Letture d'EsoterismoAntologia dell’«Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert

Adorare, onorare, riverire. Tre verbi usati egualmente per il culto religioso e per il culto civile.
In religione, si adora Iddio, si onorano i Santi, si riveriscono le reliquie e le immagini.
Nel culto civile, si adora un’amante, si onorano le persone dabbene, si riveriscono le persone illustri e quelle particolarmente di merito.

Antologia dell’«Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert

curato da Roberta Giammaria

Adorare

Adorare, onorare, riverire. Tre verbi usati egualmente per il culto religioso e per il culto civile.

In religione, si adora Iddio, si onorano i Santi, si riveriscono le reliquie e le immagini.

Nel culto civile, si adora un’amante, si onorano le persone dabbene, si riveriscono le persone illustri e quelle particolarmente di merito.

In fatto di religione, adorare è tributare all’essere supremo un culto di dipendenza e di obbedienza; onorare è tributare ad esseri subalterni, ma sempre spirituali, un culto di invocazione; riverire è tributare un culto esteriore di rispetto e osservanza ad esseri materiali, in riguardo degli esseri spirituali cui essi appartengono.

Nello stile profano, si adora votandosi interamente al servizio di una persona amata, e ammirandone persino i difetti; si onora con attenzioni, riguardi e cortesie; si riverisce dando segni di un’alta stima e di una considerazione al di sopra del comune.

La maniera di adorare il vero Dio non deve mai uscire dalla ragione: perché Iddio è il creatore della ragione, ed Egli ha voluto che noi ce ne serviamo anche nel giudicare quanto convenga fare o non fare a suo riguardo. Non si onoravano, forse, i Santi, e non si riverivano, forse, le loro immagini e le loro reliquie nei primi secoli della Chiesa, come invece si è fatto poi, a causa dell’avversione in cui era tenuta l’idolatria e della circospezione che si nutriva per un culto i cui precetti non erano ancora molto formali.

La bellezza si fa adorare solo quand’è condita di grazia; e questo culto non può quasi mai giustificarsi, perché il capriccio e l’ingiustizia sono soventissimo compagni della bellezza.

L’educazione del popolo si limita a fare sì che viva in pace e familiarmente con i suoi eguali. Il popolo non sa che cosa sia onorarsi reciprocamente: è un sentimento questo proprio d’un ceto superiore. La virtù merita di essere riverita; ma chi la riconosce? Eppure trova il suo posto dappertutto.

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