Responsabilità critica

Domande e Risposte…mi è sembrato che su molti argomenti (la recente lettera sulla “rottura con la tradizione”, il Reiki, Douglas Baker) tu abbia espresso osservazioni abbastanza critiche, certamente basate su esperienze personali, che avrebbero potuto ferire persone che credono in quelle cose o in quelle persone o che, legittimamente, stanno seguendo percorsi alternativi seppur diretti alla stessa meta.

Responsabilità critica

di Athos A. Altomonte

D: «…mi è sembrato che su molti argomenti (la recente lettera sulla “rottura con la tradizione”, il Reiki, Douglas Beker) tu abbia espresso osservazioni abbastanza critiche, certamente basate su esperienze personali, che avrebbero potuto ferire persone che credono in quelle cose o in quelle persone o che, legittimamente, stanno seguendo percorsi alternativi seppur diretti alla stessa meta». F.

R: Caro Amico, riportando fatti d’esperienze vissute, non posso aver ferito nessuno se non nella misura in cui un altro volesse impormi la propria fede. Per quanto riguarda i percorsi “alternativi” non so a quali ti riferisci, però, purtroppo, in passato, sono stato ferito più e più volte dai troppi “culti della personalità” per non essermi immunizzato da ogni virus di “millantato esoterismo”, anche da quelli più sofisticati.

Il millantato esoterismo è un “habitat umano” assai vasto ed irto d’ostacoli. Dove ho accumulato un’esperienza che va ad assommarsi a quella di centinaia di altri ricercatori con cui sono in contatto attraverso una Catena “di un certo tipo”. Una Catena che non appartiene, né può appartenere, a nessuna istituzione esoterica che si ritenga separata e distinta dalle altre.

Per esperienza e conoscenza, magari parziali, mi sono fatto un quadro abbastanza chiaro di quanto accade nella sfera iniziatica, sia in Italia che all’estero. E potendo monitorare l’evoluzione delle spinte d’opinione che cercano di affermare una propria identità (?), formulo i pensieri maturati nel confronto diretto con ogni genere d’esperienze. Quindi non parlo per “fede” o per stimolo sentimentale né per speranza, ma mi attengo a ciò ch’è credibile perché realmente possibile.

Certo, anni di contatti e di prove in ogni dove, fanno diventare più realisti che fideisti. Ma l’esperienza di tanti altri Fratelli d’oriente e d’occidente mi permette di arrivare al dunque in qualsiasi frangente, tanto ad est che ad ovest. E quando vedo che si “cincischia” con i vocaboli discettando con piccineria sui loro significati, quando si perde tempo, o peggio, quando si ramazzano soldi, allora mi allarmo, ascolto, rifletto e comparo. Se poi la comparazione è dubbia, anche la discussione si fa più guardinga, sinché l’interlocutore non dimostri la realtà di ciò che afferma. E se, come spesso avviene, ciò non dovesse essere dimostrato, allora non rimane che la diffidenza per lui e per ogni “prototipo” che gli assomigli. Ma prima di giungere a diffidare di un interlocutore o di un prototipo, è possibile applicare una prassi, regolata e codificata in canoni, deputati a verificare se esistano i presupposti per un “riconoscimento” iniziatico. E qualora il riconoscimento non sia immediato, si passa a verificare i rapporti che il proponente può dimostrare con una vera Istituzione iniziatica. La “regolarità” dell’adepto dipende dalla “Regolarità” della sua discendenza iniziatica. E la liceità della discendenza dipende dalla tradizione a cui è collegata.

D’altronde, chi accetterebbe per i propri figli un educatore privo di garanzie certe? Chi si farebbe operare da un chirurgo “fai da te”? E se educazione e terapia non s’inventano, perché ci si dovrebbe poter inventare una via iniziatica? Neanche il turismo consiglia il viaggio fai da te, figurarsi un viaggio interiore e spirituale!

Ci si appella alla libertà di ricerca, bene. Ma dove ogni elemento è invisibile ed impercettibile, camminare al buio, anche se non si cade, è lecito ma spesso inutile. E il ricercatore esoterico più di altri deve essere mosso da spirito pratico e, soprattutto realistico. Perché quello che veramente conta, non è discettare su questo o su quello, ma arrivare, tangibilmente, al proprio traguardo. Un traguardo che sino all’arrivo non è possibile vedere e che comunque non possiamo permetterci d’immaginare. Infatti, chi cade nella tentazione d’immaginare ciò che non conosce cede all’illusione, e Maya è una “divinità negativa” sempre in agguato per ghermire i più deboli. Per questo servono guardiani esperti, sempre all’erta per la sicurezza dei propri Fratelli e Sorelle. E guide che indichino loro come la tradizione iniziatica sia l’unica realtà a cui il vero aspirante può affidarsi, perché mancando il collegamento tra l’Iniziato e la tradizione che lo ha reso tale, non è possibile realizzare nessuna forma di “trasmissione iniziatica”.

Senza “trasmissione iniziatica” il fluire energetico tra l’eggregore (una tra le tante forme pensiero possibili), l’Iniziato ed il Postulante non avviene, e senza evocazione del flusso energetico non c’è nemmeno la “realizzazione” rituale, e senza questa resta solo l’inutile suono di belle parole. Il flatus vocis, come diceva il fondatore della Regola Templare.

Le cause delle diversità con cui s’interpreta l’unico Modello del Sistema iniziatico sono evidenti, perché la difformità mentale è una delle caratteristiche dell’individualità umana. E al lettore non sarà sfuggito quanto più volte affermato: che non esiste sistema migliore di un altro, perché, ogni diversità, è sorta dall’abitudine di volere restare “aggrappati” al proprio linguaggio caratteriale e psicologico particolare, che molti credono l’unico ed il migliore possibile.

Le diversità dei linguaggi hanno finito per interpretare ogni principio confondendone la forma originale che, a seconda dello stile e della visione apparvero sempre diversi e talvolta finanche opposti. Ma ogni interpretazione non è che un ramo della stessa pianta, e soffermandosi su un ramo particolare si può perdere di vista il senso d’insieme della pianta. Il ramo è il segno d’individualismo e di particolarità e allora solo la pianta, nel suo insieme può essere presa a simbolo di sé stessa, e della natura ch’essa incarna e manifesta. Per questo l’adepto, nella sua educazione, si rivolge tanto ad oriente quanto ad occidente, evitando ogni inutile ramo. Inutile, perché il “relativo” distrae dal senso “dell’intero” e può essere utile solo per soddisfare curiosità incerte e passeggere.

Viene insegnato che per sollevarsi dalla natura individuale e separata, bisogna prima lasciar cadere le proprie abitudini e tendere alla sintesi di Sé stessi. C’è del vero in questo insegnamento. Il Sé è transpersonale, rispecchia molti principi sovramundani, ed ognuno di quei principi può diventare un modello personale. Paradossalmente, infatti, prendendo ad esempio un modello impersonale, la personalità dell’adepto diverrà anch’essa impersonale. E questo è un traguardo importante per la “liberazione” dalle catene materiali. Se ne conclude allora, che non è il modello a dover essere abbassato a livello del Postulante, ma è il Postulante che deve sollevarsi sino a raggiungere il modello iniziatico. E in questo non c’è nulla di “umile” ma è solo un concetto “pratico”.

La Via iniziatica è solare perché discende e risale dall’anima: sia che questa animi un corpo femminino che uno mascolino. È un cammino di ascesa interiore nella quale a nessun aspirante, discepolo o candidato, è stato mai chiesto di umiliarsi, perché questa via è parte della sua natura spirituale.

L’umiltà non è solare perché i Figli della Luce riconoscono la verità senza bisogno d’inchinarsi ad osannarla.

La riverenza è un sintomo della via umida e passiva. Un sentimentalismo proprio delle nature devozionale, né utile, né necessario al conseguimento dei traguardi iniziatici. Mentre serve praticare i suoi modelli: prima intellettuali, poi astratti ed infine spirituali. Calcare il Sentiero, allora, significa praticare i principi iniziatici, non adorarli, rendendoli vivi attraverso se stessi, sostituendoli ad ogni “preferenza” personale. Ma se qualcuno vuole camminare fuori dal sentiero non è un problema. Questa è libertà di scelta ma non è Libero Arbitrio. E se questa è la scelta, non si cerchino alibi libertari per coprire le proprie pulsioni. Perché la via solare è un cammino comune e non è accessibile a nessuna forma d’individualismo.

L’individualista, però, può procedere per la sua strada. È un diritto anche procedere soli o a tentoni, ma sviare altri è un’altra cosa. Distrarre altri da un cammino certo è una negligenza karmica rilevante. Perciò, prima di “riempire lo spazio col suono delle proprie parole” o “inciderle su carta” (come dicono i Fratelli d’oriente) si deve essere certi dei costi e dei ricavi di ogni azione che possa influire sul destino (dharma) altrui. Questa è la “responsabilità” iniziatica che ognuno di noi si assume, ogni volta che s’indirizza qualcun altro verso un ramo diverso del suo cammino. In realtà quanti ne sono consapevoli? Anche se fatta senza volontà d’offesa, ogni negligenza resta, come resta il suo segno indelebile. Allora, sarai d’accordo che non è più questione di dogmatismo né di rispetto, ma tutto va riconsiderato sul piano delle responsabilità. Responsabilità che, al positivo è importantissima, al contrario può avere conseguenze gravissime: tanto per chi induce che per chi è condotto in pericolo d’errore.

Rimango dell’idea che mi hanno trasmesso: che in caso di dubbio è meglio non dire.

Fraternamente

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