Letture d'EsoterismoNel campo dell’investigazione intima è successo e succede ancora di tutto.
In certi casi, personalità sconnesse si gonfiano di sé con un misto d’orgoglio e d’ignoranza.
Allora, siamo di fronte a smania di protagonismo unita, a sogni d’onnipotenza.

La Patente

di Athos A. Altomonte

Nel campo dell’investigazione intima è successo e succede ancora di tutto.

In certi casi, personalità sconnesse si gonfiano di sé con un misto d’orgoglio e d’ignoranza.

Allora, siamo di fronte a smania di protagonismo unita, a sogni d’onnipotenza, ovvero astralità e basso psichismo.

Il mondo è pieno di persone “che non vengono chiamate” da qualcosa o qualcuno di “più in alto” di loro e, se questo accade, una ragione ci sarà pure.

Molti di quanti sono ancora “in sonno”, non sanno che la ragione del silenzio che li avvolge, sta nella loro incapacità a porsi nelle giuste condizioni per essere riconosciuti “utili e necessari” ad un’Opera particolare: quindi, di non essere ancora adeguati a rispondere all’Appello mondiale…

Molti di quanti non sanno o non vogliono intendere questa ragione, leggono questo limite come una censura alle loro personalità. Una sorta di lesa maestà (ecco l’orgoglio e l’ignoranza) in cui vengono disconosciute le loro presunte qualità particolari e, quindi, un limite che si crede li delegittimi dall’esprimere la “propria determinazione” a dire e fare quello che più aggrada loro.

Ma capendo che questa libertà, spesso, è solo anarchia, pochi accettano di buon grado di essere “comuni” e vorrebbero essere subito riconosciuti “maestri”, di non importa cosa. Non trovando credito tra “gli adulti”, finiscono per arrampicasi s’un “mucchio di sabbia” e seduti su quella cima, credono di aver raggiunto il proprio empireo iniziatico.

La caratteristica di questi “mancati capi” è il livore e l’astio polemico. Tutti aspetti tipici del “rifiutato”.

Nel fervore di difendere il proprio “mercatino esoterico” spesso si esagera, giungendo alla lucida follia messianica. E la letteratura psichiatrica (e per esperienza diretta ne attesto la veridicità) è piena di persone che credono di parlare con Dio o che si credono latori di “messaggi” o “articoli di fede” per l’umanità. Penetrando, però, le loro tesi, l’universalità dei loro messaggi crolla come un castello di carte, travolta dall’indiscutibile provincialità di cognizioni troppo personali.

Vista da un’angolazione pratica la questione è semplice.

Per valutare oggettivamente le tesi di un divulgatore non si dovrebbe mai seguire la simpatia o l’antipatia che sollecitano i suoi argomenti. Si dovrebbe, invece, poter contare sulla capacità di “discriminare” il vero dal simile, ma falso.

Se ciò non fosse possibile, la garanzia pratica può essere un’altra. Senza dubbio può essere il “riconoscimento” della sua “discendenza iniziatica”. E una reale “trasmissione iniziatica” è impossibile da simulare, se non con il concorso delle credulità di chi non si sofferma a considerare se, ciò che “inghiotte” è qualcosa di reale o è solo un’esca.

Allievi/e, Discepoli/e, Maestri/e, fanno tutti parte di un’Istituzione iniziatica, cioè, di un antico ordinamento che dispensa insegnamenti e riconosce gli avanzamenti dei propri Adepti.

Perciò, ogni Scuola iniziatica riconosce ai propri Adepti un livello della Scala o Piramide gerarchica. Dando loro “segni” perché anch’essi possano riconoscersi ed essere riconosciuti in ogni frangente dell’attività “esterna”.

Questo avviene, non tanto per fornire loro una pomposa Patente iniziatica, quanto per difendersi da chi potrebbe spacciarsi come rappresentante di questa o quella Scuola iniziatica, ed ottenere così credito dagli sprovveduti, oltre a vantaggi personali.

Si tratta, allora, dei cattivi maestri; ma della razza meno pericolosa. Perché quelle che riescono a “catturare” sono solo “coscienze immobili”. Che non possono far danno che a se stesse, perdendo tempo, e rimandando il momento del proprio “risveglio interiore”.

Perdere tempo significa anche investire al peggio l’energia di una vita.

Per concludere, non è tanto questione di “patenti”, allora. Ricordando la regola che dice, riconoscendo sarai riconosciuto, e non avendo ancora la capacità di distinguere il simile dal vero, credo che la garanzia migliore sia quella di andare a vedere chi c’è dietro il divulgatore.

Laddove questi è solo, o se il suo unico appoggio è un “gruppetto” di simpatizzanti legati dalla sua fascinazione, allora è meglio lasciar perdere.

Invece, se il divulgatore può contare sul sostegno e la garanzia di una Scuola, Organizzazione o Ordine universale, che sia al di sopra di ogni “ragionevole dubbio”, allora avanti, si può provare.

Senza dimenticare mai di procedere celermente, per acquisire un tipo di “Conoscenza impersonale”, dalla quale far nascere una retta capacità di giudizio e di discriminazione.

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