Che cosa sono i sensi? Quanti sono? In che rapporto sono con l’Uomo interiore, il Pensatore, …? Queste sono domande d’importanza vitale; dalla loro giusta comprensione viene la capacità di seguire saggiamente il sentiero della conoscenza.
Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D. K. Che cosa sono i sensi? Quanti sono? In che rapporto sono con l’Uomo interiore, il Pensatore, …? Queste sono domande d’importanza vitale; dalla loro giusta comprensione viene la capacità di seguire saggiamente il sentiero della conoscenza. I sensi si possono definire come gli organi mediante i quali l’uomo diventa consapevole dell’ambiente che lo circonda. Dovremmo forse chiamarli non tanto organi (poiché dopo tutto un organo è una forma materiale che esiste per una data funzione), quanto il tramite attraverso cui il Pensatore viene in contatto con il suo ambiente. Sono ad esempio i mezzi che gli permettono di investigare il piano fisico grossolano, i mezzi grazie ai quali acquista la sua esperienza, scopre ciò che ha bisogno di conoscere; per loro mezzo diventa consapevole ed espande la sua coscienza. Ci occupiamo qui dei cinque sensi usati dall’essere umano. Nell’animale questi cinque sensi esistono, ma poiché manca in essi la facoltà pensante che li collega, e “il rapporto tra” il sé e il non-sé è poco sviluppato, non ce ne occuperemo per ora. I sensi del regno animale sono una facoltà di gruppo che si manifesta come istinto della specie. I sensi dell’uomo sono un suo patrimonio individuale, e si manifestano come:
Come sappiamo i sensi sono cinque e, nell’ordine di sviluppo sono: a) Udito. b) Tatto. c) Vista. d) Gusto. e) Olfatto. […] Nel tempo, e nei tre mondi, ogni senso su ogni piano serve a trasmettere al Pensatore qualche aspetto del non-sé. Allora il Pensatore, con l’aiuto della mente, può adattare il suo rapporto ai differenti aspetti.
In tutte queste definizioni occorre tener presente che l’intero oggetto dei sensi è la rivelazione del non-sé, per mettere in grado il Sé di distinguere tra il reale e l’irreale. Nell’evoluzione dei sensi, l’udito è il primo che vagamente richiama l’attenzione del sé apparentemente cieco:
Ma tutto ciò che è afferrato dalla coscienza dormiente (per mezzo di questo solo senso, l’udito) è il fatto che vi è qualcosa che le è esterno, e che si trova in una certa direzione. Questo apprendimento chiama in esistenza, nel corso del tempo, un altro senso, il tatto. La Legge d’Attrazione opera, la coscienza si spinge lentamente verso ciò che è udito, e quando il contatto con il non-sé è stabilito, ciò viene chiamato tatto. Questo tatto trasmette altre idee alla coscienza brancolante, idee di dimensione, di disposizione esterna e di diversità di superficie; il concetto del Pensatore così lentamente si allarga. Può udire e sentire, ma per ora non sa ancora abbastanza per stabilire relazioni e dare dei nomi. Quando riesce a nominare, ha fatto un gran passo avanti. […] Segue la vista, il terzo senso, quello che definitivamente segna la correlazione delle idee, dei rapporti tra le cose; è parallela all’avvento della Mente, sia per quanto concerne il tempo che la funzione. Abbiamo quindi l’udito, il tatto e poi la vista. Riguardo alla corrispondenza è da notare che in questa ronda la vista venne con la terza razza-radice e che la terza razza vide anche l’arrivo della Mente. Il Sé ed il non-sé furono immediatamente correlati e coordinati. La loro intima associazione divenne un fatto compiuto, e l’evoluzione fu accelerata da un rinnovato impulso. Per quel che riguarda il gusto e l’olfatto, potremmo chiamarli sensi minori, perché sono intimamente associati al senso del tatto, di cui sono praticamente dei sussidiari. […] Nell’evoluzione di ogni senso si nota la consapevolezza del Sé ed il graduale processo di identificazione, utilizzazione, manipolazione e rigetto finale del non-sé da parte del Sé, che è ora consciamente consapevole. Egli ode la nota della natura e quella della sua monade; ne riconosce l’identità, ne utilizza le vibrazioni, e passa rapidamente per i tre stadi di Creatore, Conservatore e Distruttore. […] Tutto l’oggetto dei sensi è di rivelare il non-sé e di mettere in grado il Sé di distinguere perciò fra reale e irreale. |