Osservando il sigillo definito da Giordano Bruno Mente o Apollo, mi rendo conto che forse non molti sono consapevoli del fatto, che vorrebbe il Nolano grandissimo conoscitore di una realtà, per noi oggi, invisibile ma essenziale, in quanto riguardante tutto e tutti. Sì, perché di Lui moltissimo si è detto e scritto ma sostanzialmente nulla si è deciso sul suo vero essere, sul suo vero sapere, sulla sua vera missione.
L’Uomo di DioOsservando il sigillo definito da Giordano Bruno Mente o Apollo, mi rendo conto che forse non molti sono consapevoli del fatto, che vorrebbe il Nolano grandissimo conoscitore di una realtà, per noi oggi, invisibile ma essenziale, in quanto riguardante tutto e tutti. Sì, perché di Lui moltissimo si è detto e scritto ma sostanzialmente nulla si è deciso sul suo vero essere, sul suo vero sapere, sulla sua vera missione. Davvero, ancora oggi se si lasciasse fare agli “esperti”, avremmo del Nolano una camaleontica interpretazione che lo vorrebbe, forse, filosofo, cabalista, un fenomeno da baraccone, un metafisico sopraffino, un precursore del mondo scientifico, un eretico, un epigono del mondo egizio, un mago, ecc. Sostanzialmente chiunque si sia avvicinato al Bruno ha trovato nella sua opera aspetti sempre nuovi ed antesignani. Come studioso di simbologia potrei dire, magari sorprendendo alcuni lettori, che Giordano Bruno poteva occuparsi e pronunciarsi su tutto, non per la sua enorme mole di nozioni incredibilmente stipate nella sua mente attraverso un’arte oggi da noi solo parzialmente compresa, ma soprattutto perché Lui fu forse l’ultimo vero continuatore di un sapere, che ormai da anni definisco, dell’Ottava. Ricorrerò ad una scienza semiufficiale, probabilmente non contemplata dagli estimatori del sapere del Nolano. Esiste da tempo una disciplina che ha fatto delle forme nascenti dalla strutturazione della materia attraverso il suono, il cuore di una ricerca giunta a conclusioni veramente eclatanti. Oggi infatti, presumiamo come il suono o un suono o più suoni, siano i veri responsabili dell’aggregazione delle conformazioni presenti in natura. Fondamentalmente, e a livello scientifico, sappiamo inoltre come tutto nell’Universo sia frutto del suono, motivo per cui una controversa Teoria delle Stringhe, multidimensionale, da tempo vorrebbe arrogarsi il vanto di essere Teoria di un Tutto che sostanzialmente non conosciamo ancora come essere veramente fatto. Ricordando al lettore, comunque, che di Bruno sto parlando, aggiungerei che negli anni settanta, sulla scia di una lunga serie di esperimenti iniziati con il Chandly alla fine dell’Ottocento, proseguiti e portati a compimento attraverso il Jenny nel 1969, il professore statunitense Buckminster Fuller mise a punto per i suoi studenti un semplice esperimento che merita attenzione: gonfiato un palloncino di plastica, questi veniva immerso in un liquido piuttosto denso e colorato, quindi posto all’interno di un luogo dove veniva esposto ad una frequenza sonora ben precisa. In questo modo il professore, padre delle cupole geodetiche – a lui è stata intitolata inoltre la molecola del Fullerene – mostrava ai suoi alunni come il “povero” nell’intento di sfuggire ad uno scoppio sicuro, dovuto alle intense vibrazioni, permetteva alle stesse di creare sulla sua superficie colorata un intricato reticolo geometrico. Tutto ciò avveniva prima attraverso il concretizzarsi di punti che in brevissimo tempo venivano uniti da rette e cerchi dalle caratteristiche auree. Sostanzialmente il suono veniva canalizzato “sulla superficie dello sferico sventurato” in luoghi di bassa pressione caratterizzati da un fitto sistema geometrico tipicamente platonico, creando così un effettivo equilibrio vibrazionale che permetteva allo stesso di …non esplodere. Vero era che in questo modo il professor B. Fuller poteva dimostrare come il suono potesse manifestare le sue capacità aggreganti di tipo geometrico. In modo immediato i suoi studenti potevano quindi assistere alla nascita, in diretta, di un sistema poliedrico conosciuto da millenni da qualsiasi civiltà terrestre, oggi ritenuto ancora insensatamente …esoterico. Ora vorrei ritornare indirettamente al Nolano. Indirettamente perché per capire veramente la motivazione di tutta la sua opera, sarà necessario dedicare dello spazio all’opera di Aristocle, meglio noto come Platone. Reminescenza e ancora reminescenzaAlcuni secoli prima di Cristo una diatriba filosofica dai toni piuttosto accesi stava consumando il mondo del sapere ellenico. In questa intervenne Platone, il quale mal sopportando la posizione degli Eristi, che volevano l’uomo perfettamente incapace di perseguire e riconoscere il sapere, esordì attraverso una sua teoria, non del tutto nuova, secondo la quale, non solo l’uomo era capace di perseguire il sapere ma soprattutto era in grado di “ricordarlo“. In pratica, secondo il grande pensatore, l’uomo doveva porre al centro di tutti i suoi sforzi mentali, assolutamente quello di acquisire sapere attraverso un percorso mentale innato in tutti noi, un percorso che vedeva nell’intuito e nell’immaginazione il modo, il metodo principe per ricordare …Dio. Cos’era Dio all’epoca di Aristocle? Dio era Idee, era archetipi. A cosa servivano gli archetipi? Semplicemente a… creare. Chi creava? La Natura. Quindi ogni forma, qualsiasi, profilo, sagoma, struttura, formato, utilizzato dalla stessa, non era altro che l’interpretazione di un pensiero perfetto, immobile, eterno, voluto da un essere divino. In tale contesto psichico, ci si potrebbe chiedere, l’uomo come potesse ricordare. Sempre Platone verrebbe in nostro aiuto dicendo che l’Anima umana alla morte della parte fisica, viene addotta in un luogo meraviglioso definito dai greci Iperuranio, il nostro paradiso, in cui di tutto fa e farebbe per rivedere Dio, o meglio le sue Idee. Tutto ciò in condizioni non esattamente favorevoli, in quanto, sempre l’Anima umana, in questo tragitto intermedio assumerebbe la forma di una Biga trainata da due cavalli, uno bianco e uno nero. Quello bianco senza titubanza porterà l’anima umana nei pressi della divinità massima, mentre quello nero molti problemi ci darà e ci da, in quanto totalmente propensa al suo ritorno sulla Terra. Dall’esito di questa diatriba equestre dipenderà il tempo di esposizione, nostro, agli Archetipi. Quindi reincarnati, perché di questo stiamo parlando, ogni uomo, attraverso i sensi, soprattutto la vista, potrà avere più o meno la possibilità di ricordare la perfezione divina, fonte di ogni sapere, osservando semplicemente la …Natura. Era quindi il ricordare …fondamentale e di questo Bruno si occupava. Questi, inoltre erano i motivi per cui il mondo per Giordano Bruno era trino in quanto fatto da Idee, destinate a diventare Vestigia delle stesse in Natura, ed infine Ombre nella mente umana dopo l’osservazione delle vestigia presenti in Natura. Lui che di memoria si era infervorato fin dall’adolescenza grazie a Pietro il Ravennate, si raccomandava con i suoi ipotetici lettori, dicendo che fondamentale era attraverso le Ombre, fare il percorso inverso per poter ritornare nuovamente, questa volta in vita e scientemente, a Dio, poiché “Chi non intende uno, non intende nulla”. Quindi, attribuiva a tale percorso 4 passaggi mentali caratterizzati da: i sensi, l’immaginazione, la razionalità ed infine la memoria. Come doveva avvenire il tutto? Nel modo seguente. L’uomo attraverso i sensi acquisiva una forma appartenente alla realtà, un albero per esempio (tanto vorrei parlarvi della teoria della vista di Leucippo). Quindi attraverso l’Immaginazione tale immagine doveva essere elaborata secondo i canoni più estremi. Questo per un motivo sostanziale, a Suo dire. Infatti nel momento in cui la Ragione esaminava le immagini, essa molto più propensa era a sposare qualcosa di estremamente bello o brutto rispetto a qualcosa di terribilmente mediocre. In base a tale metodo, infine, interveniva la memoria a stipare il tutto il luoghi mnemonici ben precisi; classico era l’esempio di più stanze appartenenti ad una casa mentale costituita da più piani a seconda del numero delle immagini da ricordare. Allo stesso modo era possibile trasformare dei concetti, che so, appartenenti ad un discorso, in immagini affinché il tutto diventasse semplicemente più facile …da ricordare. E sapete perché? L’uomo senza accorgersene pensa attraverso il susseguirsi velocissimo di …immagini. Proprio così, proiettiamo nella nostra mente costantemente dei film, non sempre graditi. Tutto ciò era chiaro per Bruno e per i maggiori pensatori che lo dividevano dal grande Platone, non è affatto palese per noi oggi. Ma perché Lui voleva per l’uomo un enorme bacino mentale di immagini? Perché voleva come primo passaggio, nell’uomo molta memoria formale? Per un motivo semplicissimo. Attraverso il maggior numero di immagini fantastiche era possibile per la mente umana fare passaggi analogici, capaci di trasportare lo stesso verso processi mentali sempre più raffinati di cui l’estremo, il più altisonante, il più augurabile e blasonato era proprio quello basato sul puro ed assoluto intuito. E cos’era in tale contesto mnemonico l’intuito? Semplicemente il risveglio, inteso come la possibilità, questa volta dell’anima umana, di ricordare nientedimeno che gli Archetipi. Ma Lui per primo puntualizzava che “L’opra di intelligenza, sempre era, opra immobile“, in quanto voleva sia che questi processi mentali intuitivi, si consumassero in luoghi preposti al completo estraniarsi dal fardello del vivere quotidiano, sia che l’uomo prendesse coscienza che gli stessi, non potevano che coincidere con l’archetipica ed eterna immobilità del simbolo. Definiva, infatti, il simbolo, il linguaggio di Dio, ma soprattutto certi simboli, Sigilli. Intuire attraverso i Sigilli voleva dire per Lui ricordare Dio. Erano quindi due le memorie perseguite dal Nolano, una mortale, ed una …immortale. Semplicemente egli rivoleva dare a tutti gli uomini in grado di farlo “Abbastanza ali per tornare nel mondo della perfezione, al mondo della Luce”. L’impossibile diventa possibileMolto, molto sinteticamente tutto ciò che il Nolano scrisse sulla memoria e volle insegnare si basava su tali dettami. Ma ciò era ed è possibile per l’uomo? “Si è a volte possibile”. L’uomo è in grado di intuire e quindi ricordare un sistema archetipico appartenente alla creazione. È successo a me e come è successo a me, a molti sta succedendo e nei millenni si è ripetuto. Come tutto ciò può avvenire? Bruno spiega anche questo. Attraverso quattro Rectores, per la precisione: il numero, l’arte, l’amore, e la magia. Osservando un Rosone 5 anni fa contemplai tre dei Rectores bruniani e immediatamente scattò in me quell’impulso, mai sopito da allora, che oggi mi ha permesso di ri-scoprire una legge universale, quella dell’Ottava, che per millenni gli umani hanno usato in ogni campo dello scibile e che oggi non riconoscono, nonostante sia contemplata anche nei campi di grano di tutto il mondo. Era quindi attraverso il ripercorrere “i meccanismi mentali” di Dio, possibile anche per l’uomo, “andare con, attraverso, e se le esigenze lo richiedevano, contro la natura”. Insomma Bruno attraverso l’Ars memorandi, quella immortale, in ultima analisi poneva le basi conoscitive di un uomo in grado di diventare uno sciamano. E tutto ciò era contemplato nel suo sapere in quanto tutto perfettamente, in quel triplice mondo di cui si fregiava di essere l’ultimo e vero rappresentante, tutto dicevo, era vivo, intelligente, simmetrico, frattale e specchio, in una infinita sequenza analogica necessaria a giustificare ogni meccanismo mentale di tipo analogico messo in atto dall’Uomo. Panpsichismo e immanentismo divino erano quindi norma nel Suo universo, tanto da definire egli stesso gli astri “Animali” in quanto dotati di “Anima”, spesso eticamente superiore a quella umana. In tale contesto era quindi impossibile negargli la presenza degli Dei negli affari umani, in quanto un Dio destinato a diventare Tutto secondo il corrispondente livello animico, chiaramente non poteva che rispettare passaggi divisionali in cui ai primi posti non potevano che essere presenti gli Dei. Chiaramente tutto ciò oggi appare a noi inverosimile. Siamo sicuri, che, per esempio in amore, nella nostra vita tutto sia spiegabile con estrema sicurezza. Siamo sicuri che qualcosa molto simile alle armi di Cupido, non abbia interagito nel nostro destino per far sì che nasca ….il caso? Si può fare a meno della forza animica di un intero gruppo stellare, per poter giustificare in noi umani determinate peculiarità caratteriali? È possibile pensare che la Terra non abbia un’intelligenza in grado di dialogare con un intero sistema solare? È ancora pensabile, che la materia ovunque e comunque essa sia, non abbia anima? Senza voler imporre ad alcuno conclusioni, sollecitando semmai riflessioni, personalmente con Bruno molto mi son chiarito sulla creazione, soprattutto ho imparato un “giochetto” appartenente sempre al mondo greco, ma da Lui sapientemente utilizzato quando era il momento di insegnare ….chi e come si crea. La statuificazioneOltre due millenni fa, quando i greci avevano qualcosa di complesso da spiegare e da non dimenticare, ricorrevano alla statuificazione. Con questo termine s’intende un processo mentale attraverso il quale un concetto, di per sé complesso è possibile semplificarlo, pur mantenendo la sua oggettiva complessità, utilizzando per esempio, il mito. Ne citeremo uno per tutti. Come posso garantire la comprensione di un fenomeno astronomico complesso come la Precessione degli Equinozi nel tempo e nelle future generazioni? Semplicemente dicendo che: “Mnemosine, dea della memoria, rifiutò Zeus, ma con lo stesso giacque, nelle mentite spoglie di un bellissimo pastorello, per 9 giorni e 9 notti”. Chi avrà la curiosità di sapere quante ore ci sono in un simile arco di tempo capirà che 216 ore rappresentano un’era precessionale di 2160 anni. Di conseguenza le nascenti 9 muse portatrici dei Talenti umani, figlie di una coppia precessionale, rappresenteranno numericamente qualcosa di molto più misterico e consistente in tale contesto all’apparenza solo mitologico. Questo è solo un piccolo esempio di come ciò che è difficile si può rendere facile, statuificando. Tornando a Bruno, l’immagine da Lui chiamata Mente o Apollo, faceva parte di una trina di Sigilli considerati il massimo simbolico a livello ermetico. Ma a differenza di una miriade di altri sigilli completamente intuiti da Bruno ed utilizzati in alcune delle sue opere bibliografiche (cosa di cui mi sono occupato nel mio libro L’uomo di Dio, in quanto ancora oggi completamente senza spiegazione), in questo caso si tratta di “segni” presenti sulla Terra da sempre. Appartengono ad un sistema geometrico definito in ambito esoterico come “Geometria Sacra”. Nel caso specifico Bruno li utilizzava nella sua Ars proprio per riattivare in noi quella parte mnemonica, direi sacra, giacente in ogni essere vivente. Non credo sfugga inoltre, la simbologia completamente dedicata al numero Otto. Ebbene credo sia chiaro come al suo interno vi siano delle lettere coincidenti con punti ben precisi, punti uniti da rette e cerchi, in grado di creare un fitto sistema geometrico in un contesto ben preciso delineato e finito. Vorrei rendere noto che quelle lettere altro non sono che iniziali di Dei (A = Apollo B = Bacchus C = Charis D = Diana E = Erigone F = Fortuna G = Ganymedes H = Hermes I = Iovis M = Mars N = Neptunus, ecc.), sulla cui presenza e opera così Bruno per la prima e l’unica volta che lo fece, si espresse: “Apollo mosso dal furore di Bacco, costruisca i primi fondamenti della divina Luce”, facendo intuire che, per ottenere ciò, è necessario tracciare una linea AB, che va da Apollo a Bacco, poi seguitava aggiungendo che “Apollo circonda Bacco, il quale rimane fermo al centro“. Continuava dicendo: “Quindi, geometricamente, si crea un cerchio con al centro B (Bacco) e con raggio BA. La costruzione prevede che il movimento continui, mantenendo come centro A con raggio AB, da cui la nascita di due cerchi, con due punti di intersezione, il cui punto più basso viene occupato dalla lettera D – la venerabile Diana – mentre il più alto, con la lettera C, dalla soave Charis. Adesso tornando per un attimo alla descrizione dell’esperimento di Bukminster Fuller, si capirà che ciò che Bruno sta descrivendo non è altro che un momento di Cimatica non materiale ma Mentale. Il sigillo in questione era appunto definito mente, in quanto rappresentante la Mente Divina in piena evoluzione e Lui assolutamente voleva che mnemonicamente attraverso la statuificazione, tutto fosse memorizzato poiché conscio dell’immenso potere, di quel sigillo ma soprattutto di quel simbolo in particolare. Stiamo guardando Dio, che pensando, si suddivide cimaticamente in Dei nello stesso modo in cui un suono costringe la materia a suddividersi o conformarsi geometricamente al suo impeto. Stiamo osservando la codifica mentale di un atto senziente divino a livello geometrico. È puro suono, destinato a diventare, uomo, colibrì, pianeta, erba, galassia, virus, elettrone, stella, idrogeno, acqua, ma per prima cosa …Dei. Soprattutto dobbiamo coprire nostri occhi poiché Apollo come dice il Nolano “costruisce i primi fondamenti della divina Luce”. Ora sappiamo che ogni processo mentale è un suono molto speciale poiché pura luce, come pura è la luce se risvegliata, della nostra anima, ecco perché per l’Uomo di Dio “la Luce contiene ogni conoscenza”, ecco perché la materia altro non è, che un pensiero di luce destinato a diventare materia fra le nostre mani (Palmieri docet). Sì, Bruno voleva risvegliare le nostre anime immortali attraverso la sua Ars solo per un motivo: risvegliare l’uomo per riconsegnargli il suo vero potere creativo, riposto assolutamente ed esclusivamente nella forza luminosa del suo pensiero immortale. |