La questione dell’Arco Reale

MassoneriaLe prime tracce dell’Arco si rintracciano negli anni fra 1720 e 1730. Praticato in Irlanda e poi in Scozia, dove una testimonianza dimostra che nel 1743 esisteva la Loggia o Capitolo dell’Arco Reale di Stirling Rock.

La questione dell’Arco Reale

di Vittorio Vanni

Le fonti e le origini

Nell’annata 1891 dell’A.Q.C. sono stati riprodotti parzialmente alcuni verbali di una Loggia di Fredericksburg (Virginia), del 22 dicembre 1753 che dimostra che erano presenti “Il Gran Maestro, il Primo ed il Secondo Sorvegliante di una Loggia dell’Arco Reale” [1].

Dopo la chiusura della Loggia, si erano immediatamente aperti i lavori della corrispondente Loggia simbolica. Come è possibile che nelle colonie inglesi fosse presente l’Arco prima che fosse praticato in Inghilterra?

Le prime tracce dell’Arco si rintracciano negli anni fra 1720 e 1730. Praticato in Irlanda e poi in Scozia, dove una testimonianza dimostra che nel 1743 esisteva la Loggia o Capitolo dell’Arco Reale di Stirling Rock.

Ughan contesta che già nel 1730 vi erano in Francia Capitoli dell’Arco Reale Irlandese, ma la sua contestazione si fonda solo sulla ipotesi di “un errore tipografico”, con un argomento tipico degli storici inglesi di stretta osservanza della Gran Loggia Unita d’Inghilterra [2].

Di fatto, troviamo nel celebre discorso parigino di Ramsay il primo accenno alla simbologia dell’Arco:

“…questa unione è stata fatta seguendo l’esempio degli Israeliti, che quando edificarono il Secondo Tempio, portavano la cazzuola e la calce con una mano e con l’altra reggevano la spada e lo scudo.”

In Irlanda la Loggia n.° 21, nel giorno di S.Giovanni d’Inverno tenne una processione invernale. Il giornale locale (Faulkner’s Dublin Journal) riportò che “l’Arco Reale era sorretto da due Eccellenti Massoni” .

Per quanto l’espressione sia alquanto ambigua e difficilmente interpretabile, solo un anno più tardi troviamo che a York si erano radunati dei Massoni dell’Arco Reale. Il 1744 è quindi l’anno in cui inizia la storia ufficiale dell’Arco Reale.

Vi sono quindi delle sufficienti indicazioni che la creazione (o la continuazione) dell’Arco sia di origine irlandese, e diffusa poi in Scozia, America, Francia, attraverso la ritualità delle Logge “irregolari”, a cui si può attribuire la creazione di quasi tutta la ritualità massonica.

Può essere interessante notare che la Gran Loggia d’Irlanda rifiutò di riconoscere l’Arco fino a tutto il XVII secolo, e che le Gran Logge regolari britanniche non incoraggiarono mai la diffusione del grado [3]. Nel 1717 la massoneria londinese si era “dimenticata” del grado di Maestro e quindi è possibile che si fosse dimenticata anche dell’Arco Reale. In genere gli storici inglesi preferiscono ipotizzare un’origine relativamente moderna dell’Arco, piuttosto che riconoscerne un diritto di primogenitura.

L’Arco è un argomento alquanto imbarazzante per gli storici della Gran Loggia d’Inghilterra, perché l’origine del grado è sicuramente irlandese e solo alla fine del XVIII secolo fu accolta con riluttanza in Inghilterra. Ancora nel 1792 una delle proposizioni ufficiali della Gran Loggia d’Inghilterra era quella di “non aver niente a che fare con la Società dei Massoni dell’Arco Reale.” La storia dell’Arco è strettamente connessa alla nebulosa origine stessa della Massoneria, e soprattutto a quella degli “Antiens” che contestarono le irregolarità dei “Moderns” per quasi cento anni, anche se ne influenzarono immediatamente la ritualità e l’impostazione massonica.

Purtuttavia gli Antiens nacquero molti anni dopo le prime testimonianze dell’Arco Reale, che consideravano come “la radice, il cuore e l’essenza della Libera Muratoria”, che pensavano di difendere contro la degenerazione dei Moderns. Non è possibile verificare le vere origini dell’Arco Reale prescindendo dalle attività e dall’impostazione massonica degli Antiens. La Gran Loggia di Londra era nata sulla base di gravi irregolarità nella tradizione massonica e nonostante ciò pretendeva di rappresentare la fonte originaria di ogni possibile regolarità. La Gran Loggia di Irlanda e quella di Scozia avevano diffidenze e risentimenti verso questo nuovo gruppo “anomalo” ed anche molti massoni operativi ortodossi inglesi erano in contrasto con le innovazioni londinesi.

Un esempio tipico era la proibizione della Gran Loggia di Londra delle processioni, per lo più in occasione della festa dei due S.Giovanni, in cui i Fratelli sfilavano per le vie della loro città con le insegne massoniche. È come se oggi la Gran Maestranza delle Logge Orangiste dell’Irlanda del Nord proibisse la sfilata annuale per le vie di Belfast, che è una tradizione molto amata, anche se per motivi politici. Inoltre le precedenti Gran Logge non avevano ambizioni autocratiche od esclusivistiche. Molte delle Logge massoniche, tradizionalmente, erano autonome e si ritrovavano con le loro consorelle solo nell’annuale occasione, e senza alcun obbligo statuario.

Anche in Inghilterra vi erano molte Logge in questa situazione e la decisa opposizione dei massoni irlandesi e scozzesi residenti in Inghilterra determinò la nascita degli “Antiens”. Questi così di denominavano, in quanto si ritenevano continuatori dell’antica massoneria, sia operativa che speculativa. A Londra sei Logge indipendenti, il cui numero di membri non superò mai gli ottanta, si unirono sotto il nome “dell’Antica Istituzione”. Molti erano di origine irlandese, tutti di modesta condizione sociale, artigiani e commercianti. Il suo primo segretario fu John Morgan, marinaio della flotta reale, che vergò statuti e regolamenti.

L’ultimo paragrafo definisce il fine della nuova organizzazione:

“Infine, questo Regolamento sarà trascritto nei nostri Registri, per mostrare ai posteri quanto noi desideriamo far rivivere l’antica Arte in base a principi autenticamente massonici.”

Non è certamente possibile indicare nella Gran Loggia di Londra e successivamente nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il diritto di primogenitura dell’Arco Reale, che accettò molto tardi ed a malincuore, su una pressione spontanea delle Logge.

Sarebbe inoltre necessario comparare il rituale dell’Holy Royal Arch (o Sacro Arco Reale di Gerusalemme) con quello, forse più vicino alle origini, di tradizione irlandese ed americana, per verificarne la regolarità secondo i principi e gli assiomi della ritualità universale. Gli “schemi” di un rituale sono una tecnica oggettiva e facilmente verificabili. La parte letteraria, che risente inevitabilmente dei tempi in cui è stata creata o modificata, consente un’analisi approfondita delle finalizzazioni patenti e di quelle nascoste.

Ma soprattutto, da dove ha origine il rituale dell’Arco Reale? Non è semplice esplorarne le radici. Già nel rituale in terzo grado della Massoneria azzurra vi sono degli effettivi misteri, ben più profondi ed anche più “pittoreschi” delle speculazioni fantastiche e a volte tendenziosi della pubblicistica attuale, tipo il “Priorato di Sion” o “La chiave di Hiram”.

Lo stesso mito hiramitico è un inserimento esterno al rituale corporativo. Nell’ambito della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, è solo alla fine del 1733 iniziarono ad apparire, sul Bill off the Lodges, delle Logge di Maestri Liberi Muratori, composte da Maestri che si riuniscono per conferire ai Compagni il 3° grado della Libera Muratoria.

Nel 1738 la Gran Loggia stabilì ufficialmente la gerarchia dei tre gradi. Non sappiamo quale fosse il rituale di conferimento del terzo grado della Gran Loggia di Londra, ne se fosse stato inserito il mito Hiramitico, come risulterebbe da alcune testimonianze.

Samuel Prichard, un massone che non vedeva di buon occhio i nuovi rituali, si scagliò contro le innovazioni rituali della Gran Loggia di Londra affermando:

“I miei Fratelli colpevoli hanno sviluppato la superstizione e le fantasticherie inutili nelle Logge per le loro pratiche e le loro recenti affabulazioni. Dei rapporti allarmanti, delle storie di spiriti malvagi, delle stregonerie, degli incantesimi, delle spade sguainate e delle camere oscure hanno prodotto il terrore. Ho deciso di non mettere più piede in una Loggia, a meno che il Gran Maestro non metta termine a questi processi con una pronta e perentoria ingiunzione a tutta la Fraternità.”

Per quanto riguarda l’inserimento del mito Hiramitico lo stesso Prichard, in un’altra lettera ci dona delle preziose informazioni:

“Raccontano delle strane e vane storie a proposito di un albero che sarebbe sortito dalla tomba di Hiram, con delle foglie meravigliose ed un frutto di mostruosa qualità, per quanto nel contempo essi non sappiano né quando né dove morì, e non ne sappiano più nulla sulla sua tomba che su quella di Pompeo.”

Il Gould, uno dei maggiori storici della Massoneria, nega ugualmente la presenza del mito Hiramitico nella Massoneria inglese del XVII secolo:

“Se Hiram Habif avesse figurato, in quel periodo, nelle cerimonie o nelle tradizioni del mestiere, le Costituzioni manoscritte dell’epoca non conserverebbero, come fanno, un silenzio uniforme e ininterrotto sull’esistenza reale o leggendaria di un personaggio così eminente nella storia e nella leggenda posteriore dell’Ordine.”

L’antica Massoneria inglese, di origine e mentalità non solo cristiana, ma cattolica, per quanto usasse la tradizione biblica per analogizzare i propri rituali e conosca quindi sia Hiram che Hiram Habif, non ne conosceva il mito di resurrezione, attribuito fra l’altro solo al Cristo.

Lo scandalo era patente sia fra i cattolici che fra i protestanti, che fra l’altro erano ben attaccati alla loro secolare “querelle” e che la tolleranza religiosa Andersoniana superava di gran lunga quella tradizionale.

Alcuni storici della Massoneria, come il Monerau ed il Reghini, affermano che all’origine del rituale di elevazione a Maestro vi fu una sostituzione del mito della resurrezione di Osiride con quello di Hiram, che ne rappresenta un’effettiva copia.

In realtà, dalle fonti bibliche da cui attinsero molto gli estensori dei rituali, non vi è traccia della leggenda di Hiram così come è tramandata in Massoneria. Vi sono tracce nel Talmud, che cercheremo di verificare, così come può essere interessante comparare la riviviscenza del Maestro, ad opera dei delle tre luci congiunte, con un rituale cabbalistico di vivificazione del Golem riportato da Frantisek Kafka.

La tesi che vogliamo proporre, nell’analisi delle origini del rituale massonico e di quello dell’Arco Reale è quella dell’inserimento di mitoleoghemi ermetico-cabbalistici nella originaria e semplice ritualità degli operativi, a dai circoli rosacruciani europei sia nel continente che in America.

Solo con estrema riluttanza la massoneria inglese accettò le novità, e come da questa subita prevaricazione sia nato, per reazione, l’ingiustificato diritto inglese di attribuire regolarità e legittimità all’intera Massoneria.

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Note

1. Jones, E. Bernard Guida e compendio dei Liberi   Muratori, Ed. Bastogi, Roma (torna al testo)

2. Hughan, William J. The Masonic “Old Charge ”, opuscolo, 1906 (torna al testo)

3. J.Heron Lepper, autorevole scrittore irlandese di argomenti massonici dichiara:

incapace di accettare la teoria secondo la quale l’Arco Reale avrebbe fatto parte integrale dell’antica tradizione massonica” . (torna al testo)

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