Filosofia del denaro

Dialoghi FilosoficiNella vita “ritmica” dell’uomo contemporaneo, il mondo dei sensi e dei significati attribuibili intenzionalmente alle o riscontrabili obiettivamente nelle “cose”, è il prodotto esclusivo di un intelletto, inteso sia come una rappresentazione più o meno completa del contenuto del mondo, sia come un mezzo disponibile universalmente per poter rinviare, in una moltiplicazione infinita, il raggiungimento del fine, oggetto dell’azione deliberata. Con il dominio esclusivo delle funzioni intellettuali di calcolo sull’emotività e sul sentimento, questi ultimi cessano di essere quel medium simbolico-semantico che conferisce alle esperienze il loro valore di “cose in sé”, irriproducibili ed insostituibili.

Filosofia del denaro

di Riccardo Roni

1. Distinzioni teoretiche e modelli alternativi di soggettività

In un efficace esempio richiamato da Georg Simmel, il distributore automatico [1], (o, ad un livello macroscopico, il centro commerciale, inteso come un grande organismo con funzioni impersonali) è un oggetto programmato per svolgere “simmetricamente” un determinato numero di funzioni, senza ammettere variazioni, che vede abolita del tutto la mediazione umana in virtù di procedure di carattere meramente tecnico-operativo-quantitativo. Nell’economia monetaria, un analogo processo significativo di oggettivazione è riscontrabile in particolare nel mondo dello stile di vita dei soggetti umani e della cultura in generale.

Entro questa dimensione, i rapporti fondamentali fra gli uomini tendono a farsi misurabili e calcolabili e in essi è possibile riscontrare una netta prevalenza del calcolo sul sentimento, gravosa di conseguenze. Quando, come in questo caso, si parla di cultura occorre tuttavia interrogarsi sia sull’aspetto qualitativo di quelle funzioni mentali che sono la causa primaria della genesi di determinate forme della rappresentazione, sia sul modello di soggettività che dall’esercizio di tali funzioni viene a porsi in essere.

Simmel intende il contesto della cultura sia nella sua concretizzazione in opere “oggettive” (come i libri o le merci) volte al soddisfacimento dei bisogni umani di edificazione, sia come Lebensform, ovvero forma, modello di vita che condiziona la stessa socializzabilità dei Lebensräume, degli spazi “vitali”.

Nella vita “ritmica” dell’uomo contemporaneo, il mondo dei sensi e dei significati attribuibili intenzionalmente alle o riscontrabili obiettivamente nelle “cose”, è il prodotto esclusivo di un intelletto, inteso sia come una rappresentazione più o meno completa del contenuto del mondo, sia come un mezzo disponibile universalmente per poter rinviare, in una moltiplicazione infinita, il raggiungimento del fine, oggetto dell’azione deliberata. Con il dominio esclusivo delle funzioni intellettuali di calcolo sull’emotività e sul sentimento, questi ultimi cessano di essere quel medium simbolico-semantico che conferisce alle esperienze il loro valore di “cose in sé”, irriproducibili ed insostituibili.

L’intelletto, inteso come una funzione di calcolo, asseconda invece gli interessi del denaro, che “misura tutte le cose con spietata oggettività”, in una connessione ininterrotta e secondo una rigida causalità [2], paragonabile a quella dei fenomeni naturali. Mediante l’intelligenza oggettiva, l’uomo forma un numero sempre crescente di serie collegate, eliminando in questo modo le interferenze del sentimento, il cui effetto propulsivo e il cui significato retorico viene spinto al di là dell’umano, nelle dimensioni vaghe e fluttuanti dei “punti finali di natura teleologica”, che sono delle cesure asimmetriche, ovvero delle vere e proprie interruzioni di un ordine sistematico. Potremmo pertanto definire il sentimento e l’emotività come delle funzioni “disorganiche”, riscontrabili come costitutive di quel modello di soggettività che ricerca la verità dell’esistenza prestando fede a quel sentimento di intima certezza che accompagna i contenuti della rappresentazione [3]. Questa soggettività asimmetrico-spontanea [4] essendo fornita di un’anima tutta particolare, che è descritta da Simmel come “la forma che lo spirito, cioè il contenuto logico-concettuale del pensiero, assume per la nostra soggettività in quanto nostra soggettività” [5], non ammette pertanto che l’individualità degli elementi, l’irregolarità delle loro forme e dei loro rapporti venga livellata fino a giungere ad una perfetta simmetria [6], in quanto:

“La configurazione simmetrico-ritmica si presenta come la prima e la più semplice forma con cui l’intelletto stilizza, per così dire, la materia della vita, la rende dominabile e assimilabile. […] esso esercita violenza in una duplice direzione: sul soggetto, i cui impulsi e bisogni non sorgono in base ad un’armonia prestabilita con quello schema fisso, ma solo casualmente possono con esso armonizzarsi; e, in misura non minore, nei confronti della realtà esterna, le cui forze e i cui rapporti con gli uomini si possono rinchiudere in una cornice così semplice soltanto con la violenza.” [7].

E ancora:

“La forma di vita sistematica non è solo […] la tecnica propria delle tendenze centralistiche, di tipo dispotico o socialistico, ma esercita anche, di per sé un fascino particolare. L’equilibrio interno e la compattezza esterna, l’armonia delle parti e la calcolabilità dei loro destini, conferisce a tutte le organizzazioni simmetriche e sistematiche un’attrattiva che esercita i suoi effetti molto al di là dell’ambito della politica, con una forza capace di plasmare una grande quantità di interessi pubblici e privati. […]. Si tratta dello stesso fascino estetico che può esercitare anche la macchina.” [8]

Secondo quali modalità si costituisce, secondo Simmel, la pratica della libertà nell’agire concreto di questo soggetto asimmetrico?

La libertà non è innanzitutto qualcosa di negativo, ma si configura piuttosto come una “positiva estensione del potere dell’Io sugli oggetti che ad esso si piegano” [9], in quanto questi, nella vita moderna, costituiscono un sistema autonomo inerte, con cui il soggetto è in rapporto, senza tuttavia poterlo assimilare al proprio Io. Benché, da un lato, questo soggetto percepisca di essere oppresso dalle esteriorità con cui la vita moderna circonda gli individui con una molteplicità di forme oggettive che si muovono autonomamente in modo impersonale, come gli ingranaggi di un orologio, dall’altro cerca di colmare il vuoto di questa inaggirabile e crescente distanza fra sé e gli oggetti. Onde evitare che questo pathos della distanza degeneri nella “fobia del contatto” [10] tipica dei soggetti nevrotici, il soggetto disorganico, mediante “il gusto positivo, l’energico dire-di-sì, l’afferrare il piacere, gioioso e privo di riserve” [11], cerca di colmare la distanza assimilando a sé persone e cose, imprimendo ad esse la forma e la legge della sua essenza, ma rispettando al contempo le cose nella loro specificità e inserendole nella cerchia dei propri fini e del proprio potere, senza tuttavia privarle della loro natura e riconoscendo le loro leggi [12]. Questa forma di soggettivismo, osserva Simmel, possiede un carattere simile all’essenza dell’arte, in cui “giunge ad espressione un’unità spirituale soggettiva” [13]:

“Raggiungere un rapporto più intimo e vero con le cose mediante il fatto che, ritirandoci in noi stessi, ce ne allontaniamo, ovvero riconosciamo consapevolmente la distanza che esiste sempre tra noi e loro. […] la crescente accentuazione dell’individualità, che si distingue proprio dall’ambiente immediato nel modo più netto, tutta questa distanziazione va di pari passo con l’allacciamento di relazioni con le cose più lontane [meno usurate e sature di significati], con l’interesse per ciò che è più remoto, con la comunanza di pensieri con cerchie i cui legami sostituiscono ogni vicinanza spaziale.” [14]

Con l’aiuto dell’arte, occorre pertanto volgere lo sguardo al passato, per recuperare sensi e significati delle cose che, nel tempo presente, sono cadute sotto un processo di oggettivazione ad opera del denaro, che ne ha spogliato ogni risonanza emotiva e polisemia affettiva:

ci rendiamo conto di come il denaro, data la sua sempre maggiore importanza, ci ponga ad una distanza psichica sempre maggiore dagli oggetti, spesso ad una distanza tale che la loro essenza qualitativa si allontana completamente dalla nostra portata visiva e il contatto interno col loro pieno, autentico essere, risulta completamente interrotto.” [15]

Per un processo circolare, l’allontanamento dalla natura a cui hanno costretto la vita economica e la vita cittadina da essa dipendente, ha prodotto negli individui un nuovo interesse per una dimensione lontana, che persino nei momenti di vicinanza fisica sembra stare davanti a noi come qualcosa di intimamente irraggiungibile, come una promesse de bonheur mai completamente mantenuta, tanto da prospettare la possibilità di un’utopia rovesciata di un nuovo stato di natura.

2. L’oggettivazione totale che inghiotte capi e sudditi

Simmel osserva come nel contesto della società moderna sia improprio rappresentarsi questa come una piramide verticale, al cui vertice sarebbero collocati coloro che detengono il capitale, e alla cui base gli sfruttati, che prestano manodopera in cambio di denaro. Il filosofo nota come da quando i bisogni delle masse più povere vengono soddisfatti dalla grande industria che ha posto al loro servizio le immense energie scientifiche e tecniche dei ceti potenti, l’attività, per esempio, di un cotonificio nel quale sono impiegate intelligenze di grado elevato, dipende tuttavia da consumatori del più basso strato sociale [16]. Come osserva efficacemente Bauman, quando le autorità sono molte, tendono ad annullarsi a vicenda, e l’unica effettiva autorità sul campo è quella chiamata a scegliere tra esse. Da questo risulta che è per gentile concessione di chi sceglie che un’autorità potenziale diventa un’autorità reale. Secondo questo vettore, con lo sviluppo dell’economia capitalistica, le autorità finiscono per non comandare più, ma si ingraziano chi le sceglie, tentano e seducono [17]. Questo “effetto di ritorno” dei servizi, per cui le classi più basse comperano il lavoro delle classi più elevate, secondo Simmel si presenta in molti contesti della stessa vita culturale. Da quale fattore dipende tale processo? “Questo fenomeno è possibile”, spiega Simmel, “solo perché l’oggettivazione si è impadronita della produzione sia nei confronti del soggetto che produce che nei confronti di quello che consuma; attraverso questo processo la produzione si trova ora al di là delle differenze sociali o d’altro tipo. […] Da questo capovolgimento del rapporto, considerato tipico, tra gli strati sociali più alti e quelli più bassi risulta dunque […] che la forma in cui tutto questo può accadere è la completa oggettivazione della prestazione produttiva stessa, sia nei confronti degli uni che nei confronti degli altri in quanto soggetti. Quel capovolgimento non è altro che una conseguenza estrema del legame tra divisione del lavoro e oggettivazione.” [18].

Stesse parole e stessi toni saranno usati, dopo circa sessant’anni, da Herbert Marcuse:

“Questi capi di primo piano, come pure gl’innumerevoli sottocapi, sono a loro volta funzionari di un’autorità superiore, che non si incarna più in una persona: l’autorità dell’apparato dominante di produzione, che una volta messo in moto e diretto ormai, con la sua capacità di rendimento, nella direzione prevista, inghiotte i capi e coloro che sono comandati, senza tuttavia eliminare le loro radicali differenze, cioè la differenza fra signori e servi. […] Questo processo viene naturalmente guidato ed organizzato dagli uomini, ma i loro obiettivi e i mezzi per raggiungerli sono determinati dall’esigenza di conservare, ingrandire e proteggere l’apparato [l’oggetto-feticcio di cui parlava Simmel] – una perdita di autonomia, che sembra qualitativamente diversa da quella dipendenza dalle forze produttive disponibili che è caratteristica di precedenti stadi della storia.” [19].

Quella distanza incolmabile tra soggetto desiderante e mondo delle cose, che animava le tensioni immanenti al mondo della vita, ai tempi della produzione artigiana era colmata dall’arte, intesa in particolare come dimensione esistenziale oltre che forma-lavoro. Ora nel mondo dei produttori e dei consumatori, intesi come una massa organizzata, simmetrica, la distanza è ridotta dalla presenza di un oggetto generale, “da un lato del quale gli uni, per così dire, lavorano, mentre dall’altro lato gli altri lo consumano, un oggetto che li divide e nello stesso tempo li unisce” [20].

Nel caso specifico del lavoratore, questo, incapace di sottomettere l’oggetto al proprio ritmo, non è in grado di riconoscere la sua mano nel prodotto, né può esprimere in questo la propria personalità. Sul versante opposto, diversamente dalla macchina industriale, che in virtù della sua specializzazione può raggiungere la forma dell’abilità personale e un carattere personalmente definito, gli strumenti con cui opera l’artista, in quanto indifferenziati, danno all’arte un margine molto ampio per dispiegarsi per loro tramite [21].

Se si confrontano per esempio l’operaio di una fabbrica di scarpe con un artigiano che fabbrica scarpe su ordinazione, la differenza fra i due contesti risulta di notevole evidenza in quanto lo strumento indifferenziato con cui opera l’artigiano è “una continuazione del suo braccio” permettendo così una esplicazione completa della forma finale dell’oggetto, in modo tale che lo strumento può assolvere alla funzione di mezzo e il fine risultare nel prodotto completo, come piena attualizzazione della rappresentazione pensata dell’oggetto. In questo caso il fine non è soffocato attraverso il mezzo.

Nel caso dell’operaio, invece, il fine non è tanto l’oggetto da lui autonomamente prodotto, quanto piuttosto la macchina, che realizza autonomamente il fine per cui è predisposta: di fronte ad essa l’operaio non è che un mero tramite, un semplice mezzo, che è annichilito da un fine a lui esterno. In quest’ultimo caso la personalità non “aderisce” all’oggetto, che risulta moltiplicato da un sistema di produzione in continua crescita che crea nei confronti dell’Io un “apparato antagonistico”, che può in molti casi determinare una proliferazione di atteggiamenti di passività masochistica al cospetto dell’oggetto-feticcio [22].

3. Cercare soggetti, trovare individui

Come è stato osservato nel primo paragrafo della presente analisi, la soggettività personale-spirituale, intesa come la significatività propria dell’esistenza, continua persistentemente ad esistere di fronte all’oggettività della cultura, sentendo il proprio valore personale come superiore ad ogni spirito oggettivato in enti individuali. Nella lettura di Simmel, è presente una sottile differenza rintracciabile tra la dimensione della libera soggettività, che può trovare un pieno appagamento nelle forme dell’opera d’arte, intesa come “la più pura espressione del soggetto” [23], e invece quello che il filosofo definisce “il vivaio dell’individualismo e dell’egoismo economici” [24], prodotto dall’azione spersonalizzante del denaro. La figura tipica dell’individuo egoista è quella dell’affarista, che diversamente dal gentleman, che otteneva credito grazie alla fiducia dovuta al riconoscimento socio-culturale del suo status, è diventato un tecnico impersonale, privo di accentuazioni psicologiche [25]. Per un certo parallelismo, come il denaro è il valore delle cose senza le cose stesse, allo stesso modo potremmo dire che l’individuo è il valore della persona senza soggetto. Questo concetto è ben espresso dal filosofo quando osserva, facendo eco a Nietzsche, che “la concezione razionalistica del mondo – che imparzialmente, come il denaro, ha nutrito anche l’immagine socialistica della vita – è divenuta la scuola dell’egoismo moderno e dell’affermazione sfrenata dell’individualità. […] l’Io è il fondamento evidente, è inevitabilmente l’interesse dominante; tutti i motivi propri dell’altruismo non appaiono altrettanto naturali e autoctoni, ma supplementari e, per così dire, innestati artificialmente.” [26].

Allo stesso modo Nietzsche aveva notato come :

“L’individualismo è una forma modesta e non ancora consapevole di volontà di potenza; qui al singolo sembra già sufficiente il liberarsi dalla strapotenza della società (sia quella dello Stato sia quella della Chiesa…). Egli non si contrappone come personalità ma solo come individuo; rappresenta tutti gli individui contro la collettività. Ossia si pone istintivamente come uguale ad ogni altro individuo; ciò che lottando consegue, lo consegue non per sé come persona, ma per sé come individuo contro la collettività. Il socialismo è un mezzo di agitazione dell’individualista […] ciò che esso vuole, non è la società come fine dell’individuo, bensì la società come mezzo per rendere possibili molti individui.” [27].

Questa distinzione fondamentale segna il passaggio dal regno della libertà del soggetto, che si costruisce in relazioni uniche ed irripetibili, al dominio incondizionato dell’oggetto, che funge da regolatore di rapporti uniformi ed impersonali; così Simmel, dal canto suo, osserva come i molteplici modi di relazione fra un Io ed un Tu rischiano di perdere valore e senso se condivisi da tutti allo stesso modo [28]. Identico è il ruolo svolto dal denaro : il significato di esso per lo stile di vita consiste nel fatto che, in virtù della sua posizione al di là di ogni unilateralità, può diventare per ognuna di esse qualcosa di simile ad una loro parte [29].

Tuttavia non solo il denaro, ma anche l’intellettualità fino al diritto, preparano congiuntamente il terreno per il sorgere di masse, in quanto a partire “dalla divisione del lavoro deriva di fatto che il singolo oggetto è già un prodotto di massa” [30], trasformano i modi di costituzione dell’oggetto impulsivamente soggettivi in modi uniformi, simmetrici, oggettivamente sottoposti a norme. Tutti e tre sono in grado di prescrivere forme e direzioni ai contenuti: “quando si impadronisce dei fondamenti formali delle relazioni tra gli uomini”, commenta Simmel, “l’eguaglianza diviene il mezzo per portare la disuguaglianza individuale all’espressione più netta e gravida di conseguenze e l’egoismo, rispettando le barriere dell’uguaglianza formale, si adegua agli ostacoli interni ed esterni e possiede quindi proprio nella validità generale di quelle determinazioni un’arma che, in quanto serve a chiunque, serve anche contro chiunque. […] il razionalismo illuminato non trova più alcun fondamento non appena ogni proprietà diventa trasferibile in un valore il cui perseguimento illimitato non può essere impedito in linea di principio a nessuno.” [31].

4. La natura fluida del denaro anticipa la “modernità liquida”

Per spiegare la natura propria del denaro, Simmel ricorre all’immagine dei corpi allo stato liquido, privi di confini interni e facilmente adattabili, senza opporre resistenze, ai confini esterni del recipiente solido che li contiene. Allo stesso modo il denaro risulta un mezzo efficace “per tradurre un ritmo di condizioni di vita che esercitano su di noi una coercizione superindividuale in una armonia e in una stabilità che permettono alle nostre forze e ai nostri interessi personali una manifestazione più libera, e cioè da un lato più individuale e dall’altro più puramente oggettiva.” [32].

Questa essenza inconsistente del denaro permette a questo di adattarsi ai ritmi accelerati dei tempi di vita che esso stesso ha prodotto. Infatti la velocità che caratterizza la circolazione del denaro nei riguardi di tutti gli altri oggetti, possiede il potere di intensificare il tempo generale della vita in modo immediato e in proporzione al fatto che esso diventa il centro universale degli interessi. “Il fatto che le monete siano rotonde, e che quindi possano ‘rotolare'”, spiega Simmel, “simboleggia il ritmo del movimento che il denaro imprime alla circolazione” [33]; se un tempo le monete avevano forma angolare, il loro uso ne ha smussato gli angoli, arrotondandole come è avvenuto per i prezzi dei prodotti nei grandi centri commerciali:

“Oggi, nei grandi centri commerciali, anche il commercio al minuto viene praticato con cifre arrotondate, mentre nelle località fuori mano, agli occhi di chi abita in una grande città, i prezzi sembrano curiosamente poco arrotondati.” [34].

Una società governata dall’estetica del consumo, necessita pertanto dell’assoluto carattere dinamico del denaro che “relativizza” la stabilità assoluta degli oggetti economici nel momento in cui ispira una percezione del mondo come un aggregato di prodotti per il consumo immediato. Benché nella comprensione del mondo, congiuntamente alla categoria del mutamento fosse ancora presente quella della persistenza, erede dell’epoca pre-moderna [35], potremmo tuttavia concludere che al tempo di Simmel iniziava a configurarsi quella grande operazione di “fusione dei corpi solidi” [36] che troverà un sostanziale completamento nell’era del pensiero debole.

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Note

1. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, trad. it., UTET, Torino 1984, p. 650. (torna al testo)

2. Ivi, p. 610. (torna al testo)

3. Ivi, p. 638. (torna al testo)

4. Ivi, p. 692. In questo passo Simmel individua due principi di vita che indica simbolicamente come ritmico-simmetrico e individualistico-spontaneo. (torna al testo)

5. Ivi, p. 657. (torna al testo)

6. Ivi, p. 687. (torna al testo)

7. Ivi, p. 688. (torna al testo)

8. Ivi, pp. 692-93. (torna al testo)

9. Ivi, p. 649. (torna al testo)

10. S. FREUD, Totem e tabù, in Opere, vol. VII, Boringhieri, Torino 1966 sgg, pp. 78-79. (torna al testo)

11. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, ed. cit., p. 669. (torna al testo)

12. Ivi, p. 688. (torna al testo)

13. Ivi, p. 642. (torna al testo)

14. Ivi, pp. 669-70. (torna al testo)

15. Ivi, p. 673. (torna al testo)

16. Ivi, p. 646. (torna al testo)

17. Z. BAUMAN (2000), Modernità liquida, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2007, p. 64. (torna al testo)

18. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, ed. cit., pp.646-47. (torna al testo)

19. H. MARCUSE (1963), L’obsolescenza della psicoanalisi in Cultura e società. Saggi di teoria critica 1933-1965, trad. it. di C. Ascheri, H. Ascheri e F. Cerutti, Einaudi, Torino 1969, pp. 234-35. (torna al testo)

20. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, ed. cit., p. 646. (torna al testo)

21. Ivi, p. 647. (torna al testo)

22. Ivi, p. 649. (torna al testo)

23. Ivi, p. 642. (torna al testo)

24. Ivi, p. 618. (torna al testo)

25. Ivi, pp. 675-76. (torna al testo)

26. Ivi, p. 620. (torna al testo)

27. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1887- 1888, in Opere, vol. VIII, tomo II, Adelphi, Milano 1964 sgg., pp. 148-49. (torna al testo)

28. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, ed. cit., p. 618. (torna al testo)

29. Ivi, p. 699. (torna al testo)

30. Ivi, p. 658. (torna al testo)

31. Ivi, p. 624. (torna al testo)

32. Ivi, p. 696. (torna al testo)

33. Ivi, p. 711. (torna al testo)

34. Ivi, p. 712. (torna al testo)

35. G. SIMMEL (1900), Filosofia del denaro, ed. cit., p. 714. (torna al testo)

36. Z. BAUMAN (2000), Modernità liquida, ed. cit., Prefazione, pp. VII-VIII. (torna al testo)

Bibliografia

BAUMAN Z. (2000), Modernità liquida, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2007.

BOURDIEU P. (1969), La distinzione. Critica sociale del gusto, Guaraldi, Rimini 1972.

FREUD S. (1912-13), Totem e tabù, in Opere, vol. VII, Boringhieri, Torino 1966 sgg,

MARCUSE H. (1963), L’obsolescenza della psicoanalisi, in Cultura e società. Saggi di teoria critica 1933-1965, trad. it. di C. Ascheri, H. Ascheri e F. Cerutti, Einaudi, Torino 1969.

NIETZSCHE F. (1964 sgg.), Frammenti postumi 1887- 1888 , in Opere, vol. VIII, tomo II, Adelphi, Milano.

SIMMEL G. (1900), Filosofia del denaro, trad. it., UTET, Torino 1984.

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