Sul suicidio e il suicidio rituale

Domande e RisposteAvrei le seguenti domande da porvi: 1) Cosa pensate del suicidio? Può in alcuni casi far parte di un percorso iniziatico? 2) Esiste un esoterismo africano, seppur non codificato? Cosa pensate del Voodoo? 3) E degli stati alterati di coscienza? Delle droghe? 4) Il potere del silenzio di cui parla(va) C. Castaneda è lo stesso della Regola del silenzio?

Sul suicidio e il suicidio rituale

di Athos A. Altomonte

D: Avrei le seguenti domande da porvi: 1) Cosa pensate del suicidio? Può in alcuni casi far parte di un percorso iniziatico? 2) Esiste un esoterismo africano, seppur non codificato? Cosa pensate del Voodoo? 3) E degli stati alterati di coscienza? Delle droghe? 4) Il potere del silenzio di cui parla(va) C. Castaneda è lo stesso della Regola del silenzio? Grazie, D.

R: Caro Amico, ho numerato le tue domande per dare riferimento preciso alle risposte che seguono.

1) In ordine al suicidio, le culture occidentali non hanno sviluppato principi certi, finendo, così, per assecondare le morali religiose. D’altronde, attraverso l’astrazione filosofica si finisce nel campo della pura congettura, per cui, paradossalmente, l’unica certezza è l’assoluta incertezza.

Guardando al passato, ritroviamo come, realizzando alcune idee, l’uomo abbia saputo attutire in parte la paura del decesso, sacralizzando la morte fino a renderla un atto rituale.

Così la morte di un animale o un sacrificio umano diventa prima una “offerta rituale”, poi un sacrificio totemico (v. il Banchetto Totemico, di Sigmund Freud op. cit.), cioè, l’atto di mangiare ritualmente il corpo della divinità (ad esempio i “misteri eucaristici” del cattolicesimo – vedi La Via exoterica e le religioni totemiche) viene concettualizzato, fino ad assumere il significato di “sacrificio di sé”. Ovvero, offrire se stessi, la propria vita per un ideale, meglio se di natura divina.

Seguendo quest’idea si sono sviluppate diverse utopie. Ecco che «immolando se stesso» il suicida, sia esso guerriero, santo, profeta o patriota, crede di esorcizzare la morte nella “luce” dell’Ideale che lo rende immortale.

Nei Misteri Egizi, accanto ad Osiride furono ideate alcune figure emblematiche. Anubis e Upuat, capi del suo esercito. Thot sommo sacerdote. Ed Iside, sposa e sorella, a cui venne attribuito il potere di rendere immortali gli uomini (l’iniziazione era ammessa solo tra i maschi).

Con i Misteri di Iside l’uomo poteva, finalmente, aspirare all’immortalità. Ma per farlo doveva diventare egli stesso «Osiride» e ciò era possibile solo dopo aver accettato, sostenuto e superato prove terribili che portavano alla propria “morte simbolica”. Morte alla quale, infine, seguiva la “conoscenza dell’immortalità” e la resurrezione.

Questa morte cercata per rinascere immortali (v. la cerimonia d’iniziazione al 3° grado del Maestro massone), fu la prima formula di morte rituale che somigliava all’atto suicida.

Certi eccessi delle religiosità di massa s’innescarono per l’incomprensione di concetti come quello di morte interiore, oppure per la lettura superficiale di concezioni come: «… Si muore, si deve morire ad uno stato di coscienza, se si vuole rinascere ad uno stato di coscienza superiore coloro che sono vivi sono le ombre di anime immortali …».

Per proteggere i “propri misteri” dalle mistificazioni di potere che ne facevano certi capi-popolo, anche il concetto di “morte e rinascita” fu ri-velato (velato due volte) sotto forma di cerimoniali spettacolari, atti a soddisfare le curiosità popolari attorno al “meraviglioso”.

Queste, venivano condotte con solennità da complesse gerarchie, il cui scopo principale era quello d’incutere rispetto nei “principi misterici”, conosciuti solo a coloro che li rappresentavano, che si distinguevano dagli astanti “mostrando” paramenti, colori, simboli e segni speciali.

Questi erano i fondamenti di ogni tipo di rappresentazione exoterica di Misteri che, nella loro interpretazione più segreta, sono invece un percorso svolto tutto all’interno dell’Iniziato.

Esasperando il concetto di “morte e rinascita”, in Grecia (ma poi anche tra i romani) fu concepito un altro “eccesso filosofico” per cui, raggiungere la necessaria purezza per conquistarsi l’immortalità, in condizione umana, era possibile solo per un “breve momento”. Da preparare e cogliere, nell’attimo di estrema catarsi di un tempestivo suicidio rituale.

Riguardo al suicidio, la mistica orientale ha concepito atteggiamenti perentori: nel caso di morte violenta (guerra od omicidio), o innaturale (incidente), o volontaria (suicidio), il corpo sottile dell’essere resta attaccato al corpo fisico, ovvero alla sua carcassa putrescente, fino al momento del distacco preordinato dal Karma della persona. E questo concetto si ricollega senz’altro all’idea occidentale dell’inferno.

Il distacco dal “cordone energetico” che unisce il corpo sottile a quello fisico – prosegue questo insegnamento – non può avvenire per mezzo di un atto volontario (omicidio-suicidio) né involontario (accidente), ma solo per effetto del ciclo karmico.

Così questa tesi recepisce solo una naturale coincidenza tra causa della morte e karma, mentre, nel caso che per qualsiasi motivo la morte anticipi il “giusto momento”, questo sarà fonte di karma negativo, che dovrà essere del tutto dissolto prima di poter muovere un nuovo passo. Ed a nulla saranno valse le pene sopportate durante l’ignobile ancoraggio al corpo materiale.

2) Esistono molteplici forme di esoterismo africano. Con il brutale fenomeno dello “schiavismo”, anche molte forme di magismo furono deportate in paesi come il Brasile (la macumba) e l’America (la santeria) ecc.

Dagli almanacchi esoterici viene riportato che la magia delle antiche razze nere, era una specializzazione dei primi due chakra (gangli energetici) inferiori. Questo ne faceva una forma di magia, dove prevaleva l’esaltazione sessuale.

La “magia nera” era così chiamata, perché era la magia della razza nera, ch’è stata la prima tra le razze umane.

Magia nera e magia sessuale, sono due aspetti di uno stesso fenomeno, oggi associato ad una formula dispregiativa di magismo involuto. In realtà quando nacque si trattava di una forma di magia primordiale; il massimo che potesse essere concepito in coscienze umane così primitive.

Infatti, oggi si concorda nell’affermare che il vero campo d’azione della coscienza sia quello della mente superiore, attraverso lo sviluppo dell’intelligenza astratta, intuitiva e l’empatia.

3) Gli stati alterati di coscienza fanno parte della storia dei misteri umani. Sopratutto quelli connessi ai “sogni” ed all'”esaltazione religiosa”. Per raggiungere certi “apici emotivi”, molti devoti ricorrevano all’eccesso o alla privazione delle necessità fisiologiche, come praticare veglie eccessive, digiuni ad oltranza, oppure esporsi a caldo o freddo estremi. In conclusione, sottoponendosi a forme di privazione estrema, giungevano ad uno stato di prostrazione lucida prossima alla soglia della percettività allucinatoria e divinatoria.

In certi casi, per raggiungere gli stessi scopi, si ricorreva all’aiuto di prodotti naturali (v. Soma) e piante psicotrope. Così, tralasciando tutti i casi in cui si avvertiva la presenza di vere e proprie patologie mentali, nell’ambito delle basse ispirazioni astrali, cominciarono a diffondersi molti fenomeni di miraggi spirituali.

Allucinazioni astrali, prodotto di a lterazioni indotte artificialmente, o raggiunte con mezzi violenti e innaturali.

Dove finisce il lecito e quando si comincia a praticare l’illecito? Su questo argomento il dibattito resta aperto e può essere riassunto in poche domande.

«Cosa distingue l’allucinazione dalla visione spirituale?»

«Spiritualità, sogno ed allucinazione hanno dei punti in comune?»

«La visione spirituale è una realtà, e se sì, come distinguerla dai barbagli dei sogni e dell’illusione?»

«Si può progredire smettendo di sognare?»

«Immaginazione, sogno e fantasia sono precursori dell’intuizione, o l’intuizione è solo un prodotto dell’intelletto più elevato?»

Queste domande spingono ogni “esoterista” ad approfondire il tema. E due risposte di opposta tendenza le danno, da un lato l’analisi di C.G. Jung sui comportamenti messianici di Paolo di Tarso (san Paolo), dall’altro la “filosofia psichedelica” di Carlos Castaneda sull’uso del peyote come mezzo per raggiungere il fantasma di una magia popolare ormai perduta.

4) Per quanto concerne la «Regola del Silenzio», il tema e le sue implicazioni esoteriche, iniziatiche e teurgiche, è stato trattato in un compendio sull’uso esoterico del Silenzio e della Parola, dal titolo: «l’Arte del Dire e del non Dire» (vedi articolo).

Fraternamente

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