Dov’è finita la Solidarietà Massonica? /1

Domande e RisposteIl tema proposto dal nostro amico [ “dov’è finita la «Solidarietà Massonica?»” pensando al suo incontro nelle Officine di persone interessate solo ad allacciare rapporti personali, per interesse privato, vantando contatti, al fine di alimentare intrallazzi ed affari a scapito del lavoro delle poche persone coerenti presenti ancora in Massoneria…] è purtroppo uno degli argomenti del giorno ed oggetto di riflessione di molti fratelli.

Dov’è finita la Solidarietà Massonica?

degli Autori di Esonet

12 settembre 2007

Giuseppe Barbone scrive:

Il tema proposto dal nostro amico [ “dov’è finita la «Solidarietà Massonica?»” pensando al suo incontro nelle Officine di persone interessate solo ad allacciare rapporti personali, per interesse privato, vantando contatti, al fine di alimentare intrallazzi ed affari a scapito del lavoro delle poche persone coerenti presenti ancora in Massoneria…] è purtroppo uno degli argomenti del giorno ed oggetto di riflessione di molti fratelli. È proprio di 10 minuti fa un messaggio giuntomi da un fratello che, proprio per i motivi sopra ricordati, abbandona l’Istituzione massonica. Devo, purtroppo aggiungere, che sono gli stessi motivi che mi hanno indotto ad abbandonare l’Istituzione alla quale sono stato iniziato.

Ho 56 anni, pochi studi, ma molte esperienze vissute in prima persona, e personalmente ritengo che manchi: Amore, Carità, Tolleranza e Solidarietà tra le fila di molti massoni.

Sento parlare molto di iniziazione e di iniziati, ma non può esserci iniziazione o iniziato senza una vera base filosofica. Quando parlo di filosofia intendo quella tornata a rivivere nel medioevo, quella che ha in sé tutte le conoscenze tramandateci dagli antichi Filosofi, Alchimisti, Astrologi, Cabalisti, ecc…

La Filosofia di Basilio Valentino, Paracelso, Bernardo Travisano, Tommaso D’Aquino, Giordano Bruno ecc. Ecco, in quella filosofia ci sono le basi per cominciare il cammino iniziatico. Purtroppo, ho il sentore che la Massoneria, quella vera, non è nata nel 1717 ma in quel tempo sia morta.

Un Abbraccio. Giuseppe

12 settembre 2007

Athos A. Altomonte scrive:

Innanzi tutto bisogna sgombrare il campo dalle parole sbagliate. Perché, solo basandosi su concetti certi si può sperare di giungere a conclusioni sensate. Pensare è costruire un edificio. Più è pesante e più le fondamenta debbono essere robuste. Il tetto, poi, che rappresenta le conclusioni, è solo la conseguenza di tutto il lavoro precedente. E tu sai che molti, nel parlare, partono dal tetto. Questo perché, probabilmente, non mettiamo in conto che la Massoneria è una scuola iniziatica elementare, dove coi simboli ci si balocca, piuttosto che usarli per proiettare lo sviluppo di nuove congetture, partendo dagli assunti dei cosiddetti antichi misteri, che sono tutt’altro che misteriosi. L’Ars – muratoria, regia e pontificia – (vedi Ars Muratoria, Ars Regia, Ars Pontificia) non viene compresa perché, di fatto, i massoni nascono iniziati e sono subito maestri, per cui, ricoperti da una corazza di saccente incompetenza diventano incapaci di riformare l’Ordine di quella che fu una scuola di pensiero di primissimo piano. Si preferisce, allora, ripiegare nell’ambito tutt’altro che speculativo, dell’organizzazione e sulle norme amministrative.

Dunque, da Ordine iniziatico ci si sta trasformando in Organizzazione consociativa, che usa i simboli per auto-celebrarsi, incapace di suscitare nel mondo intellettuale alcun serio interesse, che non sia una saltuaria curiosità per sconosciuti vecchi folclori.

Ecco perché andrebbe riconosciuto che quei fratelli individualisti e commercianti di sé stessi, non sono veri Fratelli ma fratelli di carta, che basano il proprio essere massoni ed i propri rapporti su patentini, ricevute associative. Insomma, pezzi di carta, altro che competenza iniziatica! Ed è facile distinguerli, se usi il cuore e poi la testa per separartene come si fa tra gusci e grano.

Discriminando, separando e buttando il superfluo, comunque vedrai che qualche fratello rimarrà. Forse pochissimi, ma se così non fosse perché mai li definirono una «elite iniziatica»?

La mancanza di solidarietà non è un sintomo della Massoneria, ma dei “fratelli di carta”, “Cattivi Compagni” che altri cattivi compagni hanno fatto accomodare nel Tempio, dove un Maestro Hiram non si mostrerà mai.

Esiste la possibilità che con cuore, tenacia, intelligenza e… pazienza, si possa raccogliere lo stendardo da terra per ridargli l’onore di cui è simbolo. Ma è una impresa ardita per spiriti arditi che conoscono l’Elemento Fuoco.

Fraternamente 000 Athos

12 settembre 2007

Antonio D’Alonzo scrive:

Il problema è che la filosofia, come anche la scienza, deve pensare il proprio tempo. Questo non significa mettere in naftalina i classici, ma rendersi conto della distanza temporale che ci separa dal pensiero di Tommaso d’Aquino e di Bruno: proprio per comprenderli nel migliore dei modi possibile senza forzature anacronistiche. Esempio tipico e maldestro, la lettura nazificata di Nietzsche prodotta da Alfred Bäumler ed Alfred Rosenberg durante il Terzo Reich, ed in campo marxista da Lukács.

Un altro esempio più recente è il popperiano Platone “nemico della società aperta”. La storicità della ragione non può essere messa tra parentesi per calarsi empaticamente nel passato, come teorizzato dallo storicismo. Aprirsi al dialogo con Platone, significa essere consapevoli della distanza temporale che ci separa dal mondo greco; ma proprio per questo occorre evitare d’incorrere in forzature storiche o anacronismi, compiendo letture unilaterali e ideologiche. Soltanto dalla consapevolezza della distanza che intercorre tra noi e Platone è possibile aprirci allo spazio della comprensione e realizzare la fusione degli orizzonti temporali. Soltanto comprendendo che il testo è il prodotto del pensiero di un filosofo ateniese del IV secolo a.C. – dal quale siamo separati da più di duemila anni di storia – si rende possibile l’apertura dello spazio dialogico. È proprio la consapevolezza della differenza storica e culturale che attualizza e rende contemporaneo il pensiero di Platone. Riconoscendolo nella sua specificità ci apriamo al suo pensiero. In altre parole, la consapevolezza della distanza temporale apre lo spazio della com-prensione.

Ma se è necessario dialogare con Platone, consapevoli della distanza temporale che ci separa dall’epoca in cui il filosofo visse, è altrettanto necessario pensare al modo in cui può cor- rispondere all’orizzonte della “verità” che si apre per noi, soltanto per noi, uomini del duemila. Orizzonte che non può essere lo stesso del filosofo greco. A mio avviso, la massoneria sta morendo non perché ha dimenticato il suo passato, ma perchè non riesce a pensare al modo in cui si svela la “verità” (preferisco usare il termine classico “essere”) nell’era della tecnica.

Come al solito, sono soltanto elaborazioni personali.

000 Antonio

14 settembre 2007

Giuseppe scrive:

Se è vero che la scienza deve pensare e pensa il suo tempo, ciò non è altrettanto vero per il pensiero filosofico. Infatti gli antichi Filosofi hanno ripreso, tramandato, elaborato, arricchito; l’unico filone filosofico unanimemente riconosciuto (Caldeo, Assiro, Egizio, Greco, ecc…) che comprende ed ha sempre compreso fin dalla loro nascita: Alkimia, Astrologia, Cabbalah e via dicendo, la stessa mitologia, che possiamo definire temporale nel linguaggio, non è certo temporale nel suo contenuto occulto, il problema è sollevarne il velo.

Comunque questo l’unico filone nel quale mi riconosco e che riconosco come Filosofia, allo stesso modo non mi riconosco in quella filosofia figlia dell’illuminismo, che secondo il mio modesto parere è stato la tomba della Filosofia ed è solo a pochi volonterosi che la vera Filosofia è giunta ai giorni nostri. L’antico linguaggio che possiamo anche definire pro-tempore, non lo era certo nei suoi concetti ed in quanto essa velatamente dice. Infatti possiamo indicare il simbolo come l’espressione visiva del suo archetipo del quale ne nasconde la vera essenza, allo stesso modo il linguaggio dei Filosofi e non quello dei “filosofi” narra e cela a chi non sa sollevarne il velo, il suo archetipo e un archetipo cresce ma non ha tempo in quanto lo comprende tutto. Come l’iniziato abbraccia ed è al di sopra di tutte le religioni, così la “Filosofia” abbraccia e com-prende spazio e tempo e dona allo scienziato accorto l’essenza prima: l’idea che è lo “spirito” che plasma la materia, è il frutto dell’intuito, dell’intelletto. Ecco perché la Filosofia, come io la intendo è atemporale poiché la temporalità è un prodotto umano partorito dalla mente, mentre la Filosofia è l’espressione sublime dell’Essere, è il canto dell’anima, non è un prodotto della mente che ne è solo il mezzo di espressione. Vedi caro fratello che ho uno strano modo di pensare, in questo momento la mia testa mi dice che non sempre la parola è frutto della mente, a volte è il frutto dell’istinto animale, a volte dell’intuito divino e spesso è frutto della mente.

Ma quando è frutto dell’intuito da quale “mare” fuoriesce? Io credo ci sia un mare divino limitato che l’Athanor comprende ed un “mare” eterno “Divino” illimitato dove tutto è scritto, basta saperlo leggere.

Un TFA Giuseppe

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