Le scale musicali

Scienza del SuonoLe scale musicali che caratterizzano la civiltà musicale occidentale sono essenzialmente due:
1. – le scale diatoniche;
2. – le scale cromatiche.
Prima di spiegare la differenza tra queste diverse scale, è importante mettere in evidenza la differenza fra il tono e il semitono, cioè fra due intervalli che sono i rapporti fondamentali che si stabiliscono tra i diversi suoni delle scale della nostra civiltà.

Le scale musicali

di Roberto Musto

Le scale musicali del mondo occidentale

Le scale musicali che caratterizzano la civiltà musicale occidentale sono essenzialmente due:

1. – le scale diatoniche;

2. – le scale cromatiche.

Prima di spiegare la differenza tra queste diverse scale, è importante mettere in evidenza la differenza fra il tono e il semitono [1], cioè fra due intervalli che sono i rapporti fondamentali che si stabiliscono tra i diversi suoni delle scale della nostra civiltà.

Il tono e il semitono

Il tono è la distanza più grande fra due note vicine. Il semitono è la distanza più piccola fra due suoni vicini.

Se, ad esempio, osserviamo la tastiera di un pianoforte, vedremo che la distanza di un tono si trova tra le note: Do-Re / Re-Mi / Fa-Sol / Sol-La e La-Si; la distanza di un semitono tra le note Mi-Fa e Si-Do.

Esempio (T. = tono; ST. = semitono):

01.  Ascolto della scala, sopra riportata, che si chiama: scala di Do Maggiore.

Il semitono non si trova però solo tra le note che abbiamo individuato, ma dividendo ogni tono in due parti si ottengono altri due semitoni. Osservando infatti una tastiera si nota come tra il Do e il Re (distanza di un tono) c’è un altro tasto intermedio che divide questo tono in due parti: tra la nota Do e il tasto nero immediatamente a destra c’è la distanza di un semitono, come tra questo tasto nero e il Re.

Il tono può essere diviso in due semitoni.

Per indicare questi nuovi suoni si usano, nella notazione italiana, dei simboli particolari, chiamati alterazioni musicali, che servono ad innalzare o abbassare l’intonazione di un suono di un semitono.

Questi simboli sono 5:

diesis (innalza il suono di un semitono)

bemolle (abbassa il suono di un semitono)

doppio diesis (innalza il suono di due semitoni, cioè di un tono)

doppio bemolle (abbassa il suono di due semitoni, cioè di un tono)

bequadro (annulla le alterazioni precedentemente usate) [2]

Nel testo del Kayser “Lehrbuch der Harmonik” viene usata la notazione tedesca con l’uso del suffisso “is” o “ies”, che segue il nome della nota, per indicare il # (diesis) e del suffisso “es” o “s”, che segue il nome della nota, per indicare il b (bemolle), che in pratica sono le uniche alterazioni che sono prese in considerazione.

In questo esempio si mettono in evidenza, nella notazione italiana e nella notazione tedesca, i diversi nomi, che possono assumere i suoni, usando, come si trova nel testo del Kayser, solo i # e i b.

Esempio:

Come si può notare, con questo meccanismo alcune note possono assumere due nomi differenti [3].

02.  Ascolto di alcuni esempi di tono e semitono con l’inserimento di note alterate.

Il nome dei gradi della scala

Ad ogni suono di una scala musicale, oltre al nome della nota, si assegna anche il nome di un grado che caratterizza la posizione e il ruolo che assume in quella scala. Ad esempio, se si costruisce una scala partendo dalla nota Do, la successione delle note sarà:

Do

Re

Mi

Fa

Sol

La

Si

Do

ecc.

I grado

II grado

III grado

IV grado

V grado

VI grado

VII grado

I grado

ecc.

Ad ogni grado si associa inoltre un nome caratteristico che mette in evidenza la funzione di quella nota in quella scala. Ad ogni nota della scala, quindi, oltre il nome che le è proprio, ad esempio Do, Re, ecc., e l’individuazione del grado che occupa, ad esempio I grado, ecc., si associa il seguente nome:

I grado = tonica [4]

II grado = sopratonica;

III grado = mediante, modale o caratteristica [5]

IV grado = sottodominante

V grado = dominante [6]

VI grado = sopradominante

VII grado = sensibile [7]

Ad esempio, facendo riferimento alla tastiera del pianoforte: Do – Re – Mi – Fa – Sol – La – Si e Do. (In questo caso si suonano, praticamente, i tasti bianchi.)

03.  Ascolto della scala di Do Maggiore in cui si mette in evidenza il nome di ogni grado.

Le scale diatoniche

Le scale diatoniche sono formate dalla successione di sette note, o gradi, seguite dalla ripetizione della prima in un ciclo continuo, dal più grave all’acuto o viceversa, compreso nei limiti dell’estensione sonora dello strumento o della voce.

Le scale diatoniche sono caratterizzate dalla successione di note, che sono in rapporto, fra di loro, di tono o semitono [8].

A seconda dell’alternanza dei toni e dei semitoni, le scale diatoniche si dividono in:

scale maggiori e scale minori.

La scala maggiore

La scala si dice maggiore quando i suoni rispettano la successione di: un tono, un tono, un semitono, un tono, un tono, un tono e un semitono (2 toni, 1 semitono, 3 toni e 1 semitono).

Esempio (T. = tono; ST. = semitono):

Questa scala che ha come suono base la nota Do si chiama, come abbiamo già detto e ascoltato: scala di Do Maggiore

N.B. Partendo da qualsiasi suono si può costruire una scala maggiore, purché i suoni rispettino la successione di: un tono, un tono, un semitono, un tono, un tono, un tono e un semitono.

Ad esempio se prendiamo come suono base la nota Re e suoniamo i tasti bianchi avremo la seguente successione: tono, semitono, tono, tono, tono, semitono e tono.

Questa successione non rispetta la successione dei rapporti di una scala maggiore: all’ascolto la natura diversa di questa scala si percepisce immediatamente.

04. Ascolto della scala di Re i cui suoni non rispettano la struttura della scala maggiore.

Per ottenere, partendo dalla nota Re, una scala maggiore, dovremo modificare l’altezza di alcuni suoni, per riportare la successione delle note alla struttura della scala maggiore, cioè di: un tono, un tono, un semitono, un tono, un tono, un tono e un semitono.

Scala di Re maggiore:

05. Ascolto della scala di Re Maggiore, poi, per fare un confronto, della scala di Re, non di modo maggiore; seguono esempi di altre scale maggiori.

N.B.: La differenza tra le diverse scale maggiori consiste, dunque, non nella loro struttura, ma nella loro diversa altezza: i suoni della scala di Do maggiore sono più bassi di un tono rispetto alla scala di Re maggiore.

Scale minori

Ogni scala maggiore ha una corrispondente scala minore, la cui nota di base corrisponde al sesto grado della scala maggiore da cui deriva.

Esistono, nel nostro sistema musicale, tre tipi di scale minori:

la scala minore naturale, la scala minore armonica e la scala minore melodica.

La scala minore naturale

La caratteristica fondamentale della scala minore naturale consiste:

a. – nell’essere composta dalla stesse note della scala maggiore da cui deriva;

b. – nell’avere una diversa successione di toni e semitoni.

Se si vuole costruire la scala relativa minore di Do maggiore dovremo costruire la successione dei suoni partendo dal sesto grado della scala di Do maggiore, cioè dalla nota La.

Scala di La minore naturale

Questa scala presenta, rispetto alla scala maggiore da cui deriva, una diversa successione di toni e semitoni: un tono, un semitono, un tono, un tono, un semitono, un tono, un tono (1 tono, 1 semitono, 2 toni, 1 semitono e 2 toni).

La caratteristica principale, da un punto di vista musicale, di questa scala minore naturale, come di tutte le scale minori naturali, consiste nella mancanza della sensibile. Infatti il VII grado dista dalla tonica di un tono e non di un semitono. Questo fatto determina la mancanza della tensione verso la tonica, tipica del sistema musicale diatonico, soprattutto a partire dalla fine del XVI secolo.

06. Ascolto della scala di La minore naturale.

La scala minore armonica

Per creare la sensibile [9], si alza il VII grado di un semitono, in modo che tra il VII e l’VIII grado ci sia il rapporto di un semitono.

Scala di La minore armonica

07. Ascolto della scala di La minore armonica.

La scala minore melodica

La scala minore armonica presenta, tra il VI e il VII grado, un intervallo di un tono più un semitono. Tale intervallo è un intervallo dissonante. Questa dissonanza è eliminata, nell’andamento melodico, alterando anche il VI grado. Si crea così la scala minore melodica che risulterà formata, solo nel movimento ascendente da: un tono, un semitono, un tono, un tono, un tono, un tono e un semitono (1 tono, 1 semitono, 4 toni e 1 semitono).

Nel movimento discendente i rapporti dei suoni ritornano come nella scala minore naturale. [10]

Scala di La minore melodica (movimento ascendente)

08. Ascolto della scala di La minore melodica.

N.B.: Da ogni scala di modo maggiore si possono ricavare le relative scale minori: i rapporti fra i suoni devono sempre rispettare l’alternanza di toni e semitoni degli esempi che sono stati riportati.

Schema generale di tutte le scale di modo Maggiore e di modo minore.

Le scale cromatiche

Le scale cromatiche sono formate dalla successione di dodici note, seguite sempre dalla ripetizione della prima all’ottava, secondo rapporti di soli semitoni (ad esempio: Do – Do# –  Re – Re# – Mi – Fa – Fa # – Sol – Sol # – La – La # – Si e Do).

Ad esempio, facendo riferimento alla tastiera del pianoforte:

Do – Do# – Re – Re # – Mi – Fa – Fa# – Sol – Sol# – La – La# – Si – Do.

In questo caso, praticamente, si suonano, in successione uno dopo l’altro, i tasti bianchi e i tasti neri.

09. Ascolto della scala cromatica.

Per convenzione quando la scala cromatica si presenta:

ascendente si usano i diesis:

Do – Do# – Re – Re # – Mi – Fa – Fa# – Sol – Sol# – La – La# – Si – Do;

discendente si usano i bemolli:

Do – Si – Sib – La – Lab – Sol – Solb – Fa – Mi – Mib – Re – Reb – Do.

__________

Note

1. In sistemi di altre civiltà musicali esistono il quarto e l’ottavo di tono e altri diversi rapporti intervallari. (torna al testo)

2. Il bequadro viene usato nel corso di un brano musicale quando, per motivi compositivi, nasce la necessità di annullare precedenti alterazioni. Per questo motivo nel “Leherbuck” del Kayser, non viene mai usato perchè non viene mai fatto riferimento a composizioni musicali. (torna al testo)

3. Nel sistema musicale ogni nota, calcolando tutte le possibili alterazioni che le si possono assegnare alle note,  può in realtà assumere 3 nomi differenti (eccetto la nota Sol # che può solo assumere il differente nome di La b). Esempio: Re—>Do x—>Mi bb; Mi—>Fa#—>Sol bb; ecc. I suoni che assumono diversi nomi, ma mantengono la stessa intonazione si chiamano suoni enarmonici o omofoni o omologhi. (torna al testo)

4. Il I grado dà il nome alla scala, ad esempio: scala di Do, scala di Re, ecc. (torna al testo)

5. Il III grado, a seconda della sua intonazione, cioè alla distanza intervallare rispetto alla tonica, stabilisce se la scala è di modo maggiore o minore: quando l’intervallo è formato da due toni la scala è di modo maggiore; quando l’intervallo è di un tono e un semitono, la scala è di modo minore. Ad esempio nella scala di Do se il III grado è Mi la scala è di modo Maggiore (Do—>Mi = 2 toni); se il III grado è Mib la scala è di modo minore (Do—>Mib =un tono + un semitono). (torna al testo)

6. Il V grado ha, da un punto di vista musicale, un posto di rilievo e di tensione particolare, appunto dominante. (torna al testo)

7. Il VII grado si chiama sensibile perché, quando dista di un semitono dalla tonica,  ha una forte attrazione verso la tonica. Quando il VII grado dista di un tono, non presenta questa attrazione e prende il nome di sottotonica o semplicemente VII grado. (torna al testo)

8. Per la spiegazione del significato del tono e semitono vedi: tono e semitono. (torna al testo)

9. La funzione della sensibile è a mano a mano diventata determinante e sempre più essenziale per la nuova sensibilità musicale creatasi  intorno alla fine del ‘500. (torna al testo)

10. Nel movimento discendente della scala melodica si annullano le alterazioni del VI e VII grado, per affermare il carattere del modo minore. Infatti, se si mantengono le alterazioni anche nel movimento discendente, l’unica nota che caratterizzerebbe il modo minore sarebbe il III grado. Infatti se confrontiamo i due modi avremo:

La Maggiore (ascendente) La – Si – Do# – Re – Mi – Fa# – Sol# – La;(discendente) La – Sol#Fa# – Mi – Re – Do# – Si – La.
La Minore melodica (ascendente) La – Si – Do – Re – Mi – Fa# – Sol# – La;(discendente) La – Sol Fa – Mi – Re – Do – Si – La.

Togliendo, nel movimento discendente, l’alterazione alle note Fa e Sol, il carattere del modo minore viene rafforzato. (torna al testo)

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