Si narra che i Ciclopi, per la loro bestiale ferocia, fossero dapprima sprofondati da Giove nel Tartaro e condannati al carcere perpetuo; ma poi la Terra riuscì a persuadere Giove che non gli sarebbe stato disutile se li avesse liberati dai ceppi e si fosse servito della loro opera per fabbricare fulmini.
I Ciclopi o i ministri del terrore
La favola sembra riferirsi alle imprese dei re. Questi infatti prima fanno rimuovere dagli incarichi e mettere ai ferri i ministri crudeli, sanguinari e fiscali; poi, per consiglio della Terra, cioè utilizzando l’ignobile e poco onorevole suggerimento della prevalente utilità, li riutilizzano di nuovo ogni volta che c’è bisogno di severità di esecuzione e di durezza nel pretendere imposte. Questi, crudeli per natura, esasperati dalla precedente sorte, e comprendendo a sufficienza ciò che da essi si aspetta, manifestano un ammirevole zelo in siffatte imprese, ma poco cauti, precipitosi ad accattivarsi la grazia sovrana, conducono a termine una qualche impopolare esecuzione mal interpretando i segreti cenni del re e i suoi velati comandi. I principi poi rigettando l’accusa, e ben consci che siffatti strumenti non verranno mai meno, li destituiscono e li lasciano alla vendetta, all’odio popolare e ai parenti e agli amici di coloro che subirono la pena nonché delazioni di costoro; onde, tra grandi plausi e tra i voti e le acclamazioni ai re, vanno incontro tardi, ma non immeritatamente, a loro giusto destino. |