…l’umanità percorre un periodo involutivo e un “uomo” nuovo nascerà dalle ceneri di quello vecchio… …Si è perso un grande sapere nella notte dei tempi… …la razza Atlantidea era destinata allo sviluppo del corpo Astrale e via dicendo all’indietro per le altre…
…piuttosto che al rimpianto di un’antica conoscenza i nostri sforzi dovrebbero essere tesi al recupero, all’integrazione, allo sviluppo…
…del conoscere non ci deve tanto interessare l’oggetto (magari il carattere della scuola a cui apparteniamo)…
D: …l’umanità percorre un periodo involutivo e un “uomo” nuovo nascerà dalle ceneri di quello vecchio… …Si è perso un grande sapere nella notte dei tempi… …la razza Atlantidea era destinata allo sviluppo del corpo Astrale e via dicendo all’indietro per le altre… R: Caro Amico, immagino l’avanzamento dell’umanità attraverso le ere come un passaggio tra contenitori apparentemente a sé stanti che, però, comunicano per osmosi. Dei vasi comunicanti uniti per dislivello, dove l’apice massimo di un contenitore è, in realtà, il fondo del successivo. Da questo variare di livello, pur restando sullo stesso tema ch’è l’umanità, nasce la sensazione di passare da un momento di vertice ad un altro di fondo. Non è un progredire e un regredire (è l’illusione ottica dell’apparenza), ma muoversi da un “contenitore” di coscienza che investe uno spazio-temporale, ad un altro di diversa fattura, cioè, dai contenuti diversi e maggiori del precedente. Quindi, al di la dell’illusione data dall’apparenza, ci troviamo ad affrontare sempre “gli stessi argomenti” anche se su volute maggiori. E questa, per molti, è certo una ovvietà. D: …in tal senso il corpo fisico rappresenta il grande mistero per l’esoterista … R: Per la stessa ragione l’esoterista, come dici tu (ma io non credo che sia un esoterista), via via per trovare se stesso, prende coscienza prima dell’aspetto fisico, poi di quello passionale ed emotivo, mentale, intellettuale, intuitivo ecc., credendo di potersi ritrovare in ognuno di questi. Ma in realtà non è così. Egli è tutto quello più la somma del tutto. Allora, la vera identità di ognuno non è in nessuno di quei comparti. E nemmeno manipolando, censurando o moraleggiando qualcuno di quei singoli frammenti l’uomo potrà rispecchiare la propria immagine. Tutti quei mondi interiori, che dovranno prima essere scoperti, dovranno essere fatti comunicare tra loro. E solo attraverso una comunicazione armonica, essi sveleranno l’Unità di cui l’esoterista è istintivamente partecipe. Quindi, non è amputando ma aggiungendo ed unendo che l’iniziato svela a sé stesso l’unità interiore che rispecchia la propria identità. D: …piuttosto che al rimpianto di un’antica conoscenza i nostri sforzi dovrebbero essere tesi al recupero, all’integrazione, allo sviluppo… R: L’antica conoscenza, però, è relativa a piani di coscienza diversi da quelli attuali. Quindi, ogni antico “ammaestramento” va reinterpretato secondo nuovi canoni. Ed a conferma di ciò, maestri di rango, ad esempio, sconsigliano vivamente d’intraprendere antiche forme di yoga come l’Hata, perché è adatto ad una coscienza totalmente fisica. Sono forme antiche non più adatte alle necessità della presente forma di coscienza dell’umanità. E quindi, non solo obsolete ma perfino controproducenti e dannose! Lo yoga attuale, sempre per rimanere in tema, è quello Raja, l’unione mentale che include tutte le forme precedenti. Ma i membri più avanzati della famiglia umana si cimentano già con l’Agni yoga che ne è l’evoluzione superiore. Come nell’era a venire, l’Agni yoga verrà sostituito dall’Indra yoga che ne è la naturale prosecuzione. Come vedi cima e fondo si susseguono in crescendo. D: …agli antichi iniziati dell’Atlantide (vorrei evitare che qualcheduno si mal disponga a sentir parlare del continente perduto)… R: Propendo ad interpretare questo punto come uno stato di coscienza. Atlantide, al pari di paradiso, inferno ed eden, sono tutte allegorie (exoteriche) di stati di coscienza (esoterico) ch’è inutile ricercare in luoghi fisici. Sono, invece, rappresentazioni di uno stato d’interiorità latente che si percepisce attraverso un’esperienza spirituale o quantomeno ascetica. Shamballa, l’Isola bianca ecc. sono altrettante interpretazioni di realtà interiori, di diverso livello. E per livello s’intendano (visto che citi la psicanalisi) le esperienze di vetta (vedi Assagioli), che possono essere fomentate e raggiunte da ognuno che “segua la giuste indicazioni”. Ovvero, da chi si sottopone ad una giusta educazione. Come vedi l’anarchia sperimentale non è prevista. D: …del conoscere non ci deve tanto interessare l’oggetto (magari il carattere della scuola a cui apparteniamo)… R: Riconoscere il carattere di una scuola, invece, riveste la massima importanza perché ogni scuola definisce una via che, a sua volta, sintetizza la natura specifica di un carattere umano. Confondere una scuola (una via) per un altra comporta, per un neofita, la confusione interiore. Un confondimento rilevantissimo che può indurlo a perdersi nei meandri di una disarmonia interiore, preludio dell’infelicità spirituale. Esoterismo e scienza concordano nel classificare, di massima, la natura umana in sette categorie. Le sette classi furono l’origine delle caste indù, concetto degeneratosi poi in quello classista di separatività razziale. Ritroviamo la stessa suddivisione della coscienza umana (che non è quella delle classi sociali), nei 7 chakra della fisiologia occulta (vedi anche il caduceo ermetico) che trovavano espressione nei canoni di 7 Yoga che venivano interpretati da altrettante scuole. La psicanalisi, in diversa forma tratta 7 tipologie umane. La Teosofia (aggiornata) tratta 7 raggi o energie cosmiche e che influenzano ogni struttura naturale. Ogni centro energetico (chakra) o ganglo nervoso (tipologia) che dir si voglia (per l’esoterista il senso di un concetto ha sempre maggior valore della forma usata per esprimerlo) ha poi, sempre per quei postulati, altre sette stazioni di riferimento. Il che porta a 49 il numero delle variabili da considerare. Le quarantatre variabili (suono d’ottava) di 7 toni maggiori (secondo le leggi dell’Armonica) che compongono l’intero habitat della realtà per noi percepibile: in energia-suono-forma e colore. Per dare “corpo” a tutti i 43 toni minori di 7 scuole maggiori sorgono, i 49 sentieri iniziatici che assecondano altrettante tipologie naturali che conducono ad altrettanti tipi di esoterismi particolari che, infine, conducono alla sintesi di un unico sentiero detto Iniziazione maggiore. Anche se appena accennato, l’alto numero di ramificazioni necessario per ottenere la necessaria specializzazione di un numero così consistente di caratteri, consente una visione abbastanza realistica di quanto sia complesso e complicato trovare il giusto “principio del cammino” per un neofita o un aspirante. E questo si ricollega a quanto hai giustamente osservato: la confusione, i personalismi, le intolleranze ed i conflitti che si profondono dai cosiddetti ambiti esoterici o presunti iniziatici. Ma la conflittualità che sorge da intraprendenti aspiranti ha la sua ragione nel fatto che ogni neofita crede di essere nel giusto assoluto e non, come si dovrebbe capire, di essere nel giusto relativo. Non avendo ancora la percezione della sintesi, il neofita (soprattutto chi, abbandonato a se stesso, può solo contare sull’offerta commerciale del prodotto “esoterismo”) è convinto che la “variante” su cui egli si trova per “affinità elettiva”, sia una generatrice assoluta e non, come nella realtà è, un piccolo accordo di un’armonia complessa. Ma questa visione cambia, col passar del tempo. Per quanto mi riguarda, la posizione che ho sempre tenuto è quella di “contestazione assoluta” della ripartizione frammentaria, e scollegata al limite del “settario”, delle diverse realtà iniziatiche. Perché non credo né considero utili le cosiddette iniziazioni minori che, al contrario sono foriere di avversità tra i loro “estimatori”. Pur considerando auspicabile il progresso per piccoli passi, e cominciando da quello che appare il più consono al “presente” di ogni singola realtà individuale, credo fermamente che l’aspirante debba essere subito educato a riconoscere tutti gli altri “tasti del pianoforte”, nessuno escluso e senza cadere in irragionevoli simpatie, che potrebbero far cadere nell’obbrobrio di credere che: il “proprio pianoforte” ha bisogno di una sola nota, quella suonata dal “proprio tasto”. Sarebbe la dimostrazione di un personalismo perverso e di una “aberrazione iniziatica” che si trasmette attraverso la via empirica. Ma l’anarchia non paga in nessun campo, e men che mai in territori estremi come quelli della via interiore. Il tratto “solitario” del “deserto iniziatico” è quello della sintesi tra tutti gli elementi che compongono l’identità umana e quindi il raggiungimento della propria sintesi. La sintesi di se stessi è l’unicità dell’identità interiore che si riflette in un immagine formale ed esteriore che ha lo stesso valore del riflesso di un’immagine su uno specchio: reale ma relativa. La sintesi, allora, è il principio accomunante che fa cadere ogni differenza che divide i dissimili rendendoli opposti; facendo così cadere la diversità degli opposti che è poi la matrice della fratellanza iniziatica. E senza averla raggiunta, il viaggio che attraversa il Labirinto interiore non può essere intrapreso. Perché solo un iniziato cosciente e ben attrezzato può diventare un abile viaggiatore dell’universo interiore, altrimenti ci si limiterà a piccoli viaggi in grotte frequentate da esoturisti in cerca d’emozioni “trascendentali”. D: …piuttosto interessiamoci all’atto di conoscere, al movimento interiore che si genera nel mentre capiamo… R: Abbiamo già toccato il tema. L’atto del conoscere ed il suo movimento interiore, in realtà sono l’espressione di un atto di volontà. L’atto di volontà è il generatore della realtà in ogni sua forma ed espressione. Bene e male non potrebbero esprimersi senza la volontà di bene o la volontà di male. Come non ci sarebbe moto senza spinta. Nulla cambierebbe senza trasformazione e la trasformazione è la spinta evolutiva che muove ogni processo naturale, di vita e di (cosiddetta) morte. D: …il Divenire, il cambiamento hanno una potenza latente enorme. Tutti sappiamo che dietro all’aspetto divino distruzione giace il rinnovamento. Ma sappiamo anche: che la conoscenza non implica la necessità. R: Non so se la distruzione o il rinnovamento siano divini, perché mi riesce difficile fare differenza tra materiale e divino e tra divino e materiale che, ai miei occhi, paiono due misure della stessa unità, ma credo che siano entrambi il prodotto di una spinta o volontà cosmico-naturale che “definisce” ogni forma e “anima” in ogni struttura energetica, determinandone la qualità e la quantità. Non sono d’accordo, invece, con la tua ultima affermazione. Per quanto mi concerne, la conoscenza è una necessità, ed ogni conoscenza implica il germe della trasformazione. Se potessi azzardare un’equazione filosofica (B. Russel permettendo) direi che: la conoscenza muove la coscienza, che genera una trasformazione, che muta la struttura psico-coscienziale (scusa la prolissità del termine). Ogni mutamento, volontario o involontario che sia, ha, poi, una conseguenza sul piano fisico (psicosomatico). Allora, la necessità (spinta) di conoscenza che nasce da un moto di curiosità o desiderio di sapere, produce un effetto che è ancora movimento, e così via. |