I Misteri di S. Miniato

Letture d'EsoterismoIl simbolismo nascosto del grande zodiaco della navata centrale

Il grande zodiaco di S. Miniato non è soltanto il più grande d’Italia e forse del mondo, ma risulta essere, ad un più attento esame, una macchina filosofica collegata in modo straordinario a importanti dettagli decorativi presenti, sia all’interno della Chiesa che sulla facciata, in una sottile rappresentazione simbolica sulla quale vale la pena di sostare pensando.

I Misteri di S. Miniato

di Fred Gettings (tratto da “The Mercury Star Journal” Vol. IV, n. 2)

Il simbolismo nascosto del grande zodiaco della navata centrale

Credo che ognuno di noi sia entrato almeno una volta nella basilica di S. Miniato, una delle opere più belle e più antiche e più ammirate delle nostre colline toscane. Racconta la leggenda che S. Miniato, il primo Martire di Firenze, condannato a morte a mezzo decapitazione, si prendesse la sua testa decapitata fra le mani e se ne andasse a morire sulla collina. Le sue spoglie riposano ancora nella cripta, la parte più antica e più sacra del complesso architettonico, luogo di meditazione e di preghiera dei Monaci Benedettini Olivetani.

Per capire a fondo la bellezza e la lunga storia della Basilica mi basta pensare che gli unici due monumenti cittadini che Dante vide finiti prima di partire in esilio furono il Battistero e S. Miniato. Altre chiese erano in costruzione e altre opere d’arte di là da venire. Firenze era ancora una città turrita, chiusa nel primo cerchio di mura. S. Miniato al Monte dominava la città piccola e lontana, ma in grande evoluzione storica artistica. Nella navata centrale protetto da cordoni rossi, fra il portone e il piccolo altare aggiunto in epoca rinascimentale, possiamo vedere il bellissimo mosaico che rappresenta i segni zodiacali.

Troppe scarpe sono passate sopra quei marmi nel corso dei secoli. Fedeli, pellegrini, devoti hanno levigato quel mosaico fino a quasi confonderne i contorni, ma lo spirito, l’essenza del simbolismo paleocristiano è giunto intatto fino a noi. Il grande zodiaco di S. Miniato non è soltanto il più grande d’Italia e forse del mondo, ma risulta essere, ad un più attento esame, una macchina filosofica collegata in modo straordinario a importanti dettagli decorativi presenti, sia all’interno della Chiesa che sulla facciata, in una sottile rappresentazione simbolica sulla quale vale la pena di sostare pensando.

L’iconografia dello zodiaco ha naturalmente, radici precristiane, i simboli dei dodici segni furono elaborati nei centri misterici egitto-babilonesi e giunsero in occidente attraverso la cultura greca antica, assorbita e trasmessa dagli arabi. Lo zodiaco rappresenta il simbolo più elevato degli antichi culti collegati agli astri, al sole e alle stagioni e richiedeva solo leggeri mutamenti per essere perfettamente integrato nel nuovo sistema del cristianesimo.

L’analisi dello zodiaco di S. Miniato al Monte dimostra che il suo simbolismo rappresenta indubbiamente la massima espressione dello sforzo medievale di cristianizzare l’astrologia ereditata dal mondo pagano e riesce a stabilire un convincente parallelo fra cielo e terra, fra l’uomo e il Cristo, fra il quotidiano e il miracoloso.

La data, scritta in numeri romani, della realizzazione del mosaico e incisa vicino al portale centrale è il 1207 e non vi è dubbio che l’opera fu concepita ed eseguita interamente in loco, per rispondere alle precise esigenze del programma simbolico sottinteso nell’intera basilica. Le dodici raffigurazioni dei segni zodiacali sono tipiche della tradizione iconografica medievale, tranne che per alcune importanti eccezioni, che peraltro sono giunte a noi quasi identiche e facilmente riconoscibili.

Il primo segno, l’Ariete, si trova immediatamente a nord rispetto al centro (guardando verso l’abside all’estremità orientale). Sia l’Ariete che il Toro sono rappresentati rampanti, girati in senso orario, cioè seguono schematicamente l’apparente movimento del sole nel cielo. I Gemelli sono chiaramente un uomo e una donna, mentre originariamente erano due uomini e si riferivano al mito di Castore e Polluce.

Il Cancro, appare sotto forma di granchio molto raramente negli zodiaci medievali. Il Leone è rappresentato nella sua identità regale, mentre la Vergine tiene in mano una conocchia, ma potrebbe anche essere una spiga di grano. Anche la Bilancia è una donna con una bilancia piccola in mano.

Lo Scorpione è rappresentato esattamente secondo la concezione medievale “un verme di terra che non morde mai sul palmo della mano”. Il Sagittario non è affatto cambiato. Il Capricorno assomiglia più a un canguro che a una capra marina. L’Acquario è forse l’immagine più danneggiata, ma è ancora riconoscibile. I Pesci è forse l’unico segno che si allontana radicalmente dalla tradizione, ma è proprio questa particolarità a dare l’inizio allo studio del simbolismo mistico. Due soli segni dello zodiaco sono stati adattati specificatamente in rapporto al significato segreto del linguaggio dei simboli paleo-cristiani: il Toro e i Pesci.

Il Toro è il primo dei segni di terra e veniva associato al dominio sulla gola e comprendeva anche il suono della parola umana. L’idea che il linguaggio parlato fosse sotto il dominio del Toro si estese fino a comprendere il Verbo stesso. Il simbolismo zodiacale del Cristianesimo si appropriò del Toro come simbolo della parola incarnata, del Logos. Se il Toro riguardava la discesa del Verbo nella materia sulla Terra, il dodicesimo segno, i Pesci riguardava l’ascesa dello spirito. L’idea è che questo segno vive nel poetico mondo acquatico, quello che noi oggi chiamiamo inconscio. Fino dai primissimi tempi Cristo era stato messo in relazione con il pesce, e ne esistono molteplici spiegazioni.

Il segno dei Pesci nel grande zodiaco è rappresentato con due pesci paralleli allineati nella stessa direzione contrariamente al tipico simbolismo medievali che li voleva raffigurati in senso contrario e legati da una cordicella d’argento. In questa duplice immagine del Toro e dei Pesci appaiono i due poli della natura del Cristo, che tanto aveva preoccupato la Chiesa dei primi tempi. Si può dire quindi che la prima è un’immagine di incarnazione, mentre la seconda è un immagine di liberazione dal mondo materico.

Se noi ci poniamo al centro di questo zodiaco e guardiamo in basso verso i due pesci scopriamo di essere al centro di una straordinaria rappresentazione simbolica in quanto ci troviamo sull’immagine del sole posta al centro dello zodiaco. Secondo la cosmologia medievale la Terra e non il Sole si trovava al centro del creato e tutto il mondo delle gerarchie spirituali ruotava intorno alla Terra e tutte le rappresentazioni dello zodiaco dell’epoca hanno questa visione geocentrica del cosmo. Eppure qui, in questo intarsio marmoreo troviamo al centro il Sole in aperta sfida alla concezione medievale dell’ordine delle cose. Bene, partiamo quindi da questo punto solare con ai piedi i due pesci simbolici e incamminiamoci per la navata fino a salire i gradini del coro sopraelevato.

Ci troveremo davanti alla porta d’ingresso del monastero, dove scopriremo un ulteriore sviluppo del segno dei Pesci: da ambo i lati del muro sono nitidamente delineati due pesci rappresentati verticalmente e separati dalla porta. Mentre in basso li avevamo sotto i nostri piedi ora li abbiamo sopra alle nostre teste e ci invitano a salire, ad entrare nella parte più alta riservata ai monaci, a guardare verso lo splendido mosaico che rappresenta il Cristo nella sua gloria. Simbolicamente è un’esortazione ad entrare in Cristo, elevandoci in un piano ancora più alto fino ad arrivare al regno dello spirito.

Una volta l’anno, verso la fine di Settembre, i raggi del sole entrano in un sottile fascia di luce dalla finestra più orientale della navata e si posano sul grande mosaico absidale. Poco a poco, con il calar de sole, la luce va a posarsi sul piede sinistro del Cristo e lì sosta in un barbaglio dorato prima di svanire, ma non si sposta ulteriormente, semplicemente svanisce, la finestra è stata disegnata in modo da non permettere ulteriori spostamenti della luce nel catino absidale. In questo disegno prodigioso avviene un completo ribaltamento di quanto abbiamo sperimentato nello zodiaco nella navata: eravamo noi ad essere il centro solare e avevamo i Pesci ai nostri piedi. Nel mosaico absidale è il Cristo che tiene il piede sul sole.

La nostra situazione si è in un certo senso capovolta: adesso è il Cristo che ci guarda dall’alto. Mettere in opera questo miracolo di luce richiedeva un incredibile precisione. La posizione del piede, il taglio della finestra, perfino la disposizione delle tessere del mosaico, sono intimamente legati all’orientamento della chiesa ed al moto del sole. L’evento stabilisce nello stesso tempo un legame fra la luce del sole e la figura del Cristo portatore di luce, tra il punto più basso dell’uomo inteso in senso fisico e la sua parte più alta e nobile, fra la splendida vibrazione dei colori dell’abside e la calma oscurità dello zodiaco nella navata. Si tratta indubbiamente della più toccante versione simbolica del segno dei Pesci che esista al mondo. Nel mosaico absidale, intorno alla figura del Cristo possiamo riconoscere i simboli dei quattro Evangelisti. Il Leone di S. Marco, l’Aquila di S. Giovanni, l’essere umano alato di S. Matteo, il Toro di S. Luca. In ultima analisi queste raffigurazioni derivano senza dubbio da immagini dello zodiaco pre-cristiano.

Per il Leone e il Toro l’immagine appare chiara. L’essere umano alato è il portatore d’acqua dell’Aquario, il recipiente che versava la sostanza spirituale a tutta l’umanità è divenuto il vangelo portatore della Nuova Parola. L’aquila rappresentava la natura evoluta dello scorpione, l’unico dei dodici segni ad aver avuto due simboli.

Questi sono i quattro segni fissi dello zodiaco e ciascuno di essi rappresenta uno degli elementi immutabili dell’astrologia. Il Leone è il fuoco, lo Scorpione l’acqua, l’Acquario l’aria e il Toro è segno di terra. Il simbolismo di S. Miniato usa questo segno terrestre per ricondurci dal luminoso regno spirituale dei pesci all’armonia dello stato terrestre. Ritroviamo questi simboli scolpiti sul pulpito. Quando ho visto il pulpito di S. Miniato per la prima volta ne sono rimasta letteralmente affascinata. È situato in alto nella parte riservata ai monaci, ma il leggio non è rivolto ne verso i monaci, ne verso i fedeli, ma a metà strada.

La Parola è per tutti e si libra naturalmente su tutte le parti della Chiesa e su tutti gli animi presenti. Il leggio è sorretto dall’Aquila di S. Giovanni e alla base vi è il Leone di S. Marco. Nel centro, con la testa sollevata dagli artigli dell’aquila e i piedi appoggiati al leone, una figura umana, il simbolo aquariano di S. Matteo. Manca qualsiasi riferimento al Toro di S. Luca e questo mi ha tormentato non poco.

Ho sostato a lungo davanti a questo pulpito chiedendomi quale segreto nascondesse e cercando invano la raffigurazione del Toro lungo le sue pareti intarsiate. Ho cercato un colloquio con la figura umana dall’aria impassibile, ma il suo sguardo nel vuoto non è decifrabile. Sbagliavo: non era la figura umana che dovevo guardare, ma il Leone. Lo sguardo del Leone non è rivolto davanti a se come quello degli altri, guarda direttamente verso lo zodiaco nella navata.

Quando il sacerdote sale sul pulpito per leggere o predicare, diventa automaticamente il quarto simbolo e per intenderlo pienamente dobbiamo ricordare che nella tradizione dello zodiaco il Toro ha il dominio sulla gola e sulla voce umana, come avevamo visto precedentemente. E a spiegazione del quarto simbolo vivente lo sguardo del Leone ci indica il segno del Toro nel grande zodiaco e ci riporta sulla Terra. Ora, attraverso la simbologia del segno dei Pesci siamo saliti verso l’alto e attraverso la simbologia del segno del Toro ritorniamo verso il basso.

Ma deve esserci un modo di metterci nuovamente in rapporto col moto del sole. Durante il Medioevo quasi tutte le chiese erano orientate con l’altare maggiore verso est. S. Ambrogio ci spiega e ci conferma che il volgersi dall’occidente verso oriente, in quanto parte del rituale, è un atto di rinuncia al diavolo e di accettazione della luce di Cristo. Ora S. Miniato al Monte non è assolutamente orientata verso est. Lo possiamo vedere uscendo dalla chiesa e guardando il bellissimo panorama della città: tutte le altre chiese della città a cominciare dalla Cattedrale hanno gli assi longitudinali orientati in modo del tutto diverso da S. Miniato.

Appare chiaro che lo sconosciuto architetto del 1013 abbia ubbidito ad altri criteri di luce nell’orientamento della chiesa. Non solo non avrebbe potuto verificarsi l’effetto del raggio di sole sul piede del Cristo in nessun mese dell’anno, ma anche un altro particolare orientamento della luce legato alla simbologia del segno del Toro. Questa deviazione dell’orientamento della costruzione rispetto ai canoni dell’epoca, rende possibile un importante simbolismo legato al sorgere del sole. Il fatto è che lo zodiaco è stato orientato in modo tale che il sole si levi ogni giorno nella direzione del settore occupato dal segno del Toro, orientato ad est. Come la luce dei Pesci è usata per indicare un miracolo di luce che si rinnova ogni anno, troviamo adesso che il sorgere del sole ogni giorno è in relazione col grande mosaico attraverso il segno del Toro.

Il sole sorge e tramonta all’interno della chiesa secondo i ritmi legati a due importanti simboli cristiani del Toro e dei Pesci. Abbiamo iniziato il percorso simbolico dal disco solare al centro dello zodiaco e siamo stati trasportati dai Pesci nella traiettoria del sole al tramonto, siamo poi stati ricondotti allo zodiaco solo per essere proiettati al di là della chiesa verso il sorgere del sole. Se solo ci soffermiamo sul prodigio di pensiero e di tecnica che hanno reso possibile questa splendida concatenazione di simboli, possiamo capire perchè questa fosse la chiesa preferita di due giganti quali Dante e Michelangelo.

“….al monte – dove siede la chiesa che soggioga – la ben guidata sopra Rubaconte”

Un altro dato si aggiunge al nostro percorso guidati dallo zodiaco, la sua data di costruzione. Ricerche specifiche hanno recentemente dimostrato che in quell’anno si verificò un evento celeste piuttosto unico. Il 28 Maggio 1207 ci fu un accumulo di non meno di 5 pianeti nel segno del Toro. Il sole, la luna, mercurio, venere e saturno si trovarono tutti a pochi gradi di distanza l’uno dall’altro e indica una situazione planetaria ripetibile solo a distanza di migliaia di anni. Il tema del Toro non è quindi legato solo al sorgere del sole, ma al sorgere della chiesa stessa ed in questo simbolismo vi è la ricerca degli antichi artefici di legare armoniosamente la Terra al Cielo e con fondatezza lo scalpellino incise, vicino alla data, le parole “Numine Celesti”.

Una divina immagine del cielo. Alla conclusione di questa mia ricerca, vorrei far notare che il percorso simbolico, non è reso evidente senza l’attiva partecipazione dell’uomo. Tutti i simboli sono perfettamente ed armoniosamente integrati, ma solo muovendoci all’interno della chiesa possiamo fare eco al moto del sole ed essere parte integrante del disegno architettonico.

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