Castalia e la Provincia Pedagogica: meditazione e rispetto

Arte ed EsoterismoDiffondersi sulla predilezione di Hesse per Goethe non è necessario. All’inizio del saggio Dank an Goethe (1932) [1], Ringraziamento a Goethe, Hesse scrive che, fra tutti i poeti tedeschi, Goethe è l’autore al quale egli tributa la riconoscenza più profonda, per l’incoraggiamento, quasi la costrizione a confrontarsi con lui, a seguirne le orme o a ribadirne il dissenso. Al termine dello stesso saggio Hesse sostiene che se egli dovesse dirigere una scuola o una università proibirebbe la lettura di Goethe, riservandola come più alto premio, solo ai migliori, ai più maturi, ai più meritevoli.

Castalia e la Provincia Pedagogica: meditazione e rispetto

di Maria Franca Frola

Diffondersi sulla predilezione di Hesse per Goethe non è necessario. All’inizio del saggio Dank an Goethe (1932) [1], Ringraziamento a Goethe, Hesse scrive che, fra tutti i poeti tedeschi, Goethe è l’autore al quale egli tributa la riconoscenza più profonda, per l’incoraggiamento, quasi la costrizione a confrontarsi con lui, a seguirne le orme o a ribadirne il dissenso. Al termine dello stesso saggio Hesse sostiene che se egli dovesse dirigere una scuola o una università proibirebbe la lettura di Goethe, riservandola come più alto premio, solo ai migliori, ai più maturi, ai più meritevoli.

Di quando in quando nel Glasperlenspiel, Il giuoco delle perle di vetro, Hesse usa per Castalia, quel silenzioso e sereno distretto del territorio montuoso della regione, il termine Provincia Pedagogica, sottolineando così la sudditanza ispirata al romanzo di Goethe Wilhelm Meisters Wanderjahre, Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister.

Mi propongo di presentare l’istituzione immaginata da Goethe, poi quella hessiana. Nella terza parte del mio contributo confronteremo i principi che reggono le due istituzioni e nella fattispecie il rispetto per la Provincia pedagogica e la meditazione per Castalia.

Inviato in missione da Lenardo, uno dei membri della Società della Torre, Wilhelm Meister cerca per il figlio Felix, non potendolo portare con sé, una scuola nella quale ci si prenda cura dell’essere umano intero, del corpo, dell’anima e dello spirito [2].

Lenardo ha sentito parlare da un anziano amico di una istituzione pedagogica, che egli ritiene più che altro una sorta di utopia [3]; gli era parso che sotto l’immagine della realtà propugnasse una serie di idee, pensieri, proposte e propositi evidentemente congruenti, ma di difficile reperimento nel consueto volgere delle cose. L’anziano antiquario, presumibilmente membro egli stesso della Società della Torre, prende in consegna da Wilhelm lo scrigno misterioso trovato da Felix, e ne sconsiglia l’apertura fin che non se ne trovi la chiave. Egli pronuncia alcune massime sull’educazione come ad esempio: saper fare una cosa bene dà maggior conoscenza di una semipreparazione in cento direzioni [4]. Per essere ammessi alla società, si apprenderà infatti più avanti, occorre eccellere in una materia [5].

Seguendo le indicazioni Wilhelm e Felix giungono alla Provincia Pedagogica [6], ma nessuno dei ragazzi che stanno preparandosi al raccolto sa indicare dove si trovino i destinatari della lettera dell’antiquario, il cui indirizzo suona: An den Obern, oder die Dreie, al superiore ovvero ai Tre. Un sorvegliante sale a cavallo e li accompagna. Al loro passaggio i ragazzi più giovani salutano alzando gli occhi gioiosamente al cielo mentre incrociano le braccia sul petto, quelli del gruppo di mezzo tengono le braccia dietro alla schiena e guardano sorridendo per terra, gli anziani stanno diritti sull’attenti, e diversamente dagli altri che non si muovono dal loro posto si pongono a schiera voltando il capo verso destra. I tre segni di saluto indicano per prima cosa i tre livelli di formazione dei ragazzi, ma hanno anche altri significati che il sorvegliante non spiega ai sopraggiunti, perché mantenere il segreto ha il vantaggio di accentuare la profondità della sua valenza. I ragazzi portano abiti di diversi, ma non di tutti i colori, inoltre la suddivisione delle tinte non corrisponde a quella dei segni di saluto. Anche per questa domanda Wilhelm deve temporaneamente rinunciare alla risposta. Tutti cantano con voci artisticamente impostate, il canto è infatti il primo scalino della formazione. I giovani vengono educati a cercare nella propria voce e a scrivere i toni, esercitando così contemporaneamente mano, orecchio ed occhio. Poiché le sequenze procedono in misure pure e in numeri precisi i ragazzi comprendono più velocemente che in ogni altro modo l’alto valore dell’arte del misurare e del contare. La musica è stata scelta come elemento base dell’educazione in quanto da essa si dipartono vie paritetiche in tutte le direzioni. La musica strumentale viene studiata in un distretto separato per ovviare agli inconvenienti della imperizia dei principianti. Felix viene invitato a misurarsi con l’ambiente prima che si proceda alla sua accettazione formale, espletata la quale gli viene assegnato un posto nel primo grado, il cui segno non pare ancora ispirare al ragazzo alcun significato recondito.

Il sorvegliante conduce Wilhelm nei pressi del luogo in cui si trovano i Tre, coloro che presiedono il sacrario. Gli oggetti visibili della venerazione sono conservati in un distretto solitario, al quale solo alcune volte l’anno viene permesso l’accesso agli allievi in virtù del loro grado di preparazione.

Al portale di alte mura che circondano un bosco Wilhelm viene accolto da un uomo serio ed imponente e poi, uno dopo l’altro, dai membri della Triade. Si dipana un dialogo che ha per tema i tre tipi di Ehrfurcht, di rispetto, insegnati nella scuola, corrispondenti alle vere religioni che si distinguono per l’oggetto della loro venerazione. Condotto dal più anziano della Triade magistrale Wilhelm passa attraverso un alto portale in una sala rotonda o per meglio dire ottagonale, nella quale sono rappresentate in immagini le tre religioni. Wilhelm verrà confrontato soltanto con due di esse, la terza, il cui sacrario si apre una volta all’anno, e viene mostrata solo a coloro i quali hanno terminato la scuola e si presentano al mondo. Wilhelm riceve l’invito a tornare l’anno successivo per constatare i progressi del figlio e conoscere il seguito dell’esposizione. Nel prendere commiato Wilhelm nota che alcuni ragazzi non salutano e gli viene spiegato come questa sia la più alta punizione, cui essi siano sottoposti in caso di gravi mancanze; li si ritiene indegni di mostrare rispetto e li si costringe a comportarsi da rozzi ed incolti. Chi non impara a sottostare alle leggi deve abbandonare la regione in cui queste hanno validità. Dalla Provincia Pedagogica sono bandite le uniformi perché nascondono i caratteri, mentre viene promossa una scelta personale dei colori e delle fogge degli abiti, anche se non a totale discrezionalità, perché consentono di riconoscere il modo del sentire e del vivere degli allievi.

Wilhelm parte con una serie di domande inevase, ma trascorrono alcuni anni prima ch’egli torni. Nel frattempo, fra gli altri avvenimenti Wilhelm incontra un pittore che conosce la storia di Mignon, un inciso nella narrazione che potrebbe designare la conclusione di una tappa iniziatica. Poco dopo Wilhelm viene infatti sciolto dai membri della Società della Torre dall’obbligo di non sostare mai più di tre giorni nello stesso luogo e si dice di lui che è diventato un membro necessario della catena.

Ritroviamo Wilhelm che cavalca verso la Provincia Pedagogica [7]. Gioioso è l’incontro col figlio, insieme al quale si reca al mercato dei cavalli, scoprendo che quella attività è svolta allo scopo di far esercitare gli allievi in tutte le lingue, parlandone obbligatoriamente una al mese nel corso dell’anno. Il sorvegliante già incontrato la volta precedente conduce Wilhelm a visitare le successive suddivisioni della Provincia, in ciascuna delle quali si celebra una festa autonoma. Dopo quella dedicata alle lingue viene la regione della musica strumentale cui s’accompagnano la poesia lirica e la danza. La terza è dedicata alle arti figurative, pittura, scultura, architettura, severe nella tecnica e nelle leggi cui il vero genio offre spontanea obbedienza. L’arte invero è arte perché non è natura. Anche qui come ovunque imperano i tre segni significanti i tre tipi di rispetto. L’ultimo insegnamento impartito è la poesia epica. Un excursus particolare è dedicato al lavoro di gruppo. Wilhelm cerca invano una regione o un padiglione dove si insegni la poesia drammatica. Essa è bandita dalla Provincia Pedagogica perché di origini spurie, non è arte, non è mestiere, non è diletto e di tutte le arti sorelle usurpa e consuma l’eredità. Coloro che mostrano talento mimico, se non sia stato possibile dissuaderli, vengono smistati nei grandi teatri di tutte le nazioni a continuare, come le anatre sullo stagno, la loro starnazzante vita di cicaleccio. La Triade dei governanti si rivela irraggiungibile perché i suoi componenti sono tutti in visita nelle varie regioni. Wilhelm viene dunque invitato ad una festa montana, nella quale incontrerà Jarno. Si parlerà dell’origine del mondo, nella classica disputa, presente anche nel Faust, tra vulcanisti e oceanisti. La visita alla Provincia Pedagogica sfuma così nel seguito della narrazione e molti sono gli interrogativi rimasti insoluti, a conferma della voluta segretezza dei contenuti più alti della scuola, come ad esempio il terzo tipo di religione, di cui era stata promessa, ma non condotta l’illustrazione.

Rivolgiamo ora lo sguardo al Giuoco delle perle di vetro.

Il futuro Magister Ludi giunge a Castalia perché scelto dal Magister Musicae su indicazione della scuola di latino che sta frequentando con grande profitto. Alla chiamata Josef Knecht risponde con entusiasmo, sottomissione, rispetto e servizio al rito. Resterà nella Provincia Pedagogica, verrà mandato in missione a Mariafels, avamposto cattolico, con lo scopo di avviare rapporti diplomatici col Vaticano; strenuo difensore dell’ordine di Castalia, non ancora quarantenne otterrà il più alto riconoscimento, la elezione a guida suprema del Giuoco delle perle di vetro. Inaspettatamente una profonda crisi lo indurrà a dismettere l’alto ufficio e a chiedere di essere sollevato da ogni impegno e onere, pronunciando sul futuro di Castalia oscure e tragiche premonizioni di decadimento e di rovina. La morte lo coglierà impegnato nel suo nuovo ruolo di precettore del figlio dell’amico De Signori.

La scuola elitaria cui a Knecht è dato l’accesso si compone di quattro grandi dipartimenti con numerose sottosezioni aperte a tutto lo scibile. La direzione è formata da 20 consiglieri, 10 rappresentanti l’istituzione pedagogica, 10 rappresentanti l’Ordine e da 12 presidi o direttori degli studi o Magistri. Le classi di insegnamento sono tre, di durata variabile. Al secondo grado della chiamata si ricevono i primi rudimenti della meditazione. Dei quattro grandi dipartimenti, Keuperheim, Porta, Planvaste, l’ultimo, il più piccolo è Waldzell , Cella Silvestris, una elite nell’elite, un’aristocrazia dello spirito, cui hanno accesso non più di 60 studenti. Oggetto dello studio in questa regione privilegiata ed esclusiva, il vero sacrario di Castalia, il suo segreto ed il suo simbolo è il Giuoco delle perle di vetro che riunisce in sé tre grandi principi: scienza, contemplazione del bello e meditazione [8]. Nel corso della introduzione e del romanzo Hesse offre a più riprese, aggiungendo di volta in volta nuovi particolari una serie di lunghe descrizioni del giuoco che hanno sguinzagliato la fantasia dei lettori e la ricerca dei critici a proposito delle sue fonti di ispirazione.

In estrema sintesi il giuoco come idea universale non ha inizio, è sempre stato presente; lo si rintraccia nell’antichità, nella cultura ellenistica e gnostica, in Cina, nella Scolastica, nell’Umanesimo, nella filosofia romantica. È una sorta di metodo di lavoro, col quale è possibile unire tutti gli ambiti dello scibile, dalla filologia alle arti figurative. Si basa sui rapporti analogici e delle corrispondenze. È in grado di fornire una sintesi delle più disparate discipline, si serve di una serie di segni simbolici dalla comprensibilità internazionale, alla cui base musica e matematica si compenetrano. Offre la possibilità di riconoscere i contrari come opposti polari di una unità; analizza le leggi e le tecniche e gli stili della musica, senza produrre esso stesso musica. È una sorta di lingua universale, una combinazione di simboli che conduce al centro della conoscenza originaria. Nella sua più intima essenza è profondamente esoterico, è un’arte sui generis, una disciplina il cui carattere è il più da vicino imparentato all’arte [9].

Il giuoco si avvale di due capisaldi: 1) l’obiettività e l’amore per la verità nello studio, 2) l’abitus della saggezza e dell’armonia apprese in meditazione, favorendo così l’equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa. Ogni provincia di Castalia celebra annualmente una festa, quella di Waldzell, il Ludus anniversarius o Ludus sollemnis che cade in primavera e dura 15 giorni, durante i quali il giuoco assume anche una valenza morale e religiosa, un richiamo all’armonia, all’unità delle provincie, pur essendo Castalia stessa una istituzione adogmatica e aconfessionale.

Gli statuti che reggono Castalia sono severi, ma lungimiranti, prevedono accanto a prescrizioni di comportamento quotidiano, come il non condurre studi notturni oltre una certa ora, norme etiche, quali la rinuncia ai possessi materiali e al matrimonio. Di contro gli studenti di Castalia hanno a loro disposizione archivi, biblioteche, strumenti d’ogni tipo e una libertà quasi illimitata di dedicarsi a discipline scelte in totale autonomia e per inclinazione naturale. Gli stessi statuti non prevedono ad esempio alcuna particolare formalità per chi volesse in qualunque momento rinunciare alla condizione di appartenente all’ordine. Sarà questa meditata lacuna statutaria che sancisce l’estrema libertà di coscienza dei membri ad agevolare il ritiro di Knecht da Castalia e a togliere dalle mani della suprema autorità collegiale qualunque arma estorsiva di fronte al recedente, che non fosse un appello alla sua personale responsabilità.

Confrontiamo ora le due istituzioni.

La Provincia Pedagogica di Goethe e la Castalia di Hesse [10] hanno in comune alcuni aspetti generali. Ambedue le istituzioni si fondano su una organizzazione gerarchica precisamente strutturata. Quella settecentesca di stampo più esplicitamene massonico pone l’enfasi sul numero tre. Tre i segni di saluto, tre le forme di rispetto, tre le distinzioni religiose, triadica la conduzione del potere, quasi a sottolineare la condivisione paritetica dell’onere della responsabilità. La struttura di Castalia è una Gerarchia più ampia, ma non meno identificata e concorde, al cui vertice primus inter pares compare uno dei 12 Magistri. Knecht mediterà a lungo per intuire quale penna abbia redatto lo scritto col quale la direzione risponde alla sua richiesta di uscita dall’ordine.

Ambedue le istituzioni hanno uno spettro, un ventaglio di studi dalla pretesa globalizzante. Non vi si accede per esami, ma si viene scelti per eccellenza di doti intellettuali e morali. Ambedue gli organismi pongono come propedeutica irrinunciabile la preparazione musicale. Sia Goethe, sia Hesse sottolineano la intima connessione tra numero e suono, contribuendo alla diffusione del concetto di armonia delle sfere, di ispirazione pitagorica. Inoltre ambedue le scuole non espongono l’oggetto più riposto della loro pedagogia. Nella Provincia pedagogica il primo segno di saluto, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo gioioso al cielo, indica ai più giovani che c’è un Dio, il quale si manifesta nei genitori, nei maestri, nei superiori. Il secondo segno di saluto, le mani dietro la schiena e lo sguardo sorridente verso il basso, indica il sentimento dovuto alla terra, che ci nutre dispensando gioie indicibili, ma anche infiniti dolori. Il segno del terzo grado, sull’attenti insieme agli altri, indica il fronte comune e paritario verso il mondo. Nutrire rispetto in queste tre direzioni è il compito delle tre forme di religione. Nessuna religione infatti che sia basata sulla paura viene presa in considerazione nella Provincia Pedagogica. La religione del rispetto di ciò che sta sopra di noi viene denominata etnica, libera dalle paure più basse, vi appartengono le cosiddette religioni pagane. La religione che si fonda sul rispetto di ciò che ci è pari viene chiamata filosofica; ha il compito di saggezza di trarre giù ciò che è in alto e di sollevare ciò che è in basso.

Denn der Philosoph, der sich in die Mitte stellt, muß alles Höhere zu sich herab, alles Niedere zu sich herauf ziehen, und nur in dem Mittelzustand verdient er den Namen des Weisen [11]. Il filosofo che la professi è il solo a vivere in senso cosmico nella verità. La terza religione, quella del rispetto di ciò che sta sotto di noi viene chiamata cristiana, è l’unica che abbia riconosciute come divine l’indigenza, la povertà, la derisione, la sofferenza e la morte. Nella Provincia Pedagogica vengono praticate tutte e tre, in quanto solo dal loro insieme scaturisce la vera religione, il rispetto verso se stessi. Nella galleria ottagonale Wilhelm verrà condotto alla visita delle immagini delle varie religioni. Alla base di quella etnica vi è la storia del popolo di Israele, cui Goethe dedica una lunga attenzione, che non può non richiamare alla memoria lo scritto di Schiller Die Sendung Moses, La missione di Mosè. Altre religioni etniche e pagane dimostrano nella galleria come anticamente gli dei camminassero sconosciuti fra gli uomini. La sezione seguente è dedicata alla religione cristiana, nella quale la meraviglia del miracolo, ciò che è ordinario e ciò che è straordinario, il possibile e l’impossibile divengono una cosa sola. La figura di Cristo vi è disegnata come la massima espressione della divinità in terra. L’attenzione dedicata alla sua persona è libera da dogmi, quasi che la sua universalità eccedesse i confini di una fede, comparendo in un’aura più ampia. Con stupore di Wilhelm la visita termina senza che della religione filosofica si conduca l’illustrazione. Di essa si dice solo che, riservata all’ultimo grado, è una iniziazione alla sacralità del dolore. Come il sole si oscurò alla morte di Cristo, così non è raccomandabile mostrare l’insondabile mistero, nel quale è celata la divina profondità del dolore. Su questo segreto si conclude la illustrazione nel corso della quale risalta la necessità di educare al rispetto di ogni sfera della manifestazione non soltanto il prossimo più vicino, ma anche l’intera umanità.

Nella Provincia Pedagogica vengono formati coloro che per la Società della Torre è un obbligo avocare a sé, coloro che continueranno a espandere e a realizzare l’ideale di promozione costante e ininterrotta del genere umano nella sua totalità. La forma di rispetto della religione filosofica, che insieme alberga la realtà del dolore forma l’ambito di un temporaneo segreto e sta a significare che il raggiungimento di quella consapevolezza è appannaggio della evoluzione del singolo, anche se viene conseguita in gruppo, e non può essere imposta dall’esterno. La conservazione del segreto è dunque anch’essa una applicazione del rispetto della altrui libertà. Coloro che giungono a praticare le tre forme, ne acquisiscono una quarta, il rispetto verso se stessi, che esprime contemporaneamente la quarta religione, cui si accenna solo di sfuggita, come a quello stato nel quale l’essere umano giunge al massimo delle proprie possibilità e vi resta senza correre il rischio di essere rigettato nel buio della corrente. È palese che la situazione cui si allude è quella dell’iniziato, cui tutto il romanzo tende e che culmina nel rapporto di Makarie col sistema solare.

Ciò che per la Provincia Pedagogica è il rispetto, per Castalia è la meditazione. Il ruolo di mezzo per la realizzazione del percorso iniziatico che nella Provincia Pedagogica è svolto dalle tre forme di rispetto culminanti nella quarta religione, viene assunto in Castalia dalla meditazione, una pratica comune a tutti e quattro i dipartimenti della scuola, e non appannaggio esclusivo di Waldzell, dove con il Giuoco delle perle di vetro si attua comunque il massimo livello di conoscenza interpretativa dell’universo. Mentre la Provincia Pedagogica di Goethe pare essere una istituzione iniziatica sovraconfessionale, ma a base cristocentrica, Castalia è una scuola esoterica aconfessionale, sovrareligiosa, senza per questo rinunciare ad un senso religioso dell’essere. [12]

Durante la missione diplomatica a Mariafels, svolta allo scopo di avvicinare l’ordine di Castalia alla Santa Sede, Knecht intrattiene con il Padre Jakobus, storico eminente, lunghe e dotte conversazioni durante le quali la diffidenza del monaco benedettino verso un ordine cui manchino un Dio, una chiesa e una teologia, diviene dispiaciuta commiserazione nei confronti di quella acuta, giovane intelligenza privata di una disciplina religiosa. La paziente permanenza di Knecht a Mariafels, prolungatasi in una seconda ripresa riuscirà a ottenere l’appoggio di Pater Jakobus per l’avvio, ma anche solo l’avvio, di relazioni diplomatiche con Roma, e soltanto dopo che l’eminente storico, a conclusione di dotte dispute, intuisce la profondità del pensiero contenuto nel Giuoco delle perle di vetro, segreto di Castalia, nel quale è da cercare la fede o la religione dell’ordine.

Hesse conosceva la pratica della meditazione tramite fonti disparate, una delle quali è il testo degli Joga Sutra di Patanjali, che egli cita nel 1950 in una lettera ad uno studente, nella edizione di Berlino del 1904, interpretata da Judge. Il primo dei molteplici esempi di meditazione descritti nel romanzo è il contenuto della visita che Knecht fa al Magister Musicae a Monteport prima di essere chiamato al passaggio al secondo grado della scuola. Il già anziano maestro prospetta al giovane allievo il prossimo approccio al Giuoco delle perle. Das alles ist schön und wichtig, aber eines ist wichtiger als alles andere: du wirst das Meditieren lernen [13]. Ma la cosa più importante sarà apprendere a meditare. Sotto la sua guida Knecht medita per la prima volta, con oggetto iniziale del pensiero un brano di musica di un maestro italiano, dal quale impara a seguire la serie ininterrotta di movimenti equilibrati, di passi simmetrici che continuano a svilupparsi nella mente anche e soprattutto dopo il tacersi delle note al pianoforte. Invitato a esprimere in figure lo scorrere della musica Knecht traccia una linea centrale dalla quale si dipartono come rami delle linee laterali; non soddisfatto svolge la linea in un cerchio, quasi come la corolla di un fiore. Nel sonno l’immagine continua ad espandersi in cerchi ed ovali fino a che con velocità crescente si squarcia in stelle lampeggianti. Forse un sogno profetico della finale rinuncia.

Knecht impara a meditare vedendo all’inizio in quella tecnica niente di più di un giuoco distensivo. Solo più tardi ne comprenderà l’alto significato [14] e il dannoso ripercuotersi sull’intera persona degli effetti della sua mancanza in quei rari periodi in cui ne tralascerà l’abitus. Infatti quanto più è difficile il compito, tanto più è necessaria la meditazione, prezioso ausilio all’armonizzazione di anima e spirito [15]. Al termine del terzo livello degli studi, il giorno della iniziazione di Knecht e dunque della sua accettazione all’ordine e ammissione nella Gerarchia, il Magister Musicae, come da statuti, convoca due fratelli, zwei Ordensbrüder, in qualità di testimoni e prima di procedere alla cerimonia affida all’iniziando un motto su cui meditare che suona: “Quando l’alto ordine ti chiama ad un ufficio sappi che ogni ascesa nella Gerarchia non è un passo verso la libertà, bensì verso il vincolo. Quanto più alto è l’ufficio, tanto più profondo è il legame. Quanto maggiore il potere, tanto più arduo il servizio. Quanto più forte la personalità, tanto più inammissibile l’arbitrio.” [16]

Con una seduta di meditazione si inaugurano i riti di celebrazione annuale del Glasperlenspiel la sera precedente l’apertura ufficiale, e il giorno convenuto tutte le stazioni radiofoniche del paese e del mondo intero sono in grado di collegarsi con Castalia partecipando alla meditazione condotta dal Magister Ludi con la formula cifrata di volta in volta scelta [17]. Ad un certo punto della storia dell’ordine si assisterà addirittura allo smantellamento di talune specialità scientifiche a vantaggio di una intensificata prassi meditativa [18]. In occasione della investitura di Knecht alla massima carica del Giuoco, che avviene alla presenza di cinque maestri, l’Ordine mette a disposizione del neoeletto due confratelli anziani che lo aiutino nei primi tempi del nuovo duro compito: un sottile conoscitore dell’istituzione in tutte le sue ramificazioni e un maestro di meditazione, il Magister Alexander. Quest’ultimo insegnerà a Knecht raffinate tecniche contemplative in vari stadi del giorno, insieme ad una rivista serale ricapitolante gli eventi accaduti, onde non trasportare nella notte e nel giorno successivo nulla di insoluto [19].

In secoli passati ci si rifugiava nella unificazione di spirito e religione, di ricerca e di ascesa, nelle università regnava la teologia, a Castalia la meditazione e lo yoga a diversi livelli, sono le pratiche tramite le quali tentare di esiliare la bestia insita nell’essere umano, il diabolus presente in ogni scienza [20].

Il Giuoco delle perle si suddivide in due specialità: quella formale e quella psicologica o pedagogica. In quest’ultima si cerca l’unità e l’armonia non tanto nella scelta dei raccordi e nel confronto dei contenuti quanto nella meditazione che concludendo il giuoco stesso, conduce all’esperienza della completezza e del divino [21].

La meditazione rende rarefatta ogni disciplina e la musica vi diviene esoterica [22]. Prima di recarsi all’ultimo colloquio con il Collegio dell’Ordine di Castalia Knecht placa con una accurata meditazione le onde disordinate della sua psiche [23]. Durante il colloquio stesso il Magister Alexander fronteggia la difficoltà del momento con un esercizio di respirazione. Infine Knecht attribuisce agli effetti della pratica Yoga ciò che egli definisce il risveglio, ossia la realtà dei fenomeni telepatici che fanno parte del suo bagaglio esperienziale e la chiara visione che ne consegue [24].

Le scuole tradizionali di ogni tipologia e finalità ordinano il sapere, curano o per lo meno dovrebbero curare l’educazione e insegnano concetti. In esse si apprendono e approfondiscono nozioni, dottrine e visioni del mondo, finalizzate allo sviluppo della cultura e del progresso civile. Al loro termine un esame finale attesta il superamento dell’iter e comprova l’avvenuta conclusione. Una scuola esoterica invece pone l’accento sulla sperimentazione di realtà non immediatamente recepibili e indaga senso e significato dietro le apparenze esterne, coltivando una doppia visione: l’una sul mondo sovrasensibile, l’altra sul suo rispecchiamento nella manifestazione.

La Provincia Pedagogica e Castalia possono essere ascritte alla seconda delle categorie citate per la caratteristica inequivocabile di luogo dello spirito, tuttora definito utopico, teso ad una visuale comune, nel quale l’esperienza del pensiero prelude la concretizzazione del suo contenuto. La Provincia Pedagogica e Castalia presentano dei tratti comuni esotericamente caratterizzanti. Oltre alla Gerarchia che le governa, alla severa libertà degli studi e alla centralità della musica, di cui abbiamo già detto è il particolare senso pedagogico ad unirle in una finalità eccedente le norme tradizionali nella vita consueta. I conseguimenti ottenuti non si quantificano in certificati o in valutazioni o tanto peggio in crediti, perché non è la mera preparazione intellettuale lo scopo delle due istituzioni. Nelle tre classi, ma diremmo meglio, nei tre gradi, di insegnamento, in cui ambedue si strutturano è il senso della promozione evolutiva al centro della sperimentazione. Il lavoro che vi si propone ha inizio nella singolarità, ma procede in comunanza con i membri del gruppo e si realizza nella collaborazione. Il risultato delle ricerche offre frutti che conducono alla personale acquisizione del secretum, sostenuta però dal gruppo degli indaganti, senza il quale il lavoro del singolo permarrebbe irrilevante.

L’universalità dello scibile non è da intendersi solo sotto l’aspetto orizzontale e quantitativo, bensì anche e soprattutto sotto quello qualitativo e verticale. L’incontro delle due direzioni conduce al servizio all’umanità e dell’umanità. Per Goethe in accordo alle tre forme di rispetto si snodano la politica, la religione e l’etica [25]; per Hesse la meditazione del giuoco e sul giuoco diffonde i propri benefici effetti   a livello mondiale.

I discenti della Provincia Pedagogica e di Castalia esercitano l’obbedienza come forma della resa della volontà personale al bene del gruppo e dell’istituzione, la forma del prestare ascolto, del dare udienza alle sottili sollecitazioni dei mondi dello spirito e alle urgenti necessità umane evolutive e progressive. In queste due organizzazioni ci si prende cura del corpo, dell’anima e dello spirito e le leggi del ritmo e del respiro ascoso della musica chiedono con silenzioso imperio di venir decifrate. I discepoli e i maestri della Provincia Pedagogica e di Castalia, che liberamente si sottopongono all’onere di quella formazione, esercitano la responsabilità cosciente del loro progredire, in una rinuncia [26] che attraverso l’autoconoscenza spalanca porte più ampie.

Ascoltano dunque l’appello pressante e vi rispondono, portando in esteriorizzazione lenta, ma costante, i principi universali, che sostengono il cammino del viandante terreno e ne affermano la centralità ed il compito di catalizzatore delle forze a lui superiori e di ponte fra l’invisibile e il visibile.

Il presunto segreto di cui ambedue le istituzioni si ammantano non è un orpello, un’esca per accalappiare i curiosi o un trucco per aumentare la quota di lettori. Il segreto non ha nulla di misterioso, nel senso che non ha nulla di arcano o di proveniente da ambiti irraggiungibili. Il segreto che ambedue le scuole custodiscono, nell’ottagono al centro della Provincia Pedagogica e a Cella Silvestris nel cuore di Castalda è acquisibile nella ricerca e conquistabile dall’umanità di sempre, a condizione che essa voglia sottoporsi a quella disciplina.

Se i tratti accomunanti le due esperienze pedagogiche sono quelli della obbedienza cosciente, della visione aperta e della graduale conquista della materia da parte dello spirito, il secolo abbondante che le separa consente di constatare l’impronta che le assorella, diversificandole.

La Provincia Pedagogica con l’accento sulle forme di rispetto, cui corrispondono i diversi tipi di religione, sembra appartenere ad una fase della ricerca esoterica per lo più centrata sull’esperienza del cuore. Castalia, focalizzandosi sulla meditazione e ponendo in primo piano l’aspetto artistico scientifico del simbolo, percorre il sentiero della mente, nel quale non solo il bello ed il buono, ma anche la scienza è sorgente di perfezione.

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Note

1. “Unter allen deutschen Dichtern ist Goethe derjenige, dem ich am meisten verdanke, der mich am meisten beschäftigt, bedrängt, ermuntert, zu Nachfolge oder Widerspruch gezwungen hat.” Hermann Hesse, Gesammelte Werke, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1970 , vol. 12, p. 145. ^

2. “Dieser [l’amico al quale Wilhelm si era rivolto per l’informazione] wußte zu raten und zu helfen, daß der Sohn in eine der guten Lehranstalten aufgenommen wurde, die in Deutschland blühten und worin für den ganzen Menschen, für Leib, Seele und Geist, möglichst gesorgt ward.” Wilhelm Meisters Wanderjahre, Goethes Werke, Hamburger Ausgabe in 14 Bänden, Wegner, Hamburg 1968, Vol..VIII, p. 86. D’ora in avanti citato con: WMW. ^

3. “Als ich ihn vor Jahren das letztemal sah, erzählte er mir gar manches von einer pädagogischen Verbindung, die ich nur für eine Art von Utopie halten konnte; […] WMW, p.141. ^

4. “Eines recht wissen und ausüben gibt höhere Bildung als Halbheit im Hundertfältigen.” WMW, p. 148. ^

5. “Das Grundgesetz unsrer Verbindung; in irgendeinem Fache muß einer volkommen sein, wenn er Anspruch auf Mitgenossenschaft machen will.” WMW, p. 334. ^

6. La prima parte della illustrazione della Provincia Pedagogica si estende nei WMW da p. 149 a p.167, ossia nel primo e nel secondo capitolo del secondo libro. ^

7. La seconda parte della narrazione della Provincia Pedagogica si estende nei WMW da p. 244 a p. 264 formando l’ottavo e il nono capitolo del secondo libro. ^

8. “Unser Glasperlenspiel aber vereinigt in sich alle drei Prinzipien: Wissenschaft, Verehrung des Schönen und Meditation.” Hermann Hesse, Das Glasperlenspiel, Suhrkamp, Frankfurt a. M., 1967, p. 351. D’ora in avanti citato con: Gpsp. ^

9. “Unser Spiel aber ist weder Philosophie, noch ist es Religion, es ist eine eigene Disziplin und im Charakter am meisten der Kunst verwandt, es ist eine Kunst sui generis. Gsps, p. 153. Non possiamo fare a meno di notare la somiglianza d’espressione coi versi 5107-5018 del Faust II:

  • Denn das Naturell der Frauen Ist so nah der Kunst verwandt.
  • Perchè il naturale della donna è così da vicino imparentato con l’arte. ^

10. Sul tema si confrontino a titolo indicativo: Inge Meidinger-Geise, Zum Wortschatz Utopiens “Muttersprache”, 1949, pp. 245-252 e Inge D. Halpert, Vita activa and vita contemplativa, “Monatshefte Dt. Unterricht”, 53, (1961), pp. 159-166. ^

11. WMW, p.156. Richiamiamo inoltre l’attenzione sul motto di Ermete Trismegisto: “Come in alto, così in basso.” ^

12. “Wenn wir Kastalier auch keine Konfession und keine Kirche haben, so ist Frömmigkeit uns doch nichts Unbekanntes; […]”. Gpsp. p. 286. ^

13. Gpsp. p.82 ^

14. Gpsp. p. 93. ^

15. Gpsp. p.111. ^

16. “Beruft dich die hohe Behörde in ein Amt, so wisse: jeder Austieg in der Stufe der Ämter ist nicht ein Schritt in die Freiheit, sondern in die Bindung. Je höher das Amt, desto tiefer die Bindung. Je größer die Amtsgewalt, desto strenger der Dienst. Je stärker die Persönlichkeit, desto verpönter die Willkür.” Gpsp. p.154. ^

17. Gpsp. p. 288-89. ^

18. Gpsp. 305. ^

19. Gpsp. p. 249. Nei Wanderjahre, nella famiglia di Juliette la domenica è dedicata alla Betrachtung e a nessuno è consentito trasportare nella settimana seguente una questione che lo renda inquieto. Si veda WMW, p. 84. ^

20. Gpsp. p 259. ^

21. Gpsp. p. 215. ^

22. Gpsp. p. 287. ^

23. Gpsp. p. 417. ^

24. Gpsp. p. 439. ^

25. WMW, p. 391. ^

26. Ricordiamo che il sottotitolo dei Wanderjahre suona oder die Entsagenden, o i rinuncianti. ^