si portava sul petto ed è uso designare, in museografiia, un tale oggetto come pettorale. D’altra parte, si sa qual uso ne fecero Salomone ed Hiram. (torna al testo)

3. Non si capisce bene cosa c’entri qui Noè… Tutto ciò che viene detto riguarda Enoch e noi siamo, evidentemente, in presenza di un errore di trascrizione. (torna al testo)

4. Il cubito ebraico poteva essere sia grande (52,5 cm.), sia piccolo (45 cm.). Si deve pensare che qui si tratti del piccolo cubito. (torna al testo)

5. Il termine ebraico vuole che si moltiplichi il male degli uomini sulla terra. “La terra è l’uomo, poichè egli è stato modellato con la terra. (Genesi 6.5) (torna al testo)

6. Il Manoscritto porta la parola brass, che significa rame. Ma si vedrà, in seguito, che si trattava in effetti di bronzo. (torna al testo)

7. Qui si tratta dell’invocazione forte. (torna al testo)

8. Una specie di piccone adoperato dai minatori. (torna al testo)

9. Nel Manoscritto la parola è indecifrabile. Si potrebbe proporre “un antichissimo sotterraneo”. (torna al testo)

10. Il Manoscritto non porta qui nessuna parola, ciò che sembra coerente con la frase seguente. (torna al testo)

11. San Gerolamo visse dal 331 al 420. Se egli fu il traduttore della Vulgata, è materialmente impossibile che abbia visto il Tempio, il secondo, distrutto dai soldati di Tito nel 70… (torna al testo)

12. Si tratta del Roveto Ardente, in inglese burning bush, spesso abbreviato nei manoscritti con B.B. (torna al testo)

13. Questa frase del Manoscritto non sembra proprio avere senso! (torna al testo)

14. Nel senso forte di un’ispirazione divina. (torna al testo)

15. In tutta coerenza,avrebbe dovuto trattarsi di pezzetti di mattone e non di frammenti di marmo. La Colonna di bronzo è diventata di rame e quella di mattoni è diventata di marmo… (torna al testo)

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