L’esilio di Napoleone all’isola d’Elba, con la surrealtà mappale di Portoferraio, era già stampato anzitempo fra le pieghe della sua pelle, fra case, vie, terreno e alberi, mare d’intorno e quant’altro. Ecco una memoria che solo con la surrealtà mappale è ben più di un archivio storico e in questo caso è capace di coinvolgere, non solo un famoso imperatore, Napoleone col suo destino segnato in modo indelebile, ma anche il figlio, l’Aiglon in particolare.
Illustrazione 1 Napoléon François Charles Joseph Bonaparte, 1. Nostalgie bonapartiste1.1 Notizie di cronaca in memoria di Napoleone IITradizionale Galà del solstizio d’estate dedicato all’Aiglòn Si è svolta ieri a Roncadelle la cerimonia in ricordo di Napoleone II, re di Roma, unico figlio legittimo dell’Imperatore, meglio conosciuto come l’«Aiglòn». Dopo la sfilata dei labari, scortati dalle Guardie imperiali d’onore con mantello da cerimonia e da un picchetto in uniforme d’epoca napoleonica, nella cappella dell’Hotel President, appositamente predisposta, è stata officiata una Messa solenne in memoria «dell’Aiglòn e di tutti i caduti italiani in armi per difendere la Patria e l’onore di sé stessi». Pur nel mutare delle circostanze storiche, con l’evoluzione dei tempi, ha detto la Presidentessa delle Dame d’onore, Donna Annunziata Zina Passantino Viotti dei Di Vincenzo, «gli ideali rimangono e noi vogliamo trasmetterli ai giovani nel ricordo del grande impegno della cavalleria per la difesa dei poveri, della giustizia e del buon senso universale per la vita del mondo intero». Questa cerimonia, in uso solo nella ricorrenza della battaglia di Austerlitz è stata approntata quest’anno in concomitanza per l’arrivo della delegazione dello Stato dell’Arkansas in visita ufficiale in Italia. Nel corso della funzione religiosa, officiata dal cappellano, don Stefano Preside dell’Istituto S. Giovanni Bosco dei Salesiani, S.A. Massimiliano Molini conte di Valibona, principe di Chauvigny, accompagnato dall’aiutante di bandiera, conte Iacopo di Bernardo Mauri e dall’alfiere cav. Flavio Bruno Pola di Vadalta ha dato inizio all’intronizzazione dei cavalieri con l’antico cerimoniale, accompagnato da un concerto per violino. Tra gli intronizzati, sua altezza serenissima il Principe don Davide Pozzi di S. Sofia e il cavalier Giuseppe Valguarnera Barone di Girifalco di Sicilia, e il capo della Polizia di Little Rock (Arkansas, Usa). Terminata la funzione religiosa, l’ingresso dei labari nella sala dei dragoni, al suono della Marcia consolare ha dato inzio al solstizio d’estate. È stato consegnato in omaggio agli ospiti la pubblicazione «Tradizione napoleonica» di Antonio Virgili, duca di Castelvenere e docente all’Università Federico II di Napoli, con la prefazione di sua altezza imperiale Charles Napoleon. Durante la cena musicale, tra i doni consegnati, particolare attenzione ha suscitato il piatto di bronzo realizzato a Lumezzane con incisa la testa di Napoleone. 2. Tratti storici dell’«Aiglòn»2.1 NascitaIl suo atto di nascita, posto in un registro speciale, recita: «Sua Maestà l’Imperatore e Re ci ha dichiarato essere sua intenzione che il re di Roma riceva i nomi di Napoléon, François, Joseph, Charles.» Napoléon era il nome di suo padre, François quello del nonno materno, Charles quello del nonno paterno; quanto a Joseph si ricorda che Giuseppe Bonaparte fu il padrino del bambino con Ferdinando III di Toscana, presente in luogo di suo fratello, l’imperatore Francesco I d’Austria. 2.2 Il primo esilio del padre.2.2.1 L’arrivo di Napoleone Bonaparte all’isola d’ElbaAlle ore 18.30 del 3 maggio 1814, la fregata inglese Undaunted, al comando del capitano Usher, gettava le ancore nella rada di Portoferraio. A bordo dell’unità britannica era il nuovo signore dell’Isola d’Elba Napoleone Bonaparte, ex imperatore dei Francesi. A seguito del trattato di Fontainbleau l’Elba, con altre isole Dell’Arcipelago Toscano, era costitituita in principato ed assegnata come Stato a Napoleone. Afferma Giuseppe Ninci, autore della «Storia dell’Isola dell’Elba» e testimone oculare di questo avvenimento, che gli abitanti dell’isola – 12000 ne contava l’Elba in quell’epoca – avrebbero voluto fare grandi cose in onore del loro nuovo prestigioso sovrano: preparare archi di trionfo, mettere su grandiose luminarie, organizzare festose parate. Il tempo però mancava per la realizzazione di tali iniziative, perché l’annunzio dell’arrivo di così importante personaggio aveva colto gli Elbani di sorpresa. Il 4 maggio, alle ore 15,30, Napoleone scendeva a terra. L’entusiasmo dell’intera popolazione dell’Elba non ebbe limiti. Da ogni parte dell’isola la gente era convenuta a Portoferraio, si era assiepata lungo la darsena, aveva affollato la vecchia città di Cosimo de’ Medici, come prima non era mai avvenuto. Tutti volevano vedere da vicino l’uomo che aveva dominato l’intentera Europa e che ora assumeva il governo dell’isola. Nelle abitazioni erano rimasti gli infermi. Appena messo piede a terra Napoleone vide avvicinarsi il maire Traditi che, su un vassoio d’argento, gli offrì le chiavi della città. Emozionato al massimo il Traditi si vide restituire le 3 stesse chiavi: «Ve le affido – disse Napoleone – sono certo che le custodirete bene». Arrivato in Municipio l’imperatore ricevette affabilmente tutte le persone che si presentarono. Era già una festa in famiglia. Egli incitò le autorità civili e religiose a mantenere l’ordine e la concordia. Iniziava dunque quel 4 maggio del 1814, per la vecchia Elba, un periodo storico nuovo, un periodo certo fra i più belli della sua travagliata esistenza. [1] __________ 1. Tratto dal libretto di Luigi De Pasquali, Napoleone all’Elba – Editrice Stefanoni Lecco. __________ 2.2.2 La lettera a Maria LuisaTesto della lettera che Napoleone scrisse a Maria Luisa, lo stesso giorno dell’arrivo all’isola d’Elba: «Portoferraio, il 4 maggio» «Mia buona Luisa, sono rimasto quattro giorni in mare con tempo calmo. Non ho per nulla sofferto; sono arrivato all’isola d’Elba che è molto graziosa; gli alloggi sono mediocri, ma ne farò preparare degli altri in poche settimane. Non ho tue notizie. É una pena di ogni giorno. La mia salute è buonissima. Addio amica mia, tu sei molto lontana da me, ma il pensiero è con la mia Luisa. Un tenero bacio a mio figlio. Tutto tuo nap». 3. La surrealtà mappale di Portoferraio dell’Isola d’Elba.
3.1 La lettera di Napoleone a Maria Luisa, un incredibile tassello di una storia d’archivio stampata su di un’isola per certe manipolazioni storiche ma anche occulte di contrappasso.L’esilio di Napoleone all’isola d’Elba, con la surrealtà mappale di Portoferraio dell’illustr. 2, eseguita da me, era già stampato anzitempo fra le pieghe della sua pelle, fra case, vie, terreno e alberi, mare d’intorno e quant’altro. Ecco una memoria che solo con la surrealtà mappale è ben più di un archivio storico e in questo caso è capace di coinvolgere, non solo un famoso imperatore, Napoleone col suo destino segnato in modo indelebile, ma anche il figlio, l’Aiglon in particolare. Da Napoleone in poco tempo si sfileranno i suoi corpi sottili dai sui cardini fisici, fra testa e busto, come una nave in partenza. Cosa resta di lui? Solo rabbia e collera racchiusi in un pugno serrato che si sfogherà in soli 100 giorni e poi tutto si svaporerà. E dell’Aiglon, il Re di Roma destinato dal padre a imperare al posto suo? Foschi segni lo segnalano, fra una svastica e un aquila, forse più un gabbiano, su un braccio cardinalizio e la mano relativa che insieme a quella della madre, Maria Luisa, reggono la triste lettera di “nap“. Son troppi a stargli intorno a tramar contro di lui. Ma essi devono fare i conti con un gossip ai loro danni per rendere pan per focaccia giusto con ciò che la svastica porta a segnalare. Dov’è, non si trova, fa il sorvegliante col cane? 3.2 L’Aiglon e il «falso proemio» del misteroCome la casualità gestisce gli intrecci della storia – la chiamiamo sorte, fato – così, nello stesso modo essi si rivelano. Basta una “piccola cosa“, un dettaglio, un certo capo mandria, e ad un tratto si produce uno squarcio nella memoria per far emergere segreti reconditi celati nel mistero. Ecco che nel leggere la quartina 5, Centuria 5 di Nostradamus, ancora da decifrare, mi si para innanzi un quadro che neanche immaginavo. Occorre però che mi leghi alla “piccola cosa” che mi ha portato a questo scorcio profetico. Si tratta delle note di commento sull’argomentato Aiglon, il Re di Roma per volontà del padre Napoleone I, che mi è parso di veder trapelare dalla surrealtà di Portoferraio dell’illustr. 8, trattata nel capitolo precedente. Riporto di seguito la quartina in questione: «Sotto l’ombra finta d’ostentata servitude __________ 2. «Sous ombre faicte d’oster de servitude, __________ Ed ecco le mie riflessioni che vi riguarderebbero: Prima di tutto la definizione data dal veggente Nostradamus, «giovane fanciullo» fa colpo e porta decisamente al riferimento dell’«Aiglòn», giusta la perfetta aderenza della descrizione dell’ambiente poco raccomandabile che lo circondava, come si sa dalla storia: «Sotto l’ombra finta d’ostentata servitude». Tutta una messa in scena che servì egregiamente a tenerlo lontano dagli avvenimenti politici per il fondato timore di rinascite bonapartiste. Resta la questione della giusta versione del personaggio rilasciato ai posteri in relazione al verso «Consegnato al campo-editoriale il falso proemio», sul quale, effettivamente, mi trovo a discutere non poco a ragione di certe concezioni di cui, però, non si hanno certezze. Infatti, riepilogando brevemente, i fatti relativi alla sua fine immatura a causa della tisi, sappiamo che morì a Schönbrunn, senza aver contratto matrimonio e senza aver generato figli. Null’altro di considerevole se non fosse per un “gossip” dell’epoca che attribuiva a lui la vera paternità del futuro imperatore d’Austria Francesco Giuseppe che risulterebbe in questo modo, per sangue, nipote di Napoleone… Ed ecco ciò che mi ha portato sulla strada del «falso proemio» suddetto, il supposto “gossip” che sembrerebbe costituirne la giustapposizione storica, salvo a trovare altri spiragli, come farò vedere, nella quartina nostradamica che lo confermano. Per esempio, cosa vuol indicare il verso «Popolo e città l’usurperà egli stesso» se riferito al nostro Aiglòn? Ciò che ho immaginato con ancora più chiarezza a questo punto, è la comparsa di uno mostruoso scenario dietro le quinte della realtà storica, nelle misteriose mani di una sorta di velata giustizia da contrappasso. Di qui l’orizzonte di eventi voluti dalle potenze vincenti dell’Europa di quel tempo che hanno forzato la loro mano per obliare un scomodo gigante della guerra, l’imperatore Napoleone Bonaparte, non solo come “genia” bellica ma anche come “genia” biologica. Ma ironia del destino, quella stessa “genia” se la ritrovano comunque con Francesco Giuseppe e poi con Hitler («Popolo e città» oltre al segno della svastica della surrealtà di Portoferraio). Come si sa i resti di Napoleone II furono trasferiti agli Invalides il 15 dicembre 1940 per disposizione di Adolf Hitler, appunto, in una tomba vicina a quella di Napoleone I, recante l’iscrizione «Napoléon II Roi de Rome». Non è una prova ma è pur sempre una inconcepibile mano del destino che ha voluto lasciare comunque la sua traccia occulta. La data fu scelta per segnare il centenario del trasferimento agli Invalides delle ceneri di Napoleone, avvenuto appunto il 15 dicembre 1940. Che dire? Quando si tenta di sfiorare il mistero, la ragione si rifiuta di soppesarla, non possedendo appigli concreti, tuttavia non si può neanche escluderne la possibilità. In tal caso, se non altro ci sarà pur sempre qualcuno incline a credervi in modo eccezionale, magari fra coloro che si sentono ancora alfieri di un potere supremo, non importa se “bonapartisti” o tutti quelli che a suo tempo vi furono estremamente avversi. Gli uni e/o gli altri di questi, se così fosse, riflettendo sul mostruoso disegno del destino racchiuso nell’emblematico presagio di Nostradamus, riferibile al «falso proemio» e rincarando la dose con la presa di coscienza di questa trama così bastarda, attraverso questo scritto (ma “ambasciator non porta pene!” si dice), non si potranno mai più sentirsi fieri del loro stato di antico privilegio, poiché peserà in un sol momento sulle loro spalle la tragedia di ben due guerre mondiali e i genocidi che ne son derivati. Ecco il segreto messaggio che trapela in quel «Popolo e città» che «usurperà egli stesso»! A chi toccherà? 4. Brevi note dell’autore sulle surrealtà mappaliSin dal 1993 sono stato portato ad eseguire numerose configurazioni, come quella di Portoferraio dell’isola d’Elba dell’illustr. 2, connesse alla morfologia dei centri urbani e località della Terra in genere. Mi parve in quel tempo come se mi si fosse dischiuso innanzi a me una ignota visione del mondo della Natura, nella prospettiva della sua dimensione parallela alla nostra di esseri terrestri. In esoterismo questa dimensione potrebbe essere spiegata come una certa realtà astrale. Ho cercato di darmene una spiegazione ritenendo di essere una sorta di sensitivo di nuovo genere, non contemplato nella casistica – mettiamo – dei noti veggenti che riguardano il mondo del cosiddetto paranormale. Tant’è che, ottenni di veder pubblicati i primi risultati delle mie configurazioni cartografiche terrestri, prima sul periodico “Il Giornale dei Misteri” di giugno, nel 1997, e successivamente sul periodico “I Misteri”, edizione Cioè. In seguito ci furono alcuni studiosi che mi contattarono per approfondire la tematica su queste mie configurazioni insolite e nel 1999 entrai in relazione con il Dott. Mauro Bigagli (non più in vita), il coordinatore della rivista Energie di “Studi, Ricerca e Scienza dello Spirito” di Cosentino. Mi parve un erudito personaggio carismatico e a giugno del 1999 mi scrisse una lettera in seguito ad una mia in relazione sulle mie configurazioni terrestri. Non la riporto per intero ma solo per la parte che riguarda le surrealtà mappali in questione che è questa: «…La sua sensibilità è tale che non può essere compreso facilmente dall’Uomo di oggi. Lei nelle sue cartografie vede una realtà astrale, appartenente ad una dimensione eterica che nessuno può concepire; questa è la verità. Ciò che dice è vero ma appartiene alla realtà dell’energia 6 astrale. Ho approfondito molto le sue cartografie e questa è la mia conclusione. La sua sensibilità lo eleva e vede cose che altri non vedono. Lei ha una trance lucida…». Brescia, 31 maggio 2016 |