Vorrei sapere quali sono oggi i rapporti fra la Chiesa cattolica e la Massoneria? E’ possibile, secondo Voi, essere cattolici praticanti e massoni? Ho posto il problema ad un sacerdote che mi ha risposto: ‘meglio lasciare perdere…’.
D: Vorrei sapere quali sono oggi i rapporti fra la Chiesa cattolica e la Massoneria? E’ possibile, secondo Voi, essere cattolici praticanti e massoni? Ho posto il problema ad un sacerdote che mi ha risposto: ‘meglio lasciare perdere…’. R: La risposta, secondo me, dovrebbe scaturire da un intimo convincimento come questo, a sua volta, dovrebbe scaturire da un’attenta esperienza personale profondamente analitica ed intellettuale. Nella domanda, invece, si pone in evidenza una consuetudine che, alla luce della ragione, appare il paradosso di una comune credulità. Quella di porre sullo stesso piano cristianesimo e cattolicesimo. Ma d’altronde, la stessa confusione avviene anche tra Massoneria e l’Ordine iniziatico scaturito dalle Scuole Misteriche. Ambedue sono solo il retaggio di una lontana memoria iniziatica (la Massoneria) e spirituale (la Chiesa), posta in forma completamente exoterica e ri-velata (velata due volte) da interpretazioni mitiche quanto mai pregne di folklore e d’approssimazione. In entrambe, l’avanzamento interiore è sommariamente tralasciato ai fumi delle parole anziché alla luce dei fatti facendone, così, un percorso umano, troppo umano. Il cammino iniziatico legato agli Antichi Misteri, assai arduo da ricostruire per il comune massone, è un cammino “solitario”, dove l’aspirante può contare solo sulle proprie forze e sui propri meriti. In linea di principio questo è un cammino non dissimile da quello cristiano, basato anch’esso solo sui meriti personali. Ciò a dire, senza possibilità “d’intercessione” d’un terzo elemento umano, se non quello spirituale ed interiore. E in questo, si può riscontrare una similitudine con il principio meritocratico postulato nel tema del Karma (e Dharma) dei Fratelli d’Oriente. Ma proprio nel concetto d’intercessione umana, si pone la diversità tra cristianesimo e cattolicesimo. Il cristianesimo non ha mai posto in postulato una gerarchia umana, tanto meno infallibile. L’officiante è primo inter pares cioè, uguale tra eguali, fratello e sorella tra fratelli e sorelle, figlio tra figli e figlie. Non dissimile da questa risulta essere la proposizione orientale che dice: siamo tutti divini (figli dello stesso Dio), la differenza sta tra chi ha coscienza di esserlo e quanti ancora non lo ricordano. Il cattolicesimo, a differenza del cristianesimo, non verte su un Principio (in questo caso l’Amore rappresentato da Dio) ma su un uomo: un regnante infallibile, posto da altri uomini al vertice di una gerarchia rappresentativa della divinità. Una gerarchia rappresentativa, quindi, che spesso, però, con le proprie tesi e i propri atti ha offuscato se non addirittura sostituito il Principio d’Amore e Comunione universali facendone un baluardo tra diversi, posti in opposizione conflittuale. Il cattolicesimo è un’espressione di religiosità fondata sul potere e sulla regalità temporale. Ma Gesù il Nazareno (non di Nazareth come è stato mistificato), esseno e terapeuta, non pose mai su sé o sui propri fratelli e sorelle (lo dice testualmente) l’autorità imperiale (date a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quello ch’è di Dio) né del Sinedrio, i cui componenti egli definì: sepolcri imbiancati; ovvero degli ipocriti. Pose su sé solo il Principio Amore e la sua intercessione spirituale. Qui è la differenza. E la gerarchia ecclesiale, che si è frapposta tra l’uomo ed il cielo, lo sa. Si scoprono, allora, le carte. Perchè, l’aderente ad un cammino iniziatico fatto di valori interiori da ricomporre individualmente, non crede né accetta l’intercessione di un terzo a lui pari, ovvero, né meglio né peggio di sé stesso. Preferisce all’uomo il Principio. Ma negando l’intercessione dell’uomo che se ne fa della sua santa gerarchia? Allora, un adepto può essere cristiano ma sarebbe paradossale se entrasse a far parte del movimento cattolico dove viene posto come riferimento l’apologia delle caratteristiche umane, in vizi e virtù. La Massoneria, conscia delle debolezze, vizi e virtù dei propri adepti, non si è mai posta l’aureola dell’assoluto categorico ma si limita a custodire, velati nei simboli, certi antichi principi iniziatici che accomunano Oriente ad Occidente. Simboli che, misteriosi anche alla maggior parte dei suoi stessi adepti, indicano “a chi ha occhi per intenderli” una via verso l’assoluto: da intraprendere individualmente, senza intermediazioni e secondo le proprie possibilità e qualità. L’unica intermediazione possibile è quella di creare le condizioni perché avvenga l’illuminazione interiore. Ma non si nasconde, di fatto, come la ricerca di questa “illuminazione” sia diventata, oggi, poco più di una convenzione simbolica. Poco rappresentativa della realtà che si pratica al suo interno. Ma per chi non “vede” ciò ch’è ri-velato nelle antiche rappresentazioni simboliche e cerimoniali, la Massoneria può diventare comunque il tramite di un insegnamento morale ed etico – socialmente utile. Che non tralascia mai di sottolineare la vacuità della vita mondana e l’importanza di metamorfosi interiore che distacchi l’adepto dai modelli “profani” che ne hanno aggredito la mente condizionandone la coscienza. E questo avviene, ad esempio, con la trasmutazione dei metalli. Metalli, come trasposizione di idee, emozioni e sentimenti da correggere nella forma materiale per esaltarne una voluta maggiore. Per concludere, da queste brevi note si evince che il Principio iniziatico che la Massoneria ha posto in termine volutamente impersonale come: il Grande Architetto dell’Universo, è un Principio di Amore e Fratellanza che accomuna, accetta ed accoglie nel proprio seno ogni diversità, senza moti d’intolleranza. Tanto da rendersi compatibile con ogni forma di credo che sia altrettanto amorevole, aperto e tollerante. Allora, il massone può essere molte cose, ma quanto a cattolicesimo, concordo anch’io, anche se per altri motivi, con il commento del sacerdote che ti ha detto … meglio lasciar perdere. Si potrebbe parlare dell’apologia della razza bianca fatta nei suoi “testi sacri”. Della misoginia, dell’intolleranza e della violenza – a fin di bene. Del razzismo e del fascismo che traspaiono dalle idee di una Divinità di cui pretendono il monopolio assoluto e del copyright sulla salvazione elargita su convenienza. Certo i cattolici non sono i soli a voler monopolizzare Dio, politicizzandone gl’intenti. Sono in buona compagnia o dovremmo dire “concorrenza”? Ma c’è chi non “vuole” rilevare il paradosso che s’interpone tra modello ideale (il Cristo) e l’incongruenza di certi “miracoli di fede” postulati dalle Chiese, allora, anche in questo caso… sarà meglio lasciar perdere. |