Perseo o la guerra

Miti e SimboliSi tramanda che Perseo fosse mandato da Pallade per troncare la testa alla Medusa che nelle estreme regioni dell’Iberia recava danni a molti popoli dell’Occidente. Questo mostro era tanto spaventoso e orrendo che, solo a vederlo, mutava gli uomini in sasso. Medusa era una delle Gorgoni e l’unica mortale, non essendo le altre passibili di morte. Pertanto Perseo, apprestandosi a una così nobile impresa, ricevette armi e doni da tre dèi: i talari alati da Mercurio, l’elmo da Plutone, lo scudo e uno specchio da Pallade.

Perseo o la guerra

di Francesco Bacone – (tratto dagli Scritti Filosofici – Ed. UTET – a cura di Paolo Rossi)

Si tramanda che Perseo fosse mandato da Pallade per troncare la testa alla Medusa che nelle estreme regioni dell’Iberia recava danni a molti popoli dell’Occidente. Questo mostro era tanto spaventoso e orrendo che, solo a vederlo, mutava gli uomini in sasso. Medusa era una delle Gorgoni e l’unica mortale, non essendo le altre passibili di morte. Pertanto Perseo, apprestandosi a una così nobile impresa, ricevette armi e doni da tre dèi: i talari alati da Mercurio, l’elmo da Plutone, lo scudo e uno specchio da Pallade. Né tuttavia, benché provvisto di un tale apparato, volle affrontare Medusa direttamente, ma prima andò a trovare le Gree, sorelle delle Gorgoni per parte di madre.

Queste Gree erano canute già alla nascita e come vecchie. Avevano poi un solo occhio e un solo dente tra tutte, dei quali eran solite servirsi a turno quando dovevano uscire, per poi deporli di nuovo quando ritornavano. Quest’unico occhio e quest’unico dente esse prestarono a Perseo. Allora infine, stimandosi abbondantemente munito a condurre a termine il disegno, rapido e quasi di volo si affrettò da Medusa. La trovò dormiente, e non osando, se si svegliava, affrontare il suo aspetto, voltò il capo all’indietro, guardando nello specchio di Pallade, e in questo modo dirigendo il colpo, le tagliò il capo.

Dal sangue sparso di Medusa balzò Pegaso alato. Perseo inserì poi il capo mozzo nello scudo di Pallade, a cui per sempre rimase il potere di far restare attoniti o folgorati tutti coloro che lo guardavano.

La favola sembra scritta apposta sul modo e giudizio del guerreggiare. Infatti sulla decisione di far guerra e sulla deliberazione del genere di combattimento propone tre precetti giusti e gravi, come per consiglio di Pallade.

Il primo è di non affannarsi oltremodo a soggiogare le nazioni confinanti. Infatti non è il medesimo criterio di ampliamento del patrimonio e del dominio. Nei processi privati si guarda la vicinanza delle ricchezze; ma nell’allargare il dominio bisogna guardare l’occasione, la facilità e l’utile dell’intraprendere la guerra invece della vicinanza. Così i Romani nel tempo in cui verso Occidente erano appena penetrati verso la Liguria, abbracciarono col dominio e le armi le province orientali fino al monte Tauro. Pertanto Perseo, per quanto orientale, non esitò ad intraprendere la lontana spedizione fino ai confini dell’occidente.

Il secondo è che deve stare a cuore come la causa della guerra sia giusta ed onorifica: ciò infatti conferisce alacrità e ai soldati e al popolo che della guerra deve sopportare le fatiche, apre e concilia le alleanze e presenta infine molti vantaggi. Nessuna causa è poi più giusta della distruzione della tirannide, sotto la quale il popolo soccombe ed è prosternato senza coraggio e vigore, come per effetto della vista di Medusa.

Il terzo prudentemente aggiunge che, benché tre fossero le Gorgoni simboleggianti la guerra, Perseo scelse quella mortale: cioè un’impresa tale da poter essere intrapresa e condotta a termine; e non andò a caccia di speranze vaste ed indefinite.

Anche l’equipaggiamento di Perseo è consono all’impresa e contribuisce al successo. Ricevette infatti da Mercurio la celerità, dall’Orco la segretezza dei propositi, da Pallade la previdenza. Non è privo di allegoria, e per di più prudentissima, il fatto che le ali della celerità non furono ascellari da mettere alle spalle, bensì talari da mettere ai piedi; perché la rapidità si richiede non tanto nei primi assalti della guerra, ma nei successivi che sono di appoggio ai primi; e non c’è errore più frequente nelle guerre di quello che alla violenza degli inizi non corrispondano azioni sussidiarie e prosecutive.

Anche quella divisione della previdenza nello scudo e nello specchio (dell’elmo di Plutone che era solito rendere invisibili gli uomini la parabola è evidente) appare assai geniale; infatti non si deve adottare solo quella previdenza che dona protezione come uno scudo, ma si deve seguire anche l’altra di scorgere le forze dei nemici, i loro movimenti e disegni, come nello specchio di Pallade.

A Perseo però, benché già preparato di forze e di coraggio, resta da compiere quella diversione alle sorelle Gree che è della più grande importanza. Le Gree sono infatti i tradimenti; cioè le sorelle della guerra ma non sorelle gemelle, bensì inferiori ad essa per nobiltà di schiatta. Generose le guerre, ma degeneri e turpi i tradimenti. Raffinata è la descrizione che ce li presenta vecchi e canuti fin dalla nascita per le continue ansie ed affanni dei traditori. La loro forza (prima che erompa in aperta defezione) è o nell’occhio o nel dente; perché ogni fazione allontanata dallo Stato osserva come le spie e morde con calunnie. L’occhio e il dente sono comuni a tutti: l’occhio perché i traditori ciò che seppero ed impararono se lo passano l’un l’altro come nelle mani della fazione; il dente perché mordono quasi tutti con la stessa bocca e cantano tutti con una cantilena simile che se ne hai udito uno li hai uditi tutti. Pertanto Perseo doveva conciliarsi queste Gree perché gli dessero dente ed occhio: l’occhio per scorgere indizi, il dente per cagionar invidia, suscitare discordie ed eccitare l’animo degli uomini.

Tutto disposto e preparato, segue l’azione di guerra. In essa trovò Medusa dormiente. Infatti chi ingaggia la guerra da prudente trova l’avversario quasi impreparato e propenso alla sicurezza. Allora è opportuno usare lo specchio di Pallade; molti infatti, prima del pericolo, sono capaci di scorgere acutamente e con esattezza le posizioni del nemico, ma nell’attimo stesso del pericolo è essenziale l’uso di uno specchio (saper riflettere) per distinguere il tipo di pericolo e non esserne terrorizzati (come è indicato da quel guardare a capo voltato all’indietro).

Dalla fine della guerra conseguono due effetti: primo la subitanea generazione di Pegaso, che simboleggia con sufficiente evidenza la Fama che vola ovunque e celebra la vittoria; secondo l’inserzione del capo di Medusa nello scudo, che è fuor di dubbio il miglior genere di protezione. Un’unica impresa insigne e memorabile condotta e portata a fine felicemente, paralizza tutti i movimenti dei nemici e rende inoperosa la stessa malvagità.

torna su