Le Tre Luci, le Quattro Caste e le Quattro Età – I Tre Aspetti – Cicli Cadenze e Ritmi – Le Tre Colonne nel Tempio
Un’istruzione che presenti uno stesso tema sotto più linguaggi, ha come effetto occulto quello di: «riconoscendo l’essenza di ogni forma, arrivare a disconoscere le forme».
Affrontare un concetto su più livelli e in più linguaggi, consente di riconoscere la sostanza che è simile nei diversi ambiti, pur senza rimanere schiavi della “forma” impiegata a vestire l’idea. Usare la forma senza esserne prigionieri.
dedicato al lavoro d’istruzione di Athos A. Altomonte Sommario: Le Tre Luci, le Quattro Caste e le Quattro Età – I Tre Aspetti – Cicli Cadenze e Ritmi – Le Tre Colonne nel Tempio Nel fare istruzione non ha importanza parlare in maniera grande di piccole cose, ma è necessario parlarne in modo semplice sui tre livelli; non grandi discorsi per piccoli concetti, ma piuttosto, entrare in un’idea, o almeno cercare di farlo, il più profondamente possibile. Un’istruzione che presenti uno stesso tema sotto più linguaggi, ha come effetto occulto quello di: «riconoscendo l’essenza di ogni forma, arrivare a disconoscere le forme». Affrontare un concetto su più livelli e in più linguaggi, consente di riconoscere la sostanza che è simile nei diversi ambiti, pur senza rimanere schiavi della “forma” impiegata a vestire l’idea. Usare la forma senza esserne prigionieri (questa è anche la strada per comprendere la definizione occulta di “prigionieri del Pianeta” data dall’Antica Sapienza). Partendo da una visione superficiale del concetto, affinché si possa penetrarlo è necessario cogliere l’essenza delle parole che servono a definirlo. Inizialmente non si ha padronanza dei concetti che si vanno a toccare e nei quali si vuole entrare; pertanto la prima cosa da fare è riconoscerli, visualizzarli per averne un’immagine realistica e comprenderne le dimensioni – poiché è bene per chi inizia un lavoro cogliere la portata dell’ostacolo; infatti se si prendono in considerazione solo elementi parziali, si sottovaluta l’ostacolo nel suo insieme – e solo allora sarà possibile “entrarci dentro”. * * * Le Tre Luci, le Quattro Caste e le Quattro EtàEntrando nel Tempio, inizieremo col considerare le Tre Luci. La loro posizione nel Tempio così come la consociamo, potrebbe essere contestata da qualcuno, che invece potrebbe indicarne un’altra; la sostanza non cambia nel lavoro massonico ed esoterico, se si lavora sugli uomini. Infatti con le forme possiamo fare tutto, per ciò che riguarda l’umano; possiamo suonare qualsiasi tipo di forma. Considerando il nostro Tempio e sorvolando sui titoli, si può affermare che colui che siede come Venerabile nel Tempio, dovrebbe coordinare nella qualità e nella quantità il lavoro nella Loggia (soprattutto nella qualità). Le altre due Luci dovrebbero sostenere le decisioni qualitative come indirizzo, e profondità, del Venerabile, coordinando le direttive generali nel particolare. Il 2° Sorvegliante dovrebbe curare in maniera, oserei dire materna, i candidati all’iniziazione, diciamo gli Apprendisti. Il 1° Sorvegliante dovrebbe sostanzialmente coordinare, sempre nella qualità decisa, il lavoro dei Compagni. Come ricordano i rituali e le statue presenti nel Tempio accanto alle Tre Luci (Minerva, Ercole e Venere), il M.V. dovrebbe esprimere la Saggezza; il 1° Sorv. dovrebbe esprimere la Forza; il 2° Sorv. dovrebbe esprimere la Bellezza. Da questo punto iniziamo a fare un’immersione decisa. Fuori dalla porta del Tempio c’è il quarto aspetto da considerare oltre i tre sopra citati: il Mondo Profano. Il Mondo Profano è quello al quale noi dovremmo poi portare disponibilità, saggezza e chi può amore. Ora vorrei far riflettere che nell’Antica Saggezza, le Ere sono indicate nel numero di quattro, e coincidenza vuole che nel Tempio abbiamo quattro punti focali (man mano che ci si appropria del linguaggio simbolico è gratificante constatare come nel Tempio ci sia tutto, quella che poi è detta la “paga dell’operaio”, si è ripagati). Le quattro Ere – Età dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro – sono in stretta analogia, come ragionamento, al sistema delle Caste.* __________ * Sistema delle Caste – Le considerazioni sul Sistema delle Caste che andiamo a fare di seguito, non ne rappresenta un elogio, ma il riconoscimento del fatto che in passato la conoscenza era limitata ad una classe ristretta. In passato – prima che fosse pervertito dall’ignoranza dell’uomo per garantirsi privilegi a danno di altri uomini – certe restrizioni furono applicate con saggezza ma, da allora, l’evoluzione ha compiuto tante svolte. Oggi è opportuno rivalutare le condizioni della vita, eliminando gli ostacoli dei pregiudizi. Il sistema delle caste, nel tempo, è divenuto un intralcio alla cultura, tanto che oggi possiamo dire che le caste sono dannose. Noi si pensi solo alle indiane, perché purtroppo esse esistono, sotto nomi diversi, in tutti i paesi. Ed ovunque sono altrettanto nocive e da eliminare. In passato le caste ebbero fini pratici ma già da gran tempo sono obsolete, e ora non si può considerarle razionali. Le antiche divisioni in caste, classi e professioni sono – già ora, e lo saranno di più in futuro – sostituite da una complessa distinzione, secondo la luce e l’ombra. Questa partizione, sceglierà i migliori gruppi umani. Senza dettagli, si deve tracciare una demarcazione generale fra luce ed ombra, come se si reclutasse un nuovo esercito. L’elemento su cui ci baseremo per queste ricerche, sarà quello che offre più garanzia, l’analogia, la ricerca analogica. Quando noi non siamo certi di qualcosa che stiamo esaminando, se compariamo le varie forme (nei vari livelli e linguaggi) con cui il concetto è stato rappresentato, e sovrapponendole combaciano, allora l’analogia è fondata ed ha un senso. Questo va fatto, perché noi dobbiamo ricercare interiormente un convincimento, e non accettare qualcosa solo perché qualcuno lo ha detto. Si tratta di un riconoscimento che deve essere messo in atto da noi stessi; questo è importante perché evita il soggiacere ad un atteggiamento passivo, con tutto ciò che questo comporta (vedi transfert, plagio, …). Il Caos, ovvero l’Età del Ferro (Kali Yuga), costituisce il sovvertimento delle caste, dell’ordine sociale. L’Ordine Sacerdotale è il primo nell’ordine, perché è stato l’aspetto che ha regolato inizialmente l’umanità (la Gran Loggia Umana), dandole Leggi e disposizioni – laddove qualcuno voglia ravvisare in esse delle limitazioni, va detto che queste, semmai, erano negli uomini che le applicavano e non nelle Leggi stesse. La casta Sacerdotale manteneva il rapporto tra il divino e il piano fisico, che nel suo “immergersi nella materia” diventava sempre più greve e caotico. Essa rappresentava l’aspetto saggezza, anche se limitatamente. Dei Sacerdoti era il compito di impersonare la saggezza attraverso le leggi e i rituali; anche il denaro era coniato dai Sacerdoti del Tempio, infatti solo a loro era riservato il diritto di emettere la moneta, e persino di cambiarla. Quando Gesù il Cristo cacciò i mercanti dal Tempio, effettivamente ce l’aveva con i Sacerdoti che avevano fatto totale incetta di questo grande potere, degenerando i valori morali e perdendo i concetti iniziatici della casta stessa. Loro offrivano saggezza, conoscenza, nonché la comunicazione tra il divino esterno all’uomo e quella piccola molecola che è in ognuno, tramite il riconoscimento. «L’espulsione dei mercanti dal Tempio è un monito simbolico, e quel Tempio è anche lo spirito umano, dal quale cacciare il pensiero mercenario. È una lezione che è stata deformata. Nessuno si sogna di vietare il commercio delle necessità quotidiane, ma i mercanti devono attendere ai loro affari con il cuore illuminato. Qualunque elemento della vita può essere spiritualizzato.» Tutto il lavoro va fatto nella coscienza: il sistema è preesistente, c’è già, perché è stato emesso prima di qualsiasi forma, e d’incarnazione. Il sistema già esiste, manca il veicolo ultimo e soprattutto la coscienza, coscienza che abbraccia tutto il sistema. Quando questa casta cominciò a profanizzarsi, commerciando sé stessa scendendo a compromessi con il potere, perse gradualmente (parliamo di millenni) le prerogative che la distinguevano, soprattutto il sapere. Vedremo poi che la saggezza non è Saggezza, così come la forza non è la Forza e la bellezza non è la Bellezza, ma sono profanazioni dell’Era del Ferro. La seconda casta era la casta Guerriera, la Forza. Questa usava dominare non attraverso lo Spirito, né attraverso l’Amore, ma con l’uso della Forza. La Bellezza, era rappresentata dalla casta dei Magistrati, i Farisei, coloro che erano tra la casta Sacerdotale e la casta Guerriera. Non erano abbastanza “elevati” per essere sacerdoti, tanto che Gesù attaccò i Farisei, i “sacerdoti profani”, coloro che vedevano i libri sacri semplicemente per le parole scritte e non quelle intese, che è invece il senso profondo della conoscenza. Qui vale la pena sottolineare un aspetto al riguardo che può essere utile all’aspirante ricercatore; per conoscere cosa scrive un autore, bisogna collegarsi all’idea che l’ha mosso a scrivere, cercando di sentire come sente lui, per poi iniziare a ragionare come ragiona lui, capire e addirittura colloquiare con i suoi scritti, tramite un ponte senza forma. I Magistrati, ma soprattutto i Commercianti erano quelli che usavano il denaro – simbolo del sole, aureo, ricco di simboli e significati esoterici – per fini individuali. Poi c’era il popolo, incapace di intendere e di volere, che non aveva molte aspirazioni e con l’occhio spirituale ancora chiuso; rispettava la casta Sacerdotale per superstizione e la casta Guerriera per paura. Il rispetto non nasceva quindi da un ordine gerarchico rituale, ma da una gerarchia di forza, basata su punizione e pena. Perché, allora, questo collegamento tra le quattro caste e le quattro Età: nell’Età dell’Oro sono state promulgate le Leggi e l’Umanità si è focalizzata intorno a questa casta, la tendenza allo spirituale era ancora prevalente; nella seconda Età ci sono stati eserciti, invasioni, colonizzazioni, mirate al potere con l’uso della forza; nella terza Età con l’avvento delle colonie, iniziò la commercializzazione e l’uso del denaro. L’Età del Ferro, nota in oriente come Kali Yuga, è stata caratterizzata come il periodo del sovvertimento delle caste; un punto focale, di questo fenomeno di distruzione delle caste, fu rappresentato dal Bolscevismo, nel quale l’uguaglianza tra gli individui fu perorata a spese della personalità, con un livellamento verso il basso, dove la meritocrazia non è riconosciuta e dove nulla esiste se non il concreto. Adesso c’è un riavvalorarsi, in una ricerca spontanea, di aspetti come la fratellanza e la tolleranza pur nella diversità. Infatti, non possono esistere due uomini uguali, perché nel momento stesso in cui esistono due uomini uguali, non ne abbiamo più due ma uno. Ognuno di noi ha un suo posto nell’Universo e fin quando ognuno non avrà trovato il proprio, nell’Universo ci sarà il caos; è questo l’unico caos reale. Il «conosci te stesso» per ogni individuo, inizia con il riconoscimento degli attributi che “colorano” il proprio triplice sé inferiore, la personalità (riconoscendo i propri punti di forza, di vulnerabilità e quelli dov’è invece si è carenti); l’assenza di questa consapevolezza conduce gli uomini ad occupare ruoli e funzioni – e questo vale in ogni ambito sociale – agendo in spazi che non competono loro (per assenza o carenza delle qualità necessarie, e non per classe sociale o per altre intollerabili forme di discriminazione); il non riconoscimento della qualità, unito ad un livellamento miope senza discernimento, sono le basi per il caos.
I Tre AspettiLe tre forze che operano in Tempio sono le stesse forze che hanno “bagnato” l’Umanità sin dall’inizio. Questi Raggi, queste emanazioni che hanno comunque mosso la coscienza del Pianeta, nel quale noi siamo immersi da sempre, sono: l’aspetto Amore-Saggezza, l’aspetto Volontà e l’aspetto Attività. Si capisce, allora, quanto l’Età del Ferro volgarizzando questi principi, li abbia consegnati a noi con termini che ne hanno distorto il significato e l’accezione originaria. L’aspetto Forza è senz’altro una degenerazione di quello che invece è riconoscibile come aspetto Volontà. L’aspetto Forza è colorato di egoismo, mentre l’aspetto Volontà è proprio dell’individualità (l’essenza spirituale d’ogni uomo); è uno degli aspetti che costituiscono la Triplicità del “Padre”. La forza indicata come attributo della divinità è anche il frutto della politica profana di alcune religioni, che hanno voluto imporre un Dio “molto umano”, che punisce e castiga coloro che non seguono “la legge”. Gli uomini adorano un Dio creato secondo la loro stessa immagine e gli attribuiscono i loro stessi vizi. «Quando la coscienza umana cesserà di rappresentare il divino in modo terreno, le conquiste dello spirito saranno ardenti». Ora questi aspetti hanno avuto comunque un’influenza, anche se distorta da quel “cristallo opaco”, o strano, che è la mente degli uomini. Ogni uomo esprime anche se in forma non cristallina uno o l’altro degli aspetti indicati. L’unicità, però, si realizza quando troviamo la triplicità in noi – che poi è settuplice, dal momento che il terzo aspetto ingloba in sé gli altri quattro. Fin quando noi rappresentiamo un aspetto, siamo comunque carenti negli altri due. Comprendere questo è fondamentale perché la Loggia funzioni bene. In effetti, a livello di sostanza, non abbiamo ancora preso coscienza di certe “scorciatoie” che ognuno di noi ha, rappresentate dalle nostre qualità. Tramite il “cristallo buono” noi riusciamo a ritrovare gli altri due aspetti, sviluppandoci attraverso i pregi; quindi sarebbe utile cominciare a dare meno importanza all’aspetto deficitario, non limitando la propria focalizzazione ai soli difetti, considerando i quali ci si perde nel caos. Infatti, i difetti in genere ci conducono al subconscio, che potremmo definire la nostra “discarica”, che a noi non interessa energizzare; c’interessa al contrario il superconscio, l’Ego, il nostro Sé superiore. Perciò enfatizzando la nostra parte positiva, per suo tramite e con il relativo linguaggio (ad esempio, se uno è caratterizzato dall’aspetto amore, quel linguaggio gli sarà più affine), sarà possibile trovare il complementare – che in Tempio sono rappresentati negli aspetti della Menorah (vedi gli articoli che compongono Imago Templi – Libro V). L’aspetto Amore-Saggezza può avere come forma d’espressione il Poter Fare. Il M.V. dovrebbe essere quella persona che può gestire i destini dei fratelli nei dodici mesi, perché è lui che decide sul fare, non fare. La Forza che, per le cose sopra esposte, sarebbe più corretto riconoscere nell’aspetto Volontà, è associabile al Voler Fare, mentre l’aspetto Attività, al Saper Fare, poiché «per essere capace bisogna prima sapere; per agire bisogna prima essere capace». Per volere di tre fratelli si costruisce un triangolo, dove ognuno ritualmente dovrebbe poter esprimere questi tre Aspetti; ricordo però che se i tre sono separati, entrano in contrasto e l’errore sta nel fatto che loro seguiranno l’itinerario mentale rappresentato nella figura (a), mentre è nel centro che si devono incontrare (b). Accettando questa ipotesi di lavoro, abbiamo una triplice emanazione, che è il cosiddetto Eggregoro, ricordato nel Quadro di Loggia al centro del Tempio. Se tutto ciò avviene realmente e si attiva questa triplicità (al di là delle forme, ma soprattutto nell’aspirazione, intesa come devozione a ciò che il costruttore costruisce), l’Eggregoro rimanda qualcosa che non è più separato, ma un “turbine”. Quindi tre FF. che lavorano su quest’onda e con intenzione, cominciano a ricevere dal punto centrale la sintesi, quella che sono in grado di percepire; questa sintesi è triplice, mentre ogni altro aspetto (mentale, emotivo, personale, è sempre uno, l’espressione di un singolo aspetto). Quello indicato è il lavoro triplice, o per meglio dire la ricerca della triplicità. Non a caso la prima iniziazione coincide con l’apertura del centro del cuore, sede della conoscenza sintetica. In merito alle quattro caste è interessante osservare l’allegoria propria della nascita di Gesù il Cristo. Il Redentore, nacque in una grotta (simbolo iniziatico), diventata poi una stalla, alla presenza di una dualità animale (l’illusione degli opposti nel piano fisico). Nel sociale, il mondo che aveva attorno, era rappresentato dai profani, la quarta casta; a rendergli omaggio vennero i tre Re Magi, rappresentanti le tre caste: l’aspetto mistico-sacedotale insito nel dono dell’incenso, quello del potere proprio dell’oro e la mirra, bene molto prezioso in quell’epoca. Il riconoscimento da parte dei tre Re Magi, a livello biblico, significa che Egli era il Redentore degli umili, ma allo stesso tempo veniva riconosciuto da questi grandi Saggi, come entità al di sopra delle caste; Essi donavano la propria riverenza in piena maturità, ad un Essere non ancora padrone del proprio corpo. Noi abbiamo la possibilità, e dipende solo da noi, di poter ricreare e poter rifare affluire attraverso le nostre coscienze e poi gli attributi, in noi ed intorno a noi, queste forze; però prima dobbiamo capirle e saperle riconoscere per poterle usare. Cicli Cadenze e RitmiOra portando l’attenzione al meccanismo Luce, togliamo lo sguardo dall’aspetto interiore del triangolo che abbiamo considerato (l’Anima del Tempio) formato dalle tre Luci e dalla loro interazione energetica, e andiamo a vedere il meccanismo ch’esse possono utilizzare. Consideriamo il triangolo come fosse una lancetta. Questa si muoverà nei Cicli, nelle Cadenze e nei Ritmi, e nel Tempio il riferimento temporale è dato dalle Colonne, simbolicamente collegate allo zodiaco. Allora, bisogna riconoscere non solo cosa si deve fare, ma anche quando, cercando l’abbrivio del vento (che la Tradizione indica come «il riconoscimento delle date»); ciò implica la conoscenza dell’Astrologia esoterica, che studia la Volta stellata con i suoi luminari e le influenze energetiche ch’essi esercitano sul Sistema Solare e i suoi Pianeti e quindi sull’uomo. Questa indicazione, al massone viene data quando gli si insegnano gli strumenti che dovrà usare per salire la scala dell’iniziazioni; essa infatti, è presente tra le Sette Arti Liberali, anche se con il termine improprio di Astronomia, che tiene conto solo dell’aspetto quantità, mentre è all’Astrologia esoterica che bisogna guardare poiché considera l’aspetto qualità. Tornando alla nostra rappresentazione, questa “lancetta” dovrebbe muoversi con il movimento della Loggia, che è il Pianeta. Per tale ragione è auspicabile portare la coscienza del lavoro del Pianeta (sul quale viviamo), all’interno del Tempio. Questo aiuterà ad allineare i ritmi del singolo e poi del gruppo a quelli del Pianeta, che significa armonizzarsi ai ritmi di Natura. È possibile sviluppare un’osservazione di sé partendo dal ciclo all’interno del minuto, a quello dell’ora, del giorno, del mese, dell’anno e così via. Le Tre Colonne nel TempioCome ci sono tre Luci nel Tempio, nel pavimento, anche detto il labirinto, ci sono tre colonne che indicano i tre aspetti maggiori. I Maestri ci dicono che il più importante lavoro massonico è costituito dal riconoscimento del lavoro sul pavimento. L’uso di questo strumento non servirà per sempre, infatti, dopo averlo riconosciuto e imparato ad usare, si potrà passare oltre. Stiamo parlando dell’Albero Sephirotico. Vi sono tre pilastri e dieci punti fondamentali. Questo “sistema” simbolizzato dal pavimento e da ciò ch’esso vela, va bene per un uomo e per tutta l’umanità, per una incarnazione e per tutto un ciclo di incarnazioni. Lo potremmo definire “I sentieri delle Opportunità”. Quando si è dentro, tutto è lasciato al Libero Arbitrio. Finché l’individuo, o il gruppo, non riconosce la via, da lì non esce, perché è come una gabbia, un labirinto appunto. E la via si riconosce solo attraverso sé stessi, ognuno deve percorrerla e nessuno può farla per noi. Anche se ci si unisce in un gruppo, questo con le proprie scelte e le conseguenti azioni, genererà degli effetti per la legge di Causa ed Effetto (in oriente si direbbe crea un proprio karma), che lo porterebbero comunque come nucleo ad affrontare man mano i vari stadi; questo processo, di cui oggi non si è consapevoli, è quello che sarebbe auspicabile avvenisse nella Massoneria del futuro. Teniamo allora presente che il Libero Arbitrio è un aspetto chiave per affrontare questo “sistema”, senza entrare per ora nei simboli ed i significati in esso contenuti. Eliphas Levi ci ha lasciato un interessante codice dove: 22 sono i sentieri e 22 sono le lame. Si tratta di un sistema ebraico, anche se ne esiste uno paragonabile in un altro linguaggio; per ora consideriamo il sistema sephirotico, anche perché la Massoneria ha una tradizione fortemente influenzata dall’ebraismo. Rifacendoci all’assunto iniziale, riconosciamo ogni tipo di forma per poi passare oltre. 22 sono i sentieri, 22 sono le lettere sacre ebraiche, ogni sentiero rappresenta una lama. E. Levi ci lascia questo bel lavoro, relativo ad un sistema applicabile all’uomo, all’Uomo Celeste (Adamo Kadmon), a tutta l’Umanità. Siccome è uno strumento simbolicamente senza tempo e spazio, noi potremmo averne una traduzione metafisica senza tempo, senza spazio e senza forma, ma sarebbe dura capirla; per agevolarci lo facciamo rientrare nel sistema tempo, dei cicli – delle stagioni, degli anni, delle incarnazioni. Una volta “sceso” nel fisico, l’aspetto Amore-Saggezza, è diventato Saggezza (più come Sapere), l’aspetto Volontà è diventato Forza, l’aspetto Attività è diventato Bellezza. Questo ci riporta all’uso consapevole dei tre Raggi Fondamentali (I, II e III), che ricordo devono comunque includere i quattro Raggi d’Attributo, così come questi devono saper tendere verso i Fondamentali (ad es. il devoto deve tendere al sapere e diventare un saggio); ciò è necessario per trovare la triplicità in noi, che poi è l’obiettivo, almeno sul piano della conoscenza. Per quanto riguarda l’applicazione in noi di questi concetti, è necessario ricorrere alla meditazione prima e alla visualizzazione poi. La meditazione, com’è noto significa concentrarsi, cercando di “avvolgere” il concetto; la visualizzazione, unita alla meditazione e ad attributi concreti, significa vedere il concetto, sì da poter prendere coscienza talmente accurata dello stesso o del simbolo, da riuscire a diventare il concetto stesso. Quando si arriva a percepire per contatto il concetto o il simbolo, si giunge a sentirlo, avendo così una compenetrazione con esso; solo sentendo qualcosa la si può capire. È la conoscenza diretta o per contatto. |