La scienza e La Dottrina Segreta /2

Scienza ed EsoterismoPassiamo ora dalla fisica alle scienze biologiche, cominciando con la genetica.
Il mondo scientifico acclamò la decifrazione del codice genetico da parte di James Watson e Francis Crick quale risoluzione di tutti i principali misteri della biologia cellulare. A Watson e Crick fu conferito il premio Nobel per la fisiologia. Oggi però i biologi sono ben consapevoli che i misteri sono più sconcertanti che mai.

La scienza e La dottrina segreta /2

di Sylvia Cranston – estratto dal libro Helena Blavatsky ed. Armenia

Passiamo ora dalla fisica alle scienze biologiche, cominciando con la genetica.

Il mondo scientifico acclamò la decifrazione del codice genetico da parte di James Watson e Francis Crick quale risoluzione di tutti i principali misteri della biologia cellulare. A Watson e Crick fu conferito il premio Nobel per la fisiologia. Oggi però i biologi sono ben consapevoli che i misteri sono più sconcertanti che mai.

La fonte del codice genetico è un enigma totale; gli scienziati non sanno come la natura lo abbia prodotto. Sir Fred Hoyle fa notare che, all’interno del materiale genetico del nucleo della cellula, vi sono 200 mila catene di amminoacidi disposti secondo uno schema molto particolare e intricato (illustrato da Watson e Crick nel loro modello della doppia elica). Le probabilità di arrivare a questa disposizione con una serie di situazioni accidentali indotte dalla selezione naturale e da mutazioni casuali, dice Hoyle, è simile alla probabilità di ottenere cinque milioni di sei consecutivi con un solo dado.

Un altro mistero riguarda l’attivazione e la disattivazione dei meccanismi nei geni. Ogni cellula del nostro organismo porta nel nucleo un insieme completo di geni e contiene tutte le informazioni per riprodurre un nuovo essere umano. In ciascuna cellula, però, soltanto alcuni geni sono funzionanti. In una cellula della pelle, per esempio, o in una del fegato, o del cristallino dell’occhio, vengono “accesi” soltanto i geni che producono quel tipo di cellula. Tutti gli altri geni sono “spenti”. Se tutti i geni funzionassero contemporaneamente, ne risulterebbe una crescita disorganizzata e indifferenziata: il cancro. Così ora i biologi parlano di geni operatori ancora da scoprire, le cui funzioni sono avviate da geni attivatori e quindi interrotte da geni regolatori. Tra i genetisti l’innesco dei geni è la chiave cercata più freneticamente per risolvere l’enigma della vita.

Per mettere in risalto i dilemmi della biologia cellulare e della genetica, il dottor Lewis Thomas attira l’attenzione sul problema che riguarda la nascita del cervello umano:

  • La cosa veramente sbalorditiva è questa: [il bambino ha origine] da un’unica cellula; questa si divide in due, poi in quattro, poi in otto e così via, e in una certa fase, a mano a mano che le cellule si differenziano, emerge un gruppo di cellule che avrà quale sua progenie il cervello umano. La pura esistenza di queste cellule particolari dovrebbe essere una delle grandi meraviglie del mondo. Un gruppo di cellule viene attivato in modo da diventare l’intero apparato massiccio di mille miliardi di cellule 430 deputato al pensiero e all’immaginazione. Tutte le informazioni necessarie per imparare a leggere e scrivere, per suonare il pianoforte o per l’atto meraviglioso di estendere un braccio e appoggiarsi ad un albero sono contenute in quella prima cellula. Tutta la grammatica, tutta l’aritmetica, tutta la musica. Non è noto come avvenga l’attivazione. […] Nessuno ha la più pallida idea di come alcune delle [cellule embrionali] improvvisamente assumano la qualità speciale del cervello.

Inoltre il cervello stesso è tanto sbalorditivamente complesso, osserva il redattore scientifico di Fortune Tom Alexander, che «un enigma da tempo irrisolto è come possa crearsi una struttura tanto elaborata e altamente organizzata.» Aggiunge: «Calcoli elementari lasciano intendere che semplicemente non vi possano essere informazioni sufficienti, codificate nelle molecole di DNA che costituiscono il programma genetico dell’organismo, a specificare come siano collegati fra loro due neuroni, i più primitivi computer del cervello.» Gli scienziati riferiscono che «il cervello ogni giorno usa più collegamenti di tutti i sistemi telefonici del mondo» e che «in una frazione di secondo ha la capacità di usare milioni di interconnessioni.»

Ora ne La dottrina segreta (2:149) H.P.B. afferma: «L’intera questione della disputa fra le scienze profane e quelle esoteriche dipende dall’accettazione e dalla dimostrazione dell’esistenza di un corpo eterico all’interno di quello fisico, il primo indipendente dal secondo.» H.P.B. indica che «l’anima interiore della cellula fisica, il “plasma spirituale” che domina il plasma germinale» è reperibile all’interno e che questa è «la chiave che dovrà aprire un giorno le porte della terra incognita dei biologi ora chiamata mistero oscuro dell’embriologia» (1:219).

L’argomento è considerato tanto importante ne La dottrina segreta che, delle tre proposizioni fondamentali che stanno alla base del secondo volume, una è «la nascita di un corpo eterico prima di quello fisico, il primo essendo un modello per il secondo.» In The Ocean of Theosophy W.Q. Judge scrive:

  • Il corpo eterico è fatto di materia con una struttura molto fine in confronto al corpo visibile e possiede una grande resistenza alla rottura, cosicché cambia poco durante una vita, mentre quello fisico si altera ogni momento. […] [Il corpo eterico] è flessibile, plastico, estensibile e robusto. La materia di cui si compone è elettrica e magnetica nella sua essenza, ed è proprio ciò di cui si componeva il mondo intero nel passato remoto quando i processi dell’evoluzione non erano ancora giunti al punto di produrre il corpo materiale per l’uomo.

Secondo questo insegnamento, il corpo eterico non è separato da quello fisico ma lo pervade e lo sostiene. Senza il corpo eterico, il corpo fisico non potrebbe restare unito. Si dice che il corpo eterico cresca di pari passo con quello fisico; pertanto al momento del concepimento sarebbe di dimensioni microscopiche ma di forma perfetta.

Tra le prove addotte per l’esistenza del corpo eterico vi è il ben noto fenomeno dell’arto fantasma in casi in cui vi sia stata l’amputazione di un braccio o di una gamba. In tali casi, dice Judge, «l’arto eterico non ha subito interferenze e pertanto l’uomo ha la sensazione di averlo ancora, poiché bisturi e acidi non feriscono il modello eterico.»

Il dottor Oliver Sacks, il neurologo che scrisse il libro di grande successo L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello [The Man Who Mistook His Wife Jor a Hat], dice degli arti fantasma:

  • Tutti coloro che hanno subito un’amputazione e tutti coloro che lavorano con questi pazienti sanno che un arto fantasma è essenziale se è necessario utilizzare un arto artificiale. Il dottor Michael Kremer scrive: «Il suo valore per un amputato è enorme. Io sono certissimo che nessun amputato con un arto inferiore artificiale possa camminare con questo in maniera soddisfacente finché l’immagine corporea, in altre parole il fantasma, non viene incorporata in esso.» […] Un paziente del genere, mio assistito, descrive come debba “svegliare” il suo fantasma di mattina: prima flette verso di sé il troncone di coscia e quindi lo schiaffeggia («come il sedere di un bambino») diverse volte. Al quinto o sesto schiaffo il fantasma improvvisamente balza fuori, riacceso, folgorato, dallo stimolo periferico. Soltanto allora l’uomo può rimettersi la protesi e camminare.

La letteratura sugli arti fantasma è confusa, dice il dottor Sacks, riguardo alla possibilità che siano patologici oppure reali. Ma i pazienti non sono confusi. Uno di essi dice:

  • C’è questa cosa, questo piede fantasma, che qualche volta fa male come l’inferno, e le dita del piede si arricciano o hanno degli spasmi. È peggio di notte, o quando non ho la protesi, o quando non faccio niente. Passa quando mi metto su la protesi e cammino. Allora sento ancora la gamba, vividamente, ma è un fantasma buono, diverso, anima la protesi e mi consente di camminare.

Nel giugno del 1981 la pubblicazione in Inghilterra di A New Science of Life: The Hypothesis of Formative Causation di Rupert Sheldrake ravvivò il fuoco della polemica. Nature, una delle principali riviste scientifiche britanniche, lo definì «il miglior candidato al rogo da molti anni a questa parte», mentre l’altrettanto autorevole The New Scientist affermò: «È chiaro che qui si tratta di un’importante indagine scientifica sulla natura della realtà biologica e fisica.» Arthur Koestler definì la teoria di Sheldrake «un’ipotesi immensamente provocatoria e stimolante, presentata sobriamente, che propone una visione non ortodossa dell’evoluzione».

Negli Stati Uniti suscitò un’attenzione tale che Sheldrake fu invitato a parlare a Washington davanti alla commissione parlamentare sul futuro. Quanto al suo bagaglio culturale, Sheldrake era uno studioso del Clare College di Cambridge, dove studiò scienze naturali. Dopo un anno trascorso quale Frank Knox Fellow all’Università Harvard a studiare filosofia e storia della scienza, ritornò a Cambridge e prese il dottorato di ricerca in biochimica. Fu Fellow del Clare College e direttore degli studi di biochimica e biologia cellulare dal 1967 al 1973, e in qualità di Rosenheim Research Fellow della Royal Society condusse ricerche a Cambridge sullo sviluppo delle piante e sull’invecchiamento cellulare. È inoltre membro della Società Teosofica britannica. Il 6 ottobre 1984 tenne un seminario di un giorno alla Società Teosofica di Wheaton, nell’Illinois. Ne venne tenuta una relazione da parte del professor Ralph H. Hannon (American Theosophist, dicembre 1984). Riferisce il dottor Hannon:

  • Dopo essere stato presentato dalla dottoressa Renée Weber, docente di filosofia alla Rutgers University, ad un pubblico di oltre 130 persone, fra cui molti studiosi e scienziati, il dottor Sheldrake cominciò con lo spiegare il concetto fondamentale della sua teoria. Accanto ai campi già noti alla scienza, come i campi gravitazionali, Sheldrake ha ipotizzato i campi morfogenetici, o campi M. Secondo lui questi sono strutture organizzanti invisibili che configurano o modellano cose come cristalli, piante e animali e hanno anche un effetto organizzativo sul comportamento. In altre parole, questo campo diventa una specie di programma che regola e forma unità successive dello stesso tipo. Queste nuove unità sono in “sintonia” (o in “risonanza”) con l’“archetipo” precedentemente creato e lo ripetono, archetipo che può operare attraverso il tempo e lo spazio. Detto altrimenti, a mano a mano che viene formata e configurata ciascuna nuova unità, questa rafforza il campo M e si instaura l’“abitudine”. La teoria si estende dai cristalli molecolari fino agli organismi viventi complessi. Un punto importante è che adottare tale struttura diventa progressivamente più facile e rapido per le unità successive di qualunque specie presa in esame. Alla fine la struttura appare intrinseca e praticamente immutabile.
  • Sheldrake discusse prima di tutto la programmazione genetica convenzionale e la dottrina del DNA. Secondo quest’ultima, il modo in cui gli organismi si sviluppano è in qualche modo “programmato” nel loro DNA. Quindi Sheldrake affermò che il DNA effettivamente codifica la sequenza degli amminoacidi, che formano le proteine. Ma dal punto di vista del campo M la forma e l’organizzazione di cellule, tessuti, organi e organismi nel loro insieme sono governate da una gerarchia di campi morfogenetici che non vengono ereditati chimicamente ma sono invece forniti direttamente mediante “risonanza morfica” da organismi precedenti della stessa specie.
  • Per chiarire questa idea il dottor Sheldrake utilizzò l’analogia di un televisore. Immaginiamo una persona che non sappia niente di elettricità. Le viene mostrato per la prima volta un televisore. Dapprima potrà pensare che il televisore contenga degli ometti le cui immagini compaiono sullo schermo. Ma dopo aver guardato dentro trovandovi soltanto fili e transistor potrà ipotizzare che le immagini mostrate in qualche modo nascano da complicate interazioni tra i componenti del televisore. Questa teoria sembrerebbe particolarmente plausibile alla luce del fatto che le immagini diventano distorte o scompaiono quando i componenti vengono asportati. Se poi venisse suggerito che le immagini in effetti dipendono da influssi invisibili che entrano nel televisore provenendo da molto lontano, questa ipotesi potrebbe essere respinta. La teoria secondo cui niente entra nel televisore dall’esterno verrebbe rafforzata dalla scoperta che l’apparecchio ha lo stesso peso sia “acceso” che “spento”.
  • Questo punto di vista potrebbe assomigliare al modo di vedere tradizionale della biologia, dove fili, transistor eccetera corrispondono al DNA, alle molecole proteiche e così via. Sheldrake concorda sul fatto che i mutamenti genetici possono influenzare l’ereditarietà di forma o istinto alterando la “sintonia” o introducendo distorsioni nella “ricezione”. Ma i fattori genetici da soli non possono spiegare completamente l’ereditarietà della forma e dell’istinto più di quanto le particolari immagini sullo schermo televisivo possano essere spiegate in termini del solo schema dei collegamenti elettrici.

Il pubblico rimase tanto affascinato dall’opera di Sheldrake che la rivista The New Scientist, nel numero del 28 ottobre 1982, annunciò un premio di 250 sterline da assegnare a chi avesse escogitato l’esperimento «che metta alla prova nel modo più cruciale» l’idea di Sheldrake. Il gruppo Tarrytown sta incoraggiando tentativi più ambiziosi. Assegnerà un premio di diecimila dollari alla persona che eseguirà “l’esperimento migliore” per confermare o confutare l’ipotesi di Sheldrake. Prosegue il professor Hannon:

  • Sheldrake indicò che questa teoria fu presentata per la prima volta alla comunità scientifica negli anni Venti dal celebre psicologo della Harvard William MacDougall. Si scoprì che generazioni successive di topi [anche topi stupidi] miglioravano significativamente la loro capacità di fuggire da una vasca d’acqua contenente un labirinto. Quando gli esperimenti furono ripetuti in Scozia e in Australia con varietà non imparentate di topi per controllo, si scoprì che non faceva differenza quali topi venissero usati, tutti miglioravano le loro prestazioni. Poiché, secondo Sheldrake, il sistema nervoso umano è pure governato da campi M, lo stesso principio varrebbe anche per gli esseri umani. Questo avrebbe grandi implicazioni per la nostra comprensione di come e perché le persone apprendano. Un apprendimento di questo tipo sarebbe pertanto una sorta di ereditarietà fondamentale di specie, «ricordata» più o meno automaticamente. Non sarebbe affatto localizzata nel cervello individuale, ma verrebbe fornita direttamente dalla struttura della specie attraverso la risonanza morfica. Le esperienze cumulative dell’umanità includerebbero pertanto le forme archetipiche descritte da Jung.

L’articolo di Sheldrake nel numero speciale dell’autunno del 1983 di The American Theosophist conclude:

  • Alcuni aspetti dell’ipotesi della causalità formativa ricordano elementi di vari sistemi tradizionali e occulti, per esempio il concetto di corpo eterico, l’idea di anime di gruppo di specie animali e la dottrina del registro akashico. Tuttavia viene presentata come ipotesi strettamente scientifica e come tale dovrà essere giudicata da esperimenti empirici. Ma se le testimonianze sperimentali la sosterranno, allora potrà fornire una base per una nuova scienza della vita che andrà ben al di là della limitata biologia meccanicistica odierna.

Secondo la copertina del libro di Sheldrake:

  • Le ripercussioni dell’ipotesi della causalità formativa potrebbero ribaltare molti dei nostri concetti fondamentali sulla natura, sul funzionamento del cervello e sulla coscienza. Per esempio, Sheldrake suppone che la memoria possa non essere conservata nel cervello ma essere «fornita direttamente dai suoi stati passati mediante risonanza morfica». In psicologia questo ricompone numerosi problemi di lunga data, come l’inconscio collettivo e lo psi ( Ψ ). L’ipotesi di Sheldrake potrebbe anche spiegare le invenzioni parallele; la “conoscenza” intuitiva delle abilità psicomotorie, come il tennis o il disegno; l’apparente “memoria corporale” di vecchi traumi; i comportamenti alimentari e di accoppiamento; il potere del rito e del simbolo; l’apprendimento accelerato e il rinforzo; l’effetto cumulativo di un’idea sostenuta da numerosi individui; il condizionamento del comportamento; la realtà olografica.

Altrove (The American Theosophist, numero speciale Autunno 1983) Sheldrake suggerisce:

  • I campi M possono essere immaginati per analogia con i campi magnetici, che hanno una forma anche se sono invisibili. [Nel caso di una calamita, tale forma può essere rivelata dalla configurazione assunta dalla limatura di ferro sparpagliata attorno ad essa.] I campi morfogenetici, attraverso la loro struttura, configurano le cellule, i tessuti e gli organismi in via di sviluppo. Così per esempio in un embrione umano un orecchio in via di sviluppo viene modellato da un campo morfogenetico a forma di orecchio, e una gamba in via di sviluppo da un campo a forma di gamba.
  • Ma cosa sono questi campi e da dove vengono? Da oltre cinquant’anni la loro natura e perfino la loro esistenza resta un mistero. Tuttavia io ritengo che tali campi siano altrettanto reali dei campi elettromagnetici e gravitazionali della fisica, ma che siano un nuovo tipo di campo con proprietà molto particolari. Al pari dei campi noti alla fisica, collegano fra loro cose simili attraverso lo spazio, apparentemente senza niente in mezzo, ma inoltre collegano fra loro le cose attraverso il tempo. L’idea è che i campi morfogenetici che conformano un animale o una pianta in crescita derivino dalle forme di organismi precedenti della stessa specie. L’embrione per così dire “si sintonizza” sulle forme di membri passati della specie. Il procedimento mediante il quale ciò avviene è chiamato risonanza morfica. Analogamente i campi che organizzano le attività del sistema nervoso di un animale derivano da animali precedenti della stessa specie; nel loro comportamento istintivo gli animali attingono a una sorta di “banca dati” o “memoria comune” della specie.

Sembra allora che in natura vi possa essere la tendenza a condividere la conoscenza una volta appresa. Questo vale perfino per i cristalli. Come fa notare Hannon: «Le sostanze chimiche nuove sintetizzate per la prima volta di solito sono davvero difficili da cristallizzare e in effetti tendono a formare cristalli più facilmente con il passare del tempo».

Cento anni fa i teosofi insegnavano le molteplici utilizzazioni per cui potrebbe essere sfruttato il mondo astrale. Un utile capitolo del libriccino di W.Q. Judge Echoes Jrom the Orient (capitolo 21, pagina 59) afferma:

  • Probabilmente nell’intero campo dello studio teosofico niente è altrettanto interessante della luce astrale. Tra gli indù è nota come Akasha*, che può essere tradotto con etere. Attraverso una conoscenza delle sue proprietà essi dicono che vengono compiuti tutti i meravigliosi fenomeni degli Yogi orientali. Si afferma inoltre che la chiaroveggenza, la chiarudienza e la medianità così come sono note al mondo occidentale siano possibili solo per il suo tramite. La luce astrale è il registro dei nostri atti e pensieri, la grande pinacoteca della terra, dove il chiaroveggente può sempre osservare qualunque evento mai accaduto, nonché tutti quelli che verranno. […] Permea ogni atomo del globo e ogni molecola su di esso. Obbedendo alle leggi di attrazione e repulsione, vibra avanti e indietro, diventando ora positiva, ora negativa. Questo le conferisce un moto circolare che è simboleggiato dal serpente. È il grande agente definitivo, o causa prima, dal punto di vista cosmico, che non solo fa crescere le piante ma mantiene anche la diastole e la sistole del cuore umano. Questa luce è molto simile all’azione della lastra fotografica sensibile. Scatta, come dice Flammarion, le foto di ogni istante e le tiene sotto controllo. Per questo motivo gli egizi la conoscevano come Archivista; è l’angelo che nel cristianesimo registra le buone e le cattive azioni, e sotto un certo aspetto è Yama, il giudice dei morti nel pantheon indù, poiché è con le immagini da noi impressevi che saremo giudicati dal Karma. […]
  • Poiché preserva le immagini di tutti gli eventi e le cose del passato, e poiché non vi è niente di nuovo sotto il sole, gli strumenti, le idee, la filosofia, le arti e le scienze di civiltà da tempo sepolte vengono continuamente proiettati dalla luce astrale sotto forma di immagini nei cervelli degli uomini viventi. Questo dà un significato non solo alla ricorrente “coincidenza” di due o più inventori o scienziati che escogitano la stessa idea o invenzione all’incirca nello stesso periodo e indipendentemente l’uno dall’altro, ma anche ad altri eventi e situazioni curiose. Alcuni sedicenti scienziati hanno parlato dottamente di telepatia e di altri fenomeni, ma non forniscono alcuna ragione sufficiente in natura per la lettura del pensiero o le apparizioni o la chiaroveggenza o le cento e una varietà di avvenimenti di carattere occulto notati di giorno in giorno fra uomini di ogni condizione. Va bene ammettere che il pensiero possa trasferirsi senza parole direttamente da un cervello a un altro, ma come può avvenire tale trasferimento senza un mezzo? Il mezzo è la luce astrale. Nel momento in cui il pensiero prende forma nel cervello viene rappresentato in questa luce e da lì viene estratto di nuovo da qualsiasi altro cervello abbastanza sensibile da riceverlo intatto. […]
  • Eppure tutti quelli che ho riferito qui sono soltanto esempi di alcune delle varie proprietà della luce astrale. Per quanto riguarda il nostro mondo si può dire che la luce astrale sia dappertutto, pervada tutte le cose; che abbia un potere fotografico mediante il quale ottiene immagini di pensieri, atti, eventi, toni, suoni, colori e tutte le cose. […]
  • La luce astrale è un fattore potente, non riconosciuto dalla scienza, nel fenomeno dell’ipnotismo. La sua azione spiegherà molti dei problemi sollevati da Binet, Charcot e altri, e specialmente quella categoria in cui due o più personalità distinte sembrano essere assunte dallo stesso soggetto, il quale può ricordare in ciascuna soltanto quelle cose e particolarità di espressione che appartengono a quello specifico strato della loro esperienza. Queste cose strane sono dovute alle correnti della luce astrale. In ogni corrente si troverà una serie definita di riflessioni, e queste vengono raccolte dall’uomo interiore, che le riferisce attraverso la parola e l’azione su questo piano come se fossero sue proprie. Sempre con l’uso di queste correnti, ma inconsciamente, i chiaroveggenti e i chiarudienti sembrano leggere nelle pagine nascoste della vita.
  • Questa luce può pertanto essere impressionata con immagini buone o cattive, che vengono riflesse nella mente inconscia di ogni essere umano. Se noi riempiamo la luce astrale di immagini cattive […] sarà il nostro diavolo distruttore, ma se con l’esempio di anche pochi uomini e donne buoni viene dipinto su questa tela eterna un tipo nuovo e più puro di avvenimenti, diventerà il nostro Riformatore Divino.

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* H.P.B. definisce l’Akasha nei termini seguenti. S.D., II, 538.
Akasha, la Luce astrale, si può definire in poche parole: È l’Anima universale, la Matrice dell’Universo, il Mysterium Magicum dal quale tutto ciò che esiste è nato per separazione o differenziazione.
Nei vari libri occulti è chiamata con termini diversi, e potrà esser utile elencarne qui alcuni; vi è un unico elemento universale con le sue differenziazioni.

Omogeneo1. Sostanza cosmica indifferenziata.
2. Etere primordiale.
3. Entità elettrica primordiale.
4. Akasha.
5. Luce astrale superiore.
6. Serpente di fuoco.
7. Mulaprakriti.
8. Materia pregenetica.
Differenziatol. Luce astrale.
2. Mare di fuoco.
3. Elettricità.
4. Prakriti.
5. Materia atomica.
6. Il serpente del male.
7. L’etere con le sue quattro divisioni: aria, fuoco, acqua, terra.

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[Secondo la rivista Theosophy, novembre 1988]:

  • Nel suo nuovo libro, (Times Books, 1988), Sheldrake esplora le implicazioni della causalità formativa nei settori della psicologia, della sociologia e della cultura. […] Fortunatamente la risonanza morfica è una funzione che può essere sperimentata su un periodo di anni. […] Se gli esperimenti che riguardano le abilità nuove non hanno ancora risultati noti, è interessante vedere che cosa sia successo con gli esperimenti riguardanti le abilità da lungo tempo consolidate. Tutti indicano l’effetto di qualcosa di simile alla risonanza morfica. Per esempio, ad alcuni gruppi in America e in Gran Bretagna è stato chiesto di apprendere tre brevi filastrocche giapponesi, una delle quali ben nota a generazioni di bambini giapponesi. Le altre erano composte in modo da assomigliare alla prima, ma erano ignote in Giappone. La filastrocca tradizionale è risultata più facile da imparare. Altri esperimenti utilizzavano parole straniere, metà reali e metà inventate, che venivano insegnate a persone che non conoscevano la lingua. Di nuovo, le parole reali risultavano più facili da imparare. Esperimenti analoghi sono stati condotti con il codice Morse e con la tastiera della macchina per scrivere, costanti generalmente accettate da oltre cento anni. In entrambi i casi le correlazioni e le sequenze consolidate erano più facili da apprendere rispetto a tutte quelle escogitate.

Parlando dell’opera di Sheldrake, David Spangler, nel suo libro Emergence (pagina 103), commenta:

  • Ha implicazioni formidabili per la trasmissione della conoscenza e del comportamento.* Questa e altre teorie simili provenienti dai settori della chimica e della biologia lasciano supporre che una trasformazione culturale e l’adozione di un nuovo paradigma potrebbero avvenire molto rapidamente, con l’apprendimento e la comprensione delle cose essenziali di tale nuova visione da parte di soltanto pochi membri della nostra specie. Le immagini che emergono dalla scienza hanno caratteristiche e implicazioni analoghe. Indicano tutte la natura olistica dell’universo. Indicano inoltre il potere e l’influenza di ciascuna parte di tale universo: nessun singolo individuo è così poco importante da non poter offrire un contributo. Da questo derivano altri valori del nuovo paradigma: l’orientamento umanistico, l’impegno ecologico, l’incoraggiamento ad una visione del mondo trascendente, il sostegno alla comunità, le arti della coerenza e i modi di conferire potere all’individuo, come un maggiore decentramento in politica e in economia.

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* Un sondaggio Gallup del 1982 (George Gallup Jr., Adventures in Immortality, New York, MacGraw-HiII, 198-200) afferma che otto milioni di persone negli Stati Uniti hanno avuto un qualche tipo di esperienza in punto di morte!
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La prova più singolare a favore del corpo eterico viene da due scienziati della Yale, Harold Faxton Burr e S.C. Northrop, che hanno scoperto nel corpo di tutte le creature quello che chiamano un architetto elettrico, una costruzione che ricorda la descrizione di Judge del corpo eterico “elettrico e magnetico” per natura. La loro relazione fu presentata all’Accademia delle scienze americana dopo quattro anni di studio dello sviluppo organico di salamandre e topi. I professori descrivono i fenomeni elettrici che ne accompagnano la crescita, la cui struttura fu registrata su elettrocardiografi ed elettroencefalografi, rivelando caratteristiche ben definite per ciascuna specie. In un articolo sul New York Times (25 aprile 1939) il redattore scientifico fornisce questa spiegazione non tecnica del significato degli esperimenti:

  • Esiste nel corpo degli esseri viventi un architetto elettrico che modella e configura l’individuo secondo uno schema specifico predeterminato e rimane all’interno del corpo dalle fasi pre-embrionali fino alla morte. Tutto il resto dell’organismo subisce un cambiamento costante; le miriadi di cellule di cui si compone l’organismo, con l’eccezione delle cellule cerebrali, invecchiano e muoiono, per essere sostituite da altre cellule, ma l’architetto elettrico rimane l’unica costante per tutta la vita, costruendo le nuove cellule e organizzandole secondo lo stesso schema delle cellule originarie, e così, in senso letterale, ricreando continuamente il corpo. La morte giunge all’individuo quando l’architetto elettrico al suo interno cessa di funzionare.
    L’architetto elettrico promette un nuovo criterio per capire la natura della vita e dei processi vitali. Indica che ciascun organismo vivente possiede un campo elettrodinamico, proprio come una calamita emana tutto attorno a sé un campo di forza magnetico. Analogamente le prove sperimentali dimostrano, secondo il dottor Burr, che ogni specie animale e molto probabilmente anche gli individui all’interno della specie hanno il proprio campo elettrico caratteristico, analogo alle linee di forza della calamita.
    Questo campo elettrico, allora, avendo una propria configurazione, modella a propria immagine tutta l’argilla protoplasmica della vita che entra nella sua sfera di influenza, impersonandosi così nella carne vivente come lo scultore impersona la propria idea nella pietra.

Trentatré anni dopo, Burr pubblicò il libro Blue-print For lmmortality: The Electric Patterns of Life, riferendo che «da quasi mezzo secolo le conseguenze logiche di questa teoria vengono sottoposte a condizioni sperimentali rigorosamente controllate e non vanno incontro a contraddizioni».

Un collaboratore di The New Scientist (26 gennaio 1982), esaminando esperimenti recenti in “elettrofisiologia”, si chiede: «Perché il lavoro è stato portato avanti solo da una manciata di ricercatori se i primi risultati erano così promettenti?» Ne deduce che «la risposta può avere a che fare con le tendenze e le mode che conformano ogni settore della scienza.» I nuovi esperimenti, sfruttando le più recenti apparecchiature elettroniche disponibili, hanno rivelato campi elettrici in precedenza mai scoperti in relazione allo sviluppo da cellule uovo fecondate a embrioni. L’autore prosegue:

Eventi finora misteriosi della morfogenesi (l’origine delle forme) ora invitano ad essere riesaminati, con gli studi elettrici quale punto di partenza. […] Uno dei più spettacolari di tali misteri è la formazione del sistema nervoso. Le estremità delle cellule nervose (coni di crescita) vagano in tutto il corpo, spesso per distanze immense in confronto alle dimensioni della cellula nervosa, alla ricerca dei vari organi da innervare. Chi dice al cono di crescita dove andare?

Forse si limita a viaggiare lungo le opportune linee di forza magnetiche del corpo eterico. Quanto alla soluzione dell’enigma dell’attivazione e della disattivazione dei geni, un esperimento condotto da Burr e Northrop potrebbe fornire una risposta. I due ricercatori trapiantarono sulla coda di una salamandra le sue cellule deputate alla formazione dell’occhio. Nel nuovo ambiente elettromagnetico i geni presiedettero alla formazione della coda.

Sorge ora un problema più basilare riguardo al corpo eterico. Da chi o da cosa viene progettato?