Alchimia Spirituale – Parte III

Alchimia del FuocoLa Putrefazione – Della mortificazione dei Nove Sensi – Il fuoco nell’Opera – La purificazione dell’impulso sessuale e suo dominio

Proprio all’inizio dell’Opera, deve apparire la necessaria “Putrefazione” simbolizzata dal Caput Corvi nell’opera del Fulcanelli.“…la Chimica è l’arte di distruggere i composti che la Natura ha formato, ma la Chimica Ermetica è l’Arte di lavorare con la Natura per perfezionarli…”

Alchimia Spirituale Parte III

di Athos A. Altomonte
immagini a colori tratte dal sito www.alchemywebsite.com

Sommario: La PutrefazioneDella mortificazione dei Nove SensiIl fuoco nell’OperaLa purificazione dell’impulso sessuale e suo dominio

La Putrefazione

Così dunque, proprio all’inizio dell’Opera, deve apparire la necessaria “Putrefazione” simbolizzata dal Caput Corvi nell’opera del Fulcanelli. I Sette Corpi passionali devono sparire, e con essi i Sette peccati Capitali ed i Sette Errori Fondamentali che ottenebrano l’Anima. Sono le sette Teste del Dragone dell’Apocalisse, che portano le Dieci corna e che si oppongono alle Sette Virtù: Quattro Cardinali e Tre Teologali. Sarebbe completamente inutile procedere quando questa fase ineluttabile non fosse compiuta. Ed allora ascoltiamo ancora l’Insegnamento degli Antichi Maestri : “…bisogna per prima cosa che il corpo sia disciolto, che le Porte siano aperte, affinché la Natura possa operare…”; “…secondo la purezza o l’impurezza dei Principi componenti lo Zolfo ed il Mercurio, si producono metalli perfetti o imperfetti….”; “…non è possibile che si faccia nessuna generazione, senza corruzione…”.

Infatti, non è possibile far evolvere l’Aspirante, nel senso in cui noi l’intendiamo, se egli non consente di ammettere, una volta per tutte, l’inutilità di tutto ciò che ha potuto acquisire un po’ ovunque, in letture spesso mal digerite, o in insegnamenti non conformi alla Dottrina. Tutto ciò non farà che opporsi al suo instradamento mistico. La pseudo-conoscenza e la falsa saggezza non hanno niente da fare qui, egli deve ammetterlo. “…la Chimica è l’arte di distruggere i composti che la Natura ha formato, ma la Chimica Ermetica è l’Arte di lavorare con la Natura per perfezionarli…”; “…abbi cura che il congiungimento del Marito con la sua Sposa, non si faccia che dopo aver tolto i loro abiti ed ornamenti, tanto dal viso che da tutto il resto del corpo, affinché essi entrino nella tomba così puliti come quando vennero al mondo. E non sarà che dopo aver distrutto l’edificio interiore ormai degradato, che l’Apprendista potrà ricostruire sulle sue rovine, ripartendo su di una via completamente nuova per lui”; “…tu saprai allora che tutto il Magistero consiste in una dissoluzione prima, ed una coagulazione poi…”.

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« Il quinto grado della scala è la Putrefazione.

Sicuramente la distruzione causa la morte della materia. Ma è lo spirito che rinnova la vita, perciò la nera Pietra sferica allude ora all’immagine del corvo, e così lo spirito sottile espelle molto in fretta il senno dell’uomo. A meno che il frutto sia correttamente putrefatto nel giusto terreno, altrimenti tutto il lavoro, le pene e l’Arte saranno vane ed inutili.»

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Della mortificazione dei Nove Sensi

I sensi sono facoltà (l’Antica Scolastica diceva “apparecchi”), che mettono l’uomo in relazione con il mondo esterno, e sono legati con gli organi del corpo fisico che ne sono gli strumenti. Si considerano generalmente solo i cinque sensi fisici: vista, odorato, gusto, tatto, udito. La teologia classica aggiunge loro due sensi interni, l’immaginazione e la memoria. L’Illuminismo accertò due sensi superiori psichici, quali la chiaroveggenza e la chiaroudienza. Vi sono quindi tre serie di: cinque, sette e nove sensi, a seconda del piano in cui ci si pone per studiarli. L’Alchimia Spirituale utilizza, evidentemente, quella di nove ed è quella che studieremo.

Il Tatto

Il senso del tatto non è pericoloso nel mondo profano, fintanto che non risvegli in noi delle passioni, o contatti suscettibili di ferire la nostra salute o la nostra vita. Nel mondo Spirituale tutto appare assai diverso. Nel dominio del Tatto le carezze costituiscono richiami alla voluttà dei sensi e, come tali, possono condurre alla “lussuria”. Per l’Aspirante e nel dominio della Via Interiore, il contatto con oggetti carichi di una misteriosa potenza, può determinare il bene o il male. Si eviterà ogni contatto con resti funebri come crani ed ossa, con cadaveri (il cui trasporto e sepoltura a titolo meritevole, sarà evidentemente altra cosa), con cose funerarie, quali lenzuola, chiodi di bare, terra di cimitero e così via; inoltre, con libri e manoscritti che trattano di magia interiore o suscettibili di aver ricevuto una consacrazione magica di natura tale, da renderli veicoli spiritualmente malefici.

In questo stesso dominio, siano classificati i pentacoli di bassa magia, gli oggetti Rituali provenienti da uno stregone o da un Ministro del Culto feticista. A maggior ragione ci si guarderà, come dalla peggiore ingiuria al Piano Divino, dal portare mani sacrileghe su cose consacrate o sante il cui contatto è proibito ai profani pena la perdita della consacrazione o peggio ancora. Presunzione che ha causato la perdita spirituale di certi maghi. Egualmente ci si rifiuterà di subire, sotto un vago pretesto iniziatico, toccamenti in certe parti del corpo, toccamenti suscettibili di risvegliare i nostri centri di Forza. Essi debbono, al contrario, essere definitivamente addormentati, quando inferiori. Nulla è più pericoloso di questi risvegli psichici inferiori, ottenuti da semiprofani che non ne conoscono l’incalcolabile portata, o che, subdolamente, usano il loro “discepolo” come soggetto d’esperienze, senza alcuna carità per il danno creato. Il senso del Tatto corrisponde all’elemento Terra.

Il Gusto

La ghiottoneria materiale non è, in genere, uno dei problemi preminenti dell’Aspirante. È tuttavia da sorvegliare, domare o ridurre. È il senso del Gusto a dover essere disciplinato. È, questo, il senso che ci fa dare importanza, e magari passione, alle ricchezze librarie, sia alle ricche e belle rilegature, che ai manoscritti e testi rari, o, ancora, alla qualità o al numero dei nostri libri. È il Gusto che, felicemente educato, ci eviterà di cedere a simili errori così seducenti, dove la dolcezza d’inutili parole, il volo di frasi senza fondamento e di teorie senza profondità, non maschera che il vuoto, rischiando d’impantanare il ricercatore in falsi percorsi, privi d’insegnamento e senza alcun carattere iniziatico reale.

Il senso del Gusto corrisponde all’acqua elementare, ed è l’acqua, con le sue intelligenze misteriose che la Kabbalah chiama Ondine, dominio della Sensibilità. Si eviterà quindi di cedere ad una sensibilità priva di profondità. L’Amore è un termine troppo avvilito da molti lustri, una parola che non maschera, ben spesso, che il solo vuoto della fisicità. Il vero Amore è creativo, è l’Agape dei Greci e non suppone l’indulgenza o la debolezza d’innanzi all’errore, ma la cura della Giustizia e della Verità.

L’Odorato

L’uso immoderato dei profumi nel mondo profano, l’influenza che lasciamo loro prendere su di noi, non sono sovente che pretesti per soddisfare la nostra sensualità o incitarci alla voluttà. Medesimo pericolo si incorre nel dominio delle Combustioni Aromatiche, familiari agli Occultisti. Le emissioni odorose che salgono dai brucia-profumi e dagli incensieri, sono onde di richiamo destinate a “Mondi” ontologicamente differenti dal nostro. Non sono destinate a soddisfare il nostro odorato, né il nostro infantile desiderio d’atmosfera mistica, ed ancor meno a sorprendere il profano, dandogli a credere che possediamo il “segreto” di certe fumigazioni misteriose e lasciandogli così supporre che l’evoluzione del suo sapere mistico ed il suo potere spirituale, dipendano da banali impressioni olfattive. Esse devono servire a creare in noi, in un momento preciso, un clima interiore che permetta di percepire il contatto spirituale, o l’azione di Esseri differenti da noi. D’altra parte, se vi sono emissioni odorose suscettibili di farci prendere coscienza di Mondi e di Entità superiori, ve ne sono altresì di suscettibili di farci scendere nel versante opposto. Odori di cui non conosciamo le occulte proprietà, profumi incitanti la sensualità, profumi magici che non dominiamo e che potrebbero metterci in comunicazione con demoni, sono queste evidentemente le fumigazioni da evitare, mentre da impiegare, sono quelle indicate – e nei casi prescritti – dal Maestro. L’ Odorato corrisponde all’Aria elementare.

La Vista

Non ci sono solo gli spettacoli suscettibili di risvegliare la sensualità sessuale, che sono di primo tratto da evitare, ma senza dimenticare di non cadere nell’eccesso opposto in quel dominio. S. Clemente d’Alessandria scriveva a tale proposito: “…non dobbiamo affatto vergognarci di organi che DIO non ha avuto vergogna di darci.” Ma ci sono, nel mondo, spettacoli malsani che eccitano gli istinti più grossolani nell’uomo. Ricordiamone alcuni, come combattimenti di galli o di animali in genere, corse o combattimenti con tori, caccia a cavallo o caccia moderna con battute, che sono massacri di animali senza giustificazioni. Da evitare accuratamente, esecuzioni capitali e tutti gli spettacoli simili. Ad uno stadio inferiore di gravità, troviamo i combattimenti di pugilato e di lotta; ma anche manifestazioni politiche ed arringhe sono, molto spesso, spettacoli poco elevati per l’uomo.

Per l’Occultista possono esservi il rapimento per certi libri o certe biblioteche, o il desiderio per certe collezioni o quadri, che possono eccitare curiosità o invidia, o l’avarizia del possesso di certi schemi o testi enigmatici. Vi si può aggiungere la vista di certe vesti ed ornamenti che, se pure profani, simboleggiano significati che eccitano l’adulazione, l’orgoglio o la gelosia. All’aspetto desiderio della ghiottoneria, di possedere, di conquistare, di raggiungere, si affianca per contrappunto la collera, ove il desiderio e la fantasia vengano nei fatti frustrati; ma se queste cose incitano ad un quietismo spiacevole, troviamo la pigrizia. Non dimentichiamo che vi sono letture che agiscono come il veleno nella nostra mente, per le reazioni che fanno nascere o suscitano in noi, violentemente.

L’Udito

Questa mortificazione (ancora un termine che evoca invincibilmente l’Alchimia pratica), legata a quella della Parola, ci sostiene nel non dire o intendere nulla che sia contrario alla prudenza, alla carità, alla purezza ed all’umiltà. Più ancora, per la carità, nulla che possa suscitare negli altri, come in noi, eco di uno o più dei Sette Peccati Capitali. Si eviterà, quindi, di dilungarsi su certi racconti che possano scatenare in altri collera, rancore, gelosia, lussuria ed invidia. Negli Occultisti, questa prudenza consisterà nel non dilungarsi su certi procedimenti o azioni magiche, teurgiche e mistiche, od il discutere sull’aspetto straordinario di certe esperienze spirituali o psichiche, o sulla rarità e l’interesse di certi libri. Ciò allo scopo di non risvegliare, nell’animo dell’Aspirante, desiderio di potenza o di una vana curiosità, un’avidità di possesso nelle quali invidia, orgoglio ed avarizia, troverebbero terreni di crescita. Ed infine, si bandirà il rumore in generale, nell’atmosfera del quale l’Anima non potrebbe ritrovare se stessa, né riconoscersi. Le musiche di danze, disarmoniche e legate alla sensualità animale, le musiche marziali e le marce militari, come le fanfare di caccia, dissolvono egualmente ogni clima psichico favorevole alla crescita. L’ Udito è analogo al principio Sale.

Due sensi completano il quinario sensuale esteriore. Li studieremo ora.

L’Immaginazione e la Memoria

Sono queste due facoltà preziose, che forniscono all’Intelligenza i materiali di cui ha bisogno per esercitarsi e lavorare, ed alla Saggezza la possibilità di esporre la Verità con immagini ed argomenti che la rendono più penetrante e viva e, per questo, più attraente. Non si tratta dunque di sminuire queste due facoltà, bensì di disciplinarle e subordinarle, nelle loro attività, al dominio della ragione e della volontà. Che, incolte ed abbandonate a se stesse, popolerebbero la mente e l’animo di fantasie, di folle d’immagini e ricordi, facendo dissipare energie e tempo preziosi, susciterebbero tentazioni, inganni e ricadute.

È assolutamente necessario metterle al servizio delle due Virtù Sublimali che, come già detto, sono l’Intelligenza e la Saggezza. Per meglio reprimere gli sbalzi di questi due sensi interiori, che sono l’immaginazione e la memoria, ci si applicherà d’innanzi a mantenere fuori dalla nostra coscienza e sin dall’inizio delle loro manifestazioni, tutte le immagini e tutti quei ricordi, indesiderabili e pericolosi, che suscitano realtà e desideri di possibili futuri o di immaginifici passati e che portandoci nel mezzo di tentazioni, passate-presenti-future, sarebbero ipso facto sorgenti di mancanze e di cadute.

Ma vi è spesso in noi una sorta di perverso determinismo psicologico, che ci fa passare da fantasticherie senza importanza a giuochi pericolosi di una mente parzialmente invasa. Ci si premunirà contro questo pericolo rigettando, immediatamente ed in modo incessante, pensieri inutili o sospetti che preparano la via ad altri pensieri e fantasticherie infinitamente più pericolosi, perché i pensieri sono Esseri vivi ed agiscono come tali. Per l’Aspirante, il miglior metodo per riuscire in questa specie di “filtrazione”, è sicuramente l’applicarsi totalmente al dovere del momento: per banale che possa apparire, è il nostro lavoro, sono i nostri studi e le nostre occupazioni abituali, se pur modeste e materiali, sono tutti i nostri doveri.

È questo anche, d’altronde, il modo migliore per far bene ciò che si ha da fare, concentrando così intelligenza ed attività nell’azione presente. Non dimentichiamo che l’immaginazione e la memoria hanno nell’Aspirante colto, terreno già preparato per lo studio delle scienze umane, profane ed occulte, senza le quali molti aspetti della Conoscenza superiore gli resterebbero oscuri. È soprattutto attraverso l’esoterismo delle Scritture Iniziatiche Tradizionali che l’immaginazione avrà accesso alla Verità e la memoria potrà prepararsi alle certezze della Saggezza. Questi due sensi interiori corrispondono rispettivamente: l’Immaginazione al Principio Mercuriale, la Memoria al Principio Zolfo.

La Chiaroveggenza e la Chiaroudienza

Non bisogna confondere la Profezia con la divinazione spiritica. In quest’ultimo dominio, le mille e una forma della mantica permettono, mediante entità non ben definite , “che non attingono mai dal Piano Divino” ma tutt’al più da piani intermedi, di accedere in modo più o meno chiaro, più o meno esatto, ad un avvenire più o meno prossimo, o di ritrovare elementi d’un passato anch’esso più o meno prossimo. La divinazione spiritica si contenta di una specie di convenzione, per mezzo della quale elementi codificati fanno accedere l’indovino/a o il medium al contatto con l’espressione di quelle entità di cui si parlava poc’anzi. Queste ultime si esprimono dunque con un simbolismo convenzionale stabilito implicitamente e tacitamente con lo spiritista.

Diversamente accade sul piano della Profezia. Le Scritture Tradizionali ci mostrano tre aspetti della profezia e tre generi d’interpreti, diversi tra loro. Primo il Ròch, o veggente, colui che vede con gli occhi dello Spirito ciò che gli altri uomini non vedono. Vi è poi Hozeh, simile al primo e con in più la caratteristica di servire a designare i Profeti o gli indovini dei falsi dei. Infine il Nabi, o interprete di Dio, che non è solo colui che vede, ma colui che parla anche suo malgrado il linguaggio Divino. Bisogna però che il suo verbo non sia altro che il riflesso d’una audizione interiore, anche se istantaneamente associata alla sua parola. Il Ròch è il veggente che interpreta e traduce col suo linguaggio ciò che vede o crede di capire nella sua visione. Il Nabi è colui nel quale audizione ed elocuzione si fondono. Ciò che caratterizza questi due Araldi del Piano Divino è che non si manifestano mai per ragioni di poca portata ed importanza, o per problemi un po’ troppo umani. Essi sono suscitati unicamente per fini generali o per la difesa di interessi superiori della collettività. L’uomo che veda svilupparsi in sé una di queste due facoltà, eviterà d’attivarla o di esercitarla su temi o in situazioni prive di spiritualità. Soprattutto non dovrà immaginare, immediatamente, d’essere in relazione psichica con Dio, la Vergine Maria o d’essere messo dei grandi Arcangeli, ma sarà là dove il discernimento Spirituale gli indicherà come indispensabile.

Si rammenterà costantemente che ogni manifestazione di Entità inferiori o, a maggior ragione, di Spiriti Tenebrosi, è sempre ed in più punti caratterizzata da: grottesco, condizioni irragionevoli o poco definite, con situazioni che portano sempre in loro i germi dell’anarchia e della confusione. Se i periodi di manifestazione di quelle facoltà dovessero coincidere, nell’Aspirante, con un clima interiore di confusione immorale o amorale, se la sensualità sessuale si rivelasse più esigente, se teorie facilone accompagnassero questi fenomeni, si sappia bene ch’egli è vittima e zimbello di entità inferiori; con maggior ragione s’egli enunciasse teorie che adulano la sua natura astrale, il suo orgoglio, o che gli facciano sostenere d’esser stato notato o scelto per le sue qualità particolari, specie se intellettuali; o se si credesse chiamato a completare o modificare un Corpus tradizionale qualunque, magari sconvolgendone gli insegnamenti.

Ciò che caratterizza il Profetismo è l’essere integrato nel quadro di una rivelazione e, se parla realmente in nome di essa, non ne potrebbe divenire spirito di contraddizione o sorgente di sconvolgimento. Il Profeta è sempre il posseduto dallo Spirito Santo. L’Indovino è sempre il posseduto da uno Spirito intermedio. Il Medium è sempre il posseduto da un defunto. Situare le sorgenti dei loro vaticini è situare il livello della loro Spiritualità.

La Chiaroveggenza corrisponde al Mercurio dei Saggi, la Chiaroudienza allo Zolfo.

In conclusione, la mortificazione dei nove sensi dell’Uomo deve abbracciare l’insieme delle sue attività biologiche e psichiche, portate sul corpo e sull’animo, poiché è l’Uomo nella sua interezza che, se non assolutamente disciplinato, sarebbe occasione di caduta. In tal caso, a dir la verità, sarebbe la Volontà a peccare, ma essa avrebbe per complici e per strumenti il corpo con i suoi sensi esterni, e l’animo con i suoi sensi interiori. Allora, di nuovo, l’Anima sarebbe prigioniera e di un carceriere più tristo di prima.

Il fuoco nell’Opera

Gli alchimisti, tanto reticenti su tutto ciò che concerneva la Grande Opera, non hanno avuto cura di esser chiari sul fuoco di questa, né sui gradi di calore necessari alla riuscita dei loro lavori. La conoscenza della condotta termica e di quella dei gradi di calore, era considerata da essi come una delle chiavi più importanti dell’Opera: …molti alchimisti sono nell’errore, perché non conoscono la disposizione del fuoco, ch’è la chiave dell’Opera, giacché esso dissolve e coagula nello stesso tempo, ed è ciò che essi non possono afferrare perché accecati dalla loro ignoranza… Infatti una volta preparata la Materia, solo la cottura poteva cambiarla in Pietra Filosofale. …io non vi prescrivo che di cuocere, cocete all’inizio, cocete alla metà, cocete alla fine e non fate altro… ”

Gli alchimisti distinguevano tre tipi di Fuochi:

• Il Fuoco Umido, il bagnomaria che fornisce una temperatura costante.

• Il Fuoco Artificiale o Sovrannaturale, che designava gli acidi. Gli alchimisti avevano notato che gli acidi producono un innalzamento della temperatura, nelle loro diverse reazioni, ed anche che hanno sui corpi lo stesso effetto del Fuoco, disorganizzandoli e distruggendone rapidamente il loro aspetto primitivo.

• Il Fuoco Naturale o Fuoco Ordinario, ottenuto con una combustione.

Naturalmente gli alchimisti non impiegavano – né carbone, né legna – per riscaldare l’Uovo Filosofico. Sarebbe occorsa una costante sorveglianza ed anche così sarebbe stato pressoché impossibile mantenere una temperatura costante. Così l’Adepto si adirava contro i soffiatori ignoranti che si servivano del carbone: “…a che pro queste fiamme violente, poiché i saggi non adoperano affatto – carboni ardenti, né legna accesa – per fare l’Opera Ermetica.”

I filosofi ermetici usavano impiegare una lampada ad olio, un lucignolo d’amianto, il cui uso è facile e che dà calore uniforme. Questo è il fuoco che essi hanno tanto velato e di cui nessuno ha mai parlato apertamente. Sul piano dell’Alchimia Spirituale, il Fuoco è costituito dalla Preghiera: “Ora et Labora”, prega e lavora. Il nostro Fuoco, però, non è identificabile con quelle pratiche, che giacciono più su posizioni barocche, né con modi e ritmi di respirazione. Anche le pratiche comunemente conosciute sotto il termine generale di “Hatha Yoga” sono enfatizzate in Occidente, come suscettibili di conservare salute e giovinezza. Ma l’esperienza non prova che gli occidentali che vi si dedicano arrivino finalmente all’Illuminazione o magari semplicemente alla misticità, né che la loro trascendenza ne risulti accresciuta.

Se si realizzano questi obiettivi, essi si devono ad altre conoscenze come la pratica del Bhakti Yoga, del Dhyani Yoga, o ancora del Karma Yoga, del Samadhi Yoga e, per concludere, del Raja Yoga. Gli alchimisti ammettevano parecchi gradi al loro fuoco, a seconda che l’Opera fosse più o meno avanzata. Essi pervenivano a regolarlo aumentando il numero dei fili che componevano il lucignolo: “…fa prima un Fuoco dolce, come se tu non avessi che quattro fili al tuo lucignolo, finché la Materia non cominci a diventar nera. Allora aumenta, metti quattordici fili, la Materia si lava e diventa grigia. Infine, metti ventiquattro fili ed avrai la bianchezza perfetta…”.

Qui abbiamo, nel dominio dell’Alchimia Spirituale, un’indicazione preziosa nel suo esoterismo.

La purificazione dell’impulso sessuale e suo dominio

Aggiungeremo alcune precisazioni per un dominio in cui la lotta è particolarmente difficile e penosa: quello del desiderio sessuale, e delle violente passioni che ne derivano, fonte di tanti errori, disillusioni, dolori e crimini. La chiave di questa liberazione risiede nella giusta collocazione del concetto temporaneo e passeggero della bellezza corporale e della gioia puramente carnale. Essa è molto semplice ed antica. Ci si ricorderà dapprima che la necrosi guadagna assai rapidamente, nelle tombe, le spoglie corporali allorché l’Anima le ha lasciate. Consiste in un annerimento progressivo delle carni, le quali passano da una sfumatura bianco–rosa, al nero–ebano più assoluto. Allora, su queste carni così necrotizzate, si svilupperanno strani funghi, di un verde giada molto vivo, dai sette ai dodici millimetri di diametro per il capo e di circa un centimetro di altezza. Nell’oscurità questi funghi brillano d’una luminescenza verdastra.

La tecnica purificatrice del desiderio sessuale consiste allora, durante una meditazione priva di qualsiasi fumigazione, nel visualizzare la “donna–uomo ideale”, tali a come li si immagina nei propri desideri, e dotati di tutto lo splendore e di tutta l’attrattiva possibile, che si stagliano luminosi su di uno sfondo totalmente scuro, con il profilo che sembra rischiararsi dall’interno, seduti immobili, nella posizione detta del “loto”. Ma solo il viso, il busto e le braccia hanno quella perfezione ideale; le anche, le gambe, l’addome e gli organi sessuali, in tutti i loro dettagli, in questa visualizzazione, sono necrotizzati come descritto sopra. Le unghie, nere, sono lunghissime, avvolte su se stesse in volute, e lo scarnamento delle dita ne ha liberate le radici. Questa meditazione, in tutta la gamma dei suoi possibili particolari, può essere usata, oltre che per una persona fisica, per qualsiasi soggetto che scateni una passione da cui si desideri liberarsi.

Questo metodo è assai duro, anche se assolutamente efficace. Se ne consiglia l’uso nei riguardi di ogni passione astratta, o oggetto inanimato. Tuttavia potrebbe rivelarsi pericoloso per un’Aspirante debole, a cui consigliamo un altro sistema.

I novizi dei conventi Tibetani praticano, innanzi ad un ossario, ciò che i Maestri chiamano “la meditazione dell’Orribile”. L’addestramento consiste nel saper visualizzare sotto ogni forma umana vivente, lo scheletro che questa diverrà fatalmente un giorno, simbolo della Morte che l’uomo porta in sé costantemente. Allora si potrà, forse, raggiungere quella libertà per cui un veggente esclamò: “Costui ora si è gettato il mondo dietro le spalle!”

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